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Autore: Ksanral    15/01/2010    14 recensioni
«Ma dove stiamo andando?»
«Solo a fare due passi…»

[ Personaggi: Ian, Wanda, Ian/Wanda ]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian, Viandante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ Mi ero ripromessa di non scrivere mai su questo fandom.
Ma ho deciso di fare uno strappo alla regola,
solo per questa volta, solo per una persona.
Per Sara.
Grazie ♥ ~



«Wanda, sei sveglia?» domandò sussurrando il giovane.
Un brontolio fu la risposta.
«Scusa, non volevo svegliarti.» mormorò, rigirandosi nel letto.
«Sono sveglia, non preoccuparti. Ti serve aiuto?» chiese Wanda, mettendosi di scatto a sedere e guardando preoccupata il suo compagno.
«No, no tranquilla. Non riesco a dormire e volevo fare due passi con te. Ma sicuramente sarai stanchissima, non importa…» replicò, la voce sussurrata attutita dal cuscino su cui era appoggiato non era convincente.
«Andiamo, dai…» rispose lei con un sorriso.
«Sei sicura?»
«Sì, Ian… Andiamo.»
«D’accordo.» rispose, alzandosi dal letto e muovendosi a tentoni nel buio per raggiungere la ragazza e tenderle la mano, che lei afferrò prontamente.
Avanzarono verso il corridoio, non prima che Ian avesse preso un fagotto non meglio identificabile.
«Ma dove stiamo andando?» domandò Wanda dopo qualche minuto. Aveva perso il senso dell’orientamento e le venne il dubbio che Ian l’avesse fatto apposta, ma con tutto quel buio probabilmente era solo una sua impressione.
«Solo a fare due passi…» ma c’era qualcosa nella sua voce, che fece pensare che stesse sorridendo di una battuta che solo lui aveva sentito. Tra l’altro trascinava Wanda con foga, troppa foga per chi vuole solo “fare due passi”.
«Ian, non riesco a stare al tuo passo, rallenta!» si lamentò la ragazza, iniziando a esasperarsi.
Lui si fermò di colpo, facendo urtare Wanda contro la sua schiena. Poi si voltò e con un gesto lento e un po’ incerto, le prese il viso tra le mani. «Perdonami,» disse facendole una carezza sulla guancia «ogni tanto dimentico quanto tu sia fragile…» nel tono della sua voce, però si sentiva l’ironia.
«Io non sono fragile!» esclamò lei, sbuffando e provocando la risata del ragazzo che si aspettava esattamente quella reazione. «Andiamo?!» domandò ringhiando tra i denti, ancora offesa.
Ian non rispose, ma riprese a camminare, rallentando un po’ l’andatura.
Proseguirono per altri pochi minuti, finché la voce di lui non spezzò il silenzio. «Arrivati…» sussurrò e lasciò che Wanda potesse vedere dov’erano giunti.
«L’orto? Cosa ci facciamo nell’orto? Non avrai mica voglia di arare, nel cuore della notte, vero?»
Ancora una volta, il ragazzo non rispose, ma continuò a trascinarla fino al lato opposto dell’orto, illuminato solo da qualche pallido raggio di luna riflessa sugli specchi. Poi, fermandosi, lasciò la mano di Wanda e aprì il fagotto che aveva tenuto nell’altra, facendo così scoprire alla ragazza che si trattava di una coperta. La distese sulla terra umida dell’orto vuoto e poi vi si sedette, facendole cenno di fare altrettanto.
«Perché siamo qui?» domandò sussurrando Wanda, mentre si sedeva accanto a lui.
«Perché sussurri?» chiese, mormorando anche lui, mentre si sistemava in modo da abbracciare Wanda da dietro e farla appoggiare al suo petto.
«Per non rovinare l’atmosfera, credo…» rispose perplessa, accoccolandosi contro di lui.
«Ah ecco…» rise, Ian, cercando di fare meno rumore possibile.
«E tu perché sussurri?» chiese lei con un sorriso.
«Per non rovinare l’atmosfera, credo…» disse, imitando il tono di lei. Stavolta fu il turno di Wanda di ridere, sempre sottovoce.
«Perché siamo qui?» domandò di nuovo la ragazza.
«Tu per osservare la Luna, io per guardare te.» mormorò.
«Non potevamo guardarla dalla nostra stanza? C’è uno spiraglio anche lì…»
«Avremmo potuto, sì. Ma qui è più bello… Ci sono più specchi… Sembra di guardare tante lune diverse, come tanti pianeti che ci guardano a loro volta…» disse Ian assorto nella contemplazione, al contrario di quanto detto, degli specchi sopra di lui.
«Cosa significa?» chiese perplessa Wanda.
«Non lo so, forse un modo per farti sentire più a casa…» rispose scrollando le spalle.
«Non mi sono mai sentita più a casa di quando sono arrivata qui, in queste grotte.» replicò fermamente la ragazza.
«Ok, scusa. Ho detto una cavolata…»
«No, è un bel pensiero…»
Ian scrollò le spalle, ancora una volta. Cadde il silenzio, ma non quello imbarazzato di chi non sa cosa dire, entrambi erano abituati a starsi vicino senza proferire parola. La ragazza guardava in alto, verso le stelle, mentre il ragazzo guardava lei. Per farla stare più comoda, a un certo punto, decise di sdraiarsi, spostando il leggero corpo della compagna al suo fianco e facendole, però, appoggiare il capo su di lui, accarezzandole dolcemente i capelli.
«Wanda, da quanto tempo stiamo assieme?» domandò dopo diversi minuti.
«Un mese, tre settimane e cinque giorni…» rispose prontamente «Perché?»
«Oh niente, non ricordavo il numero di ore…» la prese in giro.
