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Autore: Kisshou    15/01/2010    8 recensioni
Quando non mi minacciavi, pregavi.
Stringevi forte il tuo rosario, gli occhi spalancati fissi nel vuoto.
- Angele Dei, qui custos es mei…-
Pregavi e non capivo un cazzo di quello che dicevi. Però mi spaventavi.
Spegnevo la play, interrompendo qualsiasi gioco stessi sperimentando, anche se ero a 10 secondi dal completare il livello e ti correvo accanto, stringendoti le mani.
- Mello, zitto!- Ti imploravo, e ogni tanto i miei occhi luccicavano di lacrime.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Matt, Mello
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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† Angelus Dei †

 

 

 

 

Io non potevo ammazzarti.

No, dannazione!

E allora perché te ne stavi lì con quegli occhi di ghiaccio che mi mettevano  i brividi, una coperta  ammuffita e puzzolente stretta tra le dita ormai nerastre, a implorarmi di darti: “il riposo eterno”, come lo chiami tu?

- Ammazzami, Matt, o giuro che ammazzo te! Giuro che ti prendo a calci in culo fino a farti vomitare, che suono tutta la scala delle note sulle tue costole, se non mi ammazzi ora!-

Cristo, che periodo di merda. Era in quei momenti, quelli in cui ti mettevi a sclerale, che io prendevo una siringa colma di sonnifero e te la iniettavo nel braccio.

E non ti racconterò cazzate, non lo facevo per te, farti riposare dato che non chiudevi mai occhio.

Lo facevo per me, perché eri un vero rompimento di palle!

Io me ne stavo in piedi di fronte al divano, impotente, senza saper bene cose fare.

Quando dormivi potevo accarezzarti piano la guancia sana e i capelli. Se ci provavo mentre eri sveglio, mi arrivava un: “- Se avvicini di nuovo quel dito te lo stacco a morsi e te lo infilo dritto nel culo!”-

E io allontanavo la mano, lo sguardo basso.

Quando non mi minacciavi, pregavi.

Stringevi forte il tuo rosario, gli occhi spalancati fissi nel vuoto.

- Angele Dei, qui custos es mei…-

Pregavi e non capivo un cazzo di quello che dicevi. Però mi spaventavi.

Spegnevo la play, interrompendo qualsiasi gioco stessi sperimentando, anche se ero a 10 secondi dal completare il livello e ti correvo accanto, stringendoti le mani.

- Mello, zitto!- Ti imploravo, e ogni tanto i miei occhi luccicavano di lacrime.

A volte smettevi, esausto e privo di forze.

A volte no .

E quelli erano i momenti peggiori.

- Mello, basta ora, che palle!- Ti gridavo, stanco dei tuoi sproloqui assolutamente insensati.

- MATT, SEI UNO STRONZO!- Esplodevi, e io mi tiravo indietro per evitare di essere colpito da un calcio o da una manata.

- Non capisci che stiamo per crepare? Non capisci proprio un cazzo di quanto faccia male? Dio… almeno la nostra anima deve essere in pace, non lo capisci?-

E stringevi il rosario, fissando la Vergine scolpita nella tua mente, o l’angelo che porta il tuo nome che probabilmente vedevi volare in quei momenti in qualche angolo ammuffito di quella casa di merda.

- Rèquiem aetèrnam dona eis, domine… -

Capisci che sacrificio sia stato per me, vederti in quello stato pietoso?

Ogni tanto avevo proprio voglia di prendere la tua Sig- Sauser P22O e spararti un colpo in fronte.

L’avrei fatto per il tuo bene, credimi. Ma il punto è che non potevo farlo. Non volevo.

Poi mi sarei sparato un colpo e sarebbe finito tutto lì.

Ma perché sei così impulsivo? Perché cazzo non hai pensato a cosa sarebbe successo dopo che tu avessi premuto quel fottuto detonatore?

E se io non mi fossi lanciato in mezzo all’inferno stesso per venirti ad acchiappare che avresti fatto? Saresti crepato lì come un idiota?

Dio, Mello… ti ho trovato mezzo morto, tanto per cambiare stringevi convulsamente il rosario e deliravi.

Appena mi hai visto mi hai chiamato: “Angelo di Dio”

Ho sorriso, evidentemente deliravi.

Sì, deliravi, me ne sono reso conto quando mi hai mandato cortesemente a fanculo 5 minuti dopo, quando ti avevo ormai portato fuori dalle fiamme e dalle macerie, quando avevi capito che ti aveva salvato non era un angelo, ma ero io.

Mail Jeevas, meglio conosciuto come Matt.

Mi hai inveito contro per giorni, accusandomi di averti sottratto all’Angelo del Signore.

