Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Euterpe_12    24/01/2010    1 recensioni
Lui una notte ha deciso che non aveva più speranze. Quella notte ha creduto per qualche attimo che sarebbe rimasto solo per il resto della sua vita. Perché lei non lo ama, non lo ha mai amato. Ryou si sentiva solo, quella fredda notte di pioggia. Ma una ragazza sconosciuta ha riscaldato le sue membra con dolci baci e carezze di fata. Lasciandogli tuttavia, un ricordo importante. Non amore, no. Ma un essere vivente, con un cuore e tante responsabilità. (RyouxIchigo e poi? Chissà... )
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
01

Ciao a tutti ^_^ è un sacco che avevo iniziato questa fic, ma mi era venuto il blocco del primo capitolo (iniziamo bene se ho il blocco già al primo capitolo -.-) ma voi non fateci caso. Le crisi prima o poi passano ed è passata pure questa ^_^ che dire, spero che questo capitolo vi piaccia e spero anche che commenterete. Ne approfitto anche per ringraziare le tre fanciulle che hanno commentato il prologo: siete meravigliose!

 

I diritti della canzone “Per non morire mai” appartengono a Nek, e a lui solo. Io li uso solo ogni tanto ^_^

Un bacio a tutti! Ichi_chan.

 

01.

 

“Cercami tra gli uomini, quelli che ci credono. Posso perdere… ma non finisce mai. Cercami ti resterò vicino…”

 

 

I cambiamenti. Li ho sempre odiati. Non tanto perché arrivano inaspettatamente e ti sconvolgono la vita, anche se sarebbero ottimi motivi, ma perché spesso e volentieri, per chi come me la sfortuna l’attira come fa il miele con gli orsi, spesso questi fantomatici cambiamenti sono terrificanti. Come la morte dei miei genitori. Inaspettata. Travolgente. Terribile. Quello è stato il cambiamento più grande della mia vita. Quello che ti squote dentro, che non ti fa più essere chi eri prima. Diventi un altro in meno di un istante. E non senti quanto tutto questo stia modificando il tuo modo di guardare il mondo, la vita. Il tuo cambiare lo senti piano piano, tu stesso ti scopri da solo come fanno anche gli altri con te, e sei scosso perché non sai come potrai reagire di fronte ad una nuova sfida. L’ho vissuto così il progetto mew che mi ha visto protagonista assieme al mio fidato amico Kei e la squadra delle cinque mew mew. Ogni volta che vedevo il rischio di una morte improvvisa sentivo il cuore battere all’impazzata e mi dicevo che dovevo esserci io al posto di quelle cinque guerriere. Che io meritavo la morte. I cambiamenti sono così: talmente travolgenti che poi tutto ti gira intorno e non sai mai cosa fare. Un cambiamento fondamentale della mia vita è stato quello di una notte. Una notte come tante, quando cinqueanni dopo il progetto mew vagavo per le strade di Tokyo alla ricerca di una compagnia che non fosse troppo vera. Una notte. Una notte con una ragazza qualunque, a concedermi come un pacco postale. Era carina. Aveva gli occhi grandi e i capelli lunghi e scuri. Sorrideva gentile ed era bastato poco per farmi capire che provava dell’attrazione nei miei confronti. Avevamo fatto l’amore come animali. Senza fermarci mai un secondo, senza trattenere mai un istinto che fosse uno. Era stato bello. Bello, ma quello originò il cambiamento che ora avevo qua tutte le notti della mia vita. La giovane ragazza di quella notte di cinque anni fa si chiamava Nency. Era di origine americana ma viveva in Giappone, proprio come me. Era intelligente e spigliata, ma non avevo intenzione di vederla oltre quella notte. Lei parve d’accordo, soddisfatta di quelle poche ore trascorse assieme a me. Fu la telefonata che ricevetti pochi giorni dopo a sconvolgermi realmente.

Ryou-kun?” aveva detto tranquilla. Al telefono non l’avevo riconosciuta, tanto meno mi ricordavo di averle lasciato il mio numero di telefono.

“Sì, chi parla?” avevo domandato.

“Sono Nency… ti ricordi? La barista del T-117 il locale in centro.” Riflettei qualche attimo. E subito mi venne in mente il suo sorriso. Un sorriso ampio che era la cosa che più mi era piaciuta di lei.

“Ah sì!” dissi. L’avevo sentita sospirare dall’altra parte della cornetta, probabilmente contenta del fatto che mi ero ricordato di lei.

“Ho bisogno di parlarti di una cosa importante, avresti voglia di venire al locale dove ci siamo conosciuti? Va bene qualunque ora.” Il tono ora era preoccupato. Per questo accettai subito, consapevole che di certo non voleva un fidanzamento ufficiale. Quando raggiunsi il locale il giorno successivo la vidi seduta ad un tavolo, il menù tra le mani. Il T-117 fungeva da ristorante di sera, prima di diventare una discoteca. Mi sedetti di fronte a lei, e quando la guardai negli occhi mi resi conto di cosa si trattava. Lo sentivo. Una di quelle sensazioni che non ti riesci a spiegare perché sono talmente grandi che il cervello ed il cuore hanno bisogno di renderle loro per qualche istante. Mi sorrise. E mi sentii bene nel guardare quel morbido accenno delle labbra. E non ci mise molto. Dopo una breve chiacchierata in cui ci eravamo detti come stavamo, lei mi disse il mio cambiamento. Un cambiamento grande, ma che guardandolo sembra piccolo piccolo.

