Zelgadiss torna a Seilunne dopo una lunga assenza, e scopre che molte cose sono cambiate. Intanto, qualcuno si ricongiunge ad una persona molto importante...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Nota: le parti tra “…..” sono i pensieri
dei personaggi; le parti tra << ….. >> le loro parole.
Zelgadiss
Greywords camminava silenzioso lungo le vie di Sailunne, capitale della Magia
Bianca, guardandosi intorno con aria smarrita. Non era quella la città che
conosceva. Le strade erano deserte, le porte e le finestre serrate, alcuni
edifici erano crollati, altri erano inesorabilmente in rovina, ed ovunque
potevano vedersi i segni di quelli che dovevano essere stati combattimenti
recenti.
Lo
stesso spettacolo che gli si era presentato quando era giunto a Dills.
Strinse
in pugno il braccialetto che Amelia gli aveva regalato anni prima. Era quello
tutto ciò che gli era rimasto del suo passato, quando si era risvegliato solo e
ferito su una spiaggia deserta. Senza ricordare né chi fosse, né da dove
venisse, o il perché delle sue ferite. Incapace anche solo di dare una
spiegazione al suo mostruoso aspetto fisico.
Continuò
a camminare per le vie della città.
Il
suo corpo bruciava di febbre, eppure non aveva trovato nessuno disposto a
dargli aiuto; erano tutti terrorizzati da quello che nemmeno lui sapeva di
essere. Una chimera.
Quante
volte aveva maledetto Rezo per quello che gli aveva fatto? Eppure, in fondo,
era stato proprio per merito suo che aveva intrapreso quel lungo viaggio alla
ricerca di una Cura – il viaggio che poi sarebbe stato la sua vita –
permettendogli di conoscere coloro che erano stati i suoi più grandi amici –
Lina, Gourry, ed Amelia.
Ma
allora non poteva ricordare. Solo il buio; il vuoto. Era stato accolto da un
gruppo di pazzi visionari (o ameno così la gente li definiva) che affermavano
di aver visto una misteriosa terra rimasta per millenni isolata a causa dei
Mazoku. Anche lui doveva provenire da lì. Ed era oltre oceano.
Lunghe,
interminabili notti popolate da incubi, volti di cui non conosceva il nome,
stregoneria, un terribile combattimento, urla e sangue dappertutto. E dei
meravigliosi occhi blu…. Chi era, da dove proveniva,perché gli riaffioravano alla memoria
frammenti di testo di cui non ricordava il senso, ma che invocavano un antico
potere… E quel braccialetto… A chi era appartenuto….
Zelgadiss
continuava a camminare silenzioso. Da una finestra proveniva il pianto di un
bambino, ed il canto sommesso di una madre che intonava una ninna nanna.
Lui
doveva sapere.
Dicevano
che si trovava oltre Oceano, in quelle terre non era arrivata la Magia, e lui
ci aveva messo non poco per rimettersi in forze. Gli avevano consigliato di
tornare alla Penisola dei Demoni, dove avrebbe certamente trovato qualcuno in
grado di aiutarlo, e magari di restituirgli quel passato che gli apparteneva,
ma che era rimasto confinato chissà dove nella sua memoria.
E
così era stato.
Sollevò
lo sguardo verso il cielo, osservando i pallidi raggi della luna che
illuminavano le rovine di quella che era stata una delle barriere magiche che
reggevano lo scudo di Sailunne. Posò una mano sopra la pietra: poteva ancora
sentire la magia che scorreva la suo interno. Poi la su attenzione venne
colpita da un suono: si voltò e vide un giovane che suonava un’ocarina. Si
fermò ad osservarlo.
Si
era imbarcato per un viaggio che nessuno sapeva con precisione quanto sarebbe
durato. Avevano navigato per giorni, settimane, mesi, ed infine erano giunti
sulle coste di un paese. Il regno di Dills.
Anche
Dills era una città fantasma, ormai. Le mura erano crollate, interi quartieri
erano quasi del tutto rasi al suolo. Strinse i pugni, ricordando i mucchi di
cadaveri ammassati agli angoli delle strade.
Riprese
a camminare con aria mesta, imboccando la via principale che portava al palazzo
reale di Sailunne, che si ergeva maestoso davanti a lui.
