Serie TV > Moonlight
Ricorda la storia  |       
Autore: Mick St John    22/01/2010    5 recensioni
Dopo che quella porta si è chiusa, nell'episodio "Sonata" io e Lady Maeve (autrice presente con altre sue fanfic in EFP) abbiamo deciso di ipotizzare un seguito e scrivere la 2°stagione di questo bellissimo Telefilm per creare qualcosa di cui possa restare un bel ricordo. Utilizziamo gli spoiler della seconda stagione e le informazioni tratte dalla fonte ufficiale, cioè Trevor Munson, il vero autore di Moonlight. Speriamo possa piacere a chi è appassionato di fanfic.
E tutto questo è dedicato sempre e soltanto a chi ama Moonlight...
Grazie e buona lettura.
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Come primo episodio, è stato di rodaggio. Avendo lavorato su questa seconda stagione per un intero anno, posso dire che lo sviluppo delle storie è migliorato, man mano che andavamo avanti nella stesura. Speriamo di tenervi con il fiato sospeso da un episodio all'altro, di modo che possiate essere stimolati a leggere l'intera "serie" composta in tutto da 8 episodi. Li abbiamo numerati dopo la 16, come se fossero un'unica stagione, perchè esiste solo un'unica vera stagione di Moonlight e riteniamo che questa sia soltanto una continuazione doverosa, per dare un senso maggiore alla trama della prima.
Grazie per il vostro tempo e buona lettura...


Only for Love.
(Solo per Amore)

Episodio 17

***
1.

"Oggi è il compleanno di Josef... compie 408 anni."

Eravamo ancora a letto a coccolarci tra le lenzuola.
Beth sollevò il capo per incrociare il mio sguardo e assicurarsi che fossi veramente ancora lì, tra le sue braccia.
"Wow... Se li porta bene, devo dire."
"Già... Sono 378 anni che ne festeggia 30. E non sembra annoiato." Precisai con un sorriso.
"Anche quest'anno non ho idea di cosa regalargli..."
"Puoi portargli una bottiglia di quello buono. Di sangue, intendo." Mi propose con innocenza.
"Stai scherzando, Beth? E' banale... e Josef è come i bambini, vuole stupore per la sorpresa."
"Ah, allora, buona fortuna, Mick!"
Mi augurò e riappoggiò la guancia sul mio petto.
"Grazie... Mi sei stata di grande aiuto."
In realtà non era a Josef che pensavo.
I miei occhi ingrigiti dalla penombra della stanza non potevano fare a meno di scorrere sul suo splendido corpo nudo, steso su di me.
Accarezzavo con le dita i suoi capelli profumati che mi facevano un piacevole solletico sulla pelle ad ogni suo piccolo movimento, mentre ci godevamo quell'istante di pura gioia.
Era stato più bello del previsto e le mie previsioni erano già ottime.
Non ero mai stato tanto felice da diverso tempo. Da quella notte del 1952, per la precisione, prima che la mia "mogliettina" mi rendesse ciò che sono.

