Allora, un'altra fic anche oggi. Sì, sì, ne ho postata un'altra non più di tre ore fa, ma non è colpa mia se le giudici dei contest sono veloci *W*
Quindi eccomi qui, con un'altra One Shot, questa volta slash. Sappiate che io sono innamorata di questi due storditi, quindi trattameli bene xD
Partecipante, e settima classificata, del contest indetto dal Lost in Yaoiland Forum, con giudice Princess21ssj (tanto amore a quella donna), non sono contenta, di più, per il giudizio. Ve lo lascio alla fine, ora buona lettura^^
Certe volte ti domandi seriamente cosa ti abbia
portato a stare con un uomo del genere.
Lo guardi dormire scompostamente sul letto, dopo aver colonizzato ovviamente
anche la tua metà quando ti sei alzato, russando piano e con la bocca
spalancata. I capelli sono una massa informe e arricciata sul fondo, la barba di
due giorni già pizzica sulla pelle e quelle macchie rosse sul petto, sì, lo sai,
è colpa tua, ma non sono esattamente una visione, anzi, ti fanno un po' senso.
Non è particolarmente alto, non è muscoloso e, dio, non sembra affatto un
modello delle riviste o un “ragazzo dalla bellezza androgina” per cui tutte le
ragazze sembrano andare pazze. Anzi, a voler essere pignoli, quando ci si mette,
sa proprio essere uno scaricatore di porto, in tutti i sensi!
Con una spalla appoggiata allo stipite della porta lo fissi mentre dorme,
convincendoti di due cose: lo devi assolutamente svegliare, perché se dovesse
arrivare tardi all'appuntamento ti farà due mazze quadre quando tornerà, e sì, è
veramente troppo da checca perdersi nella contemplazione della sua nemmeno tanto
leggiadra figura per dire che è la cosa più bella che ti sia capitata in tutta
la tua vita.
A passo deciso, e con un sospiro, ti dirigi verso la finestra per spalancare
ante e finestre, sapendo che le maniere forti sono l'unico modo per farlo
schiodare dal letto. Davvero, non hai mai visto una persona più pigra di lui e
fortuna che la sua mente dovrebbe essere sempre attiva.
Vedendo che l'unica reazione di quella massa informe che dovrebbe essere il tuo
ragazzo è quella di girarsi dall'altra parte e avvolgersi nelle coperte come un
salame, passi al pugno di ferro. Con uno scatto degno di un centometrista, gli
strappi il piumone dalle mani prima che la sua presa te lo impedisca, poi glielo
porti via mentre lui si alza con un ruggito. Non è certo colpa tua se lui non si
sa svegliare come una persona normale e uno spiffero dell'aria gelida di
dicembre gli si è infilato nelle mutande.
-Muoviti che arrivi tardi all'appuntamento. E non ti azzardare a dire che è
colpa mia, razza di stordito. Quando ho provato a svegliarti mezz'ora fa mi hai
risposto con un “Ancora cinque minuti” come i bambini.-
L'unica risposta che ricevi sembra essere una bestemmia, ma è soffocata dallo
scorrere dell'acqua della doccia e quindi non ne sei del tutto sicuro. Nel
dubbio, dopotutto di mattina è di una finezza paragonabile a poche cose al
mondo, probabilmente lo era.
Con una gentilezza che, tendenzialmente, di mattina non hai (di solito sei
troppo impegnato a maledire i tuoi studenti che, in una verifica, cercano di
convincerti che Joyce è uno scrittore di horror contemporaneo), cominci ad
armeggiare con la macchinetta del caffè per fargli un espresso. Se c'è una cosa
che riesce a buttarlo fuori a calci dal mondo dei sogni, a parte te, ovviamente,
è proprio una tazza doppia di caffè nero. Tu non sei tipo da caffè, ti schifa
proprio, ogni tanto ti chiedi come faccia a bere quella robaccia, sei più una
persona che beve the, di quelli più particolari che trovi, da quello alla
cannella, a quello alla rosa canina. Ormai sei convinto che nel tuo organismo
circoli la teina, altro che l'emoglobina: in periodi di verifiche e
interrogazioni arrivi a berne anche dodici mug al giorno, perché le tazzine sono
troppo piccole per te, altrimenti potresti diventare intrattabile.
É quindi strano, quanto meno inusuale, che tu prepari il caffè. Ma sai che è una
giornata importante, quella. Quell'appuntamento in particolare è importante, per
lui, ma anche per te.
