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Autore: mery_wolf    30/01/2010    2 recensioni
"E intanto il tempo passa e tu non passi mai."
[Estate - Negramaro]
Saranno ancora – e sempre – soleggiati giorni d’estate.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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DISCLAIMER: i diritti delle canzoni che ho usato non mi appartengono, bensì sono dei Negramaro, Alessandra Amoroso, Lady GaGa e dei Trading Yesterday; mitici Trading Yesterday!

I personaggi mi appartengono eccome, ma non ci guadagno niente...

 Un Grazie a CipDebbi che ha avuto il buon cuore di recensire il mio primo capitolo.

Grazie.

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1

PISTACHIO&VANILLA

 

 

 

E resto qui
Sul filo di un rasoio
Ad asciugar
Parole
Che oggi ho steso
E mai dirò

 

 

 

<< A che gusto lo vuoi? >>.

<< Bho, non saprei. Qual è il più buono, secondo te? >>.

<< Questa è la migliore gelateria di Napoli, Giulia, sono tutti gusti buonissimi >>.

Oltre la lastra di vetro facevano mostra di sé tutti i più svariati mix di gelati mai visti al mondo.

Li guardavo un po’ nauseata da una così varietà di colori. E poi i coni ricoperti al cioccolato e nocciole, canditi, liquirizia e altrettante schifezze possibilmente ingeribili...

Erano troppo per i miei occhi.

<< È così un orgia di colori che mi sta venendo mal di testa solo a guardarli! >>, sbottai.

Miriam mi diede una gomitata alle costole, guardando altrove con un sorrisetto malizioso. La solita. Possibile che pensasse sempre male?

<< Io voglio tutto quello che ha a che fare con il cioccolato! >>.

<< Te pareva! >>.

<< Io lo prendo alle ciliegie e limone! >>.

<< Wagliù e facit ambress! >>.

Sbuffai scocciata. << Puoi smetterla di fare il cafone, Carlo? Parla Italiano... >>.

<< Se ci riesci >>, completò per me Rosaria, giusto per togliersi lo sfizio di sfottere quello che era il suo migliore amico.

<< Nu m’accirit a salut, eh! >>.

<< La devi scmettere! >>. Con velocità fulminea arrivò al ragazzo uno scappellotto sulla nuca.

Certo, anche lei aveva il dono della cordialità napoletana...

Una volta usciti dalla gelateria, la nostra comitiva uscì per strada e passeggiammo a lungo cantando qualche canzoncina per distrarci dal caldo non così afoso e tipico dell’estate, ma che aveva fatto sciogliere in men che non si dica il mio vaniglia e pistacchio. Mi maledivo per aver scelto un gusto che mi riportava in modo così surreale a Salina, dove l’arsura e l’odore del mare attraversava i ricordi e raggiungeva le mie narici.

<< Rah-rah-ah-ah-ah! Mum-mum-mum-mum-mah! >>, un coro abbastanza stonato, attirò l’attenzione di alcuni passanti. Nessuno dei miei amici sembrò curarsene e continuare a cantare a squarcia gola, ridendo sguaiatamente.

<< GaGa-oo-la-la! Want your bad romance! >>, continuarono imperterriti.

Mi sembrò persino di rivivere le stesse sensazioni. Fissai la coppa del mio gelato, con quel verde stinto che si mescolava così male con il bianco della vaniglia. Diavolo. Che grande cazzata che avevo fatto...

<< Senza andata né ritorno, io consumo un'altro giorno, confinandomi di niente. Tanto il niente è quello che hai lasciato dietro te... >>, iniziai a canticchiare per conto mio.

<< Senza andata né ritorno! Sto sprecando un'altro giorno in più. Per vivere e ricominciare! >>, continuarono le mie amiche con entusiasmo, quasi stonate, scambiando il mio tentativo d’isolarmi per altro. << Per sognare  all’orizzonte un cielo azzurro senza nuvole! >>.

Un cielo senza nuvole...

 

 

Verde

Azzurro

Bianco

 

 

Rigirai il cucchiaino nella coppetta come avrebbe fatto una strega malvagia mentre nel suo calderone faceva qualche miscuglio indicibile. Nel mio gesto non c’era nulla di malvagio.

O almeno, non apparentemente.

Perché sì, dentro di me sorridevo malvagiamente immaginando una piccola personcina persa in quel mare di gelato al pistacchio ormai sciolto. E giravo e rigiravo con il cucchiaino di plastica più velocemente per zittire quella vocina che mi diceva di piantarla.

