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Autore: Kicchina    01/02/2010    2 recensioni
[LaviAren][One-shot][Lime?;Fluff;LoveLove]
"Non aveva dimenticato, Lavi, le ragioni delle sue paure.
Il mondo era così precario, il presente talmente limitato ad un concetto così astratto, creato solo per dividere il passato dal futuro, che non avrebbe mai potuto dimenticare ciò che, di notte, faceva sì la sua testa finisse immancabilmente coperta dal lenzuolo."
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Rabi/Lavi | Coppie: Rabi/Allen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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You
[My only Light]






Lavi aveva sempre avuto paura del buio.
Fin da bambino, quando era sepolto tra le lenzuola del letto della locanda di turno, in quella stanza così estranea alla sua vista, temeva di aprire gli occhi, tuffandoli così tra le tenebre più buie e desolate.
E leggervi, in quel buio, tutto il male dell'umanità, e la stupidità di chi vive ed il dolore di chi muore. Lo circondava, quel mondo di storia e di guerre. Se ne sentiva totalmente saturo, lo avvertiva impregnargli la pelle e mozzargli il respiro, girargli attorno vorticosamente, instancabilmente.
La sensazione di poter perdere tutto – ma poi, tutto cosa? – in un battito di ciglia, il tempo di piombare nell'oscurità, pochi millesimi, nemmeno un secondo, e, quando la luce avrebbe nuovamente ferito i suoi occhi, trovare ad aspettarlo solo una landa desolata, distruzione e desolazione, macerie di ciò che un tempo era, che non sarà mai più.
Per questo Lavi temeva il buio. Lo temeva come l'ignoranza e l'inconsapevolezza, come non conoscere ciò che ti succederà, ridendo, magari, ignaro che presto bang!,un colpo solo, improvviso, dritto alla tempia. Il dolore per pochi secondi, poi l'eterno nulla.
Però, però però però...qualcosa era cambiato.
Se ne rendeva conto, Junior, quando apriva la porta della sua stanza, si gettava svogliatamente sul letto e poi, solo qualche secondo più in là, pochi istanti che cambiavano tutto, si rendeva improvvisamente conto che no, la luce non l'aveva accesa.
Se ne rendeva conto quando, mentre camminava tra i corridoi dell'ordine senza una meta, senza uno scopo, decideva che non ne aveva bisogno, di quella candela che, un tempo, era stata la sua migliore amica.
Se ne rendeva conto quando, alzando lo sguardo dal voluminoso tomo di turno, incrociava gli occhi argentei della sua personale luna, dai capelli lattei ed il sorriso dolce, e capiva che non aveva bisogno di una luce, se al suo fianco c'era lui.


«Allen, tu...sei davvero luminoso, sai?»
«M-ma che vai blaterando, scemo di un Lavi!»
«Lo sei anche quando arrossisci così!»
E lo era anche con lo sguardo abbassato e le guance gonfie, e lo era mentre urlava e mentre sussurrava, con il sorriso e tra le lacrime, anche se no, non gli piaceva vederlo giù di morale.


Lavi aveva sempre avuto paura del buio.
Poi un giorno, ritornando da una missione, una di quelle stancanti, una di quelle spossanti, una di quelle totalmente inutili, un buco nell'acqua, aveva deciso di stringere quella piccola mano candida che gli veniva offerta, di appropriarsi di quella luce a volte tenue, a volte abbagliante, e di racchiuderla e stringerla forte tra le sue braccia, sussurrandole parole dolci alle orecchie, trattenendola ancora ed ancora – Solo un istante, solo uno, lo prometto, non te ne andare... -
Ed aveva sentito il calore di quel corpo a contatto con il suo, le mani che lente gli carezzavano la schiena, e quel profumo così dolce, così pulito, così suo. Lo sentiva mormorare e farfugliare, un po' per l'imbarazzo, un po' per la stretta quasi asfissiante, chiedere con voce soffice spiegazioni a quel suo improvviso strano comportamento. Ma Junior non rispondeva, si limitava a chiudere gli occhi ed affondare il naso in quella candida capigliatura, i polmoni pieni della sua essenza e le braccia ed il petto colmi del suo calore.


