Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
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Autore: KimiSaura    30/01/2010    3 recensioni
Una nazione sul punto di crollare.
Una nazione sul punto di estinguersi.
Dei fatti storici inquietanti.

Il Genocidio Assiro, Armeno, Greco visto dal punto di vista di Herakles.
(Credo che ci sarà il punto di vista di un OOC!Armenia e un Sadiq in futuro)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi, Turchia/Sadiq Adnan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMERS Axis Powers Hetalia è un manga di Himaruya Sensei. Io non ci ricavo niente scrivendo una fanfiction su Grecia e Turchia. Anche se Armenia e Assiria sono dei miei OOC.

AVVERTIMENTI Storico/Introspettico/Malinconico, OneShot, Yaoi, Angst, Tort, Language, WIP

NOTE DELL'AUTRICE Qualcosa per il Genocidio Greco e qualcosa per saziare il CrossOver che vedevo tra Grecia e i Na'vi mentre guardavo Avatar. Punto. Amo Grecia e Turchia. Amo il Mediterraneo. Si. Sono una scema. Nessuno vorrebbe scrivere su alcuni dei paesi più antichi della storia, ma il Genocidio Greco è qualcosa di importante che i libri di storia non menzionano mai e parlandone sotto forma di fanfiction, chi lo sa che non possa interessare anche a voi.
Il titolo è tratto dall'OST di Avatar perché mentre lo scrivevo lo ascoltavo nelle cuffie.

NOTE GENERALI: Ascoltate questo immane e stupendo pezzo (http://www.youtube.com/watch?v=QtVwnZxIG5k) mentre leggete la parte iniziale. Poi, se avete la OST di Avatar ascoltate il pezzo chiamato War. Impostatelo come Playlist se volete. Diventa tutta un'altra cosa.
Suggerimenti, critiche e miglioramenti sono sempre ben accetati!

BUONA LETTURA!


I SEE YOU
By Katekyo Hitman Kimi


-Lasciate andare il mio popolo!-

Daremo ai Turchi, quello che fu Turchi

-Io amo la mia gente!- Herakles urlava.

Le lacrime trafiggevano la sua pelle brasata - ustionata - da innumerevoli battaglie, quelle che avevano strappato i Greco-Turchi e i Greco-Pontiani dalle loro terre. Deportati. Sterminati. Erano stati lasciati in balia della sua carissima madre terra, in balia di un Mar Mediterraneo grigio e spento, come le nuvole di un cielo Autunnale. Non era un bello spettacolo. Non lo era per niente. Le sponde del Mediterraneo era ricoperto di corpi di uomini innocenti.

Bambini. Donne. Umani. Innocenti.

Erano corpi umani privi di vita, ed erano ammassati l'uno contro l'altro, in buche scavate artificialmente dai Giovani Turchi. Mani e gambe attorcigliate le une con le altre, come delle ragnatele complesse, enormi, senza vita, senza forza. Completamente prive di energia. Occhi spalancati, espressioni inumane. Erano morte soffrendo, piangendo, e quelle espressioni sarebbero sempre state impresse sui loro volti per l'eternità.

Era triste. No. Era una tragedia.

Gli uomini che stringevano i suoi lembi - Turchi - gli lasciavano poca libertà di movimento. Due uomini erano attaccati alla sua destra, tenendogli fermi mani e braccia, e alla sinistra due uomini mimavano gli stessi movimenti degli altri. Erano grossi - alti - proprio come erano stati in precedenza.

Gli facevano male e non stavano attenti ad essere gentili o meno.

Ma tanto che senso avrebbe avuto - essere gentili - essere umani? Oramai aveva assistito al peggiore degli eventi che la storia umana avrebbe mai raccontato.

Mentre camminava, mentre saliva le scale di legno che lo portavano al patibolo - sgualcita di merda ed altre cose indefinite - guardava la sua gente, addolorata - destinata - inerme alla furia Ottomana. Un impero che per anni, centinaia d'anni, aveva distrutto e maltrattato uno dei popoli più anziani di quel pianeta Terra. Sua madre aveva sentito le urla provenienti da quel popolo crescente, lei sapeva cosa sarebbe venuto, ma non l'aveva fermato. Anzi, ne fu pure ammaliata.

Troppo ingenua. Insieme all'Impero Romano - aveva fatto del Mediterraneo un mercato internazionale di affari. Cartagine. Creta. Roma.

Non aveva più importanza adesso.

La Grecia, una nazione di solo 100 anni, stava ritornando nuovamente sul patibolo. Un luogo, familiare, fin troppo familiare.