Quando la felicità diventa troppo grande per le dimensioni del tuo cuore, ti senti stordito ed è come se una strana inquietudine ti opprimesse il petto.
Già una volta mi era successo. Perdere di colpo quella felicità intensa... No, non avrei potuto sopportare di nuovo un dolore tanto grande.
E Beth ora rappresentava tutto ciò che volevo, tutto ciò che desideravo. Era in grado di farmi sentire di nuovo vivo.
Era lei la vera "cura" di cui avevo bisogno.
E Coraline... Coraline era solo il triste ricordo di una vita sbagliata.
Anche se bruciava forte dentro, come un fuoco ancora non del tutto spento che attende una piccola folata di vento per riprendere vigore.
Ma amavo Beth e le appartenevo. Lei aveva la capacità di leggermi in volto ciò che avevo nel cuore.
Ormai lo capiva al volo quando pensavo al mio passato, con nostalgia e rammarico.
E anche in quel momento, si accigliò e sollevò la testa dal mio petto per mettersi seduta a cavalcioni su di me.
I capelli biondi, un po' spettinati, facevano da cornice al suo viso dolce, provato dalla stanchezza, ma i suoi occhi erano vigili e lucidi, come sempre.
La fissai con sguardo interrogativo, anche se sapevo perfettamente per cosa fosse contrariata.
"Che c'è?" Domandai con finta curiosità. E lei aggrottò le sopracciglia, stranita.
"Che c'è? C'è che non sei qui, Mick! Certe volte ci sei, e si sente... Ma altre volte no. E la cosa che più mi innervosisce è che SO perfettamente con chi sei!"
Quando ti rendi conto che una persona ti piace anche quando si arrabbia con te, è quello il momento in cui capisci che una storia diventa importante e ci sei davvero dentro in maniera irrecuperabile.
E io adoravo Beth quando faceva la gelosa e mi sgridava.
Questo mi faceva sorridere dispettosamente. Reazione mia che ovviamente faceva innervosire ancora di più lei e impazzire d'amore ancora di più me.
Ero sempre colpevole e non ero mai pentito.
"Sei incredibile, Mick... Io non credo di poter sopportare di vivere così , con un uomo affascinante che è anche un vampiro supersexy, sposato..."
"Sssh..."

La zittii, passandole l'indice sulle labbra morbide che avevo tentato di consumare di baci. Poi aprii la mano per accarezzarle il mento e la guancia, in modo più protettivo. Il contatto con la sua pelle delicata mi dava la sensazione di poterle sfiorare l'anima. Incrociavo il suo sguardo, sperando che potesse guardare la mia, al di là di tutte le sue paure.
"Potresti vivere senza?"
Beth mi guardò intensamente per diversi secondi, mentre mi sollevavo per avvicinare il mio viso al suo.
"Io no... ma tu si." Rispose con un sussurro leggero, dal tono triste.
Era spaventata da quanto potesse essere vero.
La mia immortalità si era improvvisamente incastrata nella sua vita.
"Potrei..." Replicai dolcemente. "Ma non voglio."
Ed ero così sicuro di quello che dicevo in quel momento che anche io mi spaventai di quelle parole.
Lei, senza dire altro, mi gettò le braccia al collo e la strinsi forte a me, sperando che quel momento di malinconia svanisse velocemente così come era arrivato. Poi mormorò appena, al mio orecchio, ma io non potevo non sentirla.
"Come potrei non crederti, Mick? Sei irresistibile per me..."
E mentre tornava a guardarmi negli occhi, si fermò come pietrificata e si portò le mani sulle guance.
"O mio DIO!"
Seguendo il suo sguardo, capii che stava guardando la sua immagine riflessa sulla specchiera.
Aveva visto i suoi capelli arruffati, gli occhi un po' gonfi e le labbra arrossate, spiccare sul viso candido.
"Che distastro... Ecco vedi? Tu non hai un capello fuori posto e sei splendido come sempre! Io invece ho un aspetto ORRIBILE!"
A quel punto tentai di rassicurarla, inutilmente.
"Mpf... Sei stupenda, credimi."
Lo era, per me. Fin dalla prima volta che l'avevo vista, Beth era la mia più bella emozione.
Lei si fermò a pensare un istante e scherzando, mi provocò con un'espressione più distesa, fingendo di respingermi.
"Questo è il motivo per cui detesto i vampiri... SOPRATTUTTO MICK ST. JOHN!"
"Ah, davvero?"

La afferrai, costringendola a tornare su di me e la baciai con prepotenza.
Lei si sciolse in un sorriso luminoso e tenero, di quelli che confondono gli uomini romantici come me.
"Io invece ti amo, Beth Turner." Confessai in un soffio sulle sue labbra.
"Ma io di più, Mick St. John..."
E ricambiò il mio bacio.
"Perciò, resta con me."
"Io sono con te... Sono sempre stato con te."

