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Autore: Liberty89    17/01/2010    2 recensioni
-Io e lui…- iniziò. -…eravamo come te e Riku. Avevamo stretto un’amicizia, anche se non avevamo un cuore. Non chiedermi come sia possibile, perché non saprei risponderti. So solo che le nostre anime si capivano, erano attratte una dall’altra e quando eravamo insieme il vuoto che avevamo al posto del cuore, si colmava.- // -È da un po’ di tempo che faccio strani sogni…- disse timidamente, alzando gli occhi per incontrare la base dei sottili rami di quel salice. -E cosa vedi in questi sogni?- chiese Kairi. -Vedo Roxas… e lui…- confessò.
Una versione alternativa della mia precedente fic "Memories and new life", inizio quasi del tutto uguale, ma svolgimento e conslusione assai diversi. Questa è una one-shot un pò lunga, quindi l'ho divisa in due parti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kairi, Riku, Roxas, Sora
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve lettori e lettrici, vi avevo promesso una fic "nuova" entro questo week end ed eccola qua! L'ho messo tra le virgole perché in realtà tanto nuova non è... infatti, codesto ammasso di parole è una versione alternativa di "Memories and new life" ve la ricordate vero? *concerto di grilli* Dunque, l'inizio è molto simile (praticamente è uguale <.<), ma il proseguimento della vicenda è ben diverso u.u
Passiamo alle ultime cosette... Ringrazio la piccola King per avermi seguita mentre la scrivevo e per avermi dato una zampa nella scelta del titolo e ringrazio il mio cucciolo Carlo per lo stesso motivo, inoltre dedico la fic a Lady yaoi per motivi che lei sa u.u
Buona lettura!!!

Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.


.: [ The only difference ] :.


Si tirò a sedere con uno sbuffo. Aveva fatto ancora uno di quei sogni.
Si passò una mano tra le ciocche sbarazzine e poi scese sulla fronte, madida di sudore. Guardò la sveglia ed emise un altro sbuffo. Le tre. Quella notte si era svegliato prima del solito.
Ormai rassegnato a passare l’ennesima notte in bianco, scese dal letto e si avvicinò alla finestra. Scostò le tende e dopo aver aperto i vetri e le imposte, il ragazzo si sedette sul davanzale, dopodiché portò lo sguardo al cielo per ammirare la volta celeste priva di luna.
Nel frattempo, una presenza eterea apparve nella stanza senza far rumore e si appoggiò al muro sotto la finestra.
-Mi dispiace Sora…- disse il biondo, fissando il pavimento.
-Non preoccuparti, non è colpa tua…- rispose il castano con tranquillità.
-Diz aveva ragione, sei troppo buono Sora…- sospirò.
-E tu sei troppo duro con te stesso, Roxas. I ricordi sono preziosi e vanno custoditi.- replicò il Maestro del keyblade, saggiamente.
-Forse hai ragione tu.-
-Roxas, hai voglia di spiegarmi una cosa?- chiese dopo qualche minuto.
-Certo.- fece il Nessuno, alzandosi per guardare in viso la sua controparte.
-Visto il rapporto che vi legava, perché hai deciso di cercarmi? Ciò che vi univa era sincero e profondo, anche se non avevate il cuore, quindi perché?-
Si voltò e si specchiò in due iridi identiche alle sue, dello stesso azzurro del cielo limpido e sereno di una giornata primaverile, solitamente abitato da qualche soffice nube color latte. L’unica e piccola differenza era che le sue erano decise, mentre quelle del suo alter ego erano sgranate e colme di confusione e stupore per quella domanda tanto inattesa.
Un lungo sospiro uscì dalle labbra della Chiave del Destino, che si alzò e si diresse al comodino che stava accanto al letto del castano. Su di esso, due portafoto: il primo, dalla larga cornice blu, racchiudeva una foto di Sora in compagnia dei due amici e il secondo, dalla cornice sottile e bianca, conteneva una foto del Maestro del keyblade e del ragazzo dai lunghi capelli argentei alle sue spalle, che gli abbassava la testa con una mano. Entrambe le immagini presentavano sorrisi, ma è sulla seconda che il biondino posò la sua attenzione.
-Io e lui…- iniziò. -…eravamo come te e Riku. Avevamo stretto un’amicizia, anche se non avevamo un cuore. Non chiedermi come sia possibile, perché non saprei risponderti. So solo che le nostre anime si capivano, erano attratte una dall’altra e quando eravamo insieme il vuoto che avevamo al posto del cuore, si colmava. Stavo bene quando ero con lui, così appena ne avevamo la possibilità, uscivamo dal castello e…-
-…e andavate a Crepuscopoli…- proseguì Sora. -Sull’alto campanile della stazione, a mangiare il gelato e ad ammirare il tramonto.-
Si voltò verso il ragazzo dai capelli biondo grano, che lo guardava a occhi sgranati, e sorrise.
-Ho visto quei momenti stanotte, poi c’è stato qualcosa d’improvviso, ma non ho capito cosa, e mi sono svegliato.-
Il biondo arrossì un poco e tornò a guardare la foto dei due amici.
-Stare con lui…- riprese. -…mi faceva sentire come se avessi avuto un cuore.-
-E’ la stessa cosa che ha detto lui a me. Quella volta, mi sono sentito come se una parte di me se ne fosse andata con lui, eri tu a stare così male, giusto?- l’altro annuì. -Allora perché non sei rimasto nell’Organizzazione?-
-Quando ho scoperto che il mio… che il tuo cuore…- si corresse. -…non era svanito nell’Oscurità e che Xemnas mi stava usando per radunare i cuori ho lasciato il castello, perché non mi sono state raccontate altro che bugie. Lui ha cercato di fermarmi…-

