Like
a little angel
Erano le tre e un quarto di notte quando un urlo acuto e un pianto a dirotto scossero la nostra tranquillità.
«Il bambino ha avuto un incubo», sussurrò Kate, con gli occhi ancora chiusi, girandosi attorno al mio corpo.
Dormivamo sempre così, allacciati l’uno all’altro. Eravamo letteralmente sepolti dal piumone e dalle coperte del letto; il clima di Los Angeles a gennaio non era esattamente quello tropicale dell’Isola.
«Amore vado io da lui. Tu continua a riposarti », le dissi sottovoce mentre le spostavo i lunghi capelli dalla fronte per schioccarci un bel bacio. Quando dormiva era ancora più bella. Davvero incredibile, me ne stupivo ogni volta che la guardavo serena tra le mie braccia.
A passo accelerato andai in camera di Aaron e accesi la luce. Il piccolino aveva la testa avvolta nelle lenzuola e tremava tutto. Cavolo,doveva aver fatto davvero un gran brutto incubo.
«Aaron che è successo? Racconta tutto allo zio Jack » . Cercavo di invogliarlo a confidarsi con me mentre lo tiravo fuori da quel groviglio di flanella e lo tranquillizzavo stringendolo a me.
Mi chiamava zio da sempre, da quando aveva imparato a parlare. Kate ed io eravamo le sue figure di riferimento e da quando convivevamo potevo stargli ancora più vicino e crescerlo assieme a lei nel modo più giusto possibile. Nel modo in cui Claire avrebbe voluto.
«Zio Jack tanti uomini cattivi con la barba lunga lunga…tanto fuoco…volevano me, mi volevano portare in un posto brutto!» singhiozzò. Era terrorizzato.
«Aaron, tranquillo era
solo un brutto sogno. Lo zio non permetterà che qualcuno ti
faccia del male e
ti porti in posti brutti ok? E’ tutto finito ».
Quella testolina bionda si attaccò a me e mi si schiacciò all’altezza del torace.
Che dolce.
«Ok zio» farfugliò con la sua vocina tenerissima. Le sue manine si asciugarono le ultime lacrime.
Poi mi venne un’idea.
«Sai
cosa faceva la
mia mamma per farmi dormire bene dopo un incubo brutto brutto? Un bel
bicchiere
di latte caldo coi biscotti al cioccolato. Scacciano via i brutti
sogni. Ti va
se scendiamo in cucina e ce ne prepariamo un po’?»
«Va bene zio» affermò convinto. Aveva ragione mia madre; nessuno sapeva resistere ad un bicchiere di latte caldo coi biscotti. La prossima volta che l’avessi vista l’avrei ringraziata di tutto cuore.
Aaron afferrò il suo peluche preferito, si aggrappò alle mie spalle e scendemmo le scale. L’incubo era ormai passato. Era arpionato a me e giocava felice coi miei poveri capelli. Anche se erano corti, li tirava con molta forza.
«Ahia!» mi scappò.
«Scusa zio» rispose, con un tono così angelico da far sembrare il miele amaro.
Quello scricciolo era capace di conquistarti con una sola parola. Ero stato davvero uno stupido a stare lontano da lui e Kate per così tanto tempo…
Appoggiai il bambino sul tavolo enorme della cucina.
«Allora
Aaron, dove
tiene la mamma i biscotti al cioccolato?»
«Lì» indicandomi con la manina paffuta il ripiano centrale davanti a lui. Il latte era nel frigo, dovevo solo scaldarlo e poi ci saremmo ingozzati allegramente a notte fonda.
«Ti chiederei anche di dirmi dove si trova il pentolino per riscaldare il latte, ma non penso che tu lo sappia, piccolino» sospirai tra me e me mentre vagavo per i mobili e i cassetti dell’angolo cottura aprendoli tutti senza ottenere risultato.
Come mandare in perfetta crisi un chirurgo spinale di fama? Semplice, mettendolo a cucinare.
«Dottor
Shephard,
guardi che il pentolino è nell’ultimo scaffale a
destra, dove stanno tutte le
pentole».
La sua voce era la più bella mai sentita. L’avrei riconosciuta anche a distanza di chilometri.
Kate, con addosso solo la mia camicia bianca, era appoggiata al tavolo della cucina, accarezzava Aaron che era assorbito dal suo pupazzo e mi fissava come solo lei sapeva fare. Un misto tra purezza e malizia.
Riuscii a riscaldare il latte e mangiammo tutti e tre assieme attorno al tavolo, scherzando e ridendo. Aaron si rimpinzò di frollini fino a scoppiare e crollò tra le mie braccia. L’espressione rilassata, proprio come quella di un piccolo angelo.
Era proprio vero: le cose più belle della vita sono le più semplici, le più piccole. Proprio come un po’ di latte, qualche biscotto e il sorriso di un bambino.
_________________________________________
Angolo dell'autrice
Questa one shot
è stata scritta per l'iniziativa 2010: a year together , indetta dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight }, basata sul prompt 112-Latte
caldo nella notte.
La dedico ad alcune mie compagne di avventura nel mondo di Lost: Stefy, Any, Laura e Giuly. Ragazze speciali, con cui passo ore al pc meravigliose e di cui percepisco l'amicizia e il calore anche se attraverso uno schermo... grazie davvero, di tutto!