Aveva
trovato aiuto nel Saggio a capo della Gilda dei Maghi di Dills: ormai solo
pochi di loro erano rimasti a custodire i tesori della città. Gli avevano fatto
bere uno strano e disgustoso liquido, poi avevano compiuto su di lui un
incantesimo. E lui aveva lentamente ricordato.
<< Fermo! >>
Delle
guardie gli sbarrarono la strada incrociandogli le lame di fronte. Indossavano
l’uniforme con lo stemma reale di Sailunne.
Gli
erano tornati i ricordi di Lina, Gourry ed Amelia, brevi lampi di memoria;
stavano combattendo contro dei Mazoku; un Dark Lord in armatura; Dynast
Grausheera. Risuonarono delle esplosioni.
<< LINAAAAA!!!! >>,
Gourry aveva urlato, la maga era stata inghiottita da una sfera luminosa,
un’onda d’urto terribile…. Aveva cercato Amelia con lo sguardo, aveva urlato il
suo nome, le aveva teso la mano. Le loro dita si erano incrociate, poi un
terribile boato.
Tenebre.
Cercò di mettere a fuoco l’ambiente che lo circondava. Niente. Solo il buio.
Silenzio. Poteva sentire il battito del suo cuore, ed il suo ritmo accelerare,
farsi sempre più concitato. Voltò disperatamente i capo a destra e a sinistra,
si girò intorno, cercò tastoni un appoggio, un muro, qualcosa che li potesse
indicare dove si trovava. Niente. Si sentì prendere dal panico, del sudore
cominciò a scendergli lungo le tempie. Doveva trovare il modo per andare via di
lì. Incominciò a correre urlando qualcosa all’oscurità davanti a lui. Era come
se la sua voce risuonasse terribilmente lontana, sentiva solo suoni confusi che
gli riecheggiavano nellatesta…. Una
voce familiare che lo chiamava dall’altra parte, dicendogli di tornare
indietro…. Ma in fondo non importava molto.
Il
buio. Calma. E lo scroscio delle onde del mare in lontananza. Solo su una
spiaggia deserta.
<< Lasciatemi passare, vi dico che sono un
amico! >>. Cominciava a spazientirsi. Quelle due guardie non volevano
lasciarlo passare. Avrebbe potuto spazzarle via con un semplice incantesimo, ma
non poteva. In fondo, anche loro erano esseri umani; avevano una vita; ed anche
la loro vita aveva un enorme valore.
Continuò
a correre. Aveva il fiato grosso, sentiva il cuore in gola, ma non poteva
fermarsi: da qualche parte doveva esserci una via d’uscita. Poi inciampò in
qualcosa e cadde. La terra diventò molliccia sotto di lui, cominciò a
sprofondarvi.
<< Ma
cosa? >>
Cercò di aggrapparsi a qualcosa di solido, ma finì solo
col peggiorare la situazione. Venne inghiottito del tutto; per un attimo gli
mancò il respiro; poi cadde su qualcosa di duro. Riprese fiato, provò a
rialzarsi, ma si rese conto che qualcosa gli stava immobilizzando le braccia e
le gambe. Si dimenò cercando di liberarsi, ma ogni suo sforzo risultava
inutile. Era completamente immobilizzato.
Zelgadiss
era riuscito a spingersi fino al cortile interno del palazzo; frattanto erano
accorse delle altre guardie. Certo che ne stavano facendo, di confusione. Aveva
anche dovuto cedere il braccialetto di Amelia ad una guardia, visto che era
l’unico sistema per provare la sua identità, e la cosa lo aveva infastidito non
poco. Ed ancora non lo lasciavano passare. Possibile che non avesse il diritto
il vederla, di parlarle in tranquillità? Perché, in fondo, era per questo che
era tornato a Sailunne. Solo per vederla; per incrociare di nuovo i suoi occhi
blu; per vedere il suo sorriso. Si rendeva conto di quanto fosse un pensiero
egoista, il suo, ma la cosa che più gli premeva in quel momento era sapere che
lei stesse bene; tutto il resto, Lina, Gourry, anche la vita del mondo intero,
passava in secondo piano. Se ne vergognava profondamente, ma era così, e non
poteva più negarlo né agli altri, né a sé stesso. Ed ora poteva capire Lina,
quando pur di salvare Gourry aveva accettato di obbedire agli ordini
dell’Hellmaster, di castare il Giga Slave, ed infine di offrire la sua stessa
vita in cambio.
