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Autore: Pochka    23/01/2010    1 recensioni
Mi sono inventata una coppia. Una strana AU Xanxus/Nana Sawada.
Uno studente universitario e la sua fiamma, dodici anni più grande.
Un uomo che ha trovato la sua Luce tra la spazzatura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Oh santo cielo, l'ho fatto di nuovo. Una fan fiction etero nella sezione Reborn?! Scherziamo?!
Tra l'altro, ero talmente presa dalla mia coppia(xD), che sono saltata alle conclusioni troppo presto, temo.
Sappiate che sono ORGOGLIOSA di questa fiction, anche se non piacerà a nessuno. *w*(Per lo meno è più bella dell'introduzione).

Era notte fonda, eppure la città era più sveglia che mai.
Il vociare della folla, le luci colorate dei pub.
Tutto si univa nel dare un po' di magia a quelle strade che durante il giorno erano così spente, trascurate e malfamate.
I locali di quella zona erano il posto adatto per uno studente universitario che cercava lavoro:
il personale scarseggiava sempre, a volte perchè qualcuno perdeva la vita in una rissa.
«Xanxus senpai, dammi una mano a pulire!»
La voce irritante e spaccatimpani del suo collega gli giunse alle orecchie.
Squalo, ventidue anni, lunghi capelli argentei legati in una coda, lo fissava con il mento appoggiato al manico della scopa.
«Vorrei tornare a casa, oggi.» sbuffò.
Xanxus sollevò la testa dal bancone e ricambiò lo sguardo.
Squalo rabbrividì. Gli faceva sempre un certo effetto venire scrutato da quegli occhi rossi e da quello sguardo da pazzo. Sembravano quelli di un demone. Un demone ventiquattrenne coi capelli neri ingellati.
Il suo senpai sbattè di nuovo la testa sul tavolo.
«Per l'ultima volta.» mugugnò. «Non è colpa mia se ieri il padrone ci ha chiusi dentro. E poi hai già finito.»
«Macchè finito! Potresti fare almeno finta di aiutarmi, invece di startene lì a bere! Ehi, mi ascolti? Ehi!» sbraitò Squalo.
Xanxus si mise a fissare la bottiglia di brandy quasi vuota.
«Sciocchezze» mormorò alzandosi «Ho bevuto solo un bicchierino...»
Prese la bottiglia, finì di berne il contenuto e la gettò.
«Datti una mossa, anch'io oggi voglio uscire prima.»
Squalo smise di colpo di lamentarsi con la scopa del fatto che era solo un povero studente, guarda dove doveva lavorare e con chi, e sul suo viso apparve un ghigno divertito.
«La signora Sawada, eh?»
Xanxus lo ignorò fingendo di sistemare le sedie.
Finirono di sistemare il locale alle tre e mezza passate e vennero prontamente cacciati fuori dal padrone.
«Che vecchiaccio arzillo.» disse Squalo accendendosi una sigaretta. «Allora oggi ci vai davvero?»
Dato che dopo tre minuti buoni non ricevette alcuna risposta, lo salutò con un "muoviti che tra poco chiude anche lei".
Lo so benissimo, che credi? pensò l'uomo, camminando svogliatamente tra la folla di ubriachi che gli ostacolava il passo.
Speriamo solo di fare in tempo.
Si fermò solo quando intravide una donna dall'aspetto gioviale dai corti capelli castani mettere alla porta un uomo con gentile decisione.
«Non preoccuparti, Hiroshi, si sistemerà tutto. Però ora devo chiudere!»
Nel sentire quella voce Xanxus ebbe un brivido. Era calda e dolce, ma anche molto determinata.
Si avvicinò alla donna mentre lei girava un cartellino sulla porta con scritto "chiuso".
«Nana.» disse, cercando di sorridere.
«Oh...»
La donna si girò, sorpresa, e subito abbracciò Xanxus.
«Ciao, come stai? Vieni, entra! Non ti ho visto ieri, mi sono preoccupata! Sai com'è, con la gente che gira da queste parti...»
Xanxus entrò nel locale poco illuminato di Nana. Era piccolo, c'erano solo un paio di tavoli ed un bancone. Tutto era pulito e ordinato, tutto il contrario di quello dove lavorava lui.
Si sedette a un tavolo, e Nana lo imitò. Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Secondo lui era una donna fantastica.
Si era sposata a ventitrè anni e aveva dato alla luce un figlio, Tsunayoshi. Poco dopo la nascita del bambino, però, suo marito Iemitsu morì in un incidente sul lavoro, e lei dovette crescere Tsuna da sola.
Nonostante questo era una donna semplicemente stupenda, con il sorriso più dolce e sincero che il ragazzo avesse mai visto.
I suoi modi materni lo avevano conquistato.
Si erano conosciuti sei mesi prima, quando Xanxus aveva cominciato a lavorare in quella zona.
Stava tornando a casa dopo il lavoro quando vide un uomo che urlava che stringeva il braccio di una donna.
Ma la donna non era né spaventata né mostrava dolore. Mostrava invece una sicurezza incredibile, mantenendo un flebile sorriso.
"Ubriacarti è una tua scelta" disse "ma non puoi venire qui a insultare gli altri clienti! Non ti hanno fatto nulla!" e lo cacciò così, con tanta semplicità.
Quando Sawada Nana incrociò il suo sguardo e lo invitò ad entrare, lui capì che qualcosa era cambiato.
I due si innamorarono e iniziarono quella strana avventura, quel loro veloce incontro che durava solo un'ora al giorno.
«Nana, cosa ti è successo alla gamba...?» mormorò Xanxus notando una macchia scura poco sotto al ginocchio della sua compagna.
«Oh, questo?» disse lei, quardandosi la gamba come una bambina curiosa. «In effetti inizia a farmi un po' male... Oggi un cliente ha ben pensato di darmi un calcio.»
Xanxus si alzò di scatto, facendo quasi cadere la sedia. Senza accorgersene, stava quasi urlando.
«Come sarebbe a dire, ti ha picchiata? E ne parli con tanta leggerezza?»
Anche Nana si alzò, e gli mise le braccia attorno al collo, avvicinando il viso al suo.
«Che carino che sei a preoccuparti così per me.» ridacchiò. «In verità ho solo sbattuto contro una cassa, va tutto bene.»
«Davvero?» chiese Xanxus iniziando ad accarzzarle lo sterno. Non c'era da fidarsi di Nana, quando "andava tutto bene"
Lei lo baciò piano sul collo, iniziando a sbottonargli la camcia.
Era sempre così. Due chiacchere, magari una bevuta, sesso.