-Perché vuoi andartene? Lo sai che così stai tradendo l’Organizzazione?-
-Non mancherei a nessuno.-

-Ma credevo che anche i suoi modi gentili fossero falsi. In fondo, ho accettato di entrare a far parte dell’Organizzazione solo perché non avevo un posto dove andare e perché quando scoprii cosa ero in realtà, non riuscii più a stare in mezzo alla gente.-
-Lui però non ti ha mai raccontato bugie…- intervenne il castano. -Lui si sentiva davvero legato a te e ha cercato di riportarti indietro.-
-I Nessuno sono egoisti, Sora, ne è prova il fatto che quando Diz mi ha cancellato la memoria e mi sono ritrovato a dovermi riunire a te non volevo. Sapevo che tu avevi bisogno di me per svegliarti, ma avevo bisogno di risposte e di più tempo…-
-Mi dispiace.- lo interruppe bruscamente l’originale. -Se potessi ti donerei la libertà che ti spetta, ma…-
-Non dirlo neanche per scherzo!- ribatté contrariato Roxas. -Se anche lo facessi, ti ritroveresti come un essere a metà e cadresti preda delle tenebre.-
All’unisono i due sospirarono e mentre il castano tornò a rivolgere il suo sguardo al cielo notturno, che ancora non recava tracce del giorno in arrivo, il biondo tornò a posare lo sguardo sulla fotografia.
I ricordi dei momenti passati con il Nessuno dai capelli rossi, padrone delle fiamme, si fecero strada nella sua mente come un fiume in piena. Il suo nome riecheggiava nei suoi pensieri, ma non riusciva a pronunciarlo a causa del senso di colpa che lo opprimeva. Nemmeno il keyblader della Luce poteva più pronunciarlo, ma non sapeva se la cosa era involontaria o meno, e se era così, lo stava facendo per non aggravare quel peso che tormentava il suo animo e quello della propria metà.
Lentamente, il chiarore del giorno dissipò il buio della notte, e il custode della Catena Regale era pronto per cominciare una nuova giornata.

.: [-----] :.