Era
completamente immerso nei suoi pensieri, quando fu scosso da una voce che
conosceva bene.
<< Zelgadiss-san! >>
Sentì
un sussulto nel petto; le tempie cominciarono a pulsargli.
<< Zelgadiss-san! >>
Deglutì, ordinando categoricamente a sé stesso di
restare calmo. Si voltò lentamente, e vide una giovane donna corrergli
incontro..Amelia…. I pallidi raggi della luna illuminavano di strani riflessi
azzurri i lunghi capelli scuri, che le ricadevano morbidi sulle spalle lasciate
scoperte dall’ampia scollatura del vestito bianco; i suoi occhi blu
risplendevano nel buio; era come un’apparizione, rivederla dopo tanto tempo…. I
due si abbracciarono; lei stringeva in mano il braccialetto che anni prima
aveva regalato a Zel.
Non
riusciva a spiegarsi cosa stesse accadendo, ma era come se dei fili finissimi
lo stessero bloccando da ogni parte, formando una rete. Era come essere finiti
intrappolati nell’ enorme tela di un ragno; e la bestia era in agguato da
qualche parte, scrutandolo con i suoi occhi fiammeggianti. E lui era la sua
preda.
Continuava
a lacerare lo spazio vuoto davanti a lui, infine gli sembrò di essersene
liberato. Stette qualche minuto in silenzio, ascoltando il suo respiro
affannato. Doveva cercare un’uscita. Riprese a correre nel buio, da qualche
parte sarebbe dovuto arrivare, magari avrebbe trovato qualcuno che avrebbe
saputo dargli una mano, che l’avrebbe aiutato nella sua ricerca…. Doveva
ritrovarla…. Ma improvvisamente il pavimento sembrò cedere sotto i suoi piedi;
precipitò; si aggrappò al bordo dal quale era caduto; ma anche quello si
sgretolò sotto le sue dita; precipitò in un baratro oscuro.
<< NOOOOOOO!!!!!! >>.
La sua voce riecheggiò nelle tenebre.
Zelgadiss
si sedette sul tronco di un albero caduto nel giardino del palazzo reale di
Seilunne, portandosi la testa tra le mani. Il racconto di Amelia lo aveva
scosso profondamente. Dynast Grausheera aveva guidato contro di loro una
coalizione di demoni inferiori per vendicare la sua Shella e c’era riuscito;
Lina era morta, inghiottita da quell’esplosione che era anche il suo ultimo
ricordo, mentre di lui si era persa ogni traccia. Erano rimasti solo lei e
Gourry, soli e feriti. Ma lo spadaccino non aveva voluto credere che Lina fosse
morta; di lei era rimasto solo il suo bandana nero, lacero e sporco di sangue;
così era partito alla sua ricerca; da allora la principessa non aveva più avuto
sue notizie; le era giunta voce che fosse impazzito, e che se ne andasse in
giro per i villaggi a terrorizzare la gente con la sua spada, ma non sapeva
fino a che punto potesse essere vero.
E
lei? Amelia era rimasta sola. I mazoku avevano deciso di impossessarsi
nuovamente dei luoghi che un tempo erano stati loro, dopo la caduta della
barriera, forti di aver tolto di mezzo una potenziale minaccia; ed avevano
deciso di farlo con la forza.Avevano
completamente raso al suolo alcuni villaggi ai piedi dei Kataart, la stessa Dills
era caduta. Ed i draghi non avevano fatto nulla per difendere gli esseri umani,
eccetto per un piccolo gruppo guidato da Milgatia, Philia e Valgarv, che
capeggiavano quanti avevano deciso diribellarsi ai Dragon Lords. Era merito loro se Sailunne era ancora in
piedi. Ma non sarebbe resistita ancora a lungo. Gran parte della popolazione
era fuggita, alcuni addirittura erano passati dalla parte dei mazoku. Philionel
era stato assassinato. Di Gracia non si avevano più notizie. E lei si era
trovata a dover governare un regno in rovina, in una situazione difficilissima.
