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Autore: LemonKing    02/02/2010    1 recensioni
- Non lo dirò a nessuno… -
Sul volto curato si aprì un sorriso malizioso, seducente, un sorriso che l’ altro conosceva fin troppo bene: un ghigno perverso e poco rassicurante.
- …a patto che tu stasera passi da me. –

[Fanfiction classificata 6° al contest "[Multifandom] FilosoFANDOM {Dalla Filosofia alla Fanfiction}" indetto da Pucchyko_Girl]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Quelle creature non esistono! [Logic & Coeur]
Fandom: Hetalia
Personaggi: France (Francis Bonnefoy), England/UK (Arthur Kirkland)
Genere: Generale, sentimentale
Rating: Verde

Avvertimenti: One-shot, shonen-ai, what if?
Citazione: L'essere è e non può non essere. (Parmenide)




Una conferenza degli Alleati noiosissima.
Francis beveva e non ascoltava America minimamente; ogni tanto stuzzicava il vicino Inghilterra come poteva:

- Smettila Francis! -
- Oh, Angleterre, sei così bruttino, che ti sto vicino solo per migliorare la tua figura. –
- Cosa?! –

Si azzuffarono come al solito, poi Alfred, dopo quello che parve a molti un lungo monologo, dichiarò il convegno chiuso e tutti si alzarono dal tavolo.
Francia intanto si era addormentato.

- Igirisu! Non vieni via? -
- Finisco di sistemare qui –
- Ok! –

Anche America sparì, sorridente come al solito.
Inghilterra rimase al tavolo. Silenziosamente gestiva i rapporti visto che quello stupido di Alfred non lo sapeva fare e non ne aveva voglia,tanto lui era l’eroe non c’era bisogno di preoccuparsi, no?
Arthur borbottava imbronciato come al solito, mentre rigirava i fogli tra le mani. Ogni tanto gettava  un’occhiata alla chioma bionda, buttata sulla superficie del tavolo.
Persino mentre dormiva Francis lo irritava: ma ci si poteva addormentare sul tavolo?
E poi durante una riunione, come se la guerra non lo riguardasse.
Lo stava maledicendo mentalmente per le sue maniere, ci fu per lui una sorpresa gradita: un unicorno azzurro gli si avvicinò seguito da altri esseri fatati.

- Oh, siete venuti a trovarmi? Mi siete mancati! –

Loro sì che sapevano metterlo di buon umore!
Quelle creature erano i suoi amici ed erano simpatici, a differenza di qualcun altro lì vicino.


- Angleterre… –

Quelle parole pietrificarono Inghilterra che incitò fatine, unicorni e gnomi ad allontanarsi il più velocemente possibile.

- Petite Angleterre. -

Lo chiamò ancora Francis, irritante come suo solito.
Accompagnò quelle parole con uno sbadiglio e un ultimo sorso di vino dal bicchiere ormai vuoto.
Arthur si chiedeva se quel bellimbusto provasse una certa perversione nel provocarlo.
Francia in effetti faceva sempre del suo meglio per – oltre a mostrarsi splendido - far arrabbiare Inghilterra, quasi si divertisse.
Era, però, vero che fosse insopportabile, ma, anche, che Inghilterra ci metteva del suo: sorseggiava tè, reputava America un idiota e aveva un look a dir poco démodé.

- Damn! Lasciami in pace! -
- Con chi stavi parlando? -

Va bene che beveva vino dalla mattina alla sera, ma Francis non era ancora arrivato a sentir parlare qualcuno da solo, specie Arthur.
C’erano solo loro due, il tavolo e la lavagna con i disegni da poco cancellati. Nemmeno la presenza di Canada si sentiva.

- Con nessuno! Lasciami in pace, Francis! -
- Avanti, dillo che stavi preparando un discorso per me. –
- Eh? You are crazy! –
- Non ti capisco, Angleterre
- Shut up! –

Lo faceva imbestialire!
Ma chi era? Il suo ragazzo, per impicciarsi sempre dei fatti suoi?
Inghilterra si alzò e se ne andò seccato.
Non si poteva nemmeno parlare in santa pace.

- Forse si vergogna a chiedermi consigli di moda. –

Francia, sicuro di sé, decise di lasciar perdere.
Ma era pronto a spiarlo il giorno dopo: quanto lo divertiva Arthur!
Così andò a bere il suo amato vino, compagno gradito e fedele.
Si sdraiò sul divano portandosi il bicchiere alle labbra; il liquido rosso gli scendeva in gola, bruciandola e lasciando impresso il sapore, come fuoco al passaggio.
Ripensò nel frattempo ad Arthur, alle sue sopracciglia fastidiose che si incurvavano ogni qual volta si arrabbiava. Il vino, con quell’immagine nella sua testa, assumeva un sapore leggermente più amaro, ma di certo gliela avrebbe fatta dimenticare.

*   *    *

Ciò che Francia vide il giorno dopo fu shockante e per la prima volta credette che nemmeno l’alcol potesse cancellarlo.

- Ehi! Siete fantastici! Venite qui! Non strusciarti così tu! -

Inghilterra parlava da solo. E rideva.
Inghilterra aveva le allucinazioni.
Inghilterra era in questo stato eppure non aveva bevuto nulla.