Il sole brillava incontrastato nell’azzurro del suo regno, come un Re nel proprio maniero, e riversava i suoi caldi raggi su quell’arcipelago d’isole dal nome insolito, risvegliando ogni creatura insieme al tonante rintocco delle campane del paese.
-Sto uscendo! A stasera!- urlò il ragazzo all’indirizzo della madre, mentre apriva la porta di casa e metteva piede sul vialetto che lo avrebbe condotto sulla strada.
Non badò alla risposta che gli giunse subito dopo e si chiuse l’uscio alle spalle, dopodiché sistemò lo zaino su una spalla e si avviò verso la scuola superiore delle Destiny Islands.
Terminata l’ultima avventura quasi un anno prima, Sora e i suoi amici avevano fatto finalmente ritorno sulla loro isola e avevano ripreso la loro vita di sempre, ritrovando la solita routine e tra le altre cose, riacquistarono il loro ruolo di studenti liceali e si erano ritrovati tutti e tre nella stessa classe, poiché Riku, malgrado il suo impegno, non era riuscito a superare gli esami per accedere al terzo anno.
Così il Maestro del keyblade, completamente svogliato, con la camicia della divisa fuori dai pantaloni a quadri scozzesi e la cravatta in tinta allentata, si diresse senza fretta alcuna a uno degli ultimi giorni di scuola.
La stanchezza accumulata con le ore di sonno mancate si faceva sentire con maggiore insistenza ogni giorno di più e ormai, quella storia andava avanti da ben due settimane. Quindici giorni in cui al castano erano concesse quattro o cinque ore di riposo.
Gli occhi semichiusi a causa della nottata passata a osservare il cielo cambiare sfumatura e la testa sempre più pesante, lo chiusero in un limbo isolato da ciò che lo circondava in cui rimbombava il discorso che si era tenuto tra lui e il suo Nessuno quella stessa notte, ma delle parole in particolare si erano fatte più importanti delle altre.

-Io e lui… eravamo come te e Riku.-
-Mi faceva sentire come se avessi avuto un cuore.-

-Cosa stavi cercando di dirmi Roxas?- chiese allo spazio della sua mente occupato dal biondo, che però non rispose. -Ma perché tu puoi dormire ed io invece devo andare a scuola, eh?!- sbottò irritato, quando comprese che l’altra metà di se stesso non gli avrebbe risposto.
Egli era caduto in un sonno profondo da lui incontrollabile, in cui ricordava e riviveva i giorni trascorsi al Castello che Non Esiste, dimora dell’Organizzazione di cui faceva parte. Quegli stessi ricordi poi, si tramutavano in sogni per il suo originale per un motivo a loro sconosciuto.
Pensò e ripensò a quelle parole e al proprio rapporto con il custode dell’Alba, che, ammise, era cambiato notevolmente dopo i loro viaggi. Mentre due anni prima la loro amicizia era sì forte e basata sulla rivalità, ora se possibile, questa era ancora più salda e fondata sulla fiducia e l’affetto che ognuno aveva nei confronti dell’altro. Tuttavia, Sora cominciò a chiedersi se c’era qualcos’altro dietro questo loro comportamento e il loro continuo cercarsi anche dopo essersi finalmente ritrovati.
-Sono sicuro però, che c’entrino i ricordi che non ho visto…- rifletté tornando al pensiero originale, prima di vacillare e riuscire ad evitare la caduta prevista grazie alla presenza di un palo della luce.
Si appoggiò con entrambe le mani sulla superficie in pietra e ne avvertì il poco calore che i pallidi raggi mattutini erano stati in grado di donargli. Prese due profondi respiri e si sforzò di tenere gli occhi ben aperti per poi riprendere il suo cammino solitario.
Esso però, non proseguì per molto, poiché una mano si era posata sulla sua spalla, facendolo voltare alla sua sinistra.
-Ehi Sora! Allora sei sveglio!- rise il ragazzo dai capelli argentei.
-Certo che sono sveglio Riku, cosa ti fa credere che dormissi?- domandò il castano, fissando l’altro negli occhi, ormai alla stessa altezza.
-Ti ho chiamato un bel po’ prima di riuscire a raggiungerti!- spiegò la principessa del cuore.
-Credo proprio di non averti sentita, scusa Kairi.- rispose. -Ero sovrappensiero.-
-A che pensavi?- chiese lei, incamminandosi con gli altri due. -Di solito non sei così pensieroso…-
-Nulla d’importante…- mormorò prima di dedicarsi ad un forte e sonoro sbadiglio.
-Sonno?- chiese la rossa.
-Un po’…- ammise il custode della Catena Regale, stirando le braccia in alto, imitando un gatto pigro.
-Io direi che non hai dormito per niente.- intervenne Riku, puntando le sue iridi acquamarina, nascoste dalla lunga frangia, sulle evidenti occhiaie dell’amico e il leggero pallore che sbiadiva il suo viso bronzeo. -C’è qualcosa che ti preoccupa?-
A quella domanda, Sora tacque e continuò a guardare davanti a sé, senza osservare un punto preciso.
-Come posso spiegargli quello che mi succede? Come faccio a dirgli che non dormo da quasi due settimane perché faccio sogni in cui vivo la vita di qualcun altro, che mi tengono sveglio, e che passo le notti a parlare col mio Nessuno?- pensò il ragazzo, fermandosi all’improvviso per tirare un altro respiro profondo.
-Ancora non lo so.- disse atono, riprendendo a camminare.
I due amici lo guardarono come se fosse un’altra persona, poiché mai avevano assistito ad un tale comportamento da parte sua, e si affrettarono a raggiungerlo. Le nuove domande che gli porsero non trovarono risposta, poiché il keyblader nemmeno le sentiva dal suo limbo inaccessibile a chiunque tranne che alla sua metà, che però sarebbe rimasta incosciente almeno fino a sera.