«Lavi? Lavi stai...bene?»
«Hmhm...ancora un attimo, non mi lasciare...»

«Non...non preoccuparti, non ti lascio...»
Era così dolce, il suo piccolo Allen, con le gote imporporate ed il volto tuffato nel suo petto...Lo sentiva così vicino, così suo, che nulla avrebbe potuto turbarlo.


Non aveva dimenticato, Lavi, le ragioni delle sue paure.
Il mondo era così precario, il presente talmente limitato ad un concetto così astratto, creato solo per dividere il passato dal futuro, che non avrebbe mai potuto dimenticare ciò che, di notte, faceva sì la sua testa finisse immancabilmente coperta dal lenzuolo.
Ma non temeva più il buio, non come prima.
Perché adesso, con gli occhi chiusi ed il cervello appannato dall'oscurità, poteva sentire quel piccolo corpo premere contro di sé, tremare appena per poi rilassarsi, e poteva percepire il suo cuore battere, ed il suo respiro leggero riscaldargli la maglia.
Grazie alle tenebre donate dalle sue palpebre calate, un po', sì, un po' poteva dire di non ragionare troppo bene, un po' era giusto che la sua mente offuscata facesse come le pareva, comandando alla bocca di calare sulla tempia dell'albino, posandovi lievi baci, scendendo lentamente fino alle labbra, così tenere ed infantili, schiuse ad accogliere la sua lingua – un po' per la sorpresa, un po' per l'imbarazzo, o forse voleva solo protestare, chissà.
E lo sentiva rispondere timido, lì in quell'angolo buio, alle sue dolci attenzioni, lo sentiva sospirare piano quando le dita del rosso si intrufolavano tra i suoi capelli e le la lingua vezzeggiava tenera il suo collo scoperto.


«La-Lavi...se...se ci vedono...»
«Shh...siamo al buio, non ci vedrà nessuno...»

«Qui – ah...ahn Lavi...- qui dietro...la-la mia stanza... »
«Ancora un istante...andiamo dove vuoi, lo prometto...»
Non avrebbe mai immaginato che, un giorno, avrebbe ringraziato l'oscurità della sua esistenza. Non avrebbe mai immaginato che le sue paure sarebbero state scacciate così brutalmente, prima o poi. Né che, a liberarlo da esse, sarebbe stato un ragazzino dagli occhi vivaci ed il sorriso perenne.


Lavi sapeva bene che nulla durava in eterno.
Lavi sapeva per certo che tutto finisce, prima o poi, e che da tutto bisogna separarsi. Lavi sapeva perfettamente di non avere la più pallida idea di quando ciò sarebbe avvenuto, di quando il suo mondo, il suo piccolo mondo – ora così ben rappresentato da quelle labbra schiuse poggiate sul suo petto, da quei capelli in cui facilmente intrecciava le dita – sarebbe capitolato, scomparso ed allontanato. Capiva di non poterlo prevedere e temeva quel buio. Lo temeva, come lo aveva sempre temuto e sempre avrebbe continuato a farlo.
Eppure non poteva fare altro se non sorridere, mentre le sue labbra si incatenavano a quelle della sua luce, mentre le sue mani sbottonavano la camicia e carezzavano il petto giovane.
Sentire il calore del corpo di Allen, pelle a pelle, respiro contro respiro, le lingue a danzare e combattere e le mani che, dolci e spasmodiche al contempo, cercavano e scoprivano, indagavano, ed erano attirate dalla pelle dell'altro come polvere di metallo e calamita, ciò che desiderava e ciò a cui poteva pensare in quel momento era solo questo, nulla di più. Un semplice incontrarsi di sensi e sensazioni, cercarsi e trovarsi per non lasciarsi più, tenersi stretti, assaporare e marchiare come propria ogni parte dell'altro e sentire che così, sì, così sarebbero potuti restare per sempre, l'uno in perfetta armonia con l'altro, un unico individuo ed un'unica essenza.
E quando Allen sussurrava al suo orecchio, e quando ansimava e chiamava il suo nome, ad ogni grido trattenuto ed ogni bacio cercato, richiesto, desiderato, Lavi non poteva non esser certo che, con la sua personale luce al proprio fianco, non aveva bisogno di null'altro.
Ne era certo mentre lo baciava con passione, ne era certo mentre lo carezzava dolcemente, per ogni spinta ed ogni sospiro, per ogni Lavi sussurrato o gridato, per ogni singolo istante passato con lui in qualunque modo, in qualunque istante, solo con lui.


