Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ashestoashes    22/01/2010    2 recensioni
"Perchè mi hai tirato fuori dal locale?", la interruppe Andrea. Proprio logorroica quella biondina. "Ecco... mi andava di conoscerti." E l'imbarazzo coprì la stradina, le lattine di birra vuote, e anche la faccia di Viviana. Tanto per non farsi mancare niente, anche la brutta figura. Avrebbe fatto meglio a dichiarle quanto la trovasse maledettamente bella e affascinante e Dio, sì, mi sono presa una cotta che nemmeno le tredicenni. Sarebbe stata la stessa cosa.
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Dark hair and white skin: I love you, mozzarella!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: This is not a fuckin' friendship, you know it.
Prompt: 001. Beginning
Serie: Dark hair and white skin: I love you, mozzarella!
Autore: Ash
POV: Terza persona
Rating: Pg - 13 (ho messo arancione per sicurezza)
Warnings: Female-slash
Capitolo: 1/?


Un commento sarebbe ovviamente gradito perchè sono molto legata a queste due anime in pena...
Grazie!


Enjoy it!

Capitolo 1



Ecco lo sapeva. Era un'azione suicida ispirata dall'alcol.
Fanculo l'alcol, fanculo i ripensamenti!
Insomma, però, non poteva stare per farlo. No, sul serio. Dov'era finita la sua nota razionalità?
Affanculo insieme all'alcol, probabilmente.
Aveva placcato la ragazza bianco perlaceo (così la chiamava Viviana) mentre  cercava di fuggire dalla marmaglia in direzione del bancone del pub.
"Vuoi ballare?"
Ecco, l'aveva fatto. Con tanto di sorrisino allegro e occhietti vispi e simpatici.
La ragazza la fissò stralunata.
Ecco, ora dice di no..., pensò afflitta.
Era la prima volta che Viviana la guardava davvero. Erano sì e no a trenta centimetri di distanza. Il trucco nero e rosso attorno agli occhi di quella meraviglia inscoperta cominciava a cedere, sciogliendosi in piccole goccioline sanguigne. Visti così da vicino, i suoi occhi sembravano così scuri e sinistri...
"No, io non ballo.", fu la prevedibile risposta.
"Cazzate."
Viviana l'afferrò per un braccio - Dio, quanta stoffa aveva addosso quella ragazza? - e la portò in pista, dimenando il culo a ritmo.
Non sapeva nemmeno se all'altra piacesse ballare, non aveva idea di cosa stesse pensando, ma era così felice che si mise a saltellare. Fortunatamente, il ballo le evitò una brutta figura. E aveva anche un gran voglia di urlare la propria gioia quando l'altra le fu spinta addosso da un tipo in chiodo che scorrazzava allegramente tra la folla, incurante del fatto che le aveva quasi fatto saltare le coronarie.
Ma l'altra sembrava proprio non riuscire a muoversi con disinvoltura. Era goffa, impedita dagli strati di vestiti che le cadevano addosso.
Viviana la vedeva soffrire e, presa dall'esaltazione del momento, gridò allegramente: "Forse è meglio se usciamo!"
 L'afferrò di nuovo per la felpa, giacca, o quel che aveva addosso e la trascinò fuori dal locale.
La ragazza la fissò ancora più stranita e Viviana si accorse che era ubriaca. I suoi occhi, neri e profondi e quant'altro, certo, erano offuscati e vitrei.
Appena fuori dal locale, Viviana si sentì svuotata e smarrita. La sua mente si riempii di tutti quelle domande che aveva ignorato mentre le chiedeva di ballare. E se se ne fosse andata? E se le avesse detto che non era interessata alle attenzioni di una mocciosa?
E se, peggio di qualunque altra cosa, le avesse detto che era etero?
"Hai i capelli biondi...", mormorò la ragazza bianco perlaceo sedendosi a terra, vicino ad un mucchio di lattine di birra vuote.
"Oh... sì, sono biondi.", rispose Viviana come se non se ne fosse mai davvero accorta.
Ormai la sua età cerebrale s'aggirava intorno ai dodici anni, tredici al massimo.
"Mi piacciono. Sono... - mosse una mano in aria - luminosi. Belli, davvero."
E Viviana arrossì, sì, così, tanto per.
"Io... io mi chiamo Viviana!" e praticamente lo urlò.