In quel momento Beth annuì e sgusciò a malincuore fuori dal mio abbraccio, prima che gli occhi le si riempissero di lacrime.
Con riluttanza, fui costretto a lasciarla andare e lei si alzò, mentre il mio sguardo la accarezzava, accompagnandola nei suoi lenti movimenti.
Era bellissima. E come tutte le cose belle volevo goderne in eterno.
Invece, come tutte le cose belle, avrebbe avuto una fine. E proprio questo paradossalmente mi faceva godere con incredibile entusiasmo ogni istante passato con lei, come se fosse l'ultimo. Ringraziavo Dio di poterla amare ogni minuto di più per tutto il tempo che ci avrebbe concesso.
"Vado a farmi una doccia, o potrei restare qui a letto con te tutto il giorno...ma TU, non sparire come tuo solito!" Si raccomandò, ammiccando, prima di entrare in bagno.
Nell'attesa, mi sollevai per mettermi seduto e mi sistemai il cuscino dietro alla testa per guardare la tv.
Presi il telecomando e alzai il volume per sentire il notiziario.
Breaking News, ovviamente.
Sbuffai, gettando stancamente uno sguardo alla porta aperta del bagno. Potevo sentire l'acqua della doccia scrosciare sul corpo caldo di Beth.
Ero quasi felice che non potesse sentire. Il risveglio di quella nostra prima notte, volevo che fosse sereno, almeno per lei, ma io dovevo ascoltare.

Tv news

"Questa notte villa McLow a Pasadena è stata divorata dalle fiamme.
L'incendio, divampato durante le prime ore del giorno, ha avvolto in poco tempo l'intero edificio, al cui interno sono stati rinvenuti i corpi carbonizzati e ormai irriconoscibili di Jack e Lisa McLow. Come potete vedere dalle immagini del nostro servizio, il fuoco non è stato ancora del tutto domato, anche se i vigili del fuoco assicurano di avere la situazione sotto controllo."

La casa fumante, alle spalle della giornalista, era ancora tempestata dal getto potente degli idranti che venivano seguiti dalle telecamere della CDS, ma ad un tratto l'obiettivo tornò a spostarsi sul volto dell'inviata, segnato dalla tensione nel rilasciare le notizie di aggiornamento.
Se fosse successo qualche mese fa, avrei visto sicuramente Beth al suo posto.
"Ma quello che apparentemente era sembrata la scena devastante di un terribile incidente, si è rivelato agli inquirenti il luogo in cui sono stati consumati due efferati delitti. Infatti la polizia ha comunicato proprio in questo momento l'arresto di Juliet McLow con l'accusa di duplice omicidio dei genitori. Sembra sia stata proprio la figlia delle due vittime a confessare di aver appiccato l'incendio che ha distrutto la sua famiglia e la sua casa. Siamo in attesa di sviluppi... ma... Ecco... Eccola! Juliet! JULIET! Vuoi dirci perchè hai assassinato i tuoi genitori?"

"Ehi Mick? mi stai ascoltando? MICK!"

No. Non potevo sentirla. Il mio cervello era congelato davanti allo sguardo micidiale di Juliet.
Certamente ancora minorenne, bruna, dalla pelle bianchissima.
Alzò il viso sbarazzino e fissò la telecamera con occhi di sfida taglienti come lame, mentre gli agenti le si paravano intorno, contenendo a fatica la folla di giornalisti.
In quell'istante le sue labbra di schiusero per pronunciare parole che il mondo non avrebbe mai dovuto sentire.
"Perchè erano VAMPIRI!"