.: [-----] :.

La mattinata passò lenta per l’orologio biologico del castano, che pur di non annoiarsi e rischiare di addormentarsi sul banco, si fece attento alle lezioni, premurandosi anche di prendere qualche appunto, mantenendo comunque la sua aria svogliata e mostrando un paio d’occhi sempre più stanchi.
I suoi amici lo osservavano l’una di fianco e l’altro alle sue spalle, chiedendosi cos’avesse per convincerlo a seguire la spiegazione del burbero professore di storia, considerando il suo ormai conosciuto comportamento di puro menefreghismo nei confronti della didattica e di totale devozione all’arte dei fumetti, come la definiva lui.
Una pallina di carta rimbalzò sul banco della principessa del cuore, che la prese e la spianò per leggere il messaggio di Riku.

-Durante la pausa pranzo dobbiamo parlargli, e se non riusciamo a cavare un ragno dal buco, ci proviamo dopo la scuola.-

Scorse l’elegante grafia con il suo sguardo blu e profondo come l’oceano per poi voltarsi e annuire decisa, mentre la campanella suonava le undici e dava inizio all’ultima ora della mattinata.

.: [-----] :.

Allo scoccare del mezzodì, la campanella emise il suo acuto trillo, segnando il termine delle lezioni del mattino e dando il via alle due ore di pausa pranzo.
-Finalmente è finita anche questa!- esclamò Sora, stirando le braccia all’indietro.
-Che ne dite di andare a mangiare in terrazza?- propose la principessa, mandando un’occhiata all’amico dai capelli argentei.
-Per me va bene.-
-C’è troppo sole…- commentò invece il castano. -Se andiamo in giardino e ci sediamo sotto un albero dietro la scuola va bene lo stesso?- chiese ai due.
Questi si guardarono per un attimo prima di acconsentire, dopodiché recuperati i loro cestini uscirono dalle scale antincendio per raggiungere il retro dell’edificio.
Quasi totalmente in ombra, il luogo dava una confortante sensazione di freschezza dall’afa di quei giorni d’inizio estate, e il silenzio che vi albergava era infranto dal lieve brusio prodotto dagli alunni.
I tre si guardarono attorno, notando che a parte loro, non vi era anima viva.
Puntato il grande salice dai rami spioventi, il Maestro del keyblade vi si diresse con grandi falcate per appoggiarsi stancamente al fresco e chiaro tronco, emettendo un lungo sospiro di sollievo.
In pochi attimi, gli amici si sedettero al suo fianco e puntarono su di lui due sguardi preoccupati e ansiosi di sapere quale fosse il problema che impensieriva il castano, che teneva le sue iridi rivolte avanti a sé, guardando senza interesse alcuno il manto erboso color smeraldo.
-Sora…- lo chiamò il custode dell’Alba, attirando la sua attenzione. -…vuoi provare a dirci cosa ti sta succedendo?-
Egli non rispose, poiché preso da ben altra attività.