I massacri precedenti alla sua Dipendenza.
Gli anni di Otto I e dell'Imperialismo Tedesco.
L'Egemonia Europea che non sapeva che fare con la sua nazione.
Solo 100 anni e già le ferite tormentavano il suo cuore martoriato di pensieri tristi.

Non c'era più niente da fare per loro e questo metteva la giovane nazione in uno stato di pietrificazione totale. Ancora una volta l'Impero Ottomano aveva messo in ginocchio il suo popolo, chiedendogli di strappare le carni a morsi e di darla in pasto agli squali - così - come se niente fosse.

Abbassò la testa in segno di sconfitta e piangendo, digrignando i denti, cominciò a pregare come avrebbe fatto ai vecchi tempi in nome di Zeus, Minerva - i suoi Dei. Non poteva far altro che pregare, mentre camminava, mentre quegli uomini lo sforzavano di raggiungere la sua oramai morte.

I suoi aggressori, portandolo verso il patibolo, lo fecero girare verso la folla piangente e dolorante. I suoi occhi verdi, spaventati non erano niente in confronto al resto del suo corpo. I suoi capelli, mossi dal vento - lerci e sporchi di terra - avevano ancora il riflesso solare del suo caro amato Mediterraneo. Il suo Mediterraneo. La sua divisa - verde - bella, simile alla vegetazione del mare, era sporca, lacerata, ridotta ad uno straccio. Sentiva i piedi scalzi camminare sopra qualcosa di indefinito, qualcosa che non avrebbe voluto sapere che fosse, anche perché tutto il suo corpo fu macchiato da quella roba.

Uno straccio. Una bambolina di pezza.

Sapeva di essere ridotto male. sapeva che non poteva guardare il suo popolo in quella maniera! Con che coraggio! Con che audacia poteva guardarli conciato peggio della peggior nazione di quel mondo!

Le sue labbra si schiusero in un urlo - un urlo feroce, terrorizzato.

Stava perdendo il senno. Come poteva restare calmo mentre parte del suo cuore veniva condannato alla morte nell'eternità? Come poteva?

Gli uomini Turchi tenevano il suo corpo lesionato e distrutto - da un impero dieci volte più potente del suo - nelle proprie mani. Sembrava come se lo stessero mettendo all'asta.

Quanto volete per questa nazione?
Costa davvero poco! Tanto morirà tra qualche secondo!

Una volta sul patibolo, fermo ed eretto, gli fecero alzare la testa, per poter guardare il suo popolo direttamente negli occhi e nel mentre, nell'istante in cui lo fecero, Herakles cominciò nuovamente a tremare. Quegli occhi, tutti quegli occhi erano terrorizzati.

Vedeva bambini.
Vedeva donne.
Vedeva uomini. Quelli che avevano combattuto per la propria terra.

-No!- Urlò -No! Non potete fare questo!-

Cominciò a scalciare, cercando di girare lo sguardo, ma quelle mani, quegli uomini lo tenevano fermo, saldo, verso la folla di persone terrorizzate e piangenti.

Non poteva sopportare quegli sguardi.
Non poteva guardare il suo popolo e dire che tutto sarebbe andato bene.

-Lasciatemi!- Urlava -Vi prego!-

Porteremo l'Impero Ottomano al suo antico splendore

Sentiva la folla piangere e nel mentre anche il suo cuore.

-Vedo che stai cominciando a capire il tuo ruolo in questo mondo Herakles-

Quella voce.

Gli occhi di della giovane nazione si ingigantirono dalla paura. Cominciò a tremare, sentire il suo stomaco e le sue viscere contorcersi. Avrebbe vomitato. Si, di certo. Se avesse continuato a lasciarsi manomettere in quella maniera qualcosa sarebbe successo.

Oddio, quel bastardo era li!
Quell'uomo era ritornato a rendergli la vita un incubo.

Herakles sapeva che il suono veniva da dietro le sue spalle. Digrignò i denti, morsicandosi il labbro dalla rabbia, nel tentativo di sopprimere le cattiverie che volevano uscirgli dalla bocca. Voleva potersi girare, dargli un pugno in faccia, urlargli contro tutto quello che non era mai riuscito a dirgli in quegli ultimi venti anni. Ma mentre si guardava i piedi e il popolo, addolorato, sapeva che non poteva fare niente.

-Guarda la tua gente Herakles-

Sapeva che quegli occhi lo stavano guardando. Più di 1.000.0000 di Greci.

Sapeva anche che non poteva far altro che ascoltar l'uomo dietro le sue spalle parlare - distruggerlo - con quella voce. La melodia della sua voce aveva  ammaliato la sua nazione più di 500 anni fa, facendolo cadere in un tortuoso tranello, ricco di tragedie e torture.

