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Autore: Obsidian_Butterfly    10/01/2010    5 recensioni
- E’ perfetto, grazie… Sai… ogni volta che guardo le stelle ho come l’impressione di appartenere più al cielo che alla terra… - sussurro vicino alle sue labbra quando ci stacchiamo per riprendere fiato… Mi perdo in quello sguardo magnetico, il silenzio cade di nuovo su di noi e vedo che guarda anche lui il cielo. Una meta così irraggiungibile. Impossibile. Che puoi solo guardare da quaggiù. Eppure ogni volta che guardo il cielo e le stelle, qualcosa dentro di me si scatena; qualcosa che non posso controllare, che non riesco a descrivere a parole. Penso solo che vorrei avere delle ali per poter volare lassù e toccare quel bellissimo cielo con un dito ed essere finalmente in pace con me stessa. Ma sono pensieri da pazzi che non condivido con nessuno…

- Non pensare a queste cose Sky… vivi la tua vita qui… nel presente… Resta ciò che sei e non cambiare mai, qualunque cosa accada… - . Mi abbraccia forte, quasi togliendomi il respiro. Perché queste parole? Non sembra nemmeno il ragazzo diciassettenne che conosco da una vita, sempre allegro e pieno di sé… Sembra una persona diversa… più adulta… più saggia… e il suo abbraccio mi sa così tanto di abbandono e di tristezza… Sarò solo paranoica, e questa serata è a dir poco perfetta, tanto che i miei pensieri negativi svaniscono subito. Prendo il suo viso tra le mani e dolcemente, e lo bacio sulle labbra; si rilassa a quel tocco, e tutto torna come prima… Non ho motivo di dubitare di lui… Mai e poi mai… Siamo e saremo sempre una cosa sola…
Ispirato alla serie Sangue Blu
Genere: Triste, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just let it be,
Come on bring your body next to me,
I’ll take you away,
Turn this place into our private getaway,
So leave it behind because we have a night to get away,
So come on fly with me as we make our great escape so why don’t we run away.
 
Jean Sean - Down
 
 
 
 
 
 
Dal diario personale di Sky Van Allen
 
3 marzo 2009
 
Caro diario,
Tutto sembra perduto…
Tutto ciò in cui credevo, le mie speranze; i miei sogni; il mio amore, è andato in fumo…
Colpa mia…o forse, di questo destino.
Lui se n’è andato, senza lasciare una traccia di sé, senza un saluto.
Già da tempo si comportava in modo alquanto strano e sospetto. Non mi parlava più come prima…
Il buio sembra calare inesorabilmente su di me da quando se n’è andato, tutto va sempre peggio...
Inoltre, iniziano a capitarmi strani avvenimenti. Sento voci, vedo immagini…
Mi addormento in camera mia e mi sveglio completamente in un altro posto.
A volte cammino in mezzo alla strada, ed è come se ciò che mi circonda si trasformasse in un altro luogo, antico. Come se avessi vissuto un’altra vita…
Sto diventando pazza, me lo sento.
E la sua lontananza non fa che peggiorare le cose.
Mi sento più sola che mai…

 

 

New York… un mese dopo.
 
- Dovresti reagire –. Una voce proveniente dalle mie spalle interrompe bruscamente i miei pensieri, svegliandomi dallo stato di trance che ormai fa parte della  mia vita… Prendo il libro di matematica e lo ripongo nella mia borsa a tracolla. Ovviamente firmata, come il resto del mio abbigliamento… Qui alla Duchesne, o sei alla moda o sei uno sfigato totale… e ce ne sono davvero pochi. Questa è una delle più prestigiose scuole di New York, dove studiano solo i rampolli delle più antiche e ricche  famiglie.
 
- Non ne voglio parlare Bliss, lasciami stare –. Chiudo con forza lo sportello del mio armadietto, mentre mi volto verso la mia amica. Alta, dai bellissimi e lunghi capelli rossi, ricci, che incorniciano un delicato viso di porcellana: labbra carnose e rosse, e stupendi occhi verdi che illuminano ogni suo sorriso.
La prima campanella di inizio lezione risuona per i corridoi della scuola, e tutti gli studenti si affrettano verso le aule per le rispettive lezioni.
Mi attardo nel corridoio con Bliss, aspettandola mentre prende i suoi libri, per poi avviarmi con lei per seguire la lezione di matematica.
Questo edificio un tempo era la dimora di una certa Rose Flood, rimasta vedova di marito, un ricco petroliere. Le tre figlie di Rose furono educate ed istruite da Margaret Duchesne, e quando tutte e tre morirono durante l’affondamento del piroscafo “The Hope”, la padrona del maniero lasciò il palazzo in eredità alla tutrice, che istituì la sua tanto desiderata scuola.
Da allora, molto poco è stato fatto per il grande palazzo, che presenta attualmente ancora l’antico arredo. L’unica cosa positiva, è che le orrende divise sono state abolite, e ognuno è libero di vestirsi come vuole; il che è facilmente traducibile in una sfilata di moda giornaliera per i corridoi della scuola.
Arriviamo in classe appena in tempo per sederci nei nostri banchi in fondo, prima che il professore entri e inizi una delle sue noiose lezioni…
La scuola è l’unica distrazione che mi sia rimasta da quando lui se n’è andato.
 
