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Autore: NeverThink    25/01/2010    2 recensioni
L’aria è satura del forte odore di sigaretta. Mulinelli grigi si alzano in spirali in essa, mentre un mormorio fa da sottofondo , assieme allo scoppiettare del fuoco, ai pensieri di William.
Si porta alle labbra piene un boccale di birra, bevendone un sorso.
La sente scendere fredda e frizzante lungo l’esofago, infrangersi contro le pareti del suo stomaco.
Sospira, passandosi la lingua sulle labbra e poggiando il boccale sul bancone di legno logoro del bar, in cui è seduto… solo.
[..] «Posso immaginare.»
«Molti immaginano, senza sapere cosa si prova realmente. Direi che la stessa cosa vale anche per te.»
«Giusto.»
«Scotch?»
«Perfetto.»
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sulle labbra

L’aria è satura del forte odore di sigaretta. Mulinelli grigi si alzano in spirali in essa, mentre un mormorio fa da sottofondo , assieme allo scoppiettare del fuoco, ai pensieri di William.
Si porta alle labbra piene un boccale di birra, bevendone un sorso. La sente scendere fredda e frizzante lungo l’esofago, infrangersi contro le pareti del suo stomaco.
Sospira, passandosi la lingua sulle labbra e poggiando il boccale sul bancone di legno logoro del bar, in cui è seduto… solo.

Ma tu guarda un po’ a cosa mi sono ridotto. Non ho lavoro.  Non ho una casa. Beth si è sposata… con quel lurido, sporco, truffatore di un impresario. Mi ritrovo in una delle bettole più squallide dell’Irlanda a bere birra da solo. Sono penoso, ecco tutto. Guarda lì, guarda quella ragazza in fondo alla stanza. Ti faccio pena, signorina? Beh, non so cosa dirti. Mi faccio pena da solo. Sono un fallito, ecco tutto. Ecco perché sono qui. Tu sei felice? Certo che se felice. Va al diavolo.

Grugnendo Will guarda la ragazza dai capelli color del grano che, con espressione imperscrutabile, lo fissa.

Ti sembro pericoloso? No, ti sembro disperato. E sai una cosa? Lo sono.

La ragazza siede ad un tavolo accanto al grande camino in pietra e continua ad osservalo.
Fissa il ragazzo e sa che non dovrebbe, eppure non riesce a staccare gli occhi dal quel viso scarno. La barba incolta e la linea retta delle sopracciglia scure, corrugate in un’espressione truce, gli danno un’aria rude. E’ bello anche con il viso attraversato da un’ondata di odio e rammarico.

Chi sarà, lui? Non l’ho mai visto qui. Ha forse un’aria conosciuta? No, no. Perché è arrabbiato? Perché è qui da solo? E se mi alzassi per andare a parlargli cosa direbbero i miei amici? Cosa gli direi, poi? Non saprei cosa dirgli. Ciao mi chiamo Savannah. Non importa, dirà. Chissà cosa penseranno i miei amici se ora mi alzassi e mi dirigessi verso lui. Ma è pazza? Direbbero? Ha l’aria così pericolosa. Lo sari davvero, uomo del mistero? Potrebbe essere un pazzo maniaco, o solo un uomo logorato dagli anni e da una vita poco gioviale. No,èp meglio se resti qui. Qui al sicuro. Eppure desidero parlargli. Guarda! Si è voltato! No, no, non ti voltare! Desidero vedere i tuoi occhi! Questo mia comportamento è sciocco, lo so. Eppure desidero paragli. Mi fermerebbero i miei amici? Potrebbero pensare che sia matta, pazza. Oh, ma chi se ne importa di ciò che pensano! Io mi alzo!

Will si è voltato e riprende a sorseggiare la sua birra, prima di portarsi una sigaretta fra le labbra ed accenderla.

Ma cosa diavolo aveva da guardare? Piccola ragazzina impertinente. Non si fissa la gente, la mamma non te lo hai insegnato? Stupida ed insulsa vita. Perché lei qui? In questo squallido posto che puzza di sudore e tabacco. Non ha l’aria di una che frequenta certi posti. Posso sbagliarmi. La mie considerazioni sono sempre sbagliate. Guardami, Beth. Guardami a cosa mi hai portato. Dio, come sono patetico.

«Dove vai?» chiede Steve a Savannah, mentre si alza dal tavolo.
«A parlare con un ragazzo.»
«Chi?»
«Quello al bancone?» risponde come fosse una cosa ovvia.
Steve la guarda, sgranando gli occhi. «Sei impazzita? Sembra un vecchio ubriacone.»
«No, secondo me no.» risponde lei scuotendo il capo.
Non si cura né di Steve, né degli amici che cercano di convincerla a non andare. Si alza e si dirige verso il bancone.

Questa birra sa di acqua. Mi ci vuole qualcosa di più forte. Forse del whisky, o dello scotch. Magari prenderò della vodka.  Guardami Beth, cerco consolazione nell’alcol. Dovevo essere io quello a portarti all’altare, non quel lurido uomo di mezz’età, troppo grande per te.  Quanto avrei voluto riempire la sua faccia di pugni, lì in chiesa, davanti a tutti. Invece da codardo mi sono allontanato, fuggendo da quella struggente scena ipocrita. Perché io lo so, dolcezza, che tu in realtà non lo ami. E non lo amerai mai. Non lo amerai nemmeno un terzo di quanto hai amato me.

Savannah a passo lento si dirige verso l’uomo che, seduto al bancone, le rivolge le spalle.
Si porta una ciocca di capelli dietro un orecchio.

Ed ora cosa gli dico? Forse è stata una cattiva idea venire qui. Cavolo che idiota. Cosa gli dico? Ma cosa mi importa vedo lì e mi presento. O gli offro da bere, o mi faccio offrire da bere. Non lo so.