Sai una cosa? Me ne frego! Chiamami pure eretico del cazzo come fai sempre, ma è così.

Intanto mi pare che l’inferno andata e ritorno l’ho fatto io, al cesso ti ci ho accompagnato io, il tuo piscio nella coperta l’ho lavato io, i tuoi sproloqui me li sono sorbiti io, non l’Angelo del Signore!

Fosse dipeso da lui saresti già morto.

Passavo le giornate giocando a  Prince of Persia e a fumare sigaretta dopo sigaretta (eri stato non so quante ore tra le fiamme, che male ti avrebbe fatto un po’ di fumo?)

Tu eri lì, la pelle morta ancora appiccicata al corpo che veniva man mano portata via dal sudore che quel dolore ti provocava.

Eri tutto tranne che un angelo, fattelo dire. Eri una massa informe e bruciata, un essere esile e tremante bisognoso d’aiuto anche per le più piccole azioni.

Che botta terribile deve essere stata questa per il tuo dannato orgoglio, Mel…

 

Finché un giorno apristi piano gli occhi celesti, quegli occhi in cui è inglobato l’odio  che hanno sparso e ricevuto.

Ti guardai, in silenzio. Eri tranquillo. Per la prima volta dopo giorni (o mesi?) non tremavi e non ti contorcevi, non tormentavi la coperta con le lunghe dita pallide, non gridavi, non m’insultavi.

Alzasti gli occhi verso il soffitto. Mi bastò avvicinarmi un po’ per capire che eri tornato in te, e credimi, avevo quasi le lacrime agli occhi per il sollievo e la felicità.

Tu ti limitasti a lanciarmi uno sguardo distratto.

- Matt, apri la finestra.-

Il tuo tono di voce era tranquillo, e forse le ustioni ti facevano un po’ meno male.

Corsi alla finestra e la spalancai, lanciandoti dei sorrisi sollevati.

Lasciai che il sole e l’aria fresca entrassero nella stanza, cacciando quell’oscurità colma delle tue grida, del tuo sudore, delle tue preghiere vecchie come il mondo.

Tu ti alzasti in piedi. Corsi verso di te a sostenerti, ma mi allontanasti sbuffando.

Ti lasciasti cadere in ginocchio davanti alla finestra e congiungesti le mani.

- Purificami, Signore, perché ho peccato, e non sono degno della salvezza che mi hai concesso…-

Battei a terra un piede con forza, stringendo i pugni.

Mi avvicinai e ti strattonai. Gemesti di dolore.

- L’hai capito o no che sono stato IO a salvarti, brutta testa di cazzo?-

Mi guardasti.

- Matt… Dio ha agito attraverso di te.-

Mi morsi le labbra. No, non avresti capito…

Non avresti capito i miei sforzi e le mie sofferenze.

- Va a comprarmi il cioccolato.-

Mormorasti senza voltarti e senza alzarti da terra.

Uscii di casa, lasciandoti solo con le tue preghiere.

 

E poi arrivò la sera prima della nostra morte.

O meglio, a noi piaceva chiamarla la “sera prima della sconfitta di Kira”.

Una sera che io, onestamente, avrei apprezzato trascorrere tra sigarette e videogame, tra gemiti di puro piacere carnale.

Il sesso tra noi è sempre stato essenziale, era ciò che ci riappacificava nei momenti di crisi.

Anche quella sera avrei voluto farti mio, Mel…

Ma non eri dello stesso parere.

- Stasera si prega, Matty…- Mi dicesti, sorridendo affabile.

Sgranai gli occhi e rimasi a bocca aperta come un ebete per un minuto buono.

- Ma… ma… ma perché cazzo vuoi pregare, scusa? Non eri sicurissimo che ce la saremmo cavata?-

Mi guardasti come una madre guarda sua figlia vantarsi di aver scovato un nido di unicorni rosa nel bosco.

- Certo, Matt, certo…-  Mi desti spago, sbrigativo.

Abbassai lo sguardo.

- Non è così, eh?-

Ti portasti davanti a me, inginocchiandoti e poggiasti la testa sulle mie gambe.

- Sai guidare, Matt?- Mi domandasti, come se la risposa fosse stata ovvia.

E in effetti lo era.

- Sì. Ma…-

- Allora non hai nulla da temere.- Alzasti lo sguardo su di me e mi baciasti, castamente.

- Fa come se fossi nei tuoi videogiochi. Ma attento a non sbagliare. Qui non si riavvia niente, Matt… qui non si ricomincia. Vai Game Over e stop.-

Mi baciasti di nuovo, leggero, sulle labbra.

Cercai di approfondire il contatto. Rifiutasti.

- Dobbiamo garantirci un posto insieme in Paradiso, nel caso le cose andassero… beh, male.-

Scossi la testa, esasperato. Ne avevo abbastanza delle tue preghiere.