- Senti… perché stasera non usciamo Sky? Io, te e gli altri…è tanto che non ci vediamo tutti-, mi chiede la mia amica, avvicinandosi il poco necessario per parlarmi nell’orecchio senza farsi sentire dal professore.
 
- Per “gli altri”, intendi anche Jack?-, rispondo stizzita, girandomi a guardarla di sottecchi. Tra tutte le persone che non voglio vedere, lui è sicuramente la prima: mi ricorda troppo lui. Mi rigiro a scarabocchiare sul quaderno, senza prestare minimante attenzione a quello che il professore spiega. Vorrei solo andarmene da queste quattro mura, da qualsiasi parte lontano da tutto e da tutti.
 
- Non fare la guastafeste Sky… è un ultimatum, o stasera vieni con noi e ti presenti al Blog 121, o ti vengo a prendere a casa tua con la forza – . Capisco che il discorso è chiuso, e senza attendere una mia risposta sposta la sua attenzione alla lavagna. Inutile discutere con la figlia del senatore Llewellyn; se decide che una cosa è quella, puoi sbattere la testa contro un vetro che tanto non cambia idea.
Meglio rassegnarmi all’idea: per una sera, dovrò essere la vecchia Sky e fare finta che tutto sia “normale”.
 
 
***
 
 
Un’altra giornata di scuola finita, un’altra giornata senza senso da buttarmi alle spalle…
È strano come il tempo passi anche quando non hai più la voglia di vivere…
Passa lentamente.
Passa inesorabilmente.
Passa ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Passa per tutti.
Passa persino per me.
Quando invece vorrei che il nastro della mia vita si riavvolgesse, che tutto tornasse a qualche mese fa.
Torno in pullman a casa, la residenza dei Van Allen.
Il mio cognome è tutto un programma: oltre ad essere una delle famiglie più ricche della città, è anche una delle più antiche di New York… ma questa è una di quelle noiose storie che è meglio lasciar perdere o ci sarebbe da perdersi in un albero genealogico senza fine.
Scendo alla mia fermata, risalendo il lungo viale, una quartiere in stile europeo nella zona più a nord di Manhattan.
Una strada bellissima e ben curata, ricca di maestosi palazzi costruiti in pietra. Proprio in fondo alla via, c’è la residenza dei Van Allen circondata da un cancello in ferro battuto la cui entrata è sorvegliata da un imponente leone in pietra.
 
 
- Signorina Sky, si ostina ancora a tornare a casa in bus… non è troppo pericoloso per lei?-, mi dice la domestica di casa, Hettie, una signora sulla cinquantina che da quanto ricordo è qui con noi da quando sono piccola; dai capelli grigi perfettamente raccolti in una crocchia dietro la nuca e la sua impeccabile divisa da cameriera linda e pulita… Più volte gli abbiamo detto che può vestirsi come si vuole, ma Hettie è sempre stata ligie alle regole e fedele alla nostra famiglia.
 
- Preferisco l’aria fresca –, rispondo semplicemente, avviandomi a passo spedito verso le scale di marmo che conducono al piano superiore. Regna il silenzio assoluto: la mamma e la nonna saranno a qualche riunione di beneficenza, e come al solito la casa è vuota.
Percorro il lungo corridoio, coperto da un tappeto persiano antico, fatto a mano, fino ad arrivare alla mia stanza, il mio rifugio segreto da questo mondo dorato e finto.
Mi butto sul letto guardando il soffitto ricoperto di stelle che di notte al buio si illuminano, che avevo appeso quando ero più piccola….
Avere un piccolo pezzo di cielo in una stanza… pensare alla libertà…. Avere delle ali per volare via quando ne hai voglia…
Chiudo gli occhi e i miei pensieri scivolano indietro, a quando la vita sembrava ancora piena di colori e sfumature… piena di felicità…
 
 
New York…
Qualche mese prima
 
Puoi dirmi dove mi stai portando?- Una benda calata sugli occhi non mi permette di vedere cosa sta succedendo. Sento solo la sua mano forte e calda nella mia, che mi fa da guida attraverso un percorso cieco. L’aria gelida di questa serata invernale mi penetra le ossa, anche se porto strati di vestiti pesanti.
Mi chiedo solo dove mi stia portando, ogni domanda rivoltagli nell’ultima ora non ha ricevuto risposta ed è rimasto in assoluto silenzio, tanto per aumentare la mia tortura.
Si è presentato a casa mia alle dieci di sera, come sempre bello da togliere il fiato; i capelli biondi perfettamente stirati e i suoi bellissimi occhi verdi, che ogni volta che mi guardano sembrano leggere dentro ogni mio pensiero.
Neanche il tempo di farmi vestire che mi aveva trascinato per le strade fredde di New York.
 
