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Autore: Snafu    04/02/2010    6 recensioni
Questa storia racconta attraverso la voce narrante, il primo amore di due giovani ragazze per due dei quattro pilastri dei Beatles: George Harrison e Ringo Starr. Vorrei dedicare questa storia a Martina97, prima di tutto per ricambiare la dedica e ciò che sta scrivendo per me, per ringraziarla della sua gentilezza nei miei confronti... e per farle finalmente leggere qualcosa di mio!!! PS: Spero che l'impaginazione venga bene... sinceramente ho avuto qualche difficoltà per quanto riguarda gli "a capo" e le spaziature... speriamo bene! Buona lettura
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Intro

Ce l'ho fatta! Ahah sono tornata a scrivere!
Ho finito la maggior parte dei miei esami ahah
Premetto che questa storia sta prendendo una piega che non avevo considerato all'inizio.
Il capitolo che leggerete sarà qualcosa di simile a quello che avevo in mente per l'epilogo della mia idea iniziale... solo un po' diverso chiaramente in quanto nel finale ne io ne Marty alla fine, ce ne scappavamo con fab.2 ahah
Però non posso deludere Marty e metterò un lietofine nel prossimo capitolo penso!
Note: il caio è un saluto che ci scambiamo sempre io e la Marty, non confondetelo con un errore di battitura!
Desclaimers: Non vanto alcun diritto sulla canzone “I need you”

Capitolo quinto – Natale (“I need you”)

Natale.
L'atmosfera natalizia nei quartieri alti di Liverpool è sempre stata qualcosa di meraviglioso.
Nella cucina di casa Harrison, il piccolo genio del male, Catherine insieme alla fidata governante Henrietta stavano preparando qualcosa di losco.
Erano ormai le dieci, e la cucina cominciava ad odorare di mille piatti e portate speziate, arrivavano i vini e un piacevole profumino inondava tutte le ale del piano terreno.
«George ti ho preparato i biscotti!» esultò Catherine dalla cucina dove aveva combinato un pasticcio, ma dal piano superiore non si sentiva batter ciglio. Strano. Beh, certo George non avrebbe creduto che il piacevole aroma che veniva dai piani bassi fossero i biscotti della sorella, ma avrebbe potuto perlomeno scendere: era Natale e lei aveva avuto un pensiero carino.
«Non sarà ancora al telefono con Martina!» si lamentò «Meno male che non sono io a pagare le bollette!» poi prese il vassoio e si diresse al piano superiore
«Geoooooorge!» strillò bussando alla porta
«Che c'è» rispose seccato
«Apri» il ragazzo aprì la porta. Era ancora in mutande (n.d.Autore alle fan di Harrison: non mi entrate in visibilio per cortesia ahah) e aveva l'aria di uno che non dormiva da anni.
«Hai di nuovo passato tutta la notte al telefono con Martina?»
«Preferisco non parlarne» aveva una faccia da funerale
«Comunque» cambiò argomento «ho preparato i biscotti!» fece una faccia illuminata mentre sporgeva il vassoio verso di lui «Li vuoi... ti piacciono...» George era talmente stordito che iniziò a pensare che la sorella avesse fumato qualcosa di pesante da quanto era allucinata.
«Non ho fame» disse secco e l'altra non la prese bene. Lo fissò sgranando gli occhi e appoggiò arrabbiata il vassoio sul canterale vicino all'ingresso.
«Li mangerai» affermò con certezza e si voltò per uscire. L'altro la ringraziò. Catherine fece un passo indietro e si voltò a guardarlo «George tu hai pianto?» altro che faccia da funerale, sembrava che l'avesse investito un treno
«No, è la mia solita voce»
«George tu hai pianto» stavolta era un'affermazione «Che è successo? Non ti ho più visto piangere da quella volta che mi rifiutai di abbracciarti prima della recita scolastica delle elementari» ripensò a quel momento riflettendo su quanto fosse stata cattiva sin dall'età più giovane «oh, no, forse quando morì il pappagallo»
«Avevamo un pappagallo?» chiese George esterrefatto
«Uhm, no, si vede che era Martina allora. Hai litigato con lei?» chiese poi a bruciapelo e George la odiò profondamente «nulla a cui non si possa porre rimedio» disse lei
«Mi ha scaricato. Le avevo portato il regalo di Natale e non l'ha voluto» Catherine pensò sinceramente che Martina fosse pazza o che George, allucinato, avesse fatto la proposta a qualcuna che le assomigliava, che era comunque pazza a non accettare un tale dono da un Beatle. La ragazza si accovacciò sul letto accanto a lui.