Fra pochi giorni è Natale e volevate trascorrerlo insieme, come fate da circa
cinque anni a questa parte. E poi è arrivata quella telefonata, all'improvviso.
I suoi genitori, che ovviamente ancora non sanno che il loro figlio prediletto,
maschio sottolineerei, è orgogliosamente e virilmente omosessuale (con tanto di
ragazzo al seguito!), gli hanno chiesto di passare quella festa particolare
insieme e tu, ovviamente, hai optato per un “trova una scusa come tutti gli
anni, no?”. Lui invece no, ha deciso di parlargli.
Ha deciso di raccontargli di voi.
E anche se la cosa ti rende una massa gelatinosa di emozioni e aggettivi che
finiscono tutti in “oso”, non sai bene come potrebbero prenderla e sei, tutto
sommato, abbastanza preoccupato. Potrebbe esordire in qualunque maniera e,
conoscendolo come solo tu lo conosci, si preannuncia la catastrofe. Gli scenari
più aberranti appaiono, rigorosamente in sequenza, davanti ai tuoi occhi:
dall'inizio, “Io amo il culo”, per finire con la diseredazione e la conseguente
pubblica fustigazione.
Scuoti la testa, sospirando.
Ci vorrebbe una lezione di buone maniera e una botta in testa per prevenire il
danno, ma sai in partenza che non funzionerebbe comunque.
In quell'esatto momento, il tuo “uomo” appare sulla soglia della cucina
ciabattando come solo un quarantenne depresso può fare, con la schiena curva e
una mano a grattarsi la nuca.
Forse anche due, lezioni di buone maniere e tatto...
Vestito solo per metà, una camicia (allacciata storta) e un paio di pantaloni
(con la cerniera abbassata), è proprio il tuo fidanzato.
L'uomo ideale, eh...
-Ognuno ha i suoi gusti, disse Morris quando baciò la vacca.-
Lui ti fissa stralunato, sbuffa e si siede davanti al suo caffè
-Ma dobbiamo proprio cominciare la giornata con una dotta citazione di
quell'ubriacone di Joyce? E poi, cosa vorresti dire?
-Stai andando a un appuntamento con i tuoi genitori per parlare della tua
relazione omosessuale vestito con un paio di pantaloni verde bosco e una camicia
color senape. I tuoi gusti fanno schifo.
-Cosa vorresti dire? Solo perché sono gay non è che devo essere uno stilista di
moda, o che so io!
Il tuo sguardo è un filino ironico e compassionevole, ma probabilmente è ancora
troppo addormentato per coglierlo.
-Oh, andiamo, Leo, sto parlando di un minimo di senso critico. Ti basta
guardarti allo specchio per notare che quello che hai messo ti fa sembrare una
tenda canadese! E, ti prego, tirati su la zip prima di arrivare a casa dei
tuoi...
Il suo sguardo ti trapana la testa, sa che odi fare il saccente, ma sembra quasi
che si metta d'impegno per fartelo fare. Il suo sguardo si assottiglia, mentre
ti fissa, ma la linea della sua bocca si addolcisce, mentre guarda come sei
vestito tu.
-Puoi sempre vestirmi tu, Chris...-
Ammettilo, ti ha preso alla sprovvista. Pensavi che si sarebbe arrabbiato,
andiamo, dopotutto è una domenica mattina in cui si è dovuto svegliare alle otto
dopo una notte abbastanza impegnata, e che se ne sarebbe andato a mettersi
qualcosa di un po' più decente. Non avevi certo pensato che avrebbe cominciato a
spogliarsi nel bel mezzo della cucina solo per provocarti. O in alternativa
farti un dispetto, ovviamente.
Cerchi di convincerti che deve andare a un appuntamento importante, che non può
certo ritardare con i suoi genitori, che... avrà di sicuro qualcos'altro da
fare... magari deve continuare il libro che sta scrivendo nel tempo libero...
Quando si toglie la camicia, la tua testa si svuota come se i tuoi neuroni
fossero stati coriandoli a carnevale; ora quei segni rossi, che appena sveglio
ti schifavano un po', ti eccitano da morire.
Riesci solo a pensare a quanto sia morbida la pelle delle sue mani, al sapore un
po' salato della sua pelle, a quanto sia fottutamente arrapante strusciarsi su
di lui.
Davvero, ci provi sul serio, ma non ci riesci, è quasi più forte di te.
