Serie TV > Star Trek
Ricorda la storia  |      
Autore: LaMicheCoria    04/02/2010    9 recensioni
-Cosa c’è che non va?- domandò dolcemente –Hai avuto paura del buio?- -I Vulcaniani non hanno paura- ribatté il bimbo, senza smettere di stringere le lenzuola –I Vulcaniani non si lasciano trasportare dalle emozioni, è un comportamento illogico- Uno Spock di quattro anni alle prese con la paura del buio. Primo lavoro su Star Trek!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un'Infanzia a Metà'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
IVNPDB

Titolo: I Vulcaniani Non Hanno Paura del Buio

Fandom: Star Trek pre TOS

Musica: //

Note: E’ la prima volta che scrivo sul fandom di Star Trek, serie che conosco da poco tempo (solo qualche settimana) ma di cui già mi sono innamorata e di cui mi faccio almeno tre puntate al giorno.

Visto che scrivere di uno Spock già maturo mi sembra ancora difficile per una novellina come me, ho voluto provare con uno Spock di soli quattro anni alle prese con un problema che penso abbia avuto qualunque bambino: la paura del buio.

Ma come potrebbe risolverlo un mezzo Vulcaniano che cerca in ogni modo di cancellare la propria parte umana?

Dedica: a Silentsky e a Pimplemi_chan che mi hanno portato sulla cattiva strada!

 

 

I Vulcaniani Non Hanno Paura del Buio

Aprì gli occhi di scatto, perfettamente immobile sotto le coperte scure.
Cercò di trovare la fonte di quei rumori, di quei sussurri nascosti, ma i suoi occhi non coglievano altro che buio, compatto, freddo; il suo sguardo affogava nelle tenebre.
Si accoccolò appena su se stesso, cercando di addormentarsi di nuovo.
Trattenne il respiro e riaprì gli occhi di scatto.
Ancora quei rumori soffocati, quegli scricchiolii, quei cigolii, quel frusciare ruvido tra le ombre della notte..
Tutto era perso, oscurato, scomparso in quella fitta coltre nera, pesante, che gravava su di lui, lo stringeva, lo soffocava.
Lo scostarsi di un lembo ruvido, una macchia di luce dalla finestra avvolta dalle tenebre, uno spigolo che d’improvviso appare, come il volto di un mostro dalle lunghe zanne.
E un gorgoglio, un ringhio basso e continuo, che sembrava penetrare nell’antro scuro di una caverna per poi riuscire con un fischio prolungato, stridente, che fendeva il cupo silenzio delletenebre.
Si alzò a sedere, le dita strette al bordo delle coperte.
Aveva una strana sensazione, un freddo improvviso che gli saliva a tentoni lungo la schiena, mutandosi in fitte ghiacciate al cuore.
Sbatté le palpebre e sentì una strana stretta allo stomaco, accorgendosi che tenere gli occhi aperti o chiusi non faceva alcuna differenza, che l’oscurità era sempre lì, pronta a tenerlo stretto, ad avvinghiarlo con catene cupe e stridenti, come serpenti che strisciano e sibilano.
Si schiarì appena la gola, e il suono gutturale infranse per un solo istante il falso silenzio che si era accumulato tutt’intorno.
Chiuse gli occhi ancora una volta, cercando di pensare, di analizzare logicamente la situazione.
Era notte.
Vulcano non aveva una Luna come la Terra e il chiarore delle stelle era troppo debole perché potesse illuminare la stanza.
Le tende erano tirate e di tonalità scura.
Era logico che ci fosse buio.
L’ombra altro non è che assenza di luce, e di notte questa mancanza è naturale, è logica.
La stretta allo stomaco si attenuò un attimo, ma un brivido improvviso gli percorse la schiena come una scarica elettrica.
Lo aveva sentito di nuovo, quel cigolio, quel soffocato sbattere contro il vetro, quel frusciare e quel ringhio basso.
Sentì le dita stringere convulsamente il bordo delle lenzuola, mentre dentro di lui si faceva strada l’irrefrenabile impulso di nascondersi sotto le coperte.
No, non doveva lasciarsi condizionare dalla paura.
Non doveva permettere che le emozioni prendessero il sopravvento.
Doveva analizzare la situazione in modo freddo, razionale, logico.
Il fruscio che sembrava giungere quasi ruvido alle orecchie, altro non era che la tenda che scivola sul vetro della finestra.
E il vento provocava quel fastidioso picchiettare continuo.
Una cosa normale, logica.
Come il ringhio.
Sì, il ringhio non era che il suo cucciolo di Sehlat che dormiva, perché avrebbe dovuto averne paura?
Prese un sospiro di sollievo e la tensione si sciolse, propagandosi calda nel petto.
Gli venne quasi da ridere, ma sarebbe stato un comportamento illogico e assolutamente non vulcaniano.
Stava per coricarsi nuovamente quando sentì un altro cigolio provenire dalla porta.
Sgranò gli occhi e il freddo tornò a farsi strada dentro di lui, mentre, lentamente, la porta girava cigolando sui propri cardini e una lama di luce dapprima sottile e innocua diventava sempre più grande, scivolando sui contorni della stanza e soffermandosi con un bagliore improvviso su qualche spigoli seminascosto dall’ombra.
Sentì il respiro aumentare, divenendo irregolare, mentre un passo cadenzato, insieme ad un fruscio ovattato, accompagnava lo stridere della porta.
Il cuore aumentò i battiti, lo sentiva quasi premere con forza contro il fianco, quasi volesse fuggire.
Un piccolo gemito di paura gli sfuggì dalle labbra appena aperte, mentre i mostri nascosti nelle ombre della stanza sembravano riaprire gli occhi, ringhiando e uggiolando, sbattendo le code orrende contro la finestra e schioccando la lingua contro le zanne snudate.
I fruscii aumentarono, come se spiriti maligni stessero aprendo le ali diafane, con il viso trasfigurato da un ghigno di cattiveria.
Serrò le palpebre, incapace di contrastare quell’onda di emozioni che gli squassavano il corpo e gli insegnamenti logici, tutti i suoi ragionamenti, i suoi calcoli, crollarono su se stessi, abbattuti dall’emotività umana.
Strinse il bordo delle lenzuola, convinto che presto i mostri gli sarebbero saltati addosso, pronti a mangiarlo e già vedeva la bava schiumosa colare dalle zanne, il fiato caldo e puzzolente sul collo e il sangue rappreso tra gli artigli.
-Piccolo mio, cosa ci fai ancora sveglio?-

