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Autore: Frozen tear    01/02/2010    0 recensioni
(...)Ed è solo il mio terzo giorno di lavoro.
Chissà perché il capo già mi odia.
Mi metterei a piangere se potessi, se continuo così mi verrà una crisi isterica, mi cadranno tutti i capelli, il capo mi caccerà fuori a calci minacciandomi con una mazza da baseball di non tornare più, insomma, succederà qualcosa di brutto.
(...)-Frankie sei sempre il solito, ma com’è possibile che non ne fai una giusta?- dice un ragazzo seduto al tavolo dell’ordine. Dopo qualche secondo di silenzio scoppiano tutti a ridere, tranne la mia rovina che mi guarda con aria colpevole abbozzando un sorrisetto.
(...)Sento dei passi avvicinarsi velocemente per poi fermarsi nella mia visuale. Delle Etnies, carine.
-Senti, Crystal, giusto? Veramente, non volevo combinare questo casino…-
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

Capitolo 11.

Ero rientrata a casa da circa venti minuti, appena entrata mi ero buttata sul letto senza neanche levarmi la giacca cadendo in uno stato vegetativo profondo.

Purtroppo il mio stato di meditazione fu interrotto dallo squillo del telefono. Fui tentata di non rispondere, anche perché dalla mia posizione il cordless sembrava esageratamente lontano, ma quell’ultima sana parte del mio cervello mi disse che magari chi era dall’altra parte aveva qualcosa di importante da dirmi.

Sperando che non fosse né DrewKeelin ed essendo troppo sfasata per riconoscere il numero risposi.

-Si?-

-Ehi Crycry!- la voce di Gerard mi fece sobbalzare

-Ger? Che c’è?- chiesi sospettosa

-Ho saputo che sei passata prima, mi dispiace di non averti vista. Che ne dici se ci vediamo domani? Adesso che abbiamo finito il grosso del lavoro con la band ho molto più tempo libero, pensi di poter venire alla stessa ora di oggi?-

A quanto pare aveva già fatto tutti i suoi calcoli.

-Ma…Va bene- dissi poco convinta

-A domani-

-A domani- gli feci eco

Chiusi la conversazione più confusa di prima. Sperai che parlarne con qualcuno mi avrebbe aiutata, anche se sapevo bene che era una cosa che dovevo affrontare da sola, comportandomi almeno una volta nella vita da persona matura.

Se era amore quello che avevo provato per Frank cosa mi impediva di correre fra le sue braccia e scordare tutto il resto?

La risposta era semplice: Drew.

Non lo amavo, ma gli volevo molto bene. Mi era stato vicino e la sua presenza mi faceva stare bene, non potevo fare finta di nulla e chiudergli la porta in faccia.

Io amavo Frank, non avevo mai smesso di farlo dal momento in cui mi ero resa conto di provare per lui più che una semplice amicizia. Anche se nel tempo avevo soffocato il sentimento sapendo che non era ricambiato, sapendo che il suo posto era con Jamia.

Adesso tutto ciò di cui ero stata sicura per mesi si era rivelato sbagliato.

Mi era precipitato tutto addosso e io non avevo idea di come affrontare la situazione. Dovevo scegliere l’amore che mi offriva Frank con tutti i suoi pro e contro o la sicurezza che rappresentava Drew?

 

Ripensai a quanto tutto quello che era successo in quei mesi mi aveva cambiata, facendo di me una persona diversa dalla Crystal che ero prima di incontrare Frank, ma non ero sicura che questa cosa mi piacesse.

Prima di incontrarlo la mia vita aveva avuto un senso, avevo sempre inseguito uno scopo e avevo lottato per arrivarci, da quando era arrivato lui invece avevo mollato tutto, finendo a lavorare in un negozio di dischi per riuscire a pagarmi l’affitto.

Perché avevo lasciato che la mia vita mi sfuggisse di mano in quel modo?

Non so quanto rimasi immobile a pensare, ma alla fine la risposta mi era giunta chiara, la vedevo come se fosse un grande insegna luminosa.

Finalmente sapevo quello che dovevo fare.

 

***

 

Ero stato stupido.

L’avevo ripetuto a me stesso tante di quelle volte che oramai sembrava che quelle parole non avessero più senso.