Non volevo. Dovevo affogare quella personcina. Dovevo

<<  Smettila o finirai per schizzartelo in faccia  >>, una voce mi derise e due occhi terribilmente irritanti si piantarono nei miei. << B’è, non mi saluti? >>.

<< Che vuoi? >>, sbottai come se fossi al primo giorno di mestruazioni.

<< Cos’hai contro il gelato? >>, mi chiese fintamente, divertito.

<< Mi irrita >>.

<< Questo lo avevo capito anche da solo. Perché poi? >>.

<< È verde >>, risposi come se fosse la risposta più ovvia del mondo.

Oh, certo.

Adesso rincominciavo con quella storia del lo amo alla follia più folle e poi lo odio, deve morire ora.

Non mi riferivo certo al biondo impudente e alquanto abbronzato di fronte a me. Bensì a colui che avevo indirizzato le mie fantasie, i miei progetti per un fottuto futuro che non ci sarebbe stato.

Gaetano sapeva essere l’essere più corretto di questo mondo, ma a volte era troppo concentrato sui sé stesso per accorgersi di quello che gli accadeva attorno.

Sì, come no.

Poi l’avrei buttata sul melodrammatico, attaccando con discorsi moralisti e vittimisti.

Cazzo, no. Non volevo rincominciare con quella storia della ragazzina innamorata di uno abbastanza menefreghista da non importarsene un fico secco. Volevo rincominciare a guardare al cielo senza pensare che prima o poi avrebbe preso un colore verdognolo...

<< A che punto sei? >>, mi chiese Luca dopo aver ordinato una granita. Lo guardai stranita, come se non sapessi a cosa si riferiva. Lui indicò il block-notes al mio fianco dal colore sbiadito e le pagine giallastre, arricciate e secche che emanavano un nonché di malandato.

Capii e poi lo fulminai con lo sguardo.

<< Hai il diritto di non parlare >>, sibilai minacciosa. << Qualunque cosa che dirai potrà essere usata contro di te, in tribunale >>. Lui rise, per niente spaventato.

<< Addirittura in tribunale?! Oddio, non credi di star esagerando? >>, mormorò e sentii quasi una sfumatura di rammarico. Oh, non sopportavo quando faceva così!

<< Tuffarsi nel mare ghiacciato non è esagerato, Luca. Schizzarmi le gambe per darmi fastidio non è esagerato, Luca. Tirarmi in acqua con te, Luca... >>, mi trattenni dal dargli una sberla in faccia e non alzarmi in piedi e riempirlo di insulti. Sì, di certo mi erano arrivate le mestruazioni ed io non me ne ero accorta. Mi sentivo troppo su di giri. << Questo che è esagerato! >>, urlai.

Sì, mi riferivo proprio al primo giorno di vacanze estive. Quando eravamo arrivati in spiaggia Luca non aveva esitato per togliersi i vestiti e rimanere in mutande e poi gettarsi in acqua come se stesse morendo di caldo. Forse quella giornata era stata anche più calda delle altre ma fatto sta che non esitò dal venirmi a prendere e buttarmi in acqua, con in tasca il mio amato block-notes...

Mi veniva ancora il nervoso a pensare che tutti gli appunti che vi avevo scritto sopra... adesso erano persi; persi per sempre! Irrecuperabili!

E non era bastato a niente metterlo al sole, nella speranza che si asciugasse.

Le pagine fradice si sbriciolavano come molliche di pane nelle mie mani e l’inchiostro era completamente sciolto, le parole illeggibili.

Luca non avrebbe mai dovuto osare di

<< Ma quante storie! >>, disse lui esasperato. Tirò fuori il portafogli. << Dai, per farmi perdonare te ne compro uno nuovo, d’accordo? >>.

Si guardò attorno, nel frattempo che la rabbia omicida montava dentro di me, per accertarsi che in quel paese sulla costa di Salina ci fosse almeno qualche cartoleria.

<< A meno che tu non mi riscriva tutti gli appunti che ho perso, io non ti perdonerò proprio un bel niente! >>, borbottai contrariata dalla sua improvvisa gentilezza e sincerità.

Buttò il portafogli verde sul tavolo di plastica bianco talmente lucido, sotto il sole, da sembrare avorio. << Io scrivo. Tu detti >>. Scese a patti.