Con quella voce, l'aveva deturpato della sua verginità.

Il pensiero, lo fece tremare, piangere, morsicarsi la lingua.

-Guarda il tuo popolo, mentre soffre-

Strinse gli occhi.
Non avrebbe guardato.

Persone deportate.
Bambini uccisi.
Corpi sbattuti nel fondo di pozzi.

-Lasciali andare!- Urlava incontrollato -Non hai il diritto! Non hai il diritto di fare quello che vuoi con ciò che vuoi! Armenia sta soffrendo come un cane! Egitto sta maledicendo il giorno in cui ha stretto quella maledetta alleanza col tuo popolo!-

Il Turco sospirò nel suo orecchio, scostandogli i capelli, facendolo tremare.

-Smettila di trattarci come degli schiavi Sadiq!-

Percorse con la lingua, il lobo del suo orecchio.

-Vi tratterrò come voglio, quando voglio. l'Impero deve ritornare a splendere-

Gli uomini stavano diventando insistenti sulle sue braccia. Le sue gambe stavano cedendo al suo peso e l'unica cosa che gli permetteva di rimanere ancora alzato su due gambe era la forza bruta che questi Turchi possedevano all'interno del proprio corpo.

La Grecia non sarebbe stata forte come loro, ma non avrebbe avuto importanza!

Le mani di Sadiq scivolarono attorno al suo corpo, come serpenti velenosi, stringendosi attorno ai suoi lembi feriti e martoriati. Il Greco soppresse un gemito di dolore, morsicandosi la lingua, per poi venir fermato da una mano, che gli invitava a tener aperta la bocca in modo da non auto lesionarsi.

Delle mani fecero voltare la sua testa di lato per poter guardare la Turchia direttamente in faccia.

Come al solito indossava una maschera.
Non faceva trasparire alcun emozione.

Herakles tremò, squadrando la maschera dell'uomo alla vicinanza improvvisa. Si. Come al solito, non vedeva gli occhi, ma vedeva le sue labbra, dischiuse in un sorriso maligno.

Sapeva del suo sguardo terrorizzato mentre lo guardava. Sapeva delle ferite e degli occhi che costantemente continuavano a guardarlo. Cosa avrebbe dovuto fare ancora? Cosa c'era di peggio nel doversi umiliare di fronte al suo popolo in quella maniera?

Sottometersi all'Impero Ottomano.

-Ti prego- Implorò -Non fare ancora questo alla mia gente ... -

Una bocca fece contatto con le sue labbra, sporche, di sangue, terra e merda.

Spalancò gli occhi dalla sorpresa, sentendo il Turco volteggiare la lingua all'interno della sua bocca. Il suo orifizio fu caldo e accogliente attorno al suo. Era come se lo ricordava ai vecchi tempi. Passionale - bollente - rovente. Sadiq. Chiuse gli occhi, facendosi trascinare dal bacio, risparmiandosi dolori e affronti, per poi venirne deflorato improvvisamente.

La sua gola secca dall'imbarazzo.

-Finché tu sarai legato a me ed io da te, non riuscirai mai a liberarti di me-

Il suo ghigno era malefico e si dimenò tra la presa degli uomini Turchi.

-Tu lo pensi- Il suo sguardo era serio -Tu pensi di potermi sottomettere come e quando vuoi, ma io non faccio più parte della tua nazione! Io sono Herakles Karpusì! Io sono la Grecia!-

Sadiq sbuffò annoiato.

Un colpo gli andò a lesionare il viso.

-Tu non parlerai mai più così a me!-

Venne colpito nuovamente nello stesso punto, facendolo sanguinare - sussultare - come se tutto ciò non fosse stato già abbastanza - tutto quello che i suoi uomini gli avevano fatto. Ma comunque non aveva importanza.

-Colpiscimi!-

Serrò gli occhi, sentendo gli sguardi del suo popolo sulla sua figura inquietante.

Il Turco lo colpì allo stomaco, facendogli sputare sangue.

Lui avrebbe combattuto per il suo popolo, come aveva sempre fatto. Nel bene o nel male, la loro casa non sarebbe stata deturpata da quel bastardo di un barbaro. Lui non l'avrebbe mai permesso - seppur debole, seppur piccolo - non avrebbe lasciato quel genocidio stendersi fino alle sponde della sua amata Atene.

-Lacerami!-

Lo pugnalò alle spalle, conficcando il coltello nelle carni.

