Sulle labbra
L’aria
è satura del forte odore di sigaretta. Mulinelli grigi si
alzano in spirali in essa,
mentre un mormorio fa da sottofondo , assieme allo scoppiettare del
fuoco, ai
pensieri di William.
Si porta alle labbra piene un boccale di birra, bevendone un sorso. La
sente
scendere fredda e frizzante lungo l’esofago, infrangersi
contro le pareti del
suo stomaco.
Sospira, passandosi la lingua sulle labbra e poggiando il boccale sul
bancone
di legno logoro del bar, in cui è seduto… solo.
Ma tu guarda un po’ a cosa mi sono
ridotto. Non ho lavoro. Non
ho una casa.
Beth si è sposata… con quel lurido, sporco,
truffatore di un impresario. Mi
ritrovo in una delle bettole più squallide
dell’Irlanda a bere birra da solo. Sono
penoso, ecco tutto. Guarda lì, guarda quella ragazza in
fondo alla stanza. Ti
faccio pena, signorina? Beh, non so cosa dirti. Mi faccio pena da solo.
Sono un
fallito, ecco tutto. Ecco perché sono qui. Tu sei felice?
Certo che se felice. Va
al diavolo.
Grugnendo Will guarda la ragazza dai capelli color del grano
che, con
espressione imperscrutabile, lo fissa.
Ti sembro pericoloso? No, ti sembro
disperato. E sai una cosa? Lo sono.
La ragazza siede ad un tavolo accanto al grande camino in
pietra e continua
ad osservalo.
Fissa il ragazzo e sa che non dovrebbe, eppure non riesce a staccare
gli occhi
dal quel viso scarno. La barba incolta e la linea retta delle
sopracciglia
scure, corrugate in un’espressione truce, gli danno
un’aria rude. E’ bello
anche con il viso attraversato da un’ondata di odio e
rammarico.
Chi sarà, lui? Non l’ho
mai visto qui. Ha
forse un’aria conosciuta? No, no. Perché
è arrabbiato? Perché è qui da solo? E
se mi alzassi per andare a parlargli cosa direbbero i miei amici? Cosa
gli
direi, poi? Non saprei cosa dirgli. Ciao mi chiamo Savannah. Non
importa, dirà.
Chissà cosa penseranno i miei amici se ora mi alzassi e mi
dirigessi verso lui.
Ma è pazza? Direbbero? Ha l’aria così
pericolosa. Lo sari davvero, uomo del
mistero? Potrebbe essere un pazzo maniaco, o solo un uomo logorato
dagli anni e
da una vita poco gioviale. No,èp meglio se resti qui. Qui al
sicuro. Eppure
desidero parlargli. Guarda! Si è voltato! No, no, non ti
voltare! Desidero
vedere i tuoi occhi! Questo mia comportamento è sciocco, lo
so. Eppure desidero
paragli. Mi fermerebbero i miei amici? Potrebbero pensare che sia
matta, pazza.
Oh, ma chi se ne importa di ciò che pensano! Io mi alzo!
Will si è voltato e riprende a sorseggiare la sua birra,
prima di portarsi una
sigaretta fra le labbra ed accenderla.
Ma cosa diavolo aveva da guardare?
Piccola ragazzina impertinente. Non si fissa la gente, la mamma non te
lo hai
insegnato? Stupida ed insulsa vita. Perché lei qui? In
questo squallido posto
che puzza di sudore e tabacco. Non ha l’aria di una che
frequenta certi posti.
Posso sbagliarmi. La mie considerazioni sono sempre sbagliate.
Guardami, Beth.
Guardami a cosa mi hai portato. Dio, come sono patetico.
«Dove vai?» chiede Steve a Savannah,
mentre si alza dal tavolo.
«A parlare con un ragazzo.»
«Chi?»
«Quello al bancone?» risponde come fosse una cosa
ovvia.
Steve la guarda, sgranando gli occhi. «Sei impazzita? Sembra
un vecchio
ubriacone.»
«No, secondo me no.» risponde lei scuotendo il capo.
Non si cura né di Steve, né degli amici che
cercano di convincerla a non
andare. Si alza e si dirige verso il bancone.
Questa birra sa di acqua. Mi ci vuole
qualcosa di più forte. Forse del whisky, o dello scotch.
Magari prenderò della
vodka. Guardami
Beth, cerco consolazione
nell’alcol. Dovevo essere io quello a portarti
all’altare, non quel lurido uomo
di mezz’età, troppo grande per te.
Quanto avrei voluto riempire la sua faccia di pugni,
lì in chiesa,
davanti a tutti. Invece da codardo mi sono allontanato, fuggendo da
quella struggente
scena ipocrita. Perché io lo so, dolcezza, che tu in
realtà non lo ami. E non
lo amerai mai. Non lo amerai nemmeno un terzo di quanto hai amato me.
Savannah a passo lento si dirige verso l’uomo che,
seduto al bancone, le
rivolge le spalle.
Si porta una ciocca di capelli dietro un orecchio.
Ed ora cosa gli dico? Forse è stata
una
cattiva idea venire qui. Cavolo che idiota. Cosa gli dico? Ma cosa mi
importa
vedo lì e mi presento. O gli offro da bere, o mi faccio
offrire da bere. Non lo
so.
Lo fissa, immobile, senza sapere bene cosa fare.
Okay, gli offro della vodka. La vodka
piace più o meno a tutti. Quella secca. Magari non gli
piace. Forse non dovrei
offrirgli nulla. E perché ora mi tremano le gambe? Hai
ventisei anni Savannah,
fatti avanti. Tanto sai che alloggerai a quell’ostello solo
tre settimane.