- Siamo arrivati – lo sento fermarsi, mettersi dietro di me: la sua altezza è decisamente in netto contrasto con la mia. Lui è alto e perfetto, io sono bassa e mi sento fuori luogo in ogni occasione, anche se riesco a celarlo perfettamente.
Slega lentamente il nodo della benda, facendo attenzione a non tirarmi i capelli, e davanti a me si mostra lo spettacolo più meraviglioso che abbia mai visto.
Non so dove mi trovo, ma decisamente lontano dalle luci prepotenti della città.
E’ tutto buio, silenzioso, illuminato solo dalla luna e dalle… stelle.
Un tappeto di stelle che prima d’ora ho potuto solo immaginare nei miei sogni, visto che New York con i suoi insopportabili rumori e le luci, non permette di ammirare in tranquillità un simile spettacolo.
 
- Ma… è stupendo….-, sussurro estasiata, con il viso rivolto verso il cielo… ho sempre amato le stelle, sin da quando ero bambina e, ogni volta quando andavo via da New York in vacanza e vedevo qualche stella cadente, esprimevo un desiderio sperando che esso si avverasse.
 
- Dicono che è un periodo perfetto per vedere le stelle… vorrei averti potuto portare a vedere l’aurora boreale, ma…-, dice con la sua voce sensuale vicinissimo al mio orecchio per poi baciarmi delicatamente il collo. Ogni suo contatto, anche se lieve, mi provoca una scossa di piacere dentro e fuori. Passerei ore solo a farmi coccolare da lui. Mi volto quel che basta per poterlo guardare in viso e noto un leggere dispiacere nei suoi occhi; ma per me questo e il regalo più bello che possa aver ricevuto. La scuola in questo periodo non ci permette di andare in vacanza; siamo nel bel pieno dell’anno scolastico e la preside non approverebbe una gita improvvisata, per di più senza scopo educativo. Lo bacio sulle labbra così perfette, così morbide…
A volte mi sembra un miraggio che stia con me, e pensare che siamo cresciuti praticamente insieme…
 
- E’ perfetto, grazie… Sai… ogni volta che guardo le stelle ho come l’impressione di appartenere più al cielo che alla terra… - sussurro vicino alle sue labbra quando ci stacchiamo per riprendere fiato…
Mi perdo in quello sguardo magnetico, il silenzio cade di nuovo su di noi e vedo che guarda anche lui il cielo.
Una meta così irraggiungibile.
Impossibile.
Che puoi solo guardare da quaggiù.
Eppure ogni volta che guardo il cielo e le stelle, qualcosa dentro di me si scatena; qualcosa che non posso controllare, che non riesco a descrivere a parole.
Penso solo che vorrei avere delle ali per poter volare lassù e toccare quel bellissimo cielo con un dito ed essere finalmente in pace con me stessa.
Ma sono pensieri da pazzi che non condivido con nessuno…
 
- Non pensare a queste cose Sky… vivi la tua vita qui… nel presente… Resta ciò che sei e non cambiare mai, qualunque cosa accada… - . Mi abbraccia forte, quasi togliendomi il respiro.
Perché queste parole? Non sembra nemmeno il ragazzo diciassettenne che conosco da una vita, sempre allegro e pieno di sé…
Sembra una persona diversa… più adulta… più saggia… e il suo abbraccio mi sa così tanto di abbandono e di tristezza…
Sarò solo paranoica, e questa serata è a dir poco perfetta, tanto che i miei pensieri negativi svaniscono subito.
Prendo il suo viso tra le mani e dolcemente, e lo bacio sulle labbra; si rilassa a quel tocco, e tutto torna come prima…
Non ho motivo di dubitare di lui…
Mai e poi mai… Siamo e saremo sempre una cosa sola…
 
 
***
 
- Tesoro dormi? – la dolce voce di mia madre mi fa svegliare dai ricordi; mi alzo dal letto mettendomi seduta compostamente a gambe incrociate, e lei sulla soglia della porta della mia camera da letto è  bella ed eterea come sempre…
Lei è alta, con dei bellissimi occhi azzurro cielo, i capelli color del grano e il viso perfetto come quello di un angelo…
Io a differenza sua sono bassa e ho i capelli neri con dei strani contrasti rossi che ho avuto fin da quando sono nata…ho anche pensato di non essere sua figlia, ma da lei ho ereditato l’inconfondibile colore delle iridi.
Avrò preso da mio padre, ma il vero problema è che mio padre non l’ho mai conosciuto; è morto quando ero piccola e mia madre non vuole mai parlare di lui…
 
- No, in realtà dovrei prepararmi –, le rispondo alzandomi dal letto. Vado verso la porta della mia cabina armadio con mia madre al seguito. Si diverte sempre a darmi consigli su come vestirmi, e ormai da quando non esco più ha smesso, quindi perché per questa sera non accontentare anche lei.
 