Il suo cuore apparteneva ad una sola cosa. Il suo amato Mediterraneo. La sua gente. Il suo popolo credeva nella propria terra. Amava le tradizioni e la cultura portata avanti da secoli. Amava la Grecia.

-Ammazzami! Porta avanti questo genocidio! Verrai punito per i tuoi crimini ad un certo punto!- Esclamò.

Estrasse il coltello dalla ferita sanguinante senza esitazione e risentimento.

Venne messo in ginocchio, di fronte al suo popolo una seconda volta. La ferita pulsava ma non quanto il suo sguardo dolorante.

Il Turco afferrò la testa del ragazzo e alzandola verso la folla urlò. Urlò in Turco. Una lingua che molti Greci conoscevano e che col passare degli anni cercavano di dimenticarsi.

Perché parlare in Turco? Questa era la Grecia!

-Guardate la vostra cara nazione! La vedete? Questo stupido crede di potermi battere quando sa che non può nulla contro di me. Cosa vi sembra il suo atto di disperazione? Leale? Lui sa che niente può fermarmi dal compiere le dicerie che voglio contro di voi e contro di lui!-

La stretta sui suoi capelli faceva male.

-Vi deporterò, uno ad uno se devo, ma io rivoglio il mio Impero Ottomano. Sappiate che non potrete andarvene da qua!-

La stretta si fece più salda contro la sua nuca e Sadiq lo guardò negli occhi attraverso la spessa maschera. Faceva male, si, ma tanto cosa importava? A lui non avrebbe fatto ne caldo ne freddo. Quello che stava per fare alla sua gente.sarebbe stato molto peggio

-Ne gli Armeni, ne gli Assiri, ne voi, potrete qualcosa contro di me!-

Gli occhi del Greco si fecero insistentemente pesanti per poi cadere sul patibolo, privo di forze.

Si, oramai non c'era più niente da fare.


- - -


Avvicinandosi all'estate del 1915, 2 milioni di soldati stavano morendo nelle trincee del Ovest dell'Europa. Poche persone sanno che più di un milione di innocenti, tra Greci, Armeni ed Assiri furono massacrati quello stesso anno.


Tra il 1913 e il 1922 più di 3.5 milioni di Armeni, Greci ed Assiri furono massacrati ed uccisi in una campagna mirata a sterminare completamente i Cristiani residenti in quelle aree. Questo movimento fu il precursore del famigerato Olocausto.


Per finire i Turchi massacrarono ed uccisero più di 350000 Greci.
Di Armeni ne furono uccisi più di 1.500.000.


- - -


-E' da tanto che non ci si vede eh Herakles?-

La conferenza fu lunga e terrificante, ma alla fine ci fu un mutuale accordo.

Herakles sorrideva a Francis. Pacifico, tranquillo, felice. Non avrebbe più dovuto affrontare un simile atto da parte della Turchia  e questo lo rendeva felice.

Gli sorrise. Un sorriso sgargiante - bello come il Sole che tramontava sulle acque del Mediterraneo. Pacifico come le brezze che soffiavano attorno al suo amato Peloponneso. Non ci sarebbe più stata una battaglia. Non per lui almeno.

-Ti vedo bene- Ammise Francis.

Il Greco annui, con un cenno di consenso per poi andarsene dalla sala riunioni di Sevres. Aveva stipulato i territori di confine con la Turchia. Aveva ricevuto il protettorato dell'Alleanza. Si, non era libero, c'erano ancora molte cose da fare, ma in ogni caso, era libero.

Finalmente libero.

Ed era una sensazione incredibile.

La sua divisa militare soffiava leggera tra le brezze Mediterranee. Le farfalle a Creta erano ancor più belle di quando aveva lasciato la sua patria per firmare l'accordo in Francia e il suo stomaco fluttuava di serenità. Come tra le nuvole, viaggiò - volò, sentendosi finalmente a casa.

Certo avrebbe dovuto ricominciare da capo, come quando era diventato dipendente, ma era probabilmente il minor dei mali che poteva capitargli in quel momento.

Finalmente felice di vivere la sua esistenza come meglio poteva.

Saltò tra i prati in fiore, correndo verso Atene, guardando la statua di Atena, lucida in quella bellissima giornata di sole. Lo guardava come per ricordargli che una nuova era sarebbe cominciata.

E difatti, fu così.


- - -


La Grecia finalmente segnò un Trattato di Pace con la Turchia nel 1923 e per la maggior parte della seconda Guerra Mondiale, insieme all'Armenia, i due paesi cercarono di convivere con un nuovo regime politico e un nuovo Re.


- - -


La Grecia e la Turchia tuttora si odiano.



FINE
(Piuttosto interessante!)
  
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