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Autore: NeverThink    24/01/2010    5 recensioni
-Mi ami?-
-Si.-
-Mi amerai... fino alla fine?-
-E tu mi amerai fino alla fine?-
[...]Mi illusi, nel mio subconscio, cercai di mentire a me stessa, cercai di minimizzare il battito accelerato del mio cuore, la folle corsa che troppo velocemente aveva intrapreso. Non c’era bisogno di parlare, quel semplice silenzio valeva più di mille parole. Come se avesse letto ciò che mi tormentava e attanagliava. Mi baciò la tempia e sotto il tocco delle sue labbra la mia pelle prese fuoco.[...]
Dedicata alla stramba Dà.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 24

 
Sei tu la parte migliore di me stesso,
il limpido specchio dei miei occhi,
il profondo del cuore,
il nutrimento,
la fortuna,
l’oggetto di ogni mia speranza,
il solo cielo della mia terra,
il paradiso cui aspiro.
William Shakespeare, poeta e drammaturgo inglese, 1564-1616.

 

Il sole giocava sulle increspature dell’acqua, e sembrava essere passato un secolo dall’ultima volta che i miei occhi avevano visto quella spiaggia. Sorrisi, scuotendo appena il capo.
Che cosa ridicola, pensai. E’ strano come la vita possa cambiare in pochi giorni, come tutto ciò che hai, tutto ciò che difendi in pochi attimi sia sbaragliato ai quattro venti, senza reali perché, solo per curiosità, solo per lavoro.
Ma esiste sempre una soluzione, un motivo per cui valga la pena stringere i denti e continuare ad andare avanti, anche se i tuoi più intimi segreti… beh, non sono più intimi come una volta. Ed io avevo la mia ragione per infischiarmene del resto del mondo, la mia ragione per crearmi un piccolo angolo di paradiso illuminato perennemente dal sole. Era lui, il mio posto, il luogo in cui ero semplicemente me stessa, solo Kristen Stewart. E valeva la pena, lottare e tenere duro, perché la vita, regalo più grande non poteva farmi.
Scesi dall’aiuto, infilandomi gli occhiali da sole e scrutando la spiaggia. E lo vidi. Jackson lanciava un bastone, il cane glielo riportava. Sorrisi e correndo mi avvicinai a lui.
Jackson era di spalle, quando Napoleone si bloccò guardandomi e rizzando le orecchie. Mi corse immediatamente incontro, e in pochi attimi me lo ritrovai addosso. Inevitabilmente, ridendo, caddi sulla sabbia, schiacciata dall’enorme peso del Golden Retriever.
«Si, mi sei mancato anche tu.» dissi ridendo, cercando di rialzarmi mentre il cane scodinzola davanti a me. Alzai lo sguardo e vidi Jackson avvicinarsi, sorridendo con fare dolce. Un sorriso che mi era mancato, mancato da morire.
«Ciao!» esclamai avvicinandomi, sorridente.
«Ciao.»  rispose lui, una strana luce negli occhi color del mare.
«Posso abbracciarti?» chiesi in un risolino.
Lui scosse il capo, ridacchiando, e afferrandomi per un braccio mi attirò a sé, stringendomi contro il suo petto.
«Mi sei mancata, Kris.» mormorò e nella vice una nota di tristezza. Amichevolmente picchiettai con la mano sulla sua spalla, prima di allontanarmi e guardarlo in volto.
«Tutto okay?» chiesi allarmata dal tono della sua voce, «è… successo qualcosa?» chiesi mentre una ruga d’apprensione mi solcava la fronte.
Lui sorrise. «Nah, è tutto okay. Sono solo molto stanco. Non ho dormito molto negli ultimi giorni… ho fatto da balia a mia sorella che ha preso la febbre.»
Sorrisi e fermai i capelli, spostati dal vento, alzandomi gli occhiali sulla fronte. Sbattei le palpebre non ancora abituata alla forte luce del sole.
«Sicuro?» chiesi corrugando la fronte.
Lui sorrise, annuendo flebilmente col capo. «E’ tutto okay. Dai, nanerottola, ti offro un caffè.»
L’uno a fianco dell’altro ci dirigemmo verso il bar più vicino.