- Chi ti ha convinto in questa impresa folle? Non esci praticamente più da quando… -. Lascia cadere il discorso: sa quanto sia stata male, e ci stia ancora per questa storia. Ma una madre più che stare vicino alla propria figlia non può fare.
E il solo sentir parlarne mi sento male… Non pronuncio neppure più il suo nome quasi fosse un tabù proibito.
 
- Bliss… è stata lei. Più che altro mi ha obbligato –, le rispondo, rovistando tra la marea di abiti senza neppure idea di cosa mettermi. Per me potrei andare anche vestita come sono, ma dubito fortemente che mi farebbero entrare in uno dei club più esclusivi di tutta New York con dei semplici jeans e un maglione.
Mi giro verso di lei e la vedo con in mano un vestito che mi prese tempo fa e che non avevo mai messo prima d’ora… Ha ancora l’etichetta attaccata, e non voglio neppure sapere quanto gli sia costato.
 
- Metti questo: non l’hai mai indossato, e sarebbe perfetto su di te –. E’ un semplice vestito nero, corto, a mezze maniche e con il collo alto leggermente largo…
Con gli accessori e le scarpe giuste sarebbe stato perfetto per la serata, e poi non amo le cose molto elaborate. Devo inoltre ammettere che mia mamma ha sempre avuto buon gusto nel vestire.
Mi spoglio velocemente dei jeans e del maglione, rimanendo solo della biancheria intima e lasciando per terra i vestiti che più tardi sistemerò.
 
- I segni blu sulle braccia si fanno sempre più evidenti. Ricordati l’appuntamento con la dottoressa Pat –, dice mia madre, avvicinandosi per aiutarmi a infilare il vestito. Da qualche tempo, sulla mia pelle sono iniziati a comparire strani segni blu, e tutti invece di essere preoccupati ogni volta che li guardano sorridono. E se avessi un cancro alla pelle?! Ogni volta mi ricorda la visita dal medico come se fosse un affare di stato. Non basta solo la mia vita adolescenziale incasinata, ma anche questo e i loro strambi comportamenti. Mia madre mi guarda ogni volta con adorazione, depressione o meno.
Finisco di vestirmi abbinando al vestito delle calze nere e un copri spalla bianco per coprire le braccia. Infine mi trucco leggermente il viso mettendo in risalto i miei occhi con la matita nera e un ombretto di terracotta brillanti nato dello stesso colore dei miei occhi, sfumandolo sulle palpebre.
 
- Perfetta come sempre –. Mi conduce davanti allo specchio e constato quanto un abito e un po’ di trucco possano cambiarti esteriormente. In realtà dentro mi sento vuota e rotta, prosciugata di qualsiasi emozione.
 
- E’ solo un vestito mamma… -, le rispondo, uscendo dalla cabina armadio. Prendo il cellulare che, sul letto, ha squillato… Guardo il display, e un messaggio di Bliss mi avvisa che è sotto casa mia e mi sta aspettando in macchina.
Le mie ultime speranze di starmene chiusa in camera vanno in fumo, dato che pur di farmi uscire stasera, la mia amica si è presentata come aveva promesso direttamente a casa.
 
- Cerca di divertirti tesoro –. Mi bacia leggermente la guancia, porgendomi infine il cappotto alla porta di ingresso. Lo infilo titubante sotto il suo sguardo e le regalo un timido sorriso, sempre che si possa definire tale… Esco dalla porta e una sontuosa limousine è parcheggiata sul ciglio della strada. Il mio sguardo si posa sul cielo limpido, dove si intravedono appena le stelle per via delle numerose luci, e i miei pensieri vanno inesorabilmente a lui…
 
Vorrei che tu tornassi da me…” Non sono una fervida credente, ma ho sempre creduto che le stelle avessero un potere speciale. So che sono sciocchezze per bambini, ma i sogni e le illusioni sono l’unica cosa che mi sia rimasta; anche se so che nessuno lassù mi sta ascoltando, lascio che questo piccolo desiderio di bambina vaghi nel cielo infinito, nella speranza che arrivi a lui...
Dopotutto, tutti condividiamo lo stesso cielo.
Un solo cielo, un solo destino.
 
 
A te sperando che tutto torni come era un tempo….
   
 
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