Lo fissa, immobile, senza sapere bene cosa fare.

Okay, gli offro della vodka. La vodka piace più o meno a tutti. Quella secca. Magari non gli piace. Forse non dovrei offrirgli nulla. E perché ora mi tremano le gambe? Hai ventisei anni Savannah, fatti avanti. Tanto sai che alloggerai a quell’ostello solo tre settimane. Probabilmente non lo rivedrai mai più. Oh, al diavolo!

Savannah si siede allo sgabello accanto a Will.
«Vodka per due.» dice alla cameriere prima di voltarsi verso Will e sorridere.

Ed adesso cosa vuole?

«Grazie.» dice Will.
«Nulla.» risponde lei.

Okay, è già qualcosa. Dai digli qualcosa.

«Savannah.» dice lei porgendogli una mano.
«William.» risponde lui stringendola.
«Abiti nei dintorni?»
«Non proprio.»

Fantastico, molto socievole. Cavolo, uomo del mistero! Devo cavarti le parole di bocca?

«Capisco.»

Ed ora che ti inventi Savannah?

«E tu?» chiede Will.
«Oh, io sono di New York.»
«Lontano, eh.»
«Già.

Alloggio ad un ostello qui vicino. Sono in vacanza.»
Intanto arriva la vodka. Will la beve tutta d’un sorso.
Savannah spalanca gli occhi. «Waw.»
«Sai una cosa… Savannah? La mia ragazza mi ha mollato e ha sposato un altro. Bello, eh? Sono leggermente depresso e la vodka, per quanto folle possa essere, sembra l’unica capace di capirmi.»

Perché le sto dicendo questo? Ti sei fumato il cervello, forse? O è forse l’effetto della vodka? No, troppo presto. Ed io, purtroppo, reggo come mai nessuno nella storia degli alcolisti ha retto l’alcool. Adesso scapperà a gambe levate, pensando che sia un alcolizzato con problemi psichici. La capirei. Dai, và Savannah, và.

«Poco più di due mesi fa mia madre è morta.» disse lei fissandolo in volto.

Ed ora perché gli dico questo? E’ uno sconosciuto. Forse è questo il punto. Non lo rivedrò mai più. Non farà parte della mia vita.

Will strabuzza gli occhi. «Oh.» mormora a corto di parole.

Oh, cavolo! Questa è messa peggio di me!

«Sono qui anche per questo. Secondo i miei amici mi farà bene. Ma nutro seri dubbi al riguardo, sai?» ironizza lei bevendo un sorso di vodka.

E’ bella, in fondo. Sono certo che non passi inosservata. E sicuramente avrà una lunga fila di spasimanti. Ovvio, guardala, Will. Quegli occhi neri come notte, i capelli color dell’oro, la pelle rosea che pare della stesse consistenza della seta. Idiota, cosa pensi.

«Posso immaginare.»
«Molti immaginano, senza sapere cosa si prova realmente. Direi che la stessa cosa vale anche per te.» dice tornando a guadarlo.

No, non è pericoloso. Per me non lo è. I suoi occhi sembrano sinceri. Sono sicuri c’è molto di più oltre essi. Non credo di aver mai visto occhi più chiari dei suoi. Sembrano quasi ghiaccio. Peccato non lo rivedrò mai più Magari lo incontrerò ancora qui, domani. Chi lo sa. Potrei chiederglielo. No, non credo sia una buona idea.

Will la fissa. «Giusto.»
Savannah sostiene il suo sguardo. Nero nell’azzurro, azzurro nel nero.
«Scotch?» chiede lui.
«Perfetto.»

 

 


«Mare o montagna?»
«Mare.»
«Sicuro?»
«Ti ricordo che sono nato fra le montagne.»
«Okay. Giusto. Vada per il mare.»
Savannah annuisce col capo, mentre Will si poggia allo schienale del divano. Sono le otto di sera e stanno decidendo dove passare l’ultima settimana di Agosto.
Will sospira.

Forse preferisce la montagna. Fantastico. Guarda cosa mi tocca fare accecato dall’amore.

Will si volta verso Savannah. «Vuoi andare in montagna, eh?»

Sì. Cavolo, sì.

«No, andiamo al mare.»
«Sai, tesoro, dopo cinque anni, credo di conoscerti. Ed i tuoi occhi mentono.» dice Will prendendole il viso fra le mani e carezzandole le gote con i pollici.

Possibile che non riesco a nascondergli nulla?

«No, Will. Ti capisco. Va bene il mare.» risponde lei.
Will sospira e prende a baciarle il collo, per poi seguire con le labbra il profilo della sua mascella.
«Ma io ora voglio andare in montagna.»
Il respiro di Savannah si fa più corto, mentre le labbra di lui si avvicinano alle sue labbra.
«Non ti credo.» soffia.
«Ma è vero.» aggiunge con voce bassa e roca Will, prima di baciarle l’angolo della bocca.
«Ah, davvero?» farfuglia lei quando le labbra di lui sono a pochi millimetri di distanza.
«Si.»
«Mmm… okay, vada per il mare.» conclude lei. Will sorride e cattura quelle labbra che per ancora ora desidera come il primo giorno.

Ti amo, Will. Anche se preferisci il mare.

Ti amo, Savannah. Anche se preferisci la montagna.

Sulle loro labbra, ricamata la parola amore.

 

 

*
Okay, non so da dove mi sia uscita questa one.shot, perché non lo so. E’… un esperimento, più o meno. Non ho mai scritto una qualcosa strutturato in tal maniera. Perciò perdonatemi l’enorme oscenita.

A voi, grazie,
             
Panda.

   
 
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