<< Perché mai? >>, alzai un sopracciglio, diffidente.

<< E ti pare che io mi debba ricordare per filo e per segno tutto quello che scrivevi là sopra? >>.

<< Non detterò mai e poi mai quello che c’era scritto >>. Me ne sarei vergognata troppo.

Certo, Luca leggeva tutto quello che scrivevo. Un po’ per prendermi in giro, un po’ per curiosità.

Ma non mi ero mai chiesta perché lo facesse. La vera ragione.

Non avrei mai avuto il coraggio di ripetere a voce quello che lui leggeva.

<< Pazienza >>, fece spallucce, abbandonandosi allo schienale della sua sedia. Guardò i passanti che passeggiavano con tranquillità e coraggio sotto il sole cocente di mezzogiorno.

Rimasi in silenzio a fissare la sua espressione assorta. Si portò una mano tra i capelli, scostandoseli dalla fronte e fece un mezzo sorriso. Per un momento credetti che lo stesse facendo perché lo fissavo. Ma poi,voltandomi anch’io vidi che era lui che fissava una ragazza, in strada, appoggiata al muretto che dava sul mare.

Irritata sbottai: << Non bevi? >>. Lo riscossi dalle sue probabili fantasie. << Se sei disidratato non avrai mai successo con le donne, sai? La pelle si fa secca e l’abbronzatura diventa da schifo >>.

Rise, imbarazzato stavolta. << Oh, cazzo mi hai scoperto, eh? >>. Sospirai, esausta. Mi alzai e feci per andare verso l’interno del bar. Luca, giusto in tempo mi prese per il braccio.

 << ’addò vai? >>.

Lui e il suo napoletano del cazzo! << In bagno >>.

<< Ti accompagno >>.

<< Che?! >>, lo guardai allibita, stringendo le labbra.

<< Non sia mai che un maniaco sfondi la porta e abusi di te! >>, si giustificò con la voglia di scherzare.

<< L’unico maniaco, qui, sei tu >>, gli puntai il dito contro, raccattando la mia borsa.

<< Ch’hai proprio preso gusto ad accusarmi, eh? >>.

Cambiando idea, uscì in strada e a passo spedito mi diressi verso la scaletta che portava in spiaggia... se così si poteva chiamare una sponda piena zeppa di sassi grandi, sdrucciolosi e bollenti.

Luca mi venne dietro, tenendomi il passo con capacità. << E adesso dove vai? >>.

<< Dove tu non ci sei >>, sbottai senza guardarlo negli occhi.

Ma avrei giurato che fossero illuminati della luce della sagacia.

<< Che gentile che sei, Giulia >>.

<< Non potresti andare a rompere qualcun altro? Insomma, perché proprio io? >>. Scendemmo gli scalini di corsa, camminando sui sassi con i sandali che si scaldavano mano a mano.

<< Se tutti i fiori appassissero...! >>, recitò all’improvviso, frettoloso. Il suo tono di voce non era chiaro, ma mi sembrò che stesse cantando. Riprese fiato. << E se tutte le nubi della tempesta decidessero di rimanere... >>, continuò mentre io lo ascoltavo, immobile. << Allora io mi ritroverei uguale ogni ora: lei è il domani ed io sono l’oggi >>.

Sapeva di avermi in pugno con quelle frasi. Erano mie, ovvio che mi aveva in pugno.

Mi commoveva quasi che lui riuscisse a ricordarsele, al contrario di come mi aveva detto prima.

<< Non è lei... >>, gli dissi, di spalle, acida da morire. << È lui. Non cambiare le parole >>.

<< Te la riscriverò! >>, si affrettò a dire. << Comprerò un nuovo block-notes, più bello di quella merda di quadernetto che avevi e ti riscriverò questa canzone! >>.

<< È in inglese >>, precisai pacata.

<< Non fa niente! È  l’unica che ricordo, Giulia, ti prego! La riscriverò e tu non dovrai dettare niente: penserò a tutto io >>.

Mi voltai verso di lui, ricordando anch’io un pezzo di quella mezza canzone che avevo scritto.

Lui è la luce del sole, ma il sole se n’è andato”

<< Se il giusto se ne sta andando, io preferirei essere nel torto! >>, disse ancora Luca, come se mi dovesse dare la prova che la ricordasse davvero. << Ti fidi di me? >>, mi porse la mano, in una richiesta. Acconsentì seria, vedendo quella canzone sotto un nuovo punto di vista.

