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Autore: TooSixy    25/01/2010    2 recensioni
Zexion è un Nessuno serio e taciturno, Kairi una delle sette sacre principesse, Deneb un membro della misteriosa Resurrezione XIII e Shanon un bizzarro incrocio tra un’umana e un Heartless, l’oscuro frutto delle sperimentazioni dello scienziato Even. Questi quattro ragazzi, apparentemente così diversi tra loro, un tempo erano migliori amici e adesso, a dieci anni di distanza dal loro ultimo incontro, si ritrovano costretti a collaborare di nuovo per fronteggiare una temibile minaccia incombente sul Custode del Keyblade. Ma una perfetta cooperazione non è sempre facile, soprattutto quando colui che dovrebbe aiutarti è la stessa persona che anni prima ti ha trasformato in un mostro, o quando il Custode a te affidato è in realtà il tuo peggiore incubo. (Zexion x OC, Kairi x OC, potenziali Zexion x Kairi e OC x OC).
Genere: Romantico, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Heartless, Kairi, Nuovo personaggio, Zexyon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Sinann, potresti venire un momento?”
Solo a pronunciare queste parole mi sento trafitto da una coltellata di rimorso, ma non posso farne a meno. Dentro di me si agita un tumulto di paura, ambizione, risolutezza e vergogna, il tutto mescolato al bruciante, disperato desiderio di essere accettato e ammirato. Voglio che Even mi consideri con rispetto e approvazione, voglio che l’intera Radiant Garden mi veda come un giovane talento scientifico anziché come il ragazzino timido e impacciato che sono.
Il prezzo da pagare però è altissimo, e la parte migliore di me continua testardamente a pregare che Sinann rifiuti, che mi risponda che ha da fare o che non ha tempo da perdere dietro ai miei insulsi problemi.
E invece no: invece Sinann accorre subito al mio fianco, fiduciosa e sorridente, con un sorriso tanto gentile che quasi mi mette voglia di piangere. Perché lei, Even? Perché dev’essere una dei miei pochissimi amici a sacrificarsi per la scienza e il progresso? Perché non possiamo immolare qualcun altro, chiunque altro?
“Certo, Ienzo, dimmi pure.”
Il suo tono è allegro e tranquillo, come sempre. Non trapela la minima diffidenza, non sospetta niente. Si fida di me, e tale constatazione mi serra la bocca dello stomaco. Per un attimo provo l’improvviso, brutale impulso di stringerla tra le braccia e proteggerla dal male che le incombe addosso, oppure di darmela a gambe e mandare al diavolo Even e i suoi esperimenti. Ma non posso. Ho fatto trenta, devo fare trentuno.
Mi schiarisco la gola, ma la voce mi esce comunque un po’ rauca. “Even vorrebbe che gli portassi un microscopio per le particelle di biomagite, potresti accompagnarmi in laboratorio a cercarne uno? Da solo ci metterei un’infinità…”
Non venire, Sinann, non seguirmi, la imploro mentalmente, ma lei si limita a sorridere ancora di più.
“Ovvio che ti aiuto, non mi piacerebbe proprio che il mio migliore amico passasse il pomeriggio a frugare da cima a fondo un vecchio laboratorio ammuffito. E poi è pieno zeppo di cose utilissime… ti ricordi quando abbiamo trovato quella fialetta di vetro che non si spacca mai?”
“Resivetro” puntualizzo casualmente, trattenendo a stento una smorfia quando la sento definirmi ‘suo migliore amico’. Che bambina stupida che è, penso. E poi: che verme malvagio e traditore che sono. Soffoco il disagio, indosso la mia miglior faccia di bronzo. Even ha bisogno di lei, ha detto espressamente che nessun altro è adatto quanto lei.
“Allora, andiamo?”

Sinann…
Zexion abbassò le palpebre. Era da quando era diventato un Nessuno che non provava più emozioni, ma non aveva dimenticato cosa significasse averle. Per quanto sbiadito, l’eco del rimorso per quell’azione spregevole non l’aveva ancora del tutto abbandonato, e probabilmente non l'avrebbe mai fatto. Non si sarebbe mai potuto scordare dell’espressione di Sinann quando Even le era comparso alle spalle e le aveva iniettato la droga nel braccio. Gli era sembrata così incredula, così sgomenta… si era fidata di lui, e lui l’aveva semplicemente gettata alle spine.
Lei.
Sinann.
Dopo Deneb, era stata Sinann la prima ad avergli mai mostrato un briciolo di cordialità, la prima ad avergli offerto la sua amicizia. La prima ad averlo accettato quando Even neppure lo degnava della più vaga attenzione.
E io l’ho uccisa.

