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Autore: Beliar    31/01/2010    1 recensioni
Fissai il nero sotto di noi che poteva sembrare solo un lungo solco; il rimescolio dell'acqua però tradiva la presenza del fiume: sembrava arrabbiato dal modo in cui sbatteva sulle rive e sulla pietra del ponte.
Sorrisi appena “Voglio sentire ancora la tua teoria.”

Boyxboy appena accennato.
Autrice: L i a r
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:I personaggi sono miei e la storia altrettanto, dal primo all'ultimo carattere.
Prompt: 46-Morte
Note di L i a r:è nata nonsense e rimane tale. Voglio dire che ancora non riesco a spiegarmi perché l'ho scritta è___è













Nothing can save you ( so let me be your relief ).






“Il dolore! È il dolore, gente, il perno del mondo!”
Urlava ghignando al buio della città; non c'era anima viva in giro, tranne noi due appollaiati sotto la luce di un lampione balbettante.
Fissai il nero sotto di noi che poteva sembrare solo un lungo solco; il rimescolio dell'acqua però tradiva la presenza del fiume: sembrava arrabbiato dal modo in cui sbatteva sulle rive e sulla pietra del ponte.
Sorrisi appena “Voglio sentire ancora la tua teoria.”
Prese fiato, inarcò la schiena come un gatto e socchiuse gli occhi: “Il mondo, la natura, l'uomo, tutto! Tutto è guidato dal dolore, sai. Pensaci: sarebbe tutto immobile, quindi inesistente senza il dolore. L'unica cosa che facciamo è agire per cercare di non soffrire; i masochisti e i sadici sono quelli che finiranno all'inferno. Sono snaturati, alterano il movimento del - di tutto. Di tutti. Anche delle stelle, forse.” parlava col naso all'insù, quasi si stesse rivolgendo alla Luna. Era così ogni volta che discorrevamo, e con un senso di inquietudine mi chiedevo spesso se si rivolgesse realmente a me o alla volta celeste.
“Il suicidio è un'azione sublime, il culmine della vita! Il più coraggioso, e forte, e utile. Viene spesso utilizzato male, distorto, sai. Non è da condannare, no! È l'unica cosa che abbia un senso, qui, è il vero fine di tutti quei passi per sfuggire dalla sofferenza. È il Passo.”
Sorrise di sbieco guardandomi un attimo, e poi volse gli occhi giù, al nulla.
“Allora. Andiamo?”
“Io...- mi morsi il labbro – non so se... Non sono molto sicuro.”
“Lo so – mi diede un buffo leggero sulla testa – hai paura, vero? È che lascia sempre titubanti arrivare di fronte alla scelta; pure avendo ragionato a lungo, non si è mai del tutto convinti.”
“Nemmeno tu lo sei?”
Sospirò, saettando con lo sguardo attorno a sé “No, certo che no. Ed è doloroso ammetterlo. Ma! - e qui saltò in piedi, in precario equilibrio – non ho intenzione di tornare indietro.”
Un piede penzolava oltre il bordo consunto del ponte, e lui dall'alto mi fissava con espressione beffarda tendendomi la mano.
“Su.” mi esortò ancora una volta; afferrai le sue dita titubante e mi tirai diritto, fissando giù, e poi il suo volto, e il cielo, e i suoi occhi neri lontani quanto le nuvole.
Inspirai, cercando quel coraggio sopito ma che sapevo esserci, da qualche parte – nella sua mano, forse, nei capelli scarmigliati che gli carezzavano il collo, nella voce cantilenante, nel battito che che percepivo sotto la pelle tesa.
“Ho paura...” sussurrai, socchiudendo gli occhi e deglutendo.
Passò il braccio attorno alla mia vita e mi si pose dietro, la mia schiena sul suo petto; le vibrazioni del suo cuore che mi sbattevano contro mi davano alla testa.
“Ecco – proferì, cercando di dare un tono solenne al tremore del suo respiro – ecco. È ora, credo. Cammina in avanti, piano. Gusta il momento.” l'altra mano era sulla mia guancia, sul mio collo e sul mio petto all'altezza del cuore.
Chiusi gli occhi. Non volevo sapere dove stavo andando, preferivo farmici guidare dal suo tocco.
“Matt.” mormorò, proprio accanto al mio volto.
Un altro passo, e precipitavamo nel vuoto.



Max.
  
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