E appena Luca afferrò la mia mano, con forza mi prese in braccio come se fossi leggera leggera.

Con una corsa poi si buttò in acqua, mentre rideva sollevato.

Mi tappai il naso e serrai gli occhi quando ebbi l’impatto con l’acqua fresca.

Riemersi con il vestitino che usavo come pareo bagnato fradicio e lui con la maglietta zuppa.

Ridemmo e poi in un impeto di furia scherzosa lo schizzai. << Sei un bastardo! >>, risi. << L’hai fatto di nuovo! Non ti perdonerò mai più! >>.

La sensazione che provavo, però, mi diceva l’esatto contrario.

Era la prima volta da quando ero arrivata, che il cielo non mi era mai sembrato così azzurro.

E il verde era solo un colore lontano, sbiadito come il block-notes sul tavolo bianco.

 

 

Presi il cellulare da sopra il comodino.

E pensare che quella mattina rimpiangevo di averlo lasciato lì.

Invece mi ero sentita più libera, quell’aggeggio faceva inutili promesse che non sarebbero state mantenute.

Sul display mi apparve l’avviso che avevo perso due chiamate ed erano arrivati cinque messaggi.

Oh, allora qualcuno mi caga!

Canticchiai la canzone che Luca aveva recitato solo una mezz’ora prima. Mi chiesi se anche lui stesse controllando il suo cellulare oppure se stava mettendo a stendere la sua maglietta fradicia.

Impiastro, lo insultai mentalmente e risi di cuore. Ricordai all’infinito il momento in cui il sole aveva brillato come non mai mentre io e Luca ci schizzavamo in acqua. Finché non lessi un messaggio che mi fece ricredere nell’oblio di un verde bottiglia.

 

“Da Gaetano:

Ciao! Tutto bene?

 

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Note:

 

Stamattina mi è venuta l’ispirazione e ho dovuto scrivere!

Credo che i capitoli non si ridurranno ad essere corti o semplice flash-back ma inizieranno sempre come una situazione del presente e poi andrà a ritroso ripercorrendo gli eventi del passato. Forse il colore del titolo vi ha fatto venire la nausea più dei gelati “tutti i gusti più uno” XD Ma ho voluto richiamare il verde del pistacchio, l’azzurro del cielo e il biancastro della vaniglia. Spero di non essere stata troppo volgare con le parolacce o l’aggiunta di quelle frasi in napoletano! Ma non ne ho potuto fare a meno! Era una tentazione troppo forte: il mio istinto napoletano ha preso il sopravvento. Ha fatto tutto lui, giuro!   >>///<<

Okay XD adesso passiamo alle spiegazioni:

Ho usato vari testi per questo capitolo. Il primo è dei Negramaro, Estate, come ho precisato nello scorso capitolo. Il secondo sono i versi incoerenti di Lady GaGa in Bad Romance, per chi non l’avesse capito e non credo che abbiano bisogno di traduzione! Poi  la terza che ho usato è Senza Nuvole di Alessandra Amoroso. E per ultima, ma non da meno, She Is The Sunlight dei Trading Yesterday *_*

Io li amo alla follia: in ogni loro canzone c’è il riassunto di un periodo della mia vita.

Ovviamente, però, ho voluto che in questa storia il testo l’avesse scritto Giulia – che scrive canzoni, per l’appunto, come ho accennato nel capitolo – e avesse cambiato il “lei” con “lui”. Perdonatemi, purtroppo anche io quando la canto cambio sempre “she” con “he” XD E non a caso Luca ha recitato i versi della canzone nel modo originale. Spero che l’uso del napoletano non vi abbia urtato i nervi –  io lo uso sempre quando sono incazzata e agitata e guarda caso oggi sono in questo stato d’animo, oltre che malinconica e triste. Le frasi dovrebbero essere comprensibili, o almeno credo, e se mi sbaglio, avvertitemi e metterò una sorta di traduzione. ù_ù

Spero di avervi strappato almeno uno straccio di emozione dal vostro cuoricino.

Giulia e Luca li ho usati anche per altre mie ff originali, l’ultima – un po’ triste – The Things That I Never Tell You oppure come un’altra più vecchia L’amore Conta. Ma questa ff non ha a che fare con nessuna di queste due, perciò la mia è una semplice pubblicità XD

Cia0, ciao a presto - forse!

 

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