 

Lady Amanda si avvicinò lentamente al letto del figlio, la testa inclinata verso destra e le mani strette tra loro, all’altezza del ventre.
La camicia da notte scivolava lentamente sul pavimento della piccola camera, producendo un fruscio ovattato, insieme con le pantofole candide.
Si fermò accanto al bambino e corrugò la fronte nel vedere i suoi occhi serrati e le manine strette attorno alle lenzuola, il petto che si alzava e si abbassava velocemente, inquieto.
-Tesoro, stai bene?- chiese preoccupata –Hai forse fatto un brutto sogno?-
-I Vulcaniani non sognano, madre- rispose il piccolo, la voce che stentava a rimanere neutra e priva di espressione, attraversata da una percettibile scia di paura –Né cose belle, né cose brutte-
Lady Amanda non rispose e fece per accarezzare i capelli del figlio, ma quello, non appena sentì le dita sfiorargli la testa, si ritrasse un poco, irrigidito, aprendo finalmente gli occhi.
La donna sorrise e si sedette sul letto, accanto al bambino, le mani racchiuse in grembo.
-Cosa c’è che non va?- domandò dolcemente –Hai avuto paura del buio?-
-I Vulcaniani non hanno paura- ribatté il bimbo, senza smettere di stringere le lenzuola –I Vulcaniani non si lasciano trasportare dalle emozioni, è un comportamento illogico-
Con un sospiro, Lady Amanda aprì le braccia e accolse il figlio contro il proprio petto, facendogli poggiare la testa contro il cuore.
Ma subito il bambino si irrigidì e la donna avvertì una fredda stilettata trapassarle il cuore.
Sebbene avesse sposato un Vulcaniano e stesse crescendo il piccolo secondo la cultura vulcaniana e fosse quindi consapevole del loro rifiuto, quasi una fobia del contatto fisico, sentire il proprio figlio cercare di allontanarsi dal suo abbraccio le faceva sempre piangere il cuore.
-Non devi vergognarti di avere paura- lo rassicurò allora, allentando la presa e sentendo il piccolo rilassarsi –Sei un bambino e..-
-Sono un Vulcaniano- borbottò il bimbo –Non ho paura-
-Vuoi che ti racconti una storia per farti addor..compagnia?-
-Le tue storie sono illogiche, madre- disse il bambino, alzando verso di lei gli occhi scuri –Ci sono molti punti che non hanno alcuna razionalità-
-Quali, ad esempio?- chiese lei, mentre un sorriso le si dipingeva sulle labbra.
-Madre sarebbe illogico da parte tua pensare che possa ricordarmi tutte le tue storie- rispose il bambino e Lady Amanda si trattenne dal ridere nel vedere suo figlio tormentare inconsciamente un pezzo di lenzuolo, nervoso –Avrei bisogno che tu me ne raccontassi una, in questo modo potrei farti notare la loro assenza di logica-
La donna si sedette più comodamente sul letto, poggiando la schiena contro il muro.
-Hai già qualche idea?-
-Penso che una delle più illogiche sia quella che mi leggete spesso, madre- annuì il piccolo –Attraverso lo Specchio-
-Molto bene allora- accondiscese lei, tornando ad abbracciare il figlio che, questa volta, non si ritrasse, troppo curioso di risentire ancora una volta la storia per accorgersi di essersi lasciato andare a un tipico comportamento da bambino umano.
-Allora, c’era una volta..-

 

Lady Amanda lasciò appena aperta la porta della camera del figlio, osservando con un sorriso il profilo del bambino comodamente accoccolato tra le coperte, i pugni chiusi e i capelli scuri che facevano capolino da sotto le lenzuola azzurre.
Si voltò, per tornare indietro verso la propria camera, quando vide il marito osservarla con il sopracciglio destro inarcato.
-Marito mio- lo salutò con dolcezza, socchiudendo un poco le palpebre  -Cosa ci fai ancora sveglio a quest’ora?-
-Sarebbe assai logico se anche tu rispondessi alla stessa domanda- sentenziò Sarek, senza mutare l’espressione neutra del viso.
-Ero andata a controllare che il bambino stesse dormendo e che non si fosse svegliato all’improvviso- si avvicinò al marito, sorridendo con fare innocente -Temevo potesse avere paura del buio-
-E’ un Vulcaniano, moglie mia- disse l’ambasciatore, porgendole l’indice e il medio tesi e uniti tra loro -I Vulcaniani non hanno paura del buio-
-Ma i bambini di quattro anni sì- rispose candida lei, poggiando affettuosamente le dita sopra quelle di Sarek.

 

 

 

 

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Star Trek / Vai alla pagina dell'autore: LaMicheCoria