“Said you had a thing or two to tell me
how was I to know you would upset me
I didn't realise as I looked in your eyes
you told me...”



«Che è successo di preciso? Ti giuro che Martina non me ne ha parlato» disse con occhi sinceri. George tirò un sospiro: non era piacevole ricordarsi di quel momento anche se continuamente riaffiorava alla sua mente.
«Stavamo parlando tranquillamente» esordì «ma l'avevo capito che c'era qualcosa che non andava. Aveva un sorriso forzato, ma non capivo cosa ci potesse essere che andava storto. Fino alla sera prima era tutto perfetto, io ero innamorato e lei era innamorata. Non desideravo altro.» iniziò a piangere, di nuovo. A Catherine si strinse il cuore nel vederlo così.
«E poi mi ha detto che non mi amava più, è stato tremendo guarda» la ragazza cercò di immaginarsi la scena senza piangere anche lei, cosa che non le riusciva molto bene «mi sento davvero uno schifo Catherine» Catherine avrebbe voluto rispondere con una battuta, al suo solito, per tirarlo su, ma non ne ebbe il coraggio.

“...oh yes you told me you don't want my loving anymore
that's when it hurt me!
and feeling like this I just can't go on anymore”



«George è difficile essere le vostre compagne, lo capisci? Martina ha solo paura.» disse la sorella, stringendogli le mani «prima di stasera avremo risolto tutto stai tranquillo»
«Lo dici tu, lei è decisa! Non mi vuole più vedere, non ne vuole sapere più nulla di me, ho provato a chiamarla non so quante volte e non mi risponde, non mi riceve, l'altra sera è scappata così, non ha neanche accettato il mio regalo» indicò una collana, semplice, con due cuori che si staccano. Era in oro bianco con le loro iniziali incise e poi ripassate in oro rosso. Era bellissima, anche se semplice ed un regalo classico. Tutte le coppie ne hanno una!
«Sarà il mio regalo di Natale: ti avevo fatto i biscotti ma non li vuoi! Cercherò di risolvere la cosa, tu intanto vestiti per cortesia che non ti si può vedere così a pranzo, dai, è Natale» uscì nel corridoio e scese al piano inferiore.
Agguantò la cornetta e compose il primo numero girando velocemente la sfera forata sull'apparecchio, cercando di non rendere troppo la sua impazienza.
«Buon giorno, Residenza Douglas» rispose la voce maschile dall'altro capo
«Buon giorno, Angus, buon Natale» annunciò la giovane al maggiordomo «Sono Catherine Harrison, desidererei parlare con Martina» spiegò. L'altro si rammaricò:
«Buon Natale, Signorina. Sono spiacente, ma non è in casa» era una bugia enorme e lei lo sapeva. Dove poteva mai essere andata? Senza di lei e senza avvisarla? Fra poco non trascorrevano neanche le vacanze estive separate.
«Angus...» il tono nella sua voce parlava da sola
