Era passato un mese ed il lavoro procedeva per il meglio:
Diana era soddisfatta.
Le capitava, oramai sempre più spesso, d’esser avvicinata
dai suoi compaesani che le facevano i complimenti per quanto era riuscita a
fare con i bambini in così poco tempo.
Diana e la signora Allan si fermavano, ogni domenica al
termine della suola domenicale, per discutere del programma settimanale
dell’asilo.
E molto spesso, oltre a parlare di lavoro, si confidavano.
Già, in assenza di Anna, era alla signora Allan che Diana confidava le sue
ansie ed i suoi dubbi.
Da due settimane oramai gestiva l’asilo da sola. La signora
Allan aveva notato che Diana era diventata più sicura di se e che ce la faceva
benissimo da sola. La domenica si erano quindi incontrate per la solita
riunione.
“Diana, sei molto maturata in questo ultimo periodo. Penso
che tu sia pronta per occuparti dell’asilo da sola. Sappi che, in caso di dubbi
o timori, troverai la mia porta sempre aperta” disse la signora Allan con dolcezza.
Diana rimase inizialmente stupita della decisione, ma poi
si era resa conto che già le ultime settimane era stata lei a gestire il tutto,
soprattutto per non affaticare la signora Allan.
“Va bene, però le riunioni domenicali le manteniamo? Mi
piace sapere cosa ne pensa del programma della settimana.” disse Diana con
sguardo implorante, accompagnato da un sorriso.
“E va bene.” concesse la signora Allan.
In quei giorni arrivò una lettera di Anna.
Diana aveva dovuto aspettare la sera per poterla leggere,
in quanto lavorava durante il giorno.
Appena arrivata a casa, andò in camera e iniziò a leggere
la lettera: Anna sembrava trovarsi bene all’accademia e si era già fatta
qualche altra amica oltre a Jane e Ruby.
Questo non le dette il fastidio che aveva pensato di
provare fin dall’inizio: certo, sapeva che essendo in una nuova scuola non
poteva rimanere sola, non sarebbe stato giusto.
Anna era e sarebbe stata sempre per Diana la sua migliore
amica ed Anna pensava la stessa cosa.
Diana era serena. Una serenità data dalla consapevolezza
che, nonostante avessero intrapreso strade diverse, non si sarebbero mai perse.
L’una avrebbe sempre potuto contare sull’amicizia e sull’affetto dell’altra,
ovunque il destino le avesse portate.
Continuò con la lettura: “Oh, Anna! Sono felice che tu mi
approvi” disse come se avesse Anna accanto a se “Temevo un po’ il tuo giudizio,
ma in fondo sapevo che quando io sono felice tu lo sei per me… Con me. Ti
voglio bene Anna!” disse con gli occhi umidi.
La lettera continuava parlando della sistemazione
dell’amica, della differenza tra la città e la piccola e graziosa Avonlea,
delle amiche e degli amici. Di tutto insomma. A Diana sembrava quasi d’essere
lì con loro. Non provò invidia, come s’era aspettata. Terminò di leggere la lettera
e si preparò per la notte.
Giunse l’ora del risveglio e, dopo essersi preparata con
cura, Diana iniziò a scrivere la risposta per Anna: ieri sera aveva fatto
troppo tardi ed oggi avendo a disposizione un po’ di tempo decise di
approfittarne.
Sentì l’odore della colazione e capì che era meglio
scendere, se non voleva arrivare in ritardo al lavoro.
Quella mattina Diana ebbe una sgradita sorpresa: le scale
d’ingresso dell’asilo si erano rotte, forse a causa del tempo e dell’usura o
forse a causa dei temporali notturni che, durante l’ultimo mese, avevano
imperversato nella zona.
Con molta attenzione si riusciva ad entrare ed uscire, ma
non era il caso di rischiare, quindi decise di far entrare ed uscire i bambini
dalla porta della chiesa.
Riaccompagnò a casa i bambini e, sulla via del rientro a
casa, decise di passare ad avvisare il reverendo affinché mandasse qualcuno ad
effettuare le riparazioni del caso.
Si avviò con passo sicuro verso la canonica.
Giunse a pochi metri dalla casa del reverendo e di sua
moglie quando notò un calesse.
Lo guardò, “Hanno gente, forse non è il caso di disturbarli
ora…” si disse parlando tra se…
“Diana, che gioia vederti, come mai da queste parti?” le
chiese cordialmente la signora Allan.