«Sono stanca, Xanxus.» sussurrò poi lei, accarezzandolo. Aveva posato la testa sul suo seno come un bambino e aveva iniziato a sonnecchiare.
«Non voglio continuare a fare tutto di nascosto. Vorrei starti più vicino. Mi ascolti?»
La sua voce suonava proprio come quella di una mamma. Xanxus mugugnò qualcosa per farle capire che non stava dormendo.
«Potresti iniziare a lavorare qui, che ne dici?»
Fu come ricevere una secchiata d'acqua fredda.
«Ve... venire a lavorare qui?» balbettò mezzo addormentato. Forse sì, era addormentato, stava sognando.
Si diede furtivo un pizzicotto. Era sveglio. Accettò senza pensarci due volte e baciò di nuovo Nana.
«Speriamo che il tuo amico non se la prenda, però!» esclamò lei, sinceramente preoccupata per Squalo. «Non si sentirà solo?»
«Chi quello? Non credo proprio.»

In una casa piuttosto lontana da lì, uno studente universitario starnutì.
«Chissà come vanno le cosa a Xanxus?» chiese al suo gatto, rigirandosi nel letto.
«Credo che prima o poi mi pianterà in asso.»
E dopo aver sonoramente sbadigliato si addormentò, pensando a quali pesanti torture avrebbe potuto infliggere al senpai se solo avesse osato abbandonarlo in quel locale per una donna.
  
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