In trappola
-Io ve lo avevo detto di stare attento!- volle puntualizzare, in modo
inopportuno, il giovane mago.
-Zitto Merlino!- tuonò Artù con
l’orgoglio ferito, ma l’altro lo ignorò.
-Che episodio imbarazzante! Quando lo racconterò a
Gwen…- cercò di dire Merlino prima
che il principe posasse lo sguardo su di lui e iniziasse a
minacciarlo.
-Se solo osi raccontare ciò che è successo a
qualcuno farò in modo che tu non sia più in grado
di farlo!-
D’istinto Merlino si portò la mano alla bocca,
preoccupato, poi, però, rispose a tono.
-Non sono stato io quello che è caduto in un fosso nel
tentativo di catturare una lepre-
-Come potevo sapere che ci fosse?!?- cercò di giustificarsi
il principe, più con sé stesso che con Merlino.
-Neanche la lepre lo sapeva eppure l’ha aggirato- rispose il
servo, incrociando le braccia.
A quelle parole Artù lo fulminò con uno sguardo
che valeva più di mille parole.
Questa volta, d’istinto, Merlino si portò una mano
al collo.
Dopo un breve silenzio che seguì, il mago, per preservarsi
da qualche terribile punizione futura, tenne a sottolineare un
particolare.
-Però sono subito venuto in vostro soccorso-
Artù lo guardò come se fosse l’ultimo
degli idioti e dopo aver schioccato la lingua lo rimproverò.
-Già, e ora grazie alla tua idiozia ci ritroviamo entrambi
bloccati qui!-
-Vedrete che gli altri cavalieri si accorgeranno subito della nostra
assenza- cercò di rassicurarlo Merlino, ottenendo come
risposta uno sbuffo infastidito.
Artù era impaziente e non sopportava l’idea
di restare con le mani in mano, aspettando che qualcuno lo venisse a
salvare.
Era lui che aveva il compito di salvare gli altri, non il contrario!
Spinto da questi pensieri si alzò di scatto, emettendo un
gemito di dolore.
-Che cosa state facendo Artù!?! Non fate sciocchezze, vi
ricordo che vi siete fatto male alla caviglia!- lo ammonì
Merlino, alzandosi a sua volta.
-Non voglio marcire in questa stupida trappola!- disse il principe,
offeso dallo sguardo d’ansia che gli rivolgeva il servo.
Lui era Artù Pendragon. Doveva incutere terrore, non
compassione!
Ma Merlino, non stupito da quell’atteggiamento, lo fece
sedere di nuovo a terra, facendo pressione sulle spalle.
-Sei impazzito?- sbraitò Artù, digrignando i
denti per il dolore.
-E’ la stessa cosa che volevo chiedervi, sire- disse il mago
– se fate così peggiorerete la situazione! Dovete
fidarmi di me, il mio compito è quello di proteggervi-
-Per un attimo avrei giurato che fosse quello di uccidermi- rispose il
principe, cercando di nascondere un sorriso maturato dalle parole del
servo.
Perché
Artù non sapeva.
-Allora, Merlino, che cosa mi
suggerisci di fare?-
-Di aspettare sire- rispose il servo con ovvietà.
Artù sbuffò.
Era sicuro che quell’idiota gli avrebbe risposto in quel modo.
Era così
prevedibile…
Il giovane mago nel frattempo
rifletteva su cosa fare.
Usare la magia era fuori discussione, questo era certo!
Però non sapeva fino a quando sarebbe riuscito a tenere a
bada quell’asino di un principe.
Ci teneva così tanto a fare l’eroe?
Chissà che shock se avesse scoperto che non sempre era stato
così.
A quel pensiero si voltò verso Artù e lo vide
tenersi la caviglia con una mano.
-Fatemi vedere- disse Merlino, sporgendosi su di lui.
L’altro dapprima lo guardò infastidito
ma, poi, rassegnato spostò la gamba verso il servitore.
Il mago la prese tra le mani e cercando di essere il più
delicato possibile gli sfilò lo stivale, facendo contorcere
di dolore il volto del padrone.
-La caviglia è molto gonfia…- disse Merlino dopo
un’accurata osservazione.