Osservò il viso latteo del migliore amico minuziosamente, passando lentamente dalle labbra sottili al naso e poi agli occhi color acquamarina, nascosti a tratti dalla lunga frangia tinta di prezioso argento. Si stupì della profondità di quelle iridi e per un effimero ma eterno istante vi si perse, come un piccolo battello alla deriva nell’immenso oceano. Mai si era accorto di quanto fossero belle e di quante sfumature avesse quel delicato verde.
Rammentò di aver già avvertito simili sensazioni, ma il dove e il quando continuavano a sfuggirgli come una farfalla che rapidamente si allontana dalla retina che la vuole catturare.
-Allora?- incalzò Kairi, spostandosi di fronte a lui e risvegliandolo dall’incanto di cui era stato preda. -Ci sei?-
-Come?- domandò spaesato.
-Che ti succede? Puoi dircelo?- ripeté la rossa.
Il castano rifletté sul discorso da fare, tuttavia non sapeva come iniziare né da dove, poiché ormai quella faccenda era divenuta una parte della sua routine e si era quasi abituato a ciò che succedeva durante le sue poche ore di sonno e quello che avveniva dopo. Quasi, però.
-Bè… non so da dove cominciare…-
-Da dove credi sia meglio.- rispose Riku, incrociando di nuovo i loro sguardi.
-È da un po’ di tempo che faccio strani sogni…- disse timidamente, alzando gli occhi per incontrare la base dei sottili rami di quel salice.
-E cosa vedi in questi sogni?- chiese Kairi.
-Vedo Roxas… e lui…- confessò, abbassando le palpebre e lasciando intendere chi fosse quel “lui”. -Quando tutto si ferma, mi sveglio e mi siedo alla finestra… anche Roxas si sveglia e parliamo…-
-Di cosa parlate?-
-Di ciò che mi mostrano i suoi ricordi… Molto spesso li ho visti a Crepuscopoli… anche questa notte.- sospirò. -Mi chiedo, se non fosse stato meglio lasciare tutto come stava…-
-Cosa intendi?- domandò l’argenteo.
-Forse era meglio se Roxas fosse rimasto con i suoi compagni senza sapere mai di me… almeno non l’avrebbe lasciato e ora non si sentirebbe in colpa con se stesso…- spiegò. -…e con me anche se non lo ammetterà mai.- rise, rivolgendo un pensiero alla sua metà ancora addormentata.
I suoi amici lo guardavano a occhi spalancati in silenzio, finché Riku non lo afferrò con forza per le spalle, voltandolo verso di sé.
-Ti rendi conto delle scemenze che stai dicendo?- esplose alterato. -Avresti preferito rimanere per l’eternità in quel guscio di vetro? Dimenticato da tutti, con me che ti guardavo da fuori, aspettando il tuo risveglio?-
Sora fece uno dei suoi tipici sorrisi e poggiò le mani su quelle dell’altro.
-La mia era solo una supposizione, mi chiedevo solo se non c’era un altro modo per svegliarmi e comunque…- disse, specchiandosi in quel mare verde. -…non potevo restare lì per sempre, avevo una missione da portare a termine e un luogo cui fare ritorno il prima possibile.-
Si voltò alla ricerca dei profondi occhi blu della ragazza dai lunghi capelli rossi, che lo guardava con un sorriso sereno.
-L’avevo promesso.-

.: [-----] :.