Ma da sola non ce l’avrebbe potuta fare. Così aveva sposato Marius, il
figliodi uno dei funzionari più fidati
del padre.
Gli
occhi di Amelia erano gonfi di lacrime. Si sedette in silenzio accanto a
Zelgadiss, poggiandogli la mano sul braccio.
<< E’
terribile… >>, mormorò la chimera con un filo di voce, << tutto è
perduto, ormai…. Per cosa sono tornato…. Solo morte e disperazione…. >>
<< No! >>,
Amelia lo abbracciò, delle lacrime cominciarono a bagnarle il viso.
<< Non
tutto è perduto, Zelgadiss-san…. Ho sempre sperato che tu fossi vivo, da
qualche parte, ed in fondo l’ho sempre saputo, ma non ho avuto la forza di
venirti a cercare, come Gourry…. Perdonami, Zelgadiss-san…. >>.
Zelgadiss
la guardò stupito.
<< …..perdonami,
Zelgadiss-san…… >>, la voce di Amelia era rotta dai singhiozzi.
“Perdonarti
per cosa?”
<< Non
ho avuto la forza di aspettarti……. >>
“Non
hai niente di che rimproverarti….”
<< Ho
sposato un uomo che non amavo, solo per avere qualcuno accanto, qualcuno a cui
potermi appoggiare, pur sapendo che io….io….. >>
“Cosa
vuoi dire? Che mi ami? Un mostro come me? No….”
<< …….Pur
sapendo che io ti amo! >>
Zelgadiss
sgranò gli occhi, sentì il cuore accelerare violentemente il suo battito, si
rese conto di stare arrossendo.
“Splendido,
una chimera che arrossisce diventando di un meraviglioso colore vilastro….
Controllati, Zel!”
<< ……Ti
amo , Zelgadiss-san, e la sola cosa che adesso conta è che tu sia tornato, e
che tu sia qui, insieme a me…. >>.
Zelgadiss
sospirò chinando il capo, ed incrociò i suoi occhi lucidi. Aveva sempre
desiderato che Amelia gli dicesse qualcosa del genere; era tornato dall’abisso
dell’oblio per riprendere la sua vita normale, per quanto potesse definirsi
normale, la vita di una chimera, era pur sempre la sua vita, alla perenne
ricerca di una Cura, ed in attesa di poter aprire il suo cuore alla principessa.
<< Anche
io ti amo…. >>, sussurrò accarezzandole il volto. Da lontano si sentì il
rombo di un tuono. Quante volte aveva immaginato quella scena, con lui che non
riusciva ad articolare nemmeno una parola davanti ad Amelia, in una radura illuminata
dai raggi del sole, e dietro un cespuglio Lina che spiava curiosa insieme a
Gourry, magari chiedendosi perché perfino una chimera come Zel aveva trovato
quel coraggio di dire poche parole che lei forse non avrebbe mai avuto (perché
Zel sapeva bene che Lina amava Gourry, ma lei non l’avrebbe mai ammesso, ed
oramai nessuno avrebbe mai potuto saperlo, tutto dissolto in una sfera
infuocata, ed in un’esplosione)…. Epoi
finalmente avrebbe detto quella che ora sembrava solo una frase dettata dalla
pietà, o peggio, dall’opportunismo.
Oramai
tutto era cambiato, niente sarebbe tornato più come prima, e la piccola radura
felice era scomparsa come dietro il sipario di un palcoscenico.
Fine
dello spettacolo.
Fine
di tutto?
No.
Lui
non voleva fare la stessa fine di Lina, non avrebbe permesso che i suoi sentimenti
morissero insieme a lui.
Asciugò
le lacrime di Amelia e l’abbracciò.
<< Sono tornato, e sarò sempre qui, insieme a
te…. >>, le sussurrò all’orecchio; poi la baciò, mentre cominciavano a
cadere le prime gocce di pioggia.
