Era una sera come un’altra, nella quale non riuscivo a dormire. Come sempre accadeva dall’inizio del conflitto con quei maledetti invasori misteriosi, la città era completamente oscurata e nessuno si muoveva sotto la finestra leggermente socchiusa di casa.

Ero rimasto completamente solo da quando mia moglie si era offerta come infermiera per l’esercito, andando al fronte per prestare servizio nell’accampamento principale della nostra controffensiva e curare così i nostri feriti. Io purtroppo non ero stato così fortunato, data la mia laurea in ingegneria nucleare ero stato rifiutato tra le truppe regolari ed assunto dal ministero al solo scopo di creare nuove armi e nuove protezioni per i nostri eserciti.

Quella sera, il mio sonno era ancora meno rapido ad arrivare del normale, al punto che dopo due ore nelle quali mi ero girato continuamente nel mio letto, decisi finalmente di alzarmi ed andare ad osservare qualche attimo la strada deserta e stranamente priva di veicoli oltre che di qualunque presenza di esseri viventi che volessero muoversi  o bramassero la compagna dei propri simili.

Fu una cosa improvvisa per me, ma aprì improvvisamente la finestra e mi alzai sul cornicione, prima di osservare silenziosamente il cielo notturno, velato da una folta coltre di nubi create con l’uso di bombe fumogene che impedivano ai nemici di bombardarci.

I miei pensieri erano molteplici ormai, anche se quello su cui mi trovai ad indugiare maggiormente era la follia di tutto questo. Per la prima volta dopo i vari millenni di vita della nostra razza, altri alieni si erano mostrati ed avevano immediatamente dichiarato guerra e combattuto contro di noi senza saperci motivare il tutto. Non vi era stata una dichiarazione di guerra vera e propria, poiché fin dal loro primo arrivo ci avevano sparato addosso e bombardato, cogliendoci inizialmente del tutto impreparati per qualunque cosa.

A nulla erano valsi i tentativi di dialogo, a nulla era servito mandare i nostri ambasciatori. Tutto quello che era stato ottenuto, era unicamente il ritorno di alcuni cadaveri con addosso le uniformi di rappresentanza.

Perso com’ero nei miei pensieri, improvvisamente decisi che era il momento di cambiare aria per un po’ di ore e saltai dal quarto piano.

Provai per pochissimi istanti il piacere dell’aria che solcava il mio viso, prima di aprire le ali che avevo all’altezza delle spalle e muovermi in cielo, volando finalmente libero come non facevo ormai da molti mesi.

Maledetti esseri umani, vi sconfiggeremo un giorno!