Perché avevo mollato tutto così?

Perché avevo sconvolto in quel modo la mia vita?

Per amore di Crystal.

Mi sembrava una risposta sensata, così la smisi di rincorrere i rimpianti.

La amavo, avrei fatto qualsiasi cosa per lei, qualsiasi.

Non avevo idea di come avessi fatto a mentire a me stesso per tutto quel tempo, facendo finta che fra me e lei non ci fosse stato nulla a parte una scappatella di una notte.

Mi chiedevo come avevo fatto ad abbracciare Jamia, a stare con lei, quando ormai avevo capito benissimo che amavo solamente Crystal. Semplicemente avevo fatto finta di nulla, sopprimendo quella fastidiosa vocina che mi diceva che Crys era il mio unico futuro.

Avevo continuato a testa bassa, senza seguire il cuore, continuando la mia solita vita perché sembrava la strada più semplice da seguire, quella più facile.

Uscire dai binari era troppo rischioso.

Ero sempre apparso al mondo come il vecchio, pazzo Frank, quello che non segue mai le regole e che si ubriaca, ma che alla fine sanno tutti essere un bravo ragazzo.

Era sbagliato, tutto tremendamente sbagliato.

La verità era che i cambiamenti mi facevano una paura fottuta, nonostante fosse una cosa abbastanza anormale per uno abituato a cambiare letto ogni giorno.

Eppure era così.

Finchè era questione di cambiare albergo o tipo di cibo non era un problema, potevo stare ogni sera su un palco diverso, davanti a gente diversa, ma dopo essere stato una vita con Jamia ormai le ragazze non le guardavo neanche più come se fossero donne. Erano gente. Non mi importava cosa facessero o se fossero belle o no, era sempre esistita solamente Jamia per quel ruolo. Delle altre non mi importava.

Fino a quando un giorno mi ero ritrovato davanti una ragazza con la camicetta macchiata del caffè che aveva buttato addosso anche a me. In quel preciso istante era cambiato tutto.

Un ingranaggio nel mio cuore aveva cominciato a girare al contrario e così la mia vita aveva cominciato ad essere sconvolta ogni giorno di più.

Alla fine cosa avrei dovuto fare? Continuare a stare con Jamia? Sposarla e fare finta di niente?

Avrei vissuto anni, probabilmente felici, al fianco di Jam, senza mai sapere se Crys sarebbe stata veramente quella giusta. Senza mai sapere se con lei sarei stato realmente felice, senza mai sapere se era veramente lei che amavo.

Quando però l’avevo sentita cantare, cantare una canzone col mio nome, avevo ripensato a tutte le volte che mi aveva chiamato Frankie, e come a me avesse fatto piacere, al contrario del fastidio che mi creava quando era pronunciato da altra gente.

Di lei mi piaceva tutto. Dal piccolo gesto che faceva ogni volta che rimetteva una ciocca di capelli color nocciola dietro l’orecchio fino alla voglia a forma di cuore che solo grazie a quella notte a Londra avevo potuto scoprire.

Cercavo di convincermi in tutti i modi che lasciare Jam ad un passo dalle nozze fosse stata la cosa giusta, pensando che l’avevo tradita e non ero degno di lei e che lei a sua volta mi aveva tradito per vendicarsi, che non l’amavo più come prima… mi bastava dire a me stesso che amavo Crys più dell’aria e tutto mi sembrava chiaro. Volevo solo lei.

Mi alzai di scatto dal divano.

Volevo lasciarle i suoi spazi, ma non le avevo spiegato la situazione, dirle che l’amavo e poi scappare era stato un comportamento da vigliacco.

Dovevo tornare da lei e spiegarle come stavano le cose realmente, prima che fosse troppo tardi, prima che per un mio comportamento sbagliato, prendesse una decisione affrettata.

 

***

 

 

Non appena misi giù il telefono dopo aver avvisato Gee che il giorno dopo non sarei andata, sentii suonare alla porta. Non sapevo se aprire o no. In quel momento mi sentivo fragile come una foglia al vento e allo stesso tempo forte tanto che avrei potuto spostare una montagna.

Avevo un groppo in gola per lo stress di aver dovuto prendere una decisione così importante e così dolorosa.

Alla fine mi alzai e aprii.