«Allen...Allen...Allen...»
«L-Lavi...»
«Ti...Allen, ti -ahn- am...»
«Shh...n-non...dopo, dimmelo...dimmelo dopo...»
Trovarlo così tenero e dolce, così romantico in ogni istante. E quel sorriso ad illuminargli il volto, rassicurante, buono, luminoso. Sentì il proprio cuore riscaldarsi a quella visione, lo abbracciò d'istinto, il volto sulla sua spalla e le braccia a stringerlo forte.
Quel sospiro liberatorio e la schiena che si curvava, la mancanza improvvisa di forza nelle braccia e nelle gambe, l'accasciarsi al suo fianco e premerlo forte contro di sé, contro il suo petto, il volto affondato tra i suoi capelli ed il desiderio di restare così per l'eternità.



Lavi aveva sempre avuto paura del buio.
Lo temeva perché nascondeva, lo odiava perché celava ciò che lui no, non avrebbe mai potuto scoprire.
Però – piano, lentamente, un passo alla volta e con infinita cautela – stava imparando che un po', solo poco, non poi più di tanto, poteva apprezzarla, quell'oscurità. Poteva, perché adesso – e sì, sembrava stranamente ridicolo pensarlo, ma non avrebbe potuto altrimenti – adesso quell'oscurità la vedeva sotto una luce diversa. Grazie ad una luce diversa.
La sua tenera e personale luce che gli dormiva tra le braccia, che si lasciava accarezzare i capelli e solleticare con la punta del naso, che sorrideva nel sonno e lo stringeva più forte – Sempre più forte, non allentare mai la presa...-.
Quella luce che nei momenti di smarrimento gli tendeva la mano, quella che lo allontanava dall'oppressione della buia paura di non conoscere, che grazie ad un sorriso o – sì, a volte anche quello – ad un insulto riusciva a farlo tornare a ridere.
Lui, il suo Allen, che non lo lasciava mai e che mai l'avrebbe abbandonato. Lui, che c'era sempre quando aveva bisogno. Lui, di una tenerezza infinita anche mentre imbrogliava a Poker, proprio della stessa tenerezza che aveva mentre dormiva sul suo petto, riscaldandogli il cuore col suo respiro.
E Lavi non aveva bisogno di smettere di aver paura del buio. Semplicemente, poteva accantonare quel suo timore in un angolo - Adesso, per questo presente, per questo attimo che stiamo vivendo assieme – e sapere che, semmai avesse avuto bisogno, la sua luce era lì, pronta a restare al suo fianco ancora ed ancora.


«Allen...Allen, sei sveglio?»
«Hm...sì, però non andare via...»

«E perché adesso ridi?»
«Allen-chan, la sai una cosa?»
«Dimmi...»
«Ti amo!»
Era un'esperienza così bella vedersi gettare le braccia al collo dalla persona che si ama, sentire i suoi baci sulla pelle ed i sussurrati
Anche io uscire dalle sue labbra...un'esperienza talmente bella che pensò non se ne sarebbe stancato mai, nemmeno tra le tenebre più scure avrebbe rinunciato a quella sensazione.
Solo, sentire il suo Allen al suo fianco. Voleva solo questo.




N/A
O_O omg, ma che roba ho scritto?! vabé vabé, ormai l'ho pubblicata XD sappiate solo che...boh, è strano XD non doveva uscire così -no, nemmeno un po'- l'idea era partita in un modo ed è finita...bah, in tutt'altro XD tralasciando che nemmeno mi piace la fine...e vabé, fatemi sapere che ve ne pare! hohoho



Edit
Ok, così va un po' meglio....direi che, con tutto che questa fic non mi piace, ci ho speso un sacco di tempo XD ed io non dico di essere un granché con l'html, ma evidentemente sono meglio di quel programma che aveva combinato un pastrocchio -.-
  
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