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Autore: RubyTuesday_    23/01/2010    1 recensioni
Eleanor Rigby raccoglie il riso in una chiesa dove c'è stato un matrimonio. Vive in un sogno. Aspetta alla finestra... Ma cosa, o chi aspetta? E se il nome Eleanor Rigby non fosse solo un nome trovato su una lapide di un cimitero?
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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There Is Still A Light That Shines On Me

Shine Until Tomorrow, Let It Be.

 

Sentivo che quel giorno mi dovevi dire qualcosa. E avevo ragione, vero?

Da quella volta in poi, ci hai sempre provato, ma non hai mai osato.

E forse è stato meglio così… forse.

C’era, ogni volta, qualcosa che ti tratteneva.

E l’avevo capito subito, perché nei tuoi occhi c’era un’ombra cupa sotto una maschera di felicità.

Non ci vedevamo da tanto tempo, quel giorno, eppure qualcosa era cambiato. Ma cosa, non l’avevo capito subito.

Avevamo parlato tanto, più delle altre volte.

Eri felice, sorridevi, eppure avvertivo un tremito nella tua voce, nella tua mano stretta nella mia.

O forse, non volevi dirmelo.

Dovevi, ma non volevi. E alla fine non ci sei riuscita.

Giorno dopo giorno, cambiavi. Sì, eri sempre tu, ma c’era qualcosa di diverso.

E con il passare del tempo quel qualcosa diventava sempre più oscuro e incomprensibile.

Tu dicevi che andava tutto bene. Andava tutto bene.

Ma non era vero, questo lo sapevo, e per quanto cercassi di parlartene, tu non dicevi nulla.

Forse, alla fine, è stato un bene. O forse no. Non lo so neanche io.

Non avrei potuto fare niente, in ogni caso.

Le giornate passavano, e ogni giorno mi sembravi più debole, più triste, anche se facevi di tutto per nasconderlo.

Tutto ha una fine. E’ l’unica certezza che abbiamo.

Ma quando quella fine arriva, si mostra sempre più sconvolgente di quanto avremmo immaginato, e così è stato per me, per te, per noi.

 

Quella bella giornata di settembre, non sembrava diversa dalle altre. Eppure, lo è stata.

Quel giorno, come ogni volta, ti ho accompagnata a casa.

Sembravi distrutta, e avrei voluto rimanere con te. Avrei dovuto.

Ma invece, dovevo allontanarmi per un paio di giorni.

Quella sera, sei scoppiata in lacrime.

Non riuscivo a capire perché. Così, all’improvviso. In lacrime.

Non avevo capito che quello era un addio.

Un addio. Addio per sempre.

 

Sono stato via solo tre giorni, sono tornato prima, volevo rivederti.

Ma la chiesa era vuota, l’organo non c’era più, e ad accogliermi ho trovato solo il Padre, il viso logorato dal dolore. Mi ha dato una lettera, che non ho avuto il coraggio di aprire fino ad ora.

Ma è giunto il momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

Spero che non dovrai leggere questa lettera, spero che quando tornerai io sarò ancora qui, tutto tornerà come prima. E’ una speranza vana, lo so, ma cosa mi ha aiutato ad andare avanti in tutti questi anni se non la speranza che qualcosa sarebbe cambiato?

E così è stato, qualcosa è cambiato: sei arrivato tu, mi hai salvata, facendomi finalmente provare la gioia di vivere, la gioia di sapere che ogni volta che tu te ne andavi saresti tornato. Che non mi avresti abbandonata.

Per questo volevo dirti, semplicemente, grazie; quello che non sono mai riuscita a dirti.

Mi dispiace, mi dispiace davvero tanto se non ti ho mai detto niente e hai dovuto scoprire tutto da solo, leggendo la lettera. Ma non ce l’ho fatta, non volevo darti dolore e forse volevo dimenticare, evadere dalla realtà, almeno fin quando possibile.

Ho pensato che sarebbe stato meglio per entrambi.

Ho nostalgia di ieri, quando insieme camminavamo mano nella mano, e niente avrebbe potuto separarci; tutti i problemi sembravano così lontani, mentre adesso mi travolgono come un fiume in piena inonda la campagna e distrugge tutto ciò che lo circonda.

Ti devo dire addio, mio caro amico.

O forse, solo arrivederci.

Solo arrivederci.

 

Eleanor

 

 

 

 

Pioveva, e tutto era ricoperto da una spessa coltre di nebbia. Faceva freddo, segno che l’inverno stava ormai iniziando.

Un ragazzo stava in piedi, sul retro della chiesa. Regnava il silenzio, e tutto d’intorno non c’era nessuno, solo il tetro contorno degli alberi che crescevano lì attorno. Ad un certo punto, il ragazzo sentì il rumore di passi sulla terra bagnata. Una mano gli si posò sulla spalla.

Era Padre McKenzie, che probabilmente per tutto quel tempo (quanto?) l’aveva osservato dalla finestra della chiesa. La stessa finestra dalla quale Eleanor guardava tutte le persone sole che camminavano per strada.

Adesso, erano lui e il Padre ad essere soli.

Inaspettatamente, si rivolse a lui.

“Ragazzo, non peggiorare le cose. Le persone non muoiono mai veramente, se il loro ricordo rimane vivo dentro di noi. Eleanor rimarrà qui, finché qualcuno si ricorderà di lei. E la sua memoria sarà come una luce, che ci guida anche quando la notte è più buia; splenderà fino a domani, per sempre, se tu lo vuoi. Bisogna che ogni cosa faccia il suo corso. Lascia che sia, perché tutto finisce prima o poi.”

Detto questo, se ne andò, così come era arrivato.

Il ragazzo si avvicinò alla lapide, bianca e fredda come il ghiaccio. Lasciò cadere un fiore sull’erba, e si allontanò. Si girò un’ultima volta a guardare.

 

Eleanor Rigby

Si allontanò, sotto la pioggia battente.

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

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Purtroppo per voi, non è veramente la fine. Ci sarà l’epilogo che spero di postare appena possibile, dovrebbe essere molto breve. Solo una breve conclusione.

Questo capitolo è venuto più triste di quanto avevo programmato… mah, spero che vi piaccia lo stesso. Per un momento ho pensato di far finire tutto bene del tipo “e vissero tutti felici e contenti”, perché mi sono affezionata a Eleanor ormai (^_^ lasciate perdere la mia mente malata), ma poi mi sono ricordata che dovevo far fede alla canzone… e quindi, ecco qui.

Non rispondo alle recensioni perché devo scappare, spero che vi piaccia questo capitolo.

Ciao a tutte

THE J

  
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