Cosa sta succedendo? Dove mi trovo? Ricordo solo di aver seguito Ienzo fino al laboratorio di Even, poi una scarica di bruciore al braccio e poi più niente… Non capisco più nulla. Attorno a me c'è solo oscurità, un'oscurità buia e appiccicosa come una ragnatela nera. 
E poi, mentre me ne sto a rimuginare su quanto sia fastidioso quel silenzio di tomba, di colpo arriva: violenta, inattesa, la prima pugnalata di dolore.
Un grido involontario mi sale alle labbra, però non riesce a emergerne. È come se avessi la bocca sigillata… ma non finisco il pensiero che subito mi trapassa un secondo colpo, se possibile ancora più doloroso del primo. Il mio urlo rimbalza silenzioso nel buio che mi circonda. Non c’è luce, non c’è pace, esistono solo oscurità e invisibili lampi di sofferenza. Alla terza pugnalata il dolore mi inonda completamente, riempie ogni fibra del mio essere. Mi sento come se nelle vene al posto del sangue scorressero fuoco e veleno, ogni singolo muscolo brucia e invoca pietà. In questo mondo scuro e ovattato, un incendio nero mi corrode l’anima, la divora poco a poco, la riduce lentamente in cenere.
E il dolore è violento, terribile, al di là di qualunque descrizione.
Ienzo… perché Ienzo mi ha fatto questo? Perché mi ha trascinata qui? Brucia, brucia tutto… ho così tanta paura. Le tenebre si colmano del mio pianto. Non avrei mai pensato di desiderare la morte. Non m'importa di morire o di vivere; da una parte mi attendono i miei genitori, dall'altra mia sorella e un amico che considero un fratello. Non m'importa, desidero solo andarmene di qui, tornare a vedere la luce e visi amichevoli.
Kairi. Deneb. La loro immagine sboccia come un fiore delicato in mezzo al cupo groviglio di dolore. Vi voglio bene, ragazzi, vi voglio un bene immenso.
Poi anche il loro ricordo si consuma, e tutto quel che rimane è oscurità e sofferenza.

Shanon indietreggiò di un passo e svelse distrattamente il Seerblade dal corpo pallido e inerte di un Nessuno, che subito s’accasciò a terra in un patetico mucchietto di tremolante sostanza viscida e bianchiccia. Che esseri disgustosi, i Nessuno: non c’era creatura che Shanon disprezzasse più di quelle ombre senz’anima, di quelle ripugnanti imitazioni di umani capaci solo a inseguire la loro fame distruttiva. Se pure non li avesse debellati tutti, era comunque determinata a farne fuori il più possibile.
Non che fosse difficile trovarne di nuovi: sembrava che i Nessuno la adorassero, a giudicare da quanto spesso le sciamavano addosso. Era come se il bizzarro potere del suo Seerblade li attirasse come mosche al miele. Meglio per lei, avrebbe faticato di meno a sradicare quella fastidiosa razza dalla faccia della terra… di qualunque terra, per la precisione.
E soprattutto voleva trovare lui: il ricordo che più le premeva nella memoria, il ragazzino dai capelli argentei che l’aveva guardata con fredda tristezza un attimo prima che una massiccia valanga nera le precipitasse addosso.
Ienzo... Ienzo sapeva tutto. E' stato Ienzo a trasformarmi in un mostro.

Dopo un’ultima occhiata carica di ribrezzo ai resti del Nessuno abbattuto, Shanon chiuse gli occhi e rinsaldò la presa sul Seerblade. Nella sua testa, nell’oscurità al di là delle palpebre, nuove immagini cominciarono a prendere forma.

