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Autore: Sloth89    05/02/2010    4 recensioni
Lei era sicura che non si sarebbe MAI innamorata di un tipo come lui. Lui era certo che un tipo come lei non esistesse. Entrambi si ritroveranno a mettere in discussione queste loro certezze. Per Francesca. Sperando che le piaccia.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per mia cugina. Perchè l'ho letteralmente presa in prestito per questa storia. Perchè non mi limito a raccontare quel che le succede, ma provo a raccontare lei.
Perchè è facile amarla, difficile deluderla ed impossibile riconquistarla.
Perchè esiste chi può farla davvero felice (e in questo mio racconto quella persona è Bradley James che stranamente le piace da matti =D )... e perchè lei sa aspettare!


1.    Capitolo uno.
Francesca aveva sempre odiato i pullman a due piani, perché implicavano il dover salire quelle strette scale con il suo solito borsone ingombrante, cercando contemporaneamente di non cadere e di non bloccare la fila.
Per sua fortuna, almeno quella volta, i passeggeri, che come lei preferivano l’autobus al treno per il viaggio Napoli-Salerno, avevano occupato tutti i posti sotto: sopra ci sarebbe stata solo lei.
E visto che era un orario di partenza non convenzionale (perché alle sette di sera i viaggiatori abituali erano già abbondantemente partiti e forse anche già arrivati) non avrebbero trovato molta gente, o addirittura nessuno come sperava lei, alla seconda fermata prevista, l’ultima prima di prendere l’autostrada.
Cercando di non cadere, sistemò il borsone alla meno peggio, tirò leggermente indietro lo schienale ed occupò il posto interno la borsa.
Accese l’i-pod e si sistemò per godersi il meritato riposo: aveva fatto le corse per finire gli esami il prima possibile e aveva perso ore di sonno, ma il risultato era che aveva la bellezza di due settimane libere da passare a casa prima dell’inizio del nuovo semestre.
Aveva fatto una lista dei film da vedere e di cose da fare con la massima tranquillità. Tanto tempo libero era quasi un lusso!
E la cosa bella, e brutta allo stesso tempo, era che i suoi amici più stretti erano tutti alle prese con gli ultimi appelli.
Quindi, se da una parte non avrebbe dovuto passare tutte le serate a fare da candela ai suoi amici e rispettive dolci metà, avrebbe però dovuto trovare un modo alternativo per passare le serate.
Sospirò, accucciandosi alla meglio, sorridendo quasi al pensiero che forse, ma forse, era ora di trovarsi una sottospecie di ragazzo.
L’autobus si fermò, ma Francesca si lasciò andare alle dolci lusinghe di Morfeo.
Fu solo quando una mano le toccò la spalla sopra il giubbino usato come coperta che si voltò a vedere che, in effetti, le sue ipotesi erano esatte: era salito un solo passeggero.
Era un ragazzo più alto di lei, con capelli biondi, occhi azzurri e sguardo sicuro e carismatico.
La ragazza scosse mentalmente la testa: no, non era decisamente il suo tipo. L’opposto più che altro.
Lei era più per i tipi mediterranei, scuri con profondi occhi misteriosi. Quello che le stava davanti sembrava il solito principe azzurro.
“ Scusa, potresti sollevare un po’ lo schienale? Non vorrei farti da cuscino sedendomi qui dietro!”
Francesca alzò il sopracciglio incredula. Principe azzurro?!? Non poteva trovare parole più adatte: il tizio sembrava anche viziato come un principe!
Si guardò attorno, cercando di far cogliere al suo ‘gentilissimo’ interlocutore la marea di posti vuoti.
Lui seguì il suo sguardo, per poi tornare imperterrito a guardarla, con un mezzo sorriso sulle labbra.
“Sì, mi ero accorto che c’erano altri posti liberi, ma sono abituato a questi infondo. Mi piace stare largo quando non c’è gente!”
La ragazza si ritrovò a sbarrare gli occhi: lui voleva stare largo ma lei non poteva mettersi un po’ più comoda?
Incredibile quanto poco fosse lo spazio di un autobus vuoto per poter contenere l’ego di una sola persona!