-Frank- sussurrai

-Ciao Crys- mi salutò sorridendomi timidamente

Rimasi in silenzio, non sapevo cosa dire. Non potevo affrontarlo, non così presto.

Dovevo riuscire a convivere con la decisione che avevo preso, ma ormai lui era lì, davanti a me.

-Senti.. io.. devo parlarti, voglio spiegarti meglio, sono stato uno stupido a scappare in quel modo. Hai tutto il diritto di avere una spiegazione dece-

La sua espressione seria mi faceva quasi paura. Non lo feci finire, gli posai un dito sulle labbra.

Respirai profondamente scacciando le lacrime.

-No, Frank. Io ho preso la mia decisione- vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa mentre mi prendeva la mano fra le sue, allontanandola dalle sue labbra –non voglio più vederti. Per favore, esci dalla mia vita. E’ troppo complicato stare con te, io voglio vivere in pace. Ti prego, per favore, fallo per me. Non venire più a cercarmi, non provarci in nessun modo. Devi fare come se non mi avessi mai conosciuta, scordati di me. Non amarmi-

Finire la frase fu l’impresa più dolorosa che avessi mai affrontato. Al limite delle lacrime sfilai la mia mano dalla sua stretta e richiusi lentamente la porta.

Era giusto così.

Continuavo a ripetermelo, ma non riuscivo a crederci.

 

***

 

Rimasi a fissare il numero dorato del sua appartamento per svariati minuti.

Non amarla?

Avrebbe dovuto dirmi come fare, perché io non ne avevo idea.

Mi portai la mano al petto. Il cuore batteva ancora, più lento del solito, ma batteva.

Volevo che smettesse, che la smettesse di infliggermi quel dolore che ad ogni battito si faceva sempre più profondo.

***

 

Il giorno dopo alzarmi fu la seconda impresa più difficile che avessi mai affrontato.

Mi ritrovai a pensare amaramente che la prima era stata solo il giorno prima.

Feci meccanicamente tutti i gesti che facevo ogni mattina, senza entusiasmo, semplicemente perché lo dovevo fare.

Mi dovevo abituare al pensiero che avrei fatto gli stessi gesti per molti mesi, se non anni, a venire.

Arrivai di nuovo in anticipo al lavoro. Mi infilai l’uniforme e salutai Marina come se non fosse successo niente, come se fossi la solita Crys di sempre.

Dato che dopo aver finito di sistemare le ultime cose era ancora troppo presto per sperare di vedere arrivare qualche cliente, mi sistemai sul solito puff con la solita biografia appoggiata sulle gambe.

Rilessi la stessa frase almeno cinque volte, così alla fine abbandonai l’impresa, perdendo lo sguardo oltre la vetrina, osservando la gente che, ignara, proseguiva la sua vita.

Una vita monotona, che non sforava dagli schemi.

La stessa vita che stavo accogliendo a braccia aperte.

Vidi la figura di Drew che si avvicinava e mi rincuorai.

Capii che forse non avevo sbagliato strada, che lui era veramente la cosa giusta per me.

Quando entrò lasciai che mi abbracciasse e mi baciassi come di consuetudine.

Lo feci sedere accanto a me e mi accoccolai fra le sue braccia.

Si, forse, in fondo Drew rappresentava quello che veramente volevo dalla mia vita.

Qualcuno che mi sarebbe stato sempre vicino e che mi avrebbe sempre dato sicurezza.

Era quello che volevo, no?

 

 

 

Eeeeehm ehhhm *tossicchia*

 

Scusatee! Se c’è ancora qualcuno che legge questa storia *ne dubita fortemente*

Un messaggio di ‘ioamolacocacola’ mi ha ricordato che avevo ancora questa storia aperta >.<

Dopo questo capitolo (che, fra parentesi, è anche l’ultimo) posterò anche l’epilogo, così la finiremo una volta per tutte u.u

Ero così nel mondo delle mie nuove storie che avevo totalmente dimenticato questa, che non tocco da almeno… due, tre anni? Non mi ricordo neanche quando l’ho scritta xD

In ogni caso, grazie se c’è qualcuno a cui ancora interessa almeno minimamente, siete grandi u.u (soprattutto ad accettare il modo tremendo in cui era scritta XD)

Bacini,

Silvia

  
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