Mi volto. Ora, cinque anni dopo. La guardo, il mio cambiamento. Ha lunghi e sottili capelli scuri. Ha gli occhi azzurri, ora chiusi per via del sonno che l’ha presa. Ha la pelle liscia, morbida e bianca. E mi ha cambiato totalmente la vita nonostante non mi arrivi nemmeno alla vita d’altezza. Si chiama Momoka. Un nome gentile, che Nency mi ha chiesto di darle. Perché Nency, sua madre, non l’ha cresciuta con me sin’ora. Mi raccontò tra le lacrime di avere una brutta malattia, e che le sarebbe stato impossibile sopravvivere al parto. Quando diede alla luce la piccola Momoka lei morì senza nemmeno avere il tempo di guardarla in viso. Un viso bellissimo. Alzo gli occhi sul calendario appeso al muro di camera della piccola Momoka. E’ il tre dicembre. Almeno, è il tre dicembre da circa due ore. Fra sei ore si sveglierà e mi dirà che finalmente ha compiuto cinque anni, e che ora è una bambina grande. L’abbraccerò, e non mi sognerò mai e poi mai di dirle che oltre ad essere il giorno del suo compleanno, è anche l’anniversario della morte di sua madre. Una madre che non avevo amato. Una madre che però mi aveva dato tanto con l’affetto incondizionato che aveva dimostrato nei confronti di quella creatura che sapeva non avrebbe mai visto in viso ma che occupava un po’ di spazio dentro il suo corpo. Mi innamorai quindi del suo coraggio. Di quell’affetto incredibile che inevitabilmente anche io avevo iniziato a provare per quella bimba dagli occhi grandi e le labbra sottili.

Avevo iniziato a lavorare in un’azienda per darle una vita normale. Nonostante il denaro che mi avevano lasciato i miei genitori che comunque mi avrebbe assicurato una vita tranquilla per il resto della mia vita, decisi che i papà normali lavoravano, e le aziende avevano fatto a gara per assumermi. Kei si era improvvisato uno zio e faceva sempre di tutto per starle accanto. E le mew mew? Non le avevo più viste e non sapevano niente di Momoka. Lei era rimasta un mistero, non per vergogna, ma perché semplicemente non mi era andato di farmi sentire solo perchè, vabè solo, avevo una bambina. Le accarezzai una guancia tonda, sentendo sotto le dita la morbidezza di quella pelle di bambina. E mi dissi che ora il motivo della mia vita erano quelle sopracciglia scure, quel sorrisino gentile e quel nasino perfetto.

Null’altro.

Però, l’amore, quello non me l’ero dimenticato. Ma lui sembrava essersi dimenticato di me.

“Papà!” una vocina gentile mi accarezza le orecchie, svegliandomi. I raggi del sole filtrano dalle tapparelle non del tutto ghiuso, e sul ciglio della porta vedo una bambina dai lunghi capelli scuri e la frangetta che le accarezza le sopracciglia.

Mmmh…” mugugno. Lei corre verso il letto e si lancia su di me.

“Sono una bambina grande… oggi sono una bambina grande!” esclama dandomi un bacio rumoroso sulla guancia e lanciandosi poi con me sotto le coperte. Si stringe al mio corpo e la sento calda, ancora abbracciata dal sonno che doveva averla abbandonata da poco, proprio come me. Sorrido, poi le do un bacio sulla nuca.

“Auguri Momo-chan.” Le dico tranquillo con la voce ancora impastata dal sonno. Lei ride contenta. Mi piace la sua risata, sa trascinarmi in un vortice di affetto e felicità mai sentito prima. La risata di mia figlia. Le accarezzo i capelli qualche istante, poi volto il capo sulla sveglia che quella mattina doveva essersi dimenticata di suonare. “E’ tardi.” Dico mettendomi seduto. Momo-chan sbadiglia poi mi guarda con quei suoi bellissimi occhi azzurri. Occhi grandi, molto simili a quelli del piccolo Ryou di tanti anni fa. Annuisce poi senza nemmeno darmi il tempo di alzarmi è già dentro il bagno a lavarsi i denti. Una cosa che sicuramente mi ha aiutato sin dal principio è stata la grande intelligenza della piccola Momo: un’intelligenza diversa dalla mia non adatta a numeri e scartoffie, ma un’intelligenza più “pratica” aiutata da una grande memoria. Le ha permesso sempre di imparare le cose subito, e la sua grande forza di volontà le ha dato la voglia di voler sempre fare tutto da sola. Nemmeno mezz’ora dopo siamo in macchina, pronti a raggiungere la scuola materna. Momoka indossa la sua divisa azzurra con una borsetta a tracolla abbinata. Il cappellino non lo vuole mai mettere, ed ho smesso di insistere con lei per convincerla a metterlo. Anche io la preferisco senza.

“Festeggiamo oggi?” mi chiede mentre mi abbasso per salutarla. Tutte le madri degli altri bambini mi osservano alcune con interesse altre con stupore: si chiedono come sia possibile che un uomo così “attraente” possa essere single. Le do un bacio sulla guancia e la saluto annuendo.

“Ti porto in un bel posto.” Le sorrido. Le piace il mio sorriso e me lo fa capire sempre. Gli occhi le diventano lucidi di felicità, poi si volta e inizia a correre verso l’entrata dell’asilo.

“Mi raccomando!” e mi manda un bacio da lontano, leggera e semplice come solo lei sa essere. Mi volto. E un’ennsesima giornata al lavoro sta per cominciare. Un’altra giornaa come tante. Ma forse solo più malinconica, perché penserò alla povera Nency, e allo spettacolo meraviglioso che si è persa.   

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Euterpe_12