Francia entrò nella stanza e fece per parlare.
Inghilterra si bloccò, rimase immobile per qualche secondo, poi lentamente si voltò:

- Che vuoi? –  borbottò infastidito, arrossendo leggermente.
- Ma… ma con chi stai parlando? –
- Con le creature. Anche io ho degli amici. –
- Non… non è questo il punto. –

A Francia veniva da ridere: non lo capiva affatto, forse non voleva solo crederci.
Gli posò una mano sulla spalla e sospirò.

- Igirisu… quelle creature non esistono. –

Lo disse principalmente per deriderlo, ma doveva ammettere che vederlo così gli dispiaceva.
Povero Angleterre! Doveva aiutarlo: non bastava un aspetto penoso, anche i pensieri erano ridicoli.

- Che?! – l’inglese puntò gli occhi verdi in quelli di Francis: - Non prendermi in giro! Sono socievoli e le fatine, l’unicorno… they love me!-
- Tutto quello che vedi è la tua immaginazione. Ci sei solo tu. –
- Come puoi dirlo con certezza? – si impuntò l’inglese.
-  Tutto ciò che non è non può essere. –
- Ma se io le fate e le altre creature sono in grado di vederle e di pensarle vuol dire che queste sono. Esistono –
- Nella tua testa. Ragiona! Non dire choses insensés! –
- Non per questo non hanno esistenza, altrimenti non sarei nemmeno in grado di pensarle. Damn, Francis sei così superficiale! Se tu non le puoi vedere vuol dire che non ti vogliono! –

Innanzitutto Francia voleva chiarire che tutti volevano vederlo data la sua spiccata bellezza, ma si limitò ad un:

- Oh, Angleterre, sei così adorabile a volte, mi fai quasi pena! -
- Tu me la fai da una vita, Italia numero due! –
- Quella è una storia vecchia! Guarda piuttosto come sei conciato tu! –

Non volevano ripetersi a vicenda le solite cose: Francia nella storia era stato anche grande – o così diceva - mentre Inghilterra si piaceva com’ era (mai più avrebbe osato farsi i capelli come quel francese).
Tacquero alcuni secondi, poi Arthur sbottò:

- Comunque sia, Francis, non ti intromettere! -
- Ma io voglio solo aiutarti, mon petite Angleterre.
- Da dove tutta questa solidarietà? E che sarebbe questo “mio”?! –
- Sei tutto rosso. –
- Per la rabbia! – gli rispose brusco.

Inghilterra incrociò le braccia al petto e gli diede le spalle infastidito.
Una nuvola coprì il sole e la stanza si oscurò.
Gli occhi verdi catturarono l’ultimo raggio morente e flebile.
Schiuse di poco la bocca per liberare un sussurro:

- Indipendentemente da quello che pensi tu, Francis, loro ci sono. Riformula meglio la tua frase così apparentemente colta: l’essere è e di conseguenza non può non essere -

Francia si incamminò verso la porta.

- Non lo dirò a nessuno… -

Sul volto curato si aprì un sorriso malizioso, seducente, un sorriso che l’ altro conosceva fin troppo bene: un ghigno perverso e poco rassicurante.

- …a patto che tu stasera passi da me. –

Inghilterra ebbe un brivido lungo la schiena e si voltò verso di lui furioso:

- Sei il solito maniaco! -
- Cosa siamo noi, se non amore? –
- Stai cercando di dirmi una cosa intelligente? Siamo vita, semplice esistenza. Non approfittare del discorso principale per le tue perversioni! –
- Noi siamo amore. Nudità è essere tutt’uno con Dio e mostrarsi come lui ci ha fatto. –
- Piantala! Noi siamo tutto ciò che è – voleva ridergli in faccia:- Come puoi dire che siamo amore? –
- Semplicemente non ci rimane nulla se non l’ amour.
- Francis, tu non usi la logica! Mi chiedo se hai un cervello, tu e America dovreste andar d’accordo in quanto a stupidità! -
- America, sempre America metti in mezzo! Non essere ridicolo, Angleterre. –
- Ridicolo io? Tu sei irritante! –
- Ascoltami e pensaci bene: l’ amore non è eppure… esiste.

Inghilterra lo voleva strangolare, fortuna che quello varcò la porta e sparì dalla sua vista.
Fece un sospiro e in un’occhiata veloce guardò a terra, scorgendo casualmente qualcosa: una rosa rossa che era stata lasciata lì.
Forse a Francia era caduta, forse l’aveva messa lì apposta per lui – e conoscendolo era più probabile.

- Stupid Francis… -

Avrebbe chiesto ai suoi amici fatati se sarebbe dovuto andare o no quella sera; lo spaventavano più le ossessioni di Francia dell’inutile ricatto – lui aveva la magia nera dalla sua parte.
“Ascoltami e pensaci bene: l’ amore non è eppure… esiste
Ad Arthur non serviva rifletterci:

- L’ amore è rappresentato da una persona o più. Non si può amare o pensare un sentimento. Se per te, vinofilo, l’ amore sono io, tu ami ciò che è. Io non posso non essere, perché sono e di conseguenza non puoi amare ciò che non è proprio perchè non è. Idiot… -

 
Pensava solo al vino, a dire stupidaggini e al sesso.

Raccolse il fiore e annusò il suo profumo, rimanendo accigliato.

A quanto pare, Francis pensava anche a lui.

 

 

 

Quelle creature non esistono!
[Logic & Coeur]

.End.

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Ringrazio Pucchyko_Girl per il banner e per aver corretto e valutato la fanfiction.

  
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