«Oh, mi dispiace davvero morto Signorina Catherine» disse con fare davvero triste «ma la Signorina Martina ha chiesto di non essere disturbata ne al telefono ne tanto meno con visite, spero possiate perdonarmi»
«Non c'è problema, Angus, grazie» riattaccò e tamburellò le dita sul mobile in legno. Poi compose un altro numero:
«Buona sera, Residenza Starkey» rispose una voce
«Semmai buon giorno, Rings...» lo corresse. Poi si meravigliò, poiché il ragazzo non aveva affatto riconosciuto la sua voce (e la cosa non le fece piacere)!
«Pronto?» proseguì lui «Catherine?»
«Ma da quando rispondi tu al telefono? Credevo fossi impegnato in qualche attività ad esempio dormire o preparare i tuoi anelli fortunati per giocare a carte o a tombola!» si lamentò lei senza ragione, come al solito, ma Ringo stava aspettando un invito. Un invito speciale.
«Dimmi» la ignorò, cercando di arrivare al sodo
«Ho bisogno di te»
«Sono anni che aspetto che tu mi dica una cosa del genere!» disse immaginandosi di toccare il cielo con un dito
«Raggiungimi subito a casa!» intimò l'altra. Il ragazzo appoggiò la cornetta all'apparecchio telefonico e saltellò allegro fino al bagno e si lavò velocemente i denti, verificando personalmente il profumo del suo alito.
Mentre era immerso in pensieri profondi, cercando di decidere se inchinarsi oppure no per farle gli auguri di Natale che non si erano scambiati per telefono, vide la ragazza corrergli incontro per la strada. Lo prese per una mano e iniziò a correre nella direzione opposta da dove era arrivato.
«Ihih» sghignazzò lei «corri!» gli gridava
«Dove stiamo andando?» chiese il Beatle che, anche se alle corse e alle fughe ci era abituato, non capiva la ragione di tanta fretta.
«A salvare mio fratello dalla depressione» corsero fino alla fine della strada ed arrivarono fino all'abitazione di Martina.
«Aiutami a scavalcare il cancello»
«Non puoi suonare?»
«Non mi farà entrare!»
«Hai chiesto al meno atlet... ehi, era questo che intendevi con «ho bisogno di te»?» L'altra si morse il labbro mentre cercava di non strapparsi il vestito per scavalcare la barriera in ferro battuto. Certo, un abito elegante non era il più adatto a quella circostanza furtiva.
«Pesa più il visone di te» si lamentò il ragazzo sotto
«Non azzardarti a guardare sotto la gonna!» intimò lei sopra
Saltò dall'altra parte con un'agilità sorprendente, anzi, incredibile.
-Se rompo il vestito Martina mi sentirà- pensò tra se e se correndo verso la porta laterale della cucina che sapeva essere aperta: la donna delle pulizie di solito passava lo straccio a quell'ora e lasciava la portafinestra spalancata per far asciugare il pavimento.
Quel giorno evidentemente avrebbe dovuto passarlo due volte.