Diana non l’aveva vista in giardino. “Ero venuta a parlare
con lei ed il reverendo… ma se avete ospiti, non vorrei disturbare… Anzi potrei
dirglielo a lei” disse dopo un esitazione iniziale.
“Accomodati Diana, tu non disturbi mai, e poi mio marito è
in casa. Sono sicura che se sei venuta fin qua un motivo dev’esserci” disse
apprensiva
Le due donne entrarono in casa e videro il reverendo in
compagnia di un uomo sui quarant’anni, molto distinto.
Diana l’osservò di sottecchi: era vestito in modo elegante
e curato, senza ostentare l’agio che lo contraddistingueva, aveva i capelli
folti, corti e ben curati e sembrava essere a suo agio in casa Allan.
Chissà chi è… fu il pensiero di Diana.
“Caro, posso interromperti? Diana è venuta per parlarti…”
disse dolcemente al marito
“Grazie reverendo, penso che non ci sia altro da
aggiungere. Inizieremo il trasloco il mese prossimo…” disse l’interlocutore del
reverendo.
Che bella voce profonda pensò Diana osservandolo.
“Dimmi pure Diana, ci sono problemi con l’asilo?” chiese il
reverendo scrutando Diana.
“Le scale d’ingresso si sono rotte: oggi ho fatto entrare i
bambini dalla porta della chiesa” disse timidamente Diana.
“Reverendo, lei è stato così gentile con me… Posso mandare
mio figlio a prender visione dei danni domattina e nel pomeriggio od al più
tardi domani, potrebbe iniziare le riparazioni se siete d’accordo… Sa ho una
segheria ed una falegnameria” disse l’uomo del calesse all’indirizzo della
signora Allan e di Diana che lo guardavano.
Diana non stava capendo molto, ma la decisione non sarebbe spettata a lei e quindi si limitò ad attendere.
“Scusate sono un maleducato, non mi sono presentato, mi
chiamo Thomas Wright. A mia discolpa posso solo dire che sono rimasto
affascinato da due dame belle come voi” disse il signor Wright con un sorriso
cordiale.
“Va bene allora.
Diana, potresti domani mostrare le scale da riparare al figlio del signor
Wright?” chiese il reverendo.
“Certamente” rispose prontamente la giovane.
Quando il signor Wright se ne andò Diana era prossima a
fare altrettanto quando il reverendo le chiese “Scusami se ti ho costretto a
prendere il mio posto domani con il giovane Wright, ma avevo già preso impegni
che non potevo rimandare così su due piedi…” disse il reverendo con aria
colpevole.
“Non si preoccupi. E poi mi è sembrato di capire che si
trasferiranno ad Avonlea. Sto solo facendo la buona compaesana” disse
sorridendo.
“Allora farai la buona vicina. Sai hanno acquistato la
vecchia casa degli Hamilton” aggiunse il reverendo vedendo il visino stupido
della ragazza.
“Finalmente è stata comprata quella casa! Era troppo bella
per essere lasciata chiusa.” disse Diana.
Parlarono un altro po’, poi Diana salutò cordialmente il
reverendo e la moglie e si avviò verso casa.
Peccato! pensò la ragazza, mi mancheranno le passeggiate
che facevo lungo il fiume. Però sono felice, già… è una casa troppo bella per
essere lasciata chiusa.
Potrei fare una piccola deviazione e vederla per l’ultima
volta…
Detto fatto, Diana s’incamminò verso la vecchia casa degli
Hamilton.
Dopo dieci minuti arrivò a destinazione e poté ammirare lo
splendido tramonto che si rifletteva lungo il fiume accanto alla casa.
La casa era in stile coloniale di colore bianca, con una
deliziosa veranda sul lato sinistro, accanto al fiume. Dei glicini si erano
insediati sul pergolato d’ingresso e, benché da quasi un anno nessuno li
curasse, crescevano rigogliosi.
Il portone era sormontato da un’arcata dove un tempo, non
molto lontano, c’erano state delle rose che davano un’aria vivace all’ambiente,
mentre ora c’erano rametti secchi ed avvizziti poco propensi a lasciarsi cadere
nel vuoto. Un boschetto di aceri incorniciava la casa sul retro.
Diana fissava il panorama incantata quando un rumore
catturò la sua attenzione.
S’incamminò nella direzione dove aveva sentito il rumore…
Anzi da dove continuava a sentire rumori…
Un
altro capitolo è finito… Sono stata gentile, avete conosciuto il padre di Fred.
Nel prossimo capitolo, se magari lasciate qualche recensioncina… vi faccio
conoscere Fred.
Ok,
fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo.
Ciao
Kirby!!