Non credo esista nessuno più bigotto di te, Mel!

Spegnesti tutte le luci e accendesti una piccola candelina rossa.

- Hai intenzione di dar fuoco alla casa?- Ti domandai, ghignando.

Mi intimasti di tacere e andasti a recuperare un crocifisso da sotto il materasso.

Dio… ma quello era sempre stato lì? In quel momento mi sentii in colpa per tutte le cose oscene che avevo fatto con e senza di te in quel letto.

Beh, ma se non dava fastidio a te…

Ti  sfilasti il rosario dal collo e lo intrecciasti tra le tue dita.

- Prega con me, Matt… prega per me. Io pregherò per te.-

- Mel, io…-

- Per favore.-

Sospirai, intrecciando le mie mani alle tue, fredde e pallide, il rosario rosso sopra e tra le nostre dita strette in una morsa ferrea.

Mi insegnasti a pregare.

- Mater Christi…- Iniziasti, fissando la luce fioca della candela che danzava accanto a noi.

- Ora pro nobis – Risposi, socchiudendo appena gli occhi.

Mi sorridesti, credo, per la prima volta da quando ci conosciamo.

Stringesti di più le mie mani.

- Mater Purissima…-

- Ora pro nobis –

Il buio si avvicinava e si allontanava da noi al ritmo danzante della candela.

- Andrà bene, Matt… andrà tutto bene.-

- Lo so.-

 

- Mater Castissima…-

- Ora pro nobis -

 

 

Non era proprio così che pensavo di passare la sera prima della mia morte, ma volevo farti felice, volevo vederti felice.

 

- Mater Inviolata…-

- Ora pro nobis-

 

Sorrisi. Era un po’ come parlare. Un po’ come fare l’amore. Una cosa musicale e  naturale… ovviamente non la stavo vivendo appieno come te. Era la prima volta che mi mettevo a pregare, credo…

 

- Rosa Mystica…-

- Ora pro nobis -

- Mello…-

- Sta zitto!-

- …-

- Scusa.-

 

- Regina sine labe originale concepta-

- Ora pro nobis -

 

 

 

 

 

- Volevo dirti che ti amo.-

- Prega, Matt!-

- Ma Mello…-

- PREGA!-

 

 

- Stella Matutìna…-

- Ora pro nobis –

 

 

Secundum Mysterium Gloriosum

Qui in coelium ascendit

 

 

 

E ora sto correndo la mia corsa.

Quella mia corsa folle verso la vita, verso la fuga...

Premo l’ acceleratore, seminando di un altro poco le scorte di Takada.

Ridacchio.

 

- Regina Martyrum…-

- Ora pro nobis –

 

 

- Credete di battere me? Ah ah… ma con chi credete di competere? Io sono Mail Jeevas, ho terminato Need for Speed Carbon  in un’ora, e Driver 4 in ancor meno tempo! Io sono Tanner! L’infiltrazione è riuscita alla grande, ora devo catturare questi dannati criminali!-

Ok, mi sento dannatamente idiota.

Avanti, Matty…  

Ignoro completamente i freni concentrandomi sul pedale dell’ acceleratore. Prendo una curva, sgommando.

 

- Auxilium Christianorum…-

- Ora pro nobis-

Niente panico.

Non mi possono sparare sul serio.

Glielo dico chiaramente.

- …quindi non vi conviene…-

 

 

Agnus Deis, qui tollis peccata mundis

Miserère nobis

 

Perfetto, Mello.

Non mi hanno sparato.

Mi hanno crivellato.

Ora cado, Mel… cado e penso a te.

Penso che in questo momento anche tu stai rischiando la vita.

Ce l’avevo quasi fatta, Mel…

…Il livello era quasi completato…

… Ma niente panico…

 …ora riavvio e ci riprovo…

  …capita di andare Game Over…

   … Allungo una mano nel buio…

     …non trovo quel maledetto pulsante…

 

 

… Lux perpetua luceat eis

Requiescan in Pace…

 

                     

“Matt… sono morto… è finita…”

“Tranquillo, Mel. Sono qui. Ti aspettavo. “

“Meno male, Matty… avevo scordato di dirti una cosa…”

 

Amen

[Fine]

Spazietto di Sasori:
Ok, dopo 3 giorni dalla scrittura di questa fict, finalmente mi sono decisa a pubblicarla.
Letta e approvata dalla mia Mel, l'ho postata.
Ho usato un linguaggio più rude rispetto al solito, pensavo creasse un bel contrasto con il rosario (non ci posso credere, il latino si sta impossessando di me!!)
Spero mi facciate sapere qualcosa.
Un bacio e alla prossima storia!
  
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