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Autore: Fanny Jumping Sparrow    15/01/2010    10 recensioni
I pensieri di Will ed Elizabeth quando si ritrovano nell'incontro tra gli schieramenti opposti prima della battaglia in "Ai confini del mondo".
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Will Turner
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti! Questa breve fic nasce dal ritrovamento di un appuntino scritto qualche tempo fa dopo aver rivisto Potc 3.
Non è un gran che, ma non mi andava nemmeno di buttarlo del tutto, così dopo qualche aggiustamento ho deciso di pubblicarlo.
Tutte scene in cui Will e Liz parlano poco ma si guardano tanto, perché secondo me il loro rapporto è molto basato sugli sguardi, e le cose più importanti se le dicono guardandosi. Almeno così mi è sembrato nei films.
Naturalmente mi farebbe molto piacere qualche commentino, anche piccolo piccolo.




Io leggo nei tuoi occhi

E ti rivedo, finalmente.
Avanzi fiera tra quei due bucanieri che ci hanno stravolto la vita. Sembri una principessa orientale dai tratti dolci e severi. Noti con chi sto e hai un breve tentennamento, ma continui a camminare allo stesso ritmo di quei due. Quando solo pochi passi ci separano tu hai un’espressione composta, ma io leggo nei tuoi occhi ben altro: sei confusa, stupita e, voglio crederci, contenta di vedere che sto bene, dopotutto.

“Ecco la pecora che ci ha portato il lupo alla porta.”

Barbossa rompe questo fastidioso silenzio costellato di occhiate truci rivolgendosi direttamente a Beckett, anche se sta insultando me. La sua voce è sarcastica ma calma, io non lo degno neppure di uno sguardo perché sono intento ad attirare i tuoi occhi verso i miei, mentre tu continui ad evitarmi.
Perché?

“Non incolpate Turner. Lui non è che lo strumento del tradimento. Se volete conoscere il grande architetto, guardate alla vostra sinistra.”

L’agente della IEC prende stranamente le mie difese e svela le colpe di Jack. Tu e Barbossa vi girate insieme e lo osservate con delusione e rabbia mentre cerca maldestramente di scusarsi. Decido di rivelare il perché del mio coinvolgimento assumendo il ruolo del traditore egoista, sperando che tu mi risponda.

“Rivendico le mie azioni per raggiungere il mio scopo. E Jack non c’entra niente.”

Dichiaro con fermezza e indolenza. Jack approva e mi sorride riconoscente, anche se credo che i suoi amici non l’abbiano bevuta.
Tenta per lo meno di convincere te: “Ben detto! Ascolta lo strumento.”

Ma tu non badi a lui, sei rimasta colpita dalle mie parole, la tua voce si fa supplice, i tuoi occhi quasi lucidi.

“Will, sono stata a bordo dell’Olandese” – inghiotto un brivido di terrore a quella rivelazione – “Posso capire il peso che porti, ma temo che sia una causa persa.”

Perché non mi dici che non vuoi che io ti lasci? Perché sarà questo il mio destino se porterò a termine la promessa fatta a mio padre.
Ora il tuo buon senso di aristocratica ti spinge a celarmi quello che provi, quando io ti salterei fra le braccia e ti porterei via da tutto questo odio che non ci appartiene, che ci sta solo avvelenando l’anima.
No, voglio pensare che lo fai perché non vuoi mostrarti debole davanti a quei furfanti che ci circondano. Mi costringi a risponderti con freddezza e rancore, ma parlo anche di noi due, non voglio arrendermi alle circostanze.

“Nessuna causa è persa finché ci sarà un solo folle a combattere per essa.”




Resto sempre turbata dal tuo coraggio senza limiti, dalla tua incrollabile fedeltà e dal tuo incorruttibile senso dell’onore. Saresti disposto a rinunciare a me pur di riscattare tuo padre, un uomo che per te non c’è mai stato, che ha commesso i suoi errori e se ne pente, ma che tu hai perdonato e a cui vuoi bene comunque.
La colpa è mia. Se adesso sento che ti sto perdendo è perché non ti ho ritenuto degno di amarmi, perché mi sentivo sbagliata, non ero più quella ragazza perbene che conoscevi come le tue tasche. Ma non ti ho detto niente. Sono più brava a dire parole cattive che parole d’amore; d’altra parte non mi sono mai piaciuti i romanzi per fanciulle.
Loro continuano a parlare ma io non distolgo gli occhi dalla tua faccia e solo ora mi rendo conto di quanto tu mi sia mancato, di quanto tempo abbia perso stupidamente ad allontanarti. Perciò faccio la mia proposta, con diplomazia, con discrezione, sperando che tu capisca.