I muscoli dello stomaco mi si contrassero convulsamente per la tensione, come se mi avessero tirato un pugno.
"Erano DUE VAMPIRI! E io li odiavo! LI ODIAVO! Dovevano MORIRE! BRUCIARE ORA E TRA LE FIAMME DELL'INFERNO PER SEMPRE!"
La freddezza con cui urlava tutto il suo odio mentre la trascinavano via, mi scioccò. Ma ancora di più scioccò Beth.
Era accanto a me. Mi voltai giusto in tempo per leggere nei suoi occhi il panico di quella affermazione.
Lei non era un vampiro. Io avrei fatto qualunque cosa fosse in mio potere per evitare che lo diventasse mai, ma a quel punto era somigliante a noi come tutti gli altri mortali che vivono condividendo un segreto grande come il nostro.
Aveva la consapevolezza di amare qualcuno con un terribile scheletro nell'armadio e la determinazione nel volerlo mantenere sotto chiave, quell'armadio.
Lontano da chiunque potesse, anche solo per curiosità, tentare di posarci lo sguardo sopra.
Chi frequenta a lungo un vampiro, per quanto gli sia possibile, comincia a ragionare come lui.
E Beth sapeva bene quanto timore avessimo di essere scoperti, di essere cacciati.
Era anche la più grande paura di Josef.
Con effetto transfert ora era anche la sua paura.
"Che sta dicendo? Non può essere... Non dice sul serio, vero Mick?"
Si strinse forte nell'asciugamano rosa, sedendosi accanto a me.
Entrambi ci guardammo intensamente negli occhi, tentando di leggere i pensieri l'uno dell'altra e di trovare una qualche rassicurazione.
Poteva essere che Juliet avesse usato quel termine come sinonimo di "creature spietate senza cuore".
Ma a quel tono di voce, il nostro brivido comune ci aveva fatto dare un'altra interpretazione.
Quella che più rifletteva le nostre paure.
Fui io a rompere il silenzio. Non potevo sopportarlo a lungo.
"Abbiamo sicuramente pensato male..."
"Mick..."
Cominciò Beth sospettosa. La sua mente sveglia stava già indagando per trovare prove e movente ai suoi sospetti.
"Ha dato fuoco alla sua casa... I suoi genitori sono morti bruciati! Avrebbe potuto usare una pistola, o avvelenarli... perchè arderli vivi?"
Serrai i denti a quelle parole di verità, contraendo la mascella. Aveva maledettamente ragione.
"Si, dobbiamo vederci chiaro. Speriamo che i nostri dubbi siano solo delle paranoie..."

Quando non eravamo noi a cercare il lavoro, era il lavoro a cercare noi. Ma questo caso si prospettava un affare personale e senza attendere oltre mi alzai in piedi e la abbracciai forte, stringendola a me per un po'.
Beth si aggrappò letteralmente a me, come suo estremo sostegno.
Il suo tepore mi tranquillizzava sempre, ma sentivo il suo cuore battere forte per me.
Era ancora fresco il ricordo di quanto era successo ad Emma e Jackson. Le fiamme che avvolgevano i loro corpi abbracciati aveva lasciato un segno indelebile in me.
Presi giusto il tempo di rientrare nei vestiti e afferrare camicia e giacca, poi corsi fuori dall'appartamento di Beth con il cellulare all'orecchio.
Avevo chiamato in ascensore, ma era caduta la linea e lui mi aveva appena richiamato.
"Certo che ho visto il notiziario... Vado subito con Beth alla centrale e ti richiamo appena so qualcosa. Ah, Josef... Buon Compleanno!"