Sinann è sparita da ore, e sembra che nessuno ne sappia niente. Lì per lì non mi sono allarmata, perché ero convinta che fosse con Ienzo o con Deneb, ma ora comincio a preoccuparmi sul serio: sta già calando la sera e non mi piace che mia sorella si aggiri per la città da sola e di notte.
“Kairi!”
È Deneb. Mi volto, sperando con fervore che ci siano buone notizie, ma subito ricado nella demoralizzazione quando vedo l’espressione tesa e malinconica dipinta sul suo viso. Lui corre verso di me, si ferma al mio fianco. Ansima pesantemente, come se abbia appena attraversato a corsa tutta Radiant Garden.
“Non l’hai trovata, vero?” mi chiede, tra un ansito e l’altro.
Scuoto la testa, afflitta. “Ho solo scoperto che l’ultimo ad averla vista è stato Squall, ma anche lui l’ha notata a malapena, dato che in quel momento aveva altro da fare.”
Deneb si mordicchia il labbro, facendo mostra di riflettere, con le sopracciglia chiare lievemente inarcate sopra gli attenti occhi castani.
“E se fosse da Cid?” ipotizza, senza troppa convinzione.
“Ci sono già stata” dico, ricacciando indietro l’ondata d’angoscia che mi sommerge il cervello. “Sono stata anche da Yuffie, Aerith, Zack e Reno, ma nessuno l’ha vista negli ultimi giorni.” Tiro pateticamente su col naso, senza riuscire più a trattenere una lacrima. Lo odio, quel sottile filo di acqua e sale che mi scivola lungo la guancia – solo il cielo sa quanto detesti apparire debole – ma non c’è modo di combattere la paura che mi sta lacerando dentro, che sta rapidamente sfumando in un moto di panico cieco. “Oh, Deneb, rispondimi con sincerità… pensi che le sia accaduto qualcosa di male?”
Ormai Deneb si sta mordendo il labbro con tanta forza che a lato della bocca spunta un minuscolo puntino di sangue, ma si sforza comunque di rivolgermi un sorriso rassicurante.
“Non preoccuparti, Kairi, sai com’è fatta Sinn… di sicuro salterà fuori quando meno ce l’aspetteremo, e naturalmente ne avrà combinata qualcuna delle sue. Sono sicuro che sta benissimo.”
Ma nessuna di queste parole suona vera, né a me, né a lui stesso.

Da quando Sora le aveva ridonato il cuore e lei era tornata a casa, la vita di Kairi si era poco a poco infiacchita, sfibrata, fino a trasformarsi in un noioso tran-tran senza fine di scuola, chiacchiere e banalità. Il giorno successivo sarebbe andata a lezione, dopodichè avrebbe accompagnato Selphie in giro per negozi, acquistato uova, carne e zucchine per preparare la cena e come sempre avrebbe passato la nottata a rimuginare su certi ricordi poco sfocati che la memoria da tempo le proponeva… ad esempio, quello dei tre amici che aveva avuto a Radiant Garden, prima di trasferirsi sull’isola. Quando ci pensava, Kairi avvertiva in sé uno spiacevole senso di vuoto, come se fosse stata un puzzle frammentario e difettoso, carente di tasselli.
E nessuna delle frivolezze che adornavano la sua attuale vita avrebbe mai riempito tale vuoto. Non sapeva cosa fare: da un lato era terribilmente consapevole che le mancasse qualcosa, dall’altra non aveva idea di come o persino cosa cercare. Dare la caccia ad un sogno non sarebbe servito a niente… ma se non avesse ottenuto al più presto un minimo risultato, probabilmente la tediosa tranquillità dell’isola l’avrebbe fatta impazzire. Poteva solo sperare che Sora e Riku tornassero presto da lei.