Quasi ti slanci su di lui, allacciandogli le mani dietro la nuca e premendo la
bocca sulla sua, cercando subito il contatto umido con la sua lingua. Non puoi
proprio farne a meno, è più stordente dei tuoi dodici mug ormai quotidiani di
the.
Mentre chiudi gli occhi lasciandoti andare alle sue mani (suoi tuoi fianchi, sul
tuo petto, sulla schiena... ti sembra di averle dappertutto) l'occhio ti cade
sull'orologio a muro, uno di quelli tondi ma che, al posto dei numeri, hanno un
dolcetto diverso. Con il cervello ormai in pappa (con la bocca del tuo fidanzato
attaccata al collo, cos'altro puoi fare?!?) noti che la lancetta lunga è quasi
sul muffin mentre quella corta è praticamente sulla fetta di torta alla panna.
Ciò vuol dire che sono... le... 8,45... forse?
Con una forza che di solito non usi, soprattutto non quando il tuo uomo è
intento a fare determinate cose con la sua bocca, lo stacchi fissandolo
inorridito.
-SONO LE 8,45! Tu non devi essere dai tuoi alle 9?!? Non ci pensare nemmeno ad
arrivare in ritardo!
Lo spingi velocemente verso la camera, tirando poi fuori dall'armadio dei
vestiti a casaccio.
-Metti questo! E questo! Questo non ti azzardare! Lascia fare a me, sei un
disastro, poi mi toccherebbe anche ricucirti i bottoni. Ecco. E ora vai e guai a
te se mi fai fare figure di merda. Ti mando in bianco per i prossimi due mesi.
E con questa terribile minaccia (considerando che facevano sesso quasi tutte le
sere da cinque anni, sessanta giorni in bianco erano un'eresia, non solo una
minaccia!) lo butti fuori di casa a calci.
Lui si ferma, ti fissa con uno sguardo truce e poi torna indietro a passo di
carica; tu ti metti sullo stipite a braccia incrociate, lo sguardo fisso. Non ti
fai mai mettere i piedi in testa.
Ma lui ti stupisce, ben la seconda volta in pochi minuti. TI abbraccia e ti
bacia, un po' come se non vi doveste vedere mai più. Tu lo abbracci, stretto, lo
ricambi, e al diavolo il non essere una checca e non fare la donna sentimentale.
Un po' ti senti così. Alla fine, è davvero un passo importante.
Non avrebbe minato il vostro rapporto, lo sai, lo senti, ma capisci anche che
lui ha bisogno di farlo, e ha paura anche se è grande, grosso, vaccinato e
scaricatore di porto.
Ma lo ami.
E non puoi fare altro che supportarlo, stringerlo forte e... oh, andiamo,
chissenefrega degli stereotipi, tu lo ami per quello che è, ti fai amare per
quello che sei, e gli altri possono anche andare a farsi fottere.
Giusto?
Giusto.
7° - “Ideal Man” di scrittrice88
Trama e originalità: 8
Narrativa e stile: 8
Caratterizzazione dei personaggi: 8,5
Grammatica e morfo-sintassi: 7,5
Media: 8
Totale: 32
La prima cosa che ho pensato, cominciata la lettura della storia, è stata di
trovarmi sotto il naso una bella commedia romantica, vagamente ironica, stile
film americano. Andando avanti nella lettura è andata persa un po’ quella vena
brillante del principio, tratteggiata mirabilmente nella descrizione di due
uomini veri, senza tuttavia compromettere la generale opinione positiva.
Questa è una storia che vale la pena di leggere anche solo per rendersi conto di
quanto sia difficile rendere i personaggi esseri comuni. L’autrice vi sia
pienamente riuscita. Personalmente la caratterizzazione dei personaggi mi è
parsa veramente ottima. Non è da tutti, complimenti!
La trama poi è perfettamente incentrata sull’aforisma di Joyce, reso battuta
all’interno del dialogo. Ottimo stratagemma.
Stilisticamente parlando, l’ho trovata molto semplice, lineare, pulita. L’unica
grave mancanza è stata la resa estemporanea dei testi racchiusi fra le
parentesi. L’ultimo inciso in particolare esula completamente dallo stile
narrativo, anche a livello di consecutio temporum e tempi verbali. Peccato,
perché questa è una storia da leggere. E’ l’unica in cui ho visto per davvero
degli uomini, scevri dai soliti stereotipi di natura manga.
Brava!