Nell’angolo più appartato dello starbucks, Jackson beveva il suo caffè, fissando le sue mani che circondavano il bicchiere di cartone. Il suo sguardo era indecifrabile.
Con le mani, poggiate sulle gambe, torturavo un lembo della mia maglia, in attesa che parlasse.
«Così, parti?» chiese senza alzare lo sguardo, prima di bere un sorso di liquido nero.
«Si.», la mia voce era pari ad un sussurro perso nella tempesta.
«Quando?»
«Fra un paio di giorni.»
Annui piano col capo, prima di bere ancora un sorso di caffè.  Poi alzò gli occhi su di  e l’intensità del suo sguardo ebbe la potenza di una slavina, scosse il mio animo, colpendomi al cuore. Qualcosa nello sguardo, mi costrinse a chinare il capo, quasi colpevole.
«Sono felice per te, Kris.»
Alzai di scatto lo sguardo e, lo vidi, sereno. Uno sguardo che mi aveva rassicurato durante i giorni delle riprese, giorni in cui il mio cuore era in perenne tumulto, in cui il mio cuore cercava solo parole rassicuranti, qualcuno che mi dicesse che tutto si sarebbe sistemato, che tutto sarebbe andato per il meglio… ed in fondo, alla fine, era così.
«Meriti tutta la felicità di questo mondo, nanerottola.» mormorò sorridendo dolcemente. «E Robert è davvero fortunato.»
Aprii la bocca per replicare, ma la voce mi morii in gola quando il mio cellulare prese a squillare.
Sorrisi, imbarazzata. «Scusami.»
Afferrai il telefono dalla borsa. Robert.
«Ehi.» dissi voltando appena il capo, guardando il pavimento accanto a me.
«Dove sei?», nella sua voce una nota d’impazienza.
«Ehm… sono con  Jackson.»
«Ah. Sul serio?»
«Si, te l’ho anche detto, prima che andassi via. Soffri per caso di perdita di memoria a breve termine?» ridacchiai.
«Ah-ah, divertente. Devo parlarti.» disse ancora con una traccia d’impazienza nella voce.
Sbattei le palpebre e corrugai al fronte, confusa. «Mi sta spaventando.» dissi sentendo il mio corpo irrigidirsi.
«Tranquilla, non è nulla di grave, ma ho urgenza di parlarti.» si affrettò a spiegare.
«Okay. Arrivo.» risposi confusa.
«Ricorda a Jackson che sei mia.»
Feci un risolino. «A dopo, idiota.» e riappesi.
«Robert?» chiese Jackson con l’ombra di un sorriso sul volto.
Annuii, imbarazzata, col capo.
«E devi andare.» continuò sempre fissandomi in volto.
Annuii ancora col capo.
Sospirò. «Allora ci vediamo, Kris.»
«Mi mancherai, Mr Hyde.» dissi sorridendo, con cuore ricolmo di nostalgia per pomeriggi passati nella mia roulotte a guardare film.
«Mi manchi già, Dott. Jackill.» rispose con occhi luminosi. Mi sposi sul tavolo, per stringerlo a me.
«Ti voglio bene.» mormorai.
«Ti voglio bene, anch’io.»
Poi mi allontanai, salutandolo con la mano, rinfrescando la scatola dei ricordi contente l’immagine dei suoi occhi limpidi e chiari.


Jackson Rathbone osservò Kristen Stewart uscire dal locale poco affollato.
Osservò i capelli di lei mossi dal vento, accarezzati dalla brezza del mare.
La osservò allontanarsi, entrare in auto e scomparire.
Quanto le sarebbe mancata?
Forse troppo, per essere quantificato. Era la sua migliore amica, in fondo, o forse… qualcosa di più che mai avrebbe voluti ammettere.
L’aveva vista, durate i mesi delle riprese, innamorarsi di Robert. Un amore che, ora, la legava a lui incondizionatamente, attraverso un filo invisibile impossibile da spezzare. E Jackson Rathbone lo sapeva, lo sapeva bene.
Gli mancava. Gli mancavano le lunghe chiacchierate, le risate, i sorrisi, gli abbracci. Gli mancava Kristen, e lei non lo avrebbe mai saputo. La
sua Kristen…
Non avrebbe mai saputo come sarebbe potuto essere, ma ormai non gli importava. Lei era felice, e questo gli bastava.
Jackson si passò una mano fra i capelli castani, sospirando e poggiando il mento su una mano.
… e lei non lo avrebbe mai saputo.
Ma la vita cambia e va avanti, Jackson ignaro sedeva a quel tavolino.
D’un tratto qualcosa cambiò. Jackson scattò in piedi mentre liquido marrone gli veniva rovesciato sulla camicia celeste, stirata alla perfezione.
«Ma, cavolo!» ringhiò allontanandosi e cercando di non far aderire la camicia impregnata di liquido bollente al suo addome scolpito.
«Mi perdoni!» si affrettò a scusarsi una voce sottile. Jackson chiuse un momento gli occhi, cercando di calmarsi, mentre il sangue gli ribolliva nelle vene.
«Mi perdoni, sul serio! Non era mia intenzione.» esclamò ancora quella voce mentre delle mani, impacciate passavano un fazzoletto di stoffa sulla sua camicia bagnata.
Istintivamente, rosso di rabbia, Jackson aprì gli occhi, per zittire ed allontanare la ragazza che cercava invano di rimediare al danno fatto, ma non ci riuscì. Quando i suoi occhi incontrarono iridi color cioccolato, dolci come miele mescolato a zucchero, sentì la rabbia scemare.
«No, no… ferma.» riuscì a balbettare fermando le mani di lei, afferrandola per i polsi.
«E’ solo una camicia.» sorrise, sorpreso da se stesso.
La ragazza, alta, snella, dai lunghi capelli color dell’oro, sorrideva rossa d’imbarazzo, mordicchiandosi nervosa le labbra piene.
«Gliela porto in tintoria!» esclamò d’un fiato.
Jackson scosse il capo, in un risolino, ogni traccia di rabbia, scomparsa.
«Mi permetti almeno di lavargliela, signor Rathbone.» disse lei recuperando il vassoio su cui erano poggiati due cappuccini.
Jackson sospirò. «Solo se mi chiami Jackson, signorina...»
«Holly.» sorrise flebilmente lei.
«Holly.» ripeté, sorridendo. Ignaro delle meraviglie che il futuro gli riservava.