******
2.
"Auguri Josef..."
La sera prima, quando lui le aveva aperto la porta con la vestaglia di seta poggiata di fretta sulle spalle,
Simone gli si era buttata al collo per dargli un bacio schioccante.
Lo aveva accarezzato sulla nuca prima di scostarsi gentilmente, senza smettere di guardarlo con espressione maliziosa da gatta.
Indossava un soprabito color avorio che lasciò delicatamente scivolare giù fino ai piedi.
Non aveva altro sulla sua pelle che profumo e un nastrino rosso legato al collo.
Niente di più invitante per lui che già ardeva di passione per una donna sensualissima come lei.
"E' mezzanotte ormai... Vieni a scartare il tuo regalo?"
Le labbra di Josef si erano inarcate in uno dei suoi soliti sorrisi soddisfatti, rivelando le fossette sulle guance ben rasate, mentre una scintilla di desiderio gli accendeva di fuoco lo sguardo.
Peccato che il suo risveglio all'alba fosse stato traumatico non meno del mio.
In fondo era il suo compleanno e in 408 anni non credo che ne abbia passato uno solo senza pensieri ansiosi.
Questa idea di un'eternità vissuta nell'angoscia mi spaventava davvero.
Josef aveva saputo di Juliet McLow e delle sue dichiarazioni pericolose prima di me.
Anche lui aveva avvertito il nostro noto "brivido" e mi aveva tempestivamente chiamato almeno quattro volte prima che riaccendessi il cellulare.
Ma c'era qualcosa che non mi aveva ancora detto.

*******
3.
Io e Beth raggiungemmo il luogo di detenzione di Juliet e ottenemmo il permesso per un colloquio. O meglio Beth lo ottenne per me.
Anche se Talbot non perdeva occasione di fulminarmi col suo sguardo indagatore e di studiare le mie mosse, avevamo entrambi bisogno del suo aiuto.
Quando ero in sua presenza avvertivo un'ostilità a pelle. Mi sentivo preda. Questo forse è il termine giusto. Avvertivo il suo fiato sul collo. I suoi occhi mi parlavano ripetendomi in continuazione "So cosa sei, e ti tengo d'occhio... fai solo una mossa falsa e sei fuori dal gioco. Game over."
In realtà avrebbe dovuto essere l'opposto. Ero io ad essere in cima alla catena alimentare... Invece quella sua espressione sicura mi destabilizzava.
Però quella sensazione di disagio in me cresceva ogni volta che le nostre strade si incrociavano.
E quello che mi irritava davvero era che più la mia e la sua energia si respingevano, più lui attraeva con la sua, quella di Beth.
Si, la attraeva. Lo capivo da come si guardavano, da come lavoravano insieme. Non ho mai creduto che Beth potesse invaghirsi o flirtare con lui, ma ne era affascinata.
Non so se fosse gelosia, perchè sapevo benissimo quanto Beth preferisse me, eppure mi rendevo conto di cosa avesse passato Josh. Mi domandavo quanto fastidio avesse provato per colpa mia e mi rispondevo che doveva essere molto più del mio, considerando quante attenzioni Beth avesse riservato a me.

Quando Talbot aprì la porta della stanza e mi trovai di fronte Juliet, restai di sasso per qualche secondo.
"Vorrei parlarle da solo, se possibile." Dissi senza esitazione, con tono fermo.
"Cosa? Mick... Perchè?" Domandò Beth incredula. E d'altronde non poteva sapere perchè volessi escluderla.
"Beth ti prego... ti spiegherò tutto più tardi."
I miei occhi le parlavano, specchiandosi nei suoi e lei capì che doveva fare come dicevo.
Beth si fidò ciecamente di me, come sempre, e si ritirò a testa bassa. Rimase a guardarci dall'altra parte del vetro della sala d'interrogatorio con il viceprocuratore.

"Parlano così piano che il microfono non percepisce nulla..."
Ben non sembrava nemmeno troppo impressionato. Era più che altro una constatazione stizzosa, ma non c'era incredulità nella sua voce.
Beth era stupita molto più di lui. La sua mente connetteva ogni pezzo del puzzle, collocandola al giusto posto.
Stanno parlando con un livello di voce che non è percepibile ad orecchio umano... Quindi lei è... una vampira.
ODIA i Vampiri, ma è una di loro! Mick... che vuol dire tutto questo? Credevo non esistesse un altro vampiro che rinnegasse la sua condizione più di te
.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Moonlight / Vai alla pagina dell'autore: Mick St John