«Quindici ore…» disse, senza capire l’ironia.
«Ti stavo prendendo in giro, piccola…»
«Ah…» rispose cadendo dalle nuvole.
«Wanda… Io vorrei chiederti una cosa… Posso?»
Se ci fosse stata più luce, Ian avrebbe potuto vedere il rossore sulle gote dell’Anima dovute alla confusione e quasi certamente al fraintendimento scatenati da quella richiesta. «Certo che puoi, non c’è bisogno di chiedere.»
Allora Ian si alzò, facendo alzare anche Wanda, che non capì il significato del gesto. «Ascolta, Wanda, lo so che potrebbe essere inopportuno. Che potrebbe imbarazzarti o intimidirti… Però io ci ho pensato a lungo, per tutto questo mese, tre settimane, cinque giorni e quindici ore… E sono giunto alla conclusione che sarebbe giusto farlo…» trasse un profondo respiro e la ragazza distolse lo sguardo, sempre più imbarazzata.
«Vedi, nella mia vita, prima che il mondo che conoscevo crollasse… No, aspetta, non sentirti in colpa!» farfugliò prevedendo la reazione della ragazza, che rise per il disagio che provava e per l’ennesima dimostrazione di quanto Ian la conoscesse. «Dicevo, durante la mia vita di prima, io non avrei mai potuto fare una cosa del genere… Non ero pronto, ecco… E ora, ora ho perso tutto, ma trovato qualcosa di nuovo, di fantastico, quale tu sei.»
«Ian, dove vuoi arrivare?»
«Lasciami finire…» sospirò di nuovo, anche lui sembrava imbarazzato. «Io devo chiedertelo…» poi, rimase in silenzio per qualche istante, frugando nelle tasche ed estraendone un cerchiolino, che Wanda non riuscì ad associare ad alcun oggetto.
«Lo so… Potevo fare altrimenti… Ma volevo che fosse una cosa mia, capisci?» ovviamente era una domanda retorica. «Volevo che non avesse nulla a che fare con tutto il resto del mondo…» disse guardando l’oggettino che aveva in mano, mangiandosi qualche parola, dalla fretta e dall’imbarazzo. «Potevo prenderne uno migliore durante una missione, questo è vero. Ma non volevo che fosse con l’inganno. Non volevo che ti sentissi male, pensando che avevamo sottratto qualcosa a loro senza rendere il nostro contributo.»
«Ian…» cercò invano di interromperlo per fargli capire che non importava, che ormai aveva accettato le loro missioni e la vita con gli umani. Ormai anche lei era umana.
«Puoi prendere in giro tutti gli altri, te stessa compresa, ma non me… Io lo so che sei ancora legata a quel modo di vivere, anche se non lo vuoi… Perciò fai la brava» sorrise, alzando lo sguardo e accarezzandole dolcemente il viso «E fammi finire…» prese un altro profondo respiro e continuò. «Perciò, dicevo, volevo che fosse una cosa solo nostra… Ecco perché ho scelto questo posto, il posto dove le prime volte trovavi rifugio, assieme a me, per evitare gli sguardi ostili e questo…» disse, agitando l’oggetto che aveva in mano, che ancora Wanda non aveva capito cosa fosse «…che ho fatto io.»
«Ian, apprezzo tutte queste parole, ma cosa vuoi dire?» chiese, con il timore di sembrare sgarbata. Lui rise, poi sospirò e fece l’ultima cosa che Wanda si aspettava: le si inginocchiò davanti.
Immagini su immagini, dei ricordi di Mel, delle sue conoscenze e dei ricordi infantili di Luna le passarono davanti agli occhi, facendola impallidire e rabbrividire. Poi, una sensazione di calore – di piacere, le suggerì la coscienza – pervase il suo corpo. Una lacrima, di gioia, le scese a rigarle il volto, invisibile al ragazzo che le stava prendendo la mano.
«Viandante, vuoi sposarmi?» chiese, incrociando il suo sguardo commosso con i suoi occhi lucidi e tentennando per l’emozione sull’ultima parola.
La voce si era bloccata in gola alla ragazza, che dovette deglutire più volte prima di riuscire a ricordarsi come fare a parlare. «S-Sì…» balbettò, in mezzo alle lacrime che ormai scendevano copiose dai suoi occhi, tanto da appannarle la vista nel momento in cui Ian mise l’anello – ecco cos’era – al suo anulare sinistro. Poi lui si alzò e la baciò con passione, in un modo in cui non aveva mai fatto prima, senza darle il tempo di respirare. Dopo qualche istante – minuto? Ora? – si allontanò e la abbracciò stretta; anche le sue lacrime ormai scendevano e il suo cuore, Wanda poteva ben sentirlo, batteva come un colibrì all’unisono con quello di lei.
Da dietro le spalle di Ian, l’Anima sollevò la mano per guardare l’anello. La sua espressione, ancora commossa, si tinse di perplessità. «Ma… E’ carta?»
«Sì…» rispose Ian, sorridendo, con il volto immerso nei suoi capelli dorati «Te l’ho detto, l’ho fatto io…»
«E’ la cosa più dolce che qualcuno, Anima o Umano che sia, potesse fare…» rispose, scoppiando di nuovo a piangere, felice e umana come mai lo era stata prima e sarebbe stata in futuro.



Note: Nessuna nota :P Se qualcosa non vi è chiaro, scrivetemelo nelle recensioni e provvederò a dare spiegazioni!
Buona lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate!^_^
P.S.- Scusate il blu, ma davvero il nero mi ha rotto XD

Hai visto? Alla fine sei riuscita a farmi scrivere su questo fandom... Sei contenta? xD

   
 
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