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Autore: Keyra    01/02/2010    2 recensioni
Quel respiro, avrebbe dovuto riconoscerlo. E per un momento le era sembrato di ricordarlo. Ma non poteva essere.
Si sbagliava, sì, sicuramente.
Stringeva al dito quell'anello ora, Miriam.
Tra due mesi si sarebbero sposati, lei e Daniel.
Dopo sette anni. Si sarebbero sposati.
Eppure, le era sembrato di ricordarlo...
No, si era sbagliata. Si era sbagliata sicuramente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Mi ritorni in mente.

 

 


- Pronto? -
Miriam teneva la cornetta stretta all'orecchio. Qualcuno, dall'altra parte, respirava piano, per non farsi sentire. Come se lei avesse potuto riconoscerlo dal solo respiro.
- Pronto? Chi è? -
Nessuna risposta.
Al dito della mano con cui reggeva la cornetta, Miriam aveva un anello. Un anello di quelli belli, di quelli eleganti. Di quelli che "Quando l'ho visto, ho pensato: dev'essere suo", le aveva detto Daniel.
- Pronto? -
Ancora nessuna risposta, ma Miriam lo sente, che c'è qualcuno dall'altra parte. Che quel qualcuno aspetta un suo cenno.
- Forse ha sbagliato numero? -
Sente i passi di Daniel che arrivano dalla camera accanto.
- Miriam, dov'è la cravatta? -
Lei non risponde, aspetta che quel qualcuno tramuti il suo respiro in parole.
- Miriam? -
E' sempre lo stesso, Daniel. Perde tutto. Continuamente.
- Mi dispiace, devo attaccare -
Aspetta ancora un momento.
- Mi dispiace -
Un altro ancora, sembra supplicarla quel respiro.
- Mi dispiace... arrivederci -
Miriam posa piano la cornetta. Fissa il telefono, come se aspettasse che da un momento all'altro potesse suggerirgli l'autore della chiamata.
- Miriam, ci sei? Sei pronta? -
- Sì, sì. Sono pronta -
- Hai visto la mia cravatta? -
- E' sulla lavatrice -
- Sulla lavatrice? Che ci fa sulla lavatrice? -
- Non lo so, ce l'hai messa tu -
No, nessuna risposta. Nessun suggerimento.

 

***

Miriam aveva una vita felice.
A ventisei anni, aveva già raggiunto tanti traguardi, realizzato tanti suoi sogni.
Dopo il liceo, era partita per l'Irlanda. Si era portata dietro una valigia di dieci chili e la sua macchina fotografica. Nessun ricordo del suo passato.
Era arrivata a Dublino un pomeriggio di ottobre. Pioveva, ma non si era stupita, Miriam. Sapeva che lì le nuvole piangevano spesso.
Aveva prenotato una stanza in un hotel alla buona, in mezzo a Temple Bar, il quartiere più vecchio della città. Quello in cui ad ogni ora del giorno e della notte agli angoli delle strade si esibiscono ragazzi alla ricerca del successo.
Il giorno dopo era uscita con la macchina fotografica a tracolla e aveva cominciato la sua nuova vita così.
Anche lei, come quei ragazzi assetati di musica e di parole, era lì per cercare il successo. Era lì per costruirsi una carriera. Era lì per fare della sua passione il suo lavoro.
Miriam sapeva che ci sarebbe riuscita.
Sapeva che la fotografia le avrebbe ridato il sorriso.
Un giorno come tanti altri era entrata al Bewley's Cafè, si era seduta in uno dei tavolini alla sala superiore, aveva appoggiato la sua macchina fotografica vicino al porta-tovaglioli di plastica e aveva aspettato il suo té giornaliero.
Al tavolino accanto al suo, un ragazzo qualche anno più grande di lei l'aveva notata subito, appena era entrata nella sala. E quando aveva visto che al collo portava una Nikon professionale, aveva capito che quella era la donna della sua vita.
Le si era avvicinato senza un minimo di esitazione e le aveva chiesto con la pronuncia strascicata tipica degli irlandesi - Could I have a cup of tea with you? -
Da quel giorno, lei e Daniel erano sempre stati insieme.
Erano passati sette anni.

 

Daniel era un grafico pubblicitario e non ci aveva messo niente a far entrare Miriam nell' agenzia in cui lavorava. Aveva un ruolo importante, sorprendentemente importante per un ragazzo di ventiquattro anni. 
Insieme avevano intrapreso una carriera, un amore, una vita. Lei si era trasferita a casa di lui, in un complesso di dieci piani appena fuori dal centro di Dublino.
Aveva lasciato il vecchio hotel di Temple Bar con le lacrime agli occhi, salutando i due anziani proprietari come se fossero i suoi nonni. Aveva promesso che sarebbe tornata a trovarli.


Dopo tre anni, Miriam e Daniel erano arrivati in Italia. Lei voleva mostrargli il suo mondo, voleva che lui entrasse a far parte della sua vita, definitivamente.
Si erano comprati una casa appena fuori Torino, la città in cui era nata e cresciuta Miriam. 
Aveva sempre sognato di vivere sulla collina, di affacciarsi dalla finestra e vedere Torino dall'alto, solcata nel fianco dal Po.  E ora, aveva realizzato quel sogno.
In realtà, non solo quello.
Tornata in Italia, si era aperta uno studio tutto suo. Era diventata brava e conosciuta nel campo, a Dublino aveva collaborato per pubblicità di firme importanti. Il suo obiettivo era sempre stato quello di diventare la prima fotografa di moda davvero famosa. Aveva sempre sentito parlare solamente di fotografi uomini. Come se una donna non potesse riconoscere il fascino, come se non potesse trasmetterlo. Lei ci era riuscita.
Aveva affittato un appartemento nel centro città e quello era diventato il suo studio. Il telefono squillava sempre.
Il suo nome non era più un nome qualsiasi.
 

***

 


- Allora, andiamo? -
- Andiamo -
- Chi era al telefono prima? -
- Non lo so  -
- Come non lo sai? -
- Avranno sbagliato numero, non so, non hanno parlato -
- Sopravviveremo lo stesso -
No, Miriam non sarebbe sopravvissuta senza saperlo.
Quel respiro, avrebbe dovuto riconoscerlo. E per un momento le era sembrato di ricordarlo. Ma non poteva essere.
Si sbagliava, sì, sicuramente.
Stringeva al dito quell'anello ora, Miriam.
Tra due mesi si sarebbero sposati, lei e Daniel.
Dopo sette anni. Si sarebbero sposati.
Eppure, le era sembrato di ricordarlo...
No, si era sbagliata. Si era sbagliata sicuramente.

 

 

 

  
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