Probabilmente non lo rivedrai mai più. Oh, al diavolo!
Savannah si siede allo sgabello accanto a Will.
«Vodka per due.» dice alla cameriere prima di
voltarsi verso Will e sorridere.
Ed adesso cosa vuole?
«Grazie.»
dice Will.
«Nulla.» risponde lei.
Okay, è già qualcosa.
Dai digli qualcosa.
«Savannah.» dice lei porgendogli una mano.
«William.» risponde lui stringendola.
«Abiti nei dintorni?»
«Non proprio.»
Fantastico, molto socievole. Cavolo, uomo
del mistero! Devo cavarti le parole di bocca?
«Capisco.»
Ed ora che ti inventi Savannah?
«E tu?» chiede Will.
«Oh, io sono di New York.»
«Lontano, eh.»
«Già.
Alloggio
ad un ostello qui vicino. Sono in vacanza.»
Intanto arriva la vodka. Will la beve tutta d’un sorso.
Savannah spalanca gli occhi. «Waw.»
«Sai una cosa… Savannah? La mia ragazza mi ha
mollato e ha sposato un altro.
Bello, eh? Sono leggermente depresso e la vodka, per quanto folle possa
essere,
sembra l’unica capace di capirmi.»
Perché le sto dicendo questo? Ti
sei
fumato il cervello, forse? O è forse l’effetto
della vodka? No, troppo presto.
Ed io, purtroppo, reggo come mai nessuno nella storia degli alcolisti
ha retto
l’alcool. Adesso scapperà a gambe levate, pensando
che sia un alcolizzato con
problemi psichici. La capirei. Dai, và Savannah,
và.
«Poco più di due mesi fa mia madre
è morta.» disse lei fissandolo in volto.
Ed ora perché gli dico questo?
E’ uno
sconosciuto. Forse è questo il punto. Non lo
rivedrò mai più. Non farà parte
della mia vita.
Will strabuzza gli occhi. «Oh.» mormora a
corto di parole.
Oh, cavolo! Questa è messa peggio
di me!
«Sono qui anche per questo. Secondo i miei amici mi
farà bene. Ma nutro
seri dubbi al riguardo, sai?» ironizza lei bevendo un sorso
di vodka.
E’ bella, in fondo.
Sono certo che non passi inosservata. E sicuramente avrà una
lunga fila di
spasimanti. Ovvio, guardala, Will. Quegli occhi neri come notte, i
capelli
color dell’oro, la pelle rosea che pare della stesse
consistenza della seta.
Idiota, cosa pensi.
«Posso
immaginare.»
«Molti immaginano, senza sapere cosa si prova realmente.
Direi che la stessa
cosa vale anche per te.» dice tornando a guadarlo.
No, non è pericoloso. Per me non lo
è. I
suoi occhi sembrano sinceri. Sono sicuri c’è molto
di più oltre essi. Non credo
di aver mai visto occhi più chiari dei suoi. Sembrano quasi
ghiaccio. Peccato
non lo rivedrò mai più Magari lo
incontrerò ancora qui, domani. Chi lo sa.
Potrei chiederglielo. No, non credo sia una buona idea.
Will la fissa. «Giusto.»
Savannah sostiene il suo sguardo. Nero nell’azzurro, azzurro
nel nero.
«Scotch?» chiede lui.
«Perfetto.»
«Mare o montagna?»
«Mare.»
«Sicuro?»
«Ti ricordo che sono nato fra le montagne.»
«Okay. Giusto. Vada per il mare.»
Savannah annuisce col capo, mentre Will si poggia allo schienale del
divano.
Sono le otto di sera e stanno decidendo dove passare l’ultima
settimana di
Agosto.
Will sospira.
Forse preferisce la
montagna. Fantastico. Guarda cosa mi tocca fare accecato
dall’amore.
Will si volta verso
Savannah. «Vuoi andare in montagna, eh?»
Sì. Cavolo, sì.
«No,
andiamo al mare.»
«Sai, tesoro, dopo cinque anni, credo di conoscerti. Ed i
tuoi occhi mentono.»
dice Will prendendole il viso fra le mani e carezzandole le gote con i
pollici.
Possibile che non riesco a nascondergli
nulla?
«No, Will. Ti capisco. Va bene il mare.»
risponde lei.
Will sospira e prende a baciarle il collo, per poi seguire con le
labbra il
profilo della sua mascella.
«Ma io ora voglio andare in montagna.»
Il respiro di Savannah si fa più corto, mentre le labbra di
lui si avvicinano
alle sue labbra.
«Non ti credo.» soffia.
«Ma è vero.» aggiunge con voce bassa e
roca Will, prima di baciarle l’angolo
della bocca.
«Ah, davvero?» farfuglia lei quando le labbra di
lui sono a pochi millimetri di
distanza.
«Si.»
«Mmm… okay, vada per il mare.» conclude
lei. Will sorride e cattura quelle
labbra che per ancora ora desidera come il primo giorno.
Ti amo, Will. Anche se
preferisci il mare.
Ti amo, Savannah. Anche se preferisci la montagna.
Sulle
loro labbra, ricamata la parola amore.
*
Okay, non so da dove
mi sia uscita questa one.shot, perché non lo so.
E’… un esperimento,
più o meno. Non ho mai scritto una qualcosa strutturato in
tal maniera. Perciò
perdonatemi l’enorme oscenita.
A
voi, grazie,
Panda.