VINCERE,
VIVERE
Avevo
quattordici anni, la prima volta che sentii parlare della morte e ne
restai
profondamente affascinata.
Una
strega ignorante d’amore e sentimenti sputava sentenze di
dotti scrittori,
imitava. Pensava davvero di essere sublime con la sua voce da finta
erudita, abile
upocritès(*) tra ebeti adoranti, servi fedeli del suo ego.
Pazza
Medea. Appassionata Antigone. Fiera Ecuba. Perseverante Giuditta.
Perversa
Salomè.
Donne
della storia e del passato, del mito, del rito, del dramma, della
tragedia.
Donne
forti , spudorate, ferme e convinte.
Orgogliosamente
titaniche anche contro la morte.
La
morte. Il suo ineludibile pensiero che ci accompagna e riaffiora a
tediarci nei
momenti più bui. Lei che si offre come unica consolazione,
un soffio di vento, di
vita.
Chiudo
gli occhi e sogno, sogno altri occhi affogati di lacrime, agonizzanti
di dolore
per un feretro non vuoto, il mio.
Oniriche
percezioni. Ma la realtà disperde l’ombra.
C’è così tanto a questo mondo, che
bisogna solo avere la fortuna di trovarlo.
E
allora risorgi fenice, spicca il volo, sfreccia contro corrente. Emula
l’aquila, signora del cielo. Scruta paesaggi e orizzonti.
Alzati.
Vinci,
Nike, vinci e sconfiggi gli idolatri.
Ieri
è stato, ieri si è consumato nel suo delirio di
onnipotenza, sciocco come un
codice binario.
Oggi.
Vale la pena VIVERE e tentare di dimostrare alle streghe ignoranti che
non sono
i nomi a fare di una persona quello che è. Basta piangere
lacrime al sapore di
pistacchio.
Urla
al mondo che esisti; ma fallo in silenzio.
E
ora dormi, riposa. Ristora le membra stanche per la battaglia finale,
quella
con te stessa.
Niente
più streghe, befane e nemmeno grandi donne.
Questo
è il giorno. È giorno.
Cembali
d’oro e alloro sul mio capo.
E tu, spettatore della mia primigenia prostrazione, testimone di una più grande vittoria, guarda e stupisci.
(*)in
greco il termine indica l’attore. È qui usato in
questo significato.
Anche
se ho voluto inserirlo tra le
nonsense, questo brano ha per me un ovvio significato. Tutte le frasi
riconducono a esperienze passate, presenti e aspettative per il futuro.
Forse svelando
alcuni passaggi perderà di poeticità ma voglio
correre il rischio: il primo
periodo si riferisce al film “il giardino delle vergini
suicide”. Sentii quel
titolo per caso e da allora mi ha seguito come un’ombra
finché, giorni fa non l’ho
finalmente guardato. Operazione catartica le mia, forse.
La
strega ignorante è una professoressa
che ho avuto in primo liceo. Per lei ero “la sorella di
Marianna”. Era molto
colta, davvero, ma l’aggettivo si riferisce al fatto che
ignorasse il mio nome.
Per
quanto autobiografica, vorrei
dedicare questa pagina a tutte le ragazze, che sanno essere donne,
forti e
vibranti.
Un
omaggio a chi non si arrende e cerca
con forza la felicità.
GRAZIE
per aver letto, spero vogliate
lasciare un piccolo commento…