 
Entrai nell’albergo, senza sfilarmi gli occhiali da sole, mantenendo un profilo basso, cercando di passare inosservata alla coppia che leggeva il giornale sui divani della hall.
Non attesi l’ascensore, salii al terzo piano, prendendo direttamente le scale.
Con la mente vagai, cercando di immaginare cosa volesse dirmi Robert con tanta urgenza, ma la mia testolina non ne ricavò assolutamente nulla. Innervosita da me stessa, e dalla mia limitatezza mentale, dal fatto di non possedere una sfera magica che mi  svelasse tutti i segreti del mondo, mi diressi lungo il corridoio, bussando poi sulla porta bianca, ormai stanca di dovermi vedere ogni giorni.
Mi resi conto che il caffè, a quell’ora del pomeriggio, mischiato all’impazienza dovuta al “segreto oscuro” di Robert, mi mandava fuori di testa. Ed addio alla mia sanità mentale.
Scossi il capo, ridendo con leggere isteria, del mio momento di pazzia e crisi mentale.
Bussai e due secondi dopo la porta si aprì. Tutto accadde repentinamente, tanto che mi ci volle qualche secondo per capire cosa stesse succedendo. Robert mi afferrò per un polso, trascinandomi dentro, baciandomi a fiori di labbra e chiudendo la porta con un piede. Poi si diresse verso il letto sul quale era adagiata la sua valigia e mille carte erano gettate in modo confusionario sul copriletto.
Guardai quel caos, confusa e interdetta. Corrugai la fronte, prima di avvicinarmi piano a lui e poggiargli una mano sul braccio. «Rob… che mi sono persa?»
«Mi son informato sui voli. Si parte domani.» esultò, e nella sua voce era ricolma di felicità, sincera felicità. I suoi occhi brillavano come Venere nel cielo notturno. Sorrisi, involontariamente a quella vista.
«Domani?» chiesi corrugando la fronte.
Annuì col capo, ma un istante dopo la sua espressione cambiò e il suo corpo si irrigidì. «Se per te non è un problema.»
Lo guardai, come avesse appena detto la bestemmia più ignobile di questo mondo, poi un sorriso colorò il mio viso e, per me, inevitabile ed incontrollabile gettargli le braccia al collo e saltargli addosso, circondando la sua vita con gambe. Roteò su stesso, i suoi l’azzurro dei suoi occhi fuso al verde dei miei.
«Sul serio?» cinguettai intrecciando le mie dita ai suoi capelli chiari e setosi.
«Sul serio.» confermò lui, fermandosi. Con una mano gli carezzai il viso, sfiorandogli con l’indice le labbra.
«Sarai la mia scelta involontaria, l’unico capace di ascoltare le mie inquisizioni più profondepotresti essere colui che amerò, per sempre. Forse è un po’ esagerato, lo ammetto, ma dona poeticità alla mia dichiarazione, non credi?» mormorai.
Sorrise, baciandomi il polpastrello. «La mia sciocca Kris. »
«Tua… mi piace sentirtelo dire.»
«Mia, mia, mia, mia, mia… mia.»
E poi mi baciò.

 

*

Ebbene, gente, eccomi qui con una cattiva – o buona, dipende dai punti di vista-  notizia: questo è l’ultimo capitolo, prima dell’epilogo.
Non ho molto tempo per ringraziare tutti a modo, sono sommersa dai compiti e da montagne di definizioni sui limiti e derivate. Perciò ringrazio di cuore: Broken Heart, Nessie93, KeLsey, Xx_scrittrice_xX e doddola93, con la promessa di rifarmi nel prossimo capitolo.

Con immenso affetto, Panda.

   
 
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