“Io propongo uno scambio” – Jack smette di ciarlare, tu mi fissi con aria interrogativa e curiosa e immagino che gli altri facciano lo stesso – “Will parte con noi e tu ti tieni Jack.”

Tu e Beckett accettate subito l’accordo soddisfatti, Jack è recalcitrante e Barbossa mi investe con il suo arrogante malumore per la decisione: “Jack è uno dei pirati nobili! Tu non hai il diritto!”

“Il re?” – gli ricordo sorridente e spavalda, lasciandolo interdetto: ormai ho capito che il Codice è il suo punto debole.
In quanto a Sparrow non si mostra poi molto irritato e mi dà ragione con tanto di inchino mentre il suo vecchio amico lo aggredisce. Poi eccolo tornare tronfio e scambiare il posto con te che non hai smesso un secondo di tenere lo sguardo su di me, e io leggo nei tuoi occhi sollievo e impazienza mentre ti avvicini. Quando infine giungi al mio fianco mi sento indescrivibilmente meglio, anche se so che avremmo ancora tante prove da affrontare insieme, e che dovrò lasciare cadere tutto il mio ottuso timore di non meritarti più per farmi accettare di nuovo da te.




Che mossa astuta, mia amata piratessa. Mi hai ripreso con te senza esporti troppo alle loro insinuazioni, e io non ti lascerò.
Resterò al tuo fianco, qualunque cosa tu decida. Non riuscirei mai a volerti male, anche se dovessi spezzarmi di nuovo il cuore. Un solo secondo i tuoi splendidi occhi scuri incontrano i miei, però siamo così vicini che riesco a sentire di nuovo il tuo calore. La tua energia, vitale, indomita, scattante, mi invade quando ti guardo e mi accorgo appena delle parole che quel mostro sta sputando contro Jack.
Ma non siamo soli, purtroppo.

Ecco l’insopportabile Beckett, si rivolge direttamente a te, il suo viso trasuda spocchia, perfidia e disgusto, ancora prima di fiatare.

“Dite alla Fratellanza: potete combattere e morire tutti, oppure non combattere e morire per la maggior parte.”

La tua risposta non si fa attendere, ti avvicini a lui e lo squadri con tale biasimo e durezza da farlo sembrare l’infimo serpente che è: “Avete ucciso mio padre” – lo accusi inflessibile; sento tutto il dolore che provi nel doverlo affermare.

“Si è scelto il suo fato” – si discolpa lui, apatico e sicuro.

È una persona davvero orribile. Non so cosa mi trattenga dall’ucciderlo. Ora. Qui. Con la spada intatta che pende dal mio fianco. Eviterebbe tutto, ma non ne sono capace.
Perché non sono infima come lui, credo.

“E voi state scegliendo il vostro. Noi combatteremo e voi morirete.”

Lo minaccio con odio e disprezzo voltandomi subito dopo a grandi passi.
Tu mi segui mostrandomi il tuo tacito e saldo appoggio, e riesci anche ad allentare la mia tensione con il tuo tono allegro e il tuo disarmante sorriso: “Re?” – mi domandi meravigliato ed incuriosito. Certo, quante cose non sai di questi giorni. E di me.

“Della Fratellanza, grazie a Jack.”

Ti spiego non potendo fare a meno di sollevare gli angoli della bocca.

“Comincio a pensare che sappia ciò che fa.”

Commenti tu, senza perdere il buonumore.

Sai prendermi sempre per il verso giusto, non una parola di troppo, non una in più. I tuoi occhi continuano a scaldarmi, cammini accanto a me e tutto sembra perfetto.
E mi trovo di nuovo a sorridere. Anche se ci stiamo avviando ad una guerra. Anche se non sappiamo cosa ci attende. Perché mi basti tu per sentirmi forte, impavida. Felice.


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