"Uh. Io Andrea.", rispose l'altra. E sorrise. E Viviana si sentì nuovamente in vena di saltellare, ma represse quell'istinto demente dicendosi che era tutta colpa dell'alcol. Era sempre colpa dell'alcol.
E si chiamava Andrea, Dio, le stava così bene, quel nome.
Andrea s'accese una sigaretta continuando a fissarla. In un altro momento, con un'altra persona davanti, si sarebbe alzata abbandonando l'interlocutore, ma proprio non ci riusciva. Quegli occhi azzurri la stavano incantando, bloccandole l'ultima stilla di raziocinio che aveva. Dio, alcol non lo reggeva proprio...
Decise di rompere il silenzio.
"Io suono il basso.", così, la prima cosa che l'era venuta in mente.
Viviana sorrise, anche lei, così.
"Uh, io canto. Cioè, canticchio sotto la doccia. Cioè, mi piace cantare e ogni tanto lo faccio, sai, è bello, mi sfogo e i miei amici dicono che ho -
"Perchè mi hai tirato fuori dal locale?", la interruppe Andrea.
Proprio logorroica quella biondina.
"Ecco... mi andava di conoscerti."
E l'imbarazzo coprì la stradina, le lattine di birra vuote, e anche la faccia di Viviana. Tanto per non farsi mancare niente, anche la brutta figura.
Avrebbe fatto meglio a dichiarle quanto la trovasse maledettamente bella e affascinante e Dio, sì, mi sono presa una cotta che nemmeno le tredicenni. Sarebbe stata la stessa cosa.
Ecco, adesso scapperà urlando dandomi dell'invertita. Perchè l'ha capito, lo so, non è stupida, è intelligente, lo so, all'università ha il massimo dei voti, me l'ha detto mio fratello, pensò. Una vocetta dentro di lei le ripeteva che doveva anticipare l'altra e proclamare l'infervità mentale.
"Mn. Perchè?", fu invece la laconica risposta.
Viviana voleva seppellirsi, ora, subito, ADESSO.
"Per niente. Cioè, ti ho vista e ho pensato tu potessi essere interessante. Quei guanti, gli occhi, i capelli - perchè non riusciva a fermarsi? - le labbra, le guance..."
L'aveva davvero detto?
"TI va di venire a casa mia?"
Andrea s'alzo ondeggiando, cercando di pescare dalla tasca della giacca, felpa, o quel che aveva addosso - nemmeno si ricordava dov'era, al momento, era tutto così colorato - le chiavi della macchina.
"Cosa?", rispose Viviana con gli occhi di fuori.
"A casa mia. Per bere qualcos'altro."
Ecco, non è che Andrea fosse il tipo di persona che ci girasse attorno.
E dire che a Viviana era sembrata una fragile, dolcissima, mozzarella deambulante.
"Certo!", rispose. Sempre gridando, ovvio, ormai non riusciva più a parlare senza emettere gridolini estastatici.
Dio. Lei e Andrea. A casa sua. Dio, Dio, Dio!
Mentre camminavano verso la macchina di Andrea, Viviana saltellò. Giusto un pochino, giusto perchè stava sostenendo Andrea e tutti i litri di alcol che aveva ingerito.
Giusto perchè, cazzo, a se stessa poteva ammetterlo, erano mesi che pianifica quel maledetto momento. Ed era calda, Andrea. Così calda che la voglia di urlare giubilo e halleluya la stava devastando.
Andrea non le aprì la portiera visto che era impegnata a circumnavigare la vettura, rotolandoci praticamente sopra.
Viviana non vi badò e mentre stava per salire mormorò un "Grazie Dio." che fortunatamente Andrea non udì.


Note: Quando uno ha il cervello pieno di criceti morti ecco cosa succede...
Per chiunque avesse letto Your skin makes me feel right: le protagoniste sono le stesse ma  siccome il mio cervello cazzeggia c'è una differenza che è poi fondamentale. In "Your skin" è brevemente descritto il primo incontro tra Viviana e Andrea ma in realtà - nella mia mente - doveva avvenire come sopra descritto.
Quindi, un giorno, sistemerò "Your skin" per far combaciare le cose. E posso già affermare (per poi probabilmente fare danno e ritrattare) che quella shot si piazza suppergiù a metà di questo racconto. Di sicuro, molto dopo questo capitolo.

Dio, i criceti stanno andando in putrefazione!
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ashestoashes