Finalmente l’ultima campanella suonò alle quattro del pomeriggio, con il sole ancora alto in cielo e il tramonto ben lontano dal mostrarsi agli abitanti dell’isola.
I tre custodi lasciarono l’edificio scolastico con calma e senza fretta, decidendo ad unanimità -senza contare il voto contrario di Sora- che sarebbero passati prima da casa del castano per assicurarsi che arrivasse sano e salvo e che non crollasse addormentato per strada.
Come quella mattina, il tragitto fu compiuto in silenzio e risultava strano alle orecchie e alle menti di Riku e Kairi, così abituati alle chiacchiere continue ed alle allegre risate del loro compagno. Quest’ultimo però, sembrava apprezzare la tranquillità di quel piacevole rientro e un sorriso sereno gli illuminava il volto stanco.
Dopo una buona mezz’ora, giunsero alla loro meta: una casa modesta, composta da un pian terreno, primo piano e mansarda, circondata da un giardino e una staccionata.
-Volete restare?- domandò Sora. -Mia madre tornerà tardi stasera…-
-Ok!- risposero i due all’unisono, seguendo l’amico.
Una volta dentro, il castano abbandonò lo zaino in salotto e si diresse in cucina, per recuperare un bicchiere d’acqua, dicendo ai due di fare come se fossero a casa loro. I ragazzi si accomodarono sul divano e presero a parlare della situazione che stava vivendo il custode della Catena Regale.
-Cosa possiamo fare per aiutarlo secondo te?- chiese la principessa.
-Non ne ho idea…- sospirò l’argenteo. -Non sappiamo nemmeno come mai Roxas si stia comportando così…-
-Io sono preoccupata per la sua salute… oggi non ha mangiato, ha preferito dormire e mi sono sentita in colpa, quando l’ho dovuto svegliare… era così stanco…-
Il ragazzo si piegò in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia e il viso sui pugni chiusi, mentre lo sguardo acquamarina correva sulle intricate geometrie del tappeto che aveva davanti e la sua mente si agitava preda di mille pensieri. Mai avrebbe pensato che si sarebbe potuta verificare una cosa simile e aveva paura delle conseguenze che tutto ciò avrebbe comportato. Anche lui era in ansia per le condizioni in cui versava l’amico e si maledì per non aver indagato prima, da quando aveva iniziato a notare il cambiamento.
-Tu e Naminé non avete problemi simili vero?- domandò con terrore, colto da un flash improvviso, mentre si voltava verso la ragazza.
Fortunatamente, la rossa negò col capo. -È da parecchio che non avverto più la sua presenza nella mia mente, ma è successo a poco a poco…-
-Cioè?-
-Giorno dopo giorno, sentivo che la sua individualità veniva meno, che lentamente si stava fondendo con me… quindi direi che siamo tornate definitivamente una cosa sola.- spiegò. -E pensa, da quel periodo ho iniziato a disegnare e dipingere, come faceva lei…-
L’albino rimase di sasso a quelle parole e si chiese come mai a Sora non era accaduta la stessa cosa. -Da quanto tempo non senti più Naminé più o meno?-
-Sei mesi circa… Ma lei mi aveva avvertita che sarebbe accaduto e quindi non mi sono preoccupata.- rispose lei. -Forse era meglio parlarne con voi… però io non me ne sono nemmeno resa conto…-
-Stai tranquilla, credo sia avvenuto in modo automatico e tu hai finito per non pensarci più. Non fartene una colpa.- disse Riku con un sorriso.
Nella sua mente tuttavia, balenò un quesito. -Come mai Roxas ha iniziato solo adesso ad interferire con Sora?-
Ipotesi su ipotesi nacquero di conseguenza, ma nessuna poteva essere certa e in ogni caso, nessuna di esse era seguita da una soluzione rapida e pacifica.
La sua ansia crebbe e si sentì impotente come non mai, non riuscendo a trovare il modo per aiutare colui che riteneva la persona più importante della sua vita. Colui che aveva preso a considerare ben più caro di un amico e a cui si sentiva più legato di un fratello.
Aveva ammesso da tempo di provare qualcosa di più del normale affetto verso quella testolina bruna, tutta pimpante e sempre sorridente, e in quel momento ne avvertiva la mancanza, come se gli avessero tolto una consistente quantità d’aria per respirare.
-Stanotte resterò qui.- decise. -Vedrò cosa succede con i miei occhi.-
L’acquamarina delle sue iridi incontrò il blu profondo e intenso di quelle di Kairi, che annuì in segno d’approvazione.
Pochi istanti dopo, entrambi saltarono sul posto per lo spavento a causa di un rumore improvviso, che invase con prepotenza il silenzio della casa, come un tuono che squarcia il cielo subito seguito dal fratello lampo.
Vetro in frantumi, seguito da un tonfo sordo.
Corsero in cucina dove trovarono frammenti di vetro e gocce d’acqua sparsi sul pavimento. Al centro di essi, giaceva il loro amico, come la luna circondata dalle stelle.



.: [ Fine prima parte ] :.


Eh sì, dopo questa lunga flebo vi aspetta l'ultima parte della fic dove ci sarà il vero rating arancione u.u Che dirvi? Spero che vi sia piaciuta nonostante tutto, a me personalmente non piace e mi aspettavo di farla meglio, ma col poco tempo che ho e con l'influenza che mi tartassa questo è tutto ciò che sono riuscita a produrre XD Alla prossima settimana con la seconda parte!
See ya!!!
  
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