-Non l’avevo notato, dottore!- disse ironico Artù
per l’ovvietà della cosa.
Il servo lo guardò storto, stufo del malumore del principe.
-Smettetela di essere così…-
-Merlino attento a quello che dici…- lo avvisò
Artù, nervoso per quella situazione.
-Perché? Se dirò qualcosa di sgradito, una volta
tornati a Camelot, mi punirete?-
-Esattamente- affermò il principe, soddisfatto di notare che
avesse compreso il concetto.
-Ma qui non siamo a Camelot, sire- disse il servo con un sorrisetto
strano.
Artù rimase stupito da quell’affermazione e,
ancora di più, confuso per ciò che voleva
intendere.
-Qui non siamo nel suo palazzo. Qui non c’è nulla
che ci differisca nelle figure di servo e padrone. Qui non comandate un
bel niente...- continuò il mago in un tono inusuale.
-Merlino ti ordino di smetterla, non sei affatto divertente- proruppe
inquieto Artù, incerto sulle sue intenzioni.
Il mago avvicinò una mano verso di lui, ma il principe la
bloccò prontamente.
-Merlino, si può sapere che vuoi fare?- e dopo un breve
silenzio una domanda ingenua gli sorse spontanea -vuoi uccidermi?-
Una risata cristallina si diffuse nell’aria ed
Artù era sempre più confuso.
-La vostra ottusità sire non ha limiti- disse,
sfrontatamente Merlino, non riuscendo a trattenersi.
Offeso il principe fece per alzarsi quando una fitta lo
colpì.
Il servo ne approfittò e, in quella ricaduta,
riuscì a bloccarlo per i polsi.
Artù non aveva parole.
Merlino era sopra di lui, i loro visi vicini.
Non sapeva dire se fosse più irato o…imbarazzato
Passò del tempo che ad Artù parve
un’eternità, poi, il mago allentò la
presa fino a lasciarla.
Le sue mani si poggiarono sul petto di Artù che
sussultò a quel contatto così inaspettato.
Poi le sue dita andarono a tracciare la linea del suo collo, del mento,
per poi sfiorargli le labbra e posarsi sugli zigomi lievemente
arrossati.
-Pensate ancora che sarei in grado di uccidervi?- domandò il
servo, in un sorriso.
-Si, se non ti sbrighi- e così dicendo, Artù, con
uno scatto, si sporse verso Merlino fino a mettere in contatto le loro
bocche.
Piacevolmente sorpreso, il servo posò le braccia attorno al
collo dell’altro e il principe, a sua volta, le volse attorno
alla sua schiena.
Il bacio, dapprima lento e dolce, iniziò a caricarsi di una
foga a lungo repressa.
-State attento sire- soffiò Merlino nel riprendere fiato.
-Zitto idiota e baciami!- rispose a sua volta Artù,
infastidito dal fatto che il servo non riuscisse a rimanere in silenzio
neanche in una situazione come quella.
Preso dal momento, il principe fece, poi, uno scatto per ribaltare le
posizioni e mettere Merlino con le spalle a terra, non riuscendo a
contenere il suo ego neanche in una situazione come quella.
In quel movimento, però, il principe si bloccò ed
emise un gemito sofferente che fece sorridere Merlino.
-Io ve l’avevo detto-
Artù lo guardò storto, mordendosi la lingua per
il dolore.
Il servo rimase su di lui e avvicinando la bocca al suo orecchio gli
sussurrò
-Vi avevo avvertito che qui non siete voi che comandate-
Detto ciò, Merlino prese a baciargli il lobo, la guancia,
per poi soffermarsi sul collo, compiaciuto dai sospiri di piacere del
principe, ma delle grida improvvise fecero sobbalzare entrambi.
I cavalieri li stavano cercando e, al contrario di come
l’avrebbero pensata pochi istanti prima, i due non erano
affatto contenti di ciò.
-Sire, avete visto? Non ci hanno messo molto...- e così
dicendo Merlino fece per alzarsi ma Artù glielo
impedì, afferrandolo per la bandana che portava al collo.
-Lasciali cercare ancora un po’- disse, prima di rubargli un
altro bacio.
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