Catherine si guardò intorno con circospezione come un ladro e salì velocemente le scale togliendosi le scarpe per non fare rumore. Bussò alla porta di Martina.
«Mamma che c'è? Ti ho detto che va tutto bene e che non appena arrivano gli ospiti scendo» la ragazza più bassa fece leva sulla maniglia e la serratura scattò: la porta era aperta. Catherine si introdusse senza porsi troppi problemi.
«Ma guardati» disse, vedendola accasciata sul letto, su un fianco, con una quantità infinita di fazzoletti sparsi dappertutto. L'altra si tirò su in una frazione di secondo, cercando di ricomporsi.
«Ah, caio!» la salutò con il tipico saluto che erano ormai solite scambiarsi, poi tornò sui suoi passi «Ehi, come hai fatto ad entrare? Hai corrotto Angus?»
«Porta della cucina» fece un gesto teatrale con la mano e indossò un'aria scontata
«Buon Natale» improvvisò allora la più alta, cercando di evitare l'argomento che inevitabilmente l'aveva portata fino a lì
«Ma dai, non starai cercando di cambiare argomento?» chiese l'altra «Guarda come sei ridotta» rise di gusto «ahah mi sembra di veder mio fratello!»
«No, Catherine, io...» non la fece finire. Martina aveva un brutto presentimento: Catherine stava forse per iniziare uno dei suoi terrificanti monologhi? Doveva sedersi e tenersi pronta a qualsiasi cosa, ma non aveva voglia di sentirsi fare la paternale.
«Apri bene le orecchie: fino a che scarichi mio fratello è affar che mi riguarda fino ad un certo punto. Se per colpa tua mio fratello non mangia i miei biscotti allora la cosa mi riguarda molto: sai a che sentimenti mi muove la frustrazione» ci pensarono entrambe, ed erano dei sentimenti terribili.
«Oh, dai, Martina guardati! Tu, che di paure non ne hai mai avute, che eri fiduciosa nel tuo sentimento, nell'amore che provavi per lui più di ogni altra cosa. Guarda come ti stai riducendo a causa delle MIE stupide ostinazioni. Guarda me: TU mi hai insegnato a superare il muro del mio carattere e delle insicurezze che creano le mie paure: e adesso guardami! Guardami su! Lo sto ammettendo ad alta voce e sono disposta a gridarlo come lo eri disposta tu: io sono innamorata di Richard Starkey, Ringo Starr, Rings, con tutto il mio cuore!» lo gridò alla finestra con un tono altissimo «Ho sempre temuto di non essere abbastanza speciale per essere unica per lui. Forse non lo sarò, ma ho intenzione provarci, di provare a passare alla storia per esserlo stata. Sai che cosa mi ha detto Ringo l'altro giorno? Che il mio fazzoletto, quello sporco di rossetto che ha, è l'unica prova che lui ha che siamo stati insieme!» sorvolò sulla risposta cinica che gli aveva dato “No, questo fazzoletto è l'unica prova che usi il rossetto”, era indelicato citarla adesso
«Dovrei essere io, dovremmo essere noi, a cercare delle testimonianze che siamo stati con loro: sono loro i Beatles! Ma non sono Dei: mangiano come noi» eccome se George mangiava «dormono come noi, e hanno bisogno d'amore come noi.» fece una piccola pausa per respirare. «Ed è solo merito delle fantastiche parole che mi hai sempre detto in merito all'amore. Proprio TU... e adesso lo fai stare così?! George ha bisogno di te . Adesso più che in ogni altro momento: sei l'unica cosa che lo fa sentire completo. George ha bisogno del tuo amore.» scosse la testa e si avviò alla porta, poi concluse «Io comunque ho deciso di donare il mio a Ritchie. Scegli cosa farne del tuo.» sparì dietro la porta di legno.
In realtà a Martina non era rimasto molto di quel monologo: Catherine aveva detto davvero troppe cose.
Certo era vero che aveva predicato tanto sull'amore a lei e personalmente aveva razzolato davvero poco.
E quella separazione causava sofferenza ad entrambi.
La guardò allontanarsi dalla porta a vetri. Ringo la aspettava dall'altra parte del cancello. Sembrava una metafora; il cancello erano le loro paure. Alla fine loro ce l'avevano fatta, a dispetto di tutto, anche a dispetto di Catherine. La moretta si lanciò a braccia aperte giù dal cancello e lui la (quasi) prese al volo. Alle fine caddero inevitabilmente per terra... ma si rialzarono.
Forse così doveva essere tra lei e George, forse si sarebbero rialzati. Mano nella mano, ed avrebbero affrontato insieme le loro insicurezze e le loro paure.
Forse. Un giorno.
Ma adesso era giusto stare lontani, forse un giorno sarebbero tornati amici, quando le cose si fossero sistemate, quando loro si fossero sistemati. Se ne stava convincendo, che forse era giusto davvero lasciare che George rimanesse solo un dolce ricordo da portare nel cuore, un ricordo indelebile. Ma era giusto? Era giusto davvero?

”I need you
I need you
I need you”



Fine quinto capitolo
   
 
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