Annuì appena, non era mai stata il tipo di persona che fa storie. E questa sua indole estremamente quieta e sottomessa non faceva che darle problemi da qualche tempo.
Sollevò lo schienale del tutto e cercò una posizione comoda. Sapeva già che a fine viaggio avrebbe avuto la schiena a pezzi, ma se ne fece una ragione. Fare la martire le veniva quasi spontaneo.
Chissà, forse l’avrebbero addirittura fatta senta primo o poi. Con tanto di statua in una piazza pubblica!
E mentre sorrideva degli stupidi pensieri che la sua mente malata faceva, non si accorse che il ‘principe azzurro’ la stava osservando, cercando di capire cosa la facesse sorridere a quel modo.
Una ragazza così davvero non l’aveva mai incontrata nei suoi quasi 26 anni di vita. E dire che viaggiava abbastanza!
Si allungò allora per richiamare nuovamente la sua attenzione.
Francesca si voltò, oggettivamente confusa. Che altro problema c’era?
“Scusami ancora. Avevo pensato che, se ti sposti sul sedile interno, potresti abbassarlo completamente.”
“Certo e magari fare avanti ed indietro insieme all’autobus e all’autista.”
Lui cercò di trattenere una risata e lei pensò che la sua espressione, in quel momento, dovesse essere impagabilmente comica.
Scosse la testa, sorridendo. Figuraccia numero uno.
“Non credo sia saggio mettersi troppo comodi. Rischierei di non svegliarmi in tempo neanche per l’ultima fermata. E passare la notte in un autobus non dev’essere il massimo.”
Lui annuì al suo ragionamento, mostrando un’espressione seria da Oscar.
“E scommetto che non sei neanche ansiosa di provare, vero?”
Le sorrise e Francesca assottigliò gli occhi. Due erano le cose: o la prendeva per i fondelli o anche lui non aveva dormito molto ultimamente.
Decise di stare a quel gioco di botta e risposta. Infondo che le costava tirare fuori il suo lato acido?
“Esatto. Grazie per il suggerimento, comunque.”
Si tirò su il giubbino e allentò un po’ la sciarpa, quando lo vide allungarle le mano.
Ora davvero non ci capiva più niente!
“Mi chiamo Claudio. Che ne dici se mi offrissi di svegliarti appena siamo in prossimità della prima fermata?”
“Perché scusami?”
“Perché odio i sensi di colpa e quelle poche volte che mi vengono solitamente è troppo tardi per rimediare. Così li prevengo, tutto qui.
Francesca si accigliò ancora di più, incrociando le braccia al petto.
“E perché dovresti avere i sensi di colpa per una sconosciuta? A quanto pare, la tua coscienza si fa sentire raramente.”
“Touchè, madamoiselle. Diciamo che non ho ancora compiuto la mia buona azione quotidiana allora. Va meglio?”
la ragazza alzò le spalle, in segno di indifferenza.
E, in quel momento, nella testa di entrambi passò, grosso modo, lo stesso pensiero: loro due sembravano aver in comune la capacità di trovarsi stranamente a loro agio nelle situazioni fuori dal comune. Insomma, si definirono entrambi gentilmente fuori dagli schemi, un po’ strani.
Ma se questa considerazione fu per Claudio un incentivo a conoscere meglio quella ragazza mora e mingherlina, Francesca non ci diede peso, quindi si ritrovò ad accettare l’offerta senza pensarci troppo.
Si era finalmente sistemata quando sentì nuovamente la sua voce ironica prima di chiudere gli occhi.
“Non ho ancora avuto l’onore di conoscere il tuo nome, bella addormentata!”
Senza scomporsi o alzare le palpebre, si voltò verso il finestrino e sollevò le gambe sul bordo del sedile.
“Mi chiamo Francesca. Ed ora, con il tuo permesso, buonanotte.”
Claudio sorrise. Un nome comune, eppure quella ragazza tutto gli sembrava fuorché comune.
Guardò il paesaggio scuro e decise di voler conoscere meglio quel piccolo folletto dagli occhi ambrati.



  
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