Cerco goffamente di confortare Kairi, ma so che non potrò mai tranquillizzarla del tutto se non trovando Sinann. So quanto siano legate, quelle due; sono un po’ come un tao vivente, uno yin e uno yang incapaci di esistere l’uno senza l’altro.
Decido di puntare sull’ultima carta rimasta: Kairi dice di aver già chiesto anche a Ienzo, ma voglio tornare comunque a parlargli. Ci conosciamo da secoli, io e lui; giochiamo nei laboratori e nelle sale del palazzo del signor Ansem fin da quando siamo in grado di camminare. Quando ci sorprende insieme, il vecchio Even lo rimprovera aspramente: penso che non trovi confacente che un nobile apprendista scienziato giochi a nascondino col figlio di un portinaio.
Lascio Kairi e mi dirigo verso il laboratorio di Even. La notte comincia già a incupire la volta celeste, ma sarò veloce: se conosco il mio pollo, so dove trovarlo. E infatti incappo in lui non appena metto piede nella piccola biblioteca inerente al laboratorio.
Chiudo la porticina segreta alle mie spalle. Se non altro, posso vantarmi di conoscere il palazzo di Ansem come le mie tasche, dato che mio padre è il custode delle chiavi.
“Ienzo” lo chiamo.
Lui trasale, innervosito. È seduto ad un alto tavolo squadrato, in disparte, con le gambe penzolanti dalla sedia e un grosso libro di pelle tra le mani. La fioca luce di una candela gli proietta sul viso una strana danza di ombre e chiarore, che fa risaltare ancora di più l’immacolato candore della sua pelle. Sembra un adulto intrappolato in un corpo di bambino.
“Sei tu, Deneb?” sussurra, con un tono stanco e irrequieto che gli è piuttosto insolito. “Esci di qui, se Even ti becca è la fine.”
“Non mi beccherà” affermo io, avvicinandomi. “Ienzo, sai di poterti fidare di me, non è vero?”
Dopo una breve esitazione, lui annuisce.
“E sai che non direi mai, mai a nessuno un tuo segreto” continuo piano, fissandolo negli occhi. “Per favore, allora, dimmi dov’è Sinn, se hai notizie di lei. Le è successo qualcosa?”
Lui rimane zitto.
“Ienzo?”
“No, non lo so” ribatte lui. “Perché dovrei saperlo? Me l’ha detto anche Kairi che è scomparsa, ma non ho idea di dove possa essere. Perché pensi che lo sappia?”
“Perché oggi quando l’hai saputo non sei venuto ad aiutarci a cercarla?”
“Perché Even sta lavorando ad un grosso progetto segreto e io dovevo dargli una mano.”
“Un nuovo progetto?” Aggrotto la fronte. “Riguardo a cosa?”
“Te l’ho detto, è un segreto.” Lui si stringe nelle spalle. “Non posso farti anticipazioni, Deneb.”
Proprio in quel momento, con stupefacente tempismo, un grido acuto spezza il silenzio appena calato tra noi. È un lamento stridulo e disumano, più adatto ad uscire dalla gola di un demone sotto tortura che da quella di un umano, ma non ho dubbi: è lo stesso grido che mi assorda le orecchie ogni volta che Sinann vede un ragno più grosso di mezzo centimetro.
Sinann!
“Sinn!”
Pianto in asso uno sbigottito Ienzo e schizzo a tutta velocità verso la direzione del suono, col cuore che mi batte all’impazzata, mentre una spaventosa premonizione mi azzanna la mente. Il grido si ripete. Corro, svolto l’angolo, mi getto a piena forza contro una porta stretta e oblunga; per quanto infantile, la mia spallata riesce ad aprirla.
Ed è allora che vedo Even torreggiante sopra un ripiano metallico, con un’espressione da posseduto, intento ad armeggiare a denti stretti con una piccola sfera luminosa. A prima vista mi pare una specie di pompelmo luccicante, ma poi realizzo di botto di cosa si tratti quando lo vedo pulsare e risplendere, illuminando il viso della ragazzina dai capelli neri che giace riversa sul ripiano di fronte a lui. La fisso, in preda al più profondo sgomento: un ultimo scintillio di umanità anima i miti occhi viola di Sinn, come riconoscendomi; ma un attimo dopo la loro dolce tonalità si scioglie per poi divampare in un incendio di giallo, il colore rabbioso e ardente del metallo fuso.
 
Ferito ed esausto, Deneb si trascinò ancora per pochi passi prima di cadere faccia a terra su quello che a tentoni gli parve un morbido strato di sabbia. Percepiva un dolore cocente al fianco destro, laddove il Neoshadow l’aveva colpito, ma in fondo non era nulla di grave, era sopravvissuto a danni ben peggiori. Se non altro, grazie ad una pronta esplosione di Thundaga si era potuto sottrarre alla furia del branco di Heartless prima che questi potessero avere il sopravvento su di lui.
Ma ora non aveva abbastanza forze per eseguire anche un’Energia. Si sarebbe disteso un poco, dopodichè avrebbe ripreso la sua ricerca. Aveva bisogno solo di un attimo per tirare il fiato.
Il ragazzo chiuse gli occhi, inspirando a fondo il profumo fresco e salmastro che impregnava la sabbia. Dieci minuti, si sarebbe riposato solo dieci minuti…




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Ennesima fiction scritta in un attimo di follia. Mi rendo conto che come inizio può sembrare caotico e apparentemente privo di senso, ma mi spiegherò meglio in seguito. Nel frattempo spero vi piaccia ^.^

  
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