Cadde
a terra con un tonfo, strinse gli occhi per il dolore, aveva freddo, e stava
piovendo a dirotto. Aprì gli occhi, e con uno sforzo immane si mise in
ginocchio. Si guardò intorno stupito: si trovava in un bosco, o qualcosa del
genere. Si rialzò barcollando, e si incamminò tra gli alberi ed i cespugli, non
sapendo nemmeno lui dove stesse andando. Avanzava inciampando tra le rocce e le
pietre, si sentiva debole e spossato, il suo corpo era percorso dai brividi, ed
odiava la sensazione dei vestiti bagnati appiccicati addosso. Ma era come se si
sentisse vicino a lei: forse l’aveva ritrovata, finalmente, e non poteva
mollare proprio adesso. Giunse infine ai piedi di un enorme albero secolare. I
suoi rami si perdevano in alto tra le nubi, ed il tronco era ricoperto da
muschi e rampicanti. Si avvicinò facendosi largo tra le radici che sporgevano
dal terreno: poteva sentire una fortissima aura magica, ed inoltre era come se
tutta l’aria intorno a lui stesse vibrando. Quello non era un semplice albero.
Poi qualcosa attirò la sua attenzione: tra le radici, vicino al tronco, si
apriva come un varco. Si avvicinò per guardare meglio: all’interno era tutto
scuro. Poggiò una mano sui bordi dell’apertura, al suo tocco la corteccia
sembrò pulsare, poi una voce.
<< Gourry! >>
Ritrasse
la mano di scatto: non c’erano dubbi: era lei. E lo stava chiamando, da qualche
parte lì dentro. Chinò il capo per entrare nell’ apertura tra le radici, e
cominciò ad avanzare cautamente nel buio. Sentiva il fango molliccio sotto i
piedi, odore di muschio e di umido, e da qualche parte l’eco di gocce di acqua
che cadevano in lontananza. Si addentrava sempre più in profondità, mentre le
pulsazioni si facevano sempre più forti, facendo vibrare le pareti tutto
intorno. Se potevano definirsi pareti, quelle. Erano piuttosto un enorme
groviglio di radici e muschio. Man mano che si addentrava all’interno
dell’albero, dall’alto cominciava a filtrare un fioco fascio di luce. Gourry si
chiese da dove potesse provenire, quando ad un tratto si bloccò, sgranando gli
occhi per lo stupore.
Quello
che si trovava davanti a lui era un vero e proprio albero nell’albero: un
enorme tronco ricoperto da rampicanti si ergeva verso l’alto, e centinaia di
rami andavano a piantarsi sulle pareti laterali, formando un groviglio
inestricabile.
E
poi, al centro, qualcosa che sporgeva dalla corteccia, il corpo di una giovane,
Lina, la sua Lina…. I lunghi capelli color rame le incorniciavano il volto,
ricadendo sulle spalle e sui ramoscelli che le si insinuavano sotto la pelle,
dividendosi in minuscoli capillari pulsanti e portando il loro nutrimento in
profondità, fino alle arterie ed ai vasi più grandi.
Era
quell’albero che la stava nutrendo, che l’aveva accolta nel suo grembo in
attesa che qualcuno la ritrovasse, che lui la ritrovasse.
Le
si avvicinò, tendendo il braccio in avanti; le carezzò delicatamente una
guancia, scostandolecapelli dal viso;
poteva sentire i calore del suo corpo; ora sapeva perfettamente quello che
doveva fare. Le afferrò con decisione un braccio, tirandola in avanti. Lei
incurvò la schiena, mentre i rami si ritraevano lentamente da sotto la sua
pelle, e la corteccia si spalancava in due, rilasciando il suo corpo. Gourry la
sorresse prontamente, osservando l’albero che si ritraeva del tutto, lasciandoli
come sospesi in uno spazio vuoto.
Lina
lentamente riaprì gli occhi, riconobbe lo spadaccino, gli sorrise, i due si
abbracciarono. Gourry affondò il volto tra i capelli della giovane, stingendo
il suo corpo a sé…… Finalmente l’aveva ritrovata……
Poi
la maga si scostò lentamente da lui, guardandolo nei suoi occhi color del
cielo.
E
così LoN aveva rispettato nuovamente gli accordi. Si sarebbe risvegliata solo
quando fosse arrivato anche Gourry. E così era stato. Anche se, in fondo,
sperava che quel momento non fosse mai arrivato. Gli sorrise.
<< Mi
sei mancato >>
<< Anche
tu mi sei mancata, Lina….ti ho cercata a lungo e non….. >>
<< Shh >>,
Lina gli poggiò un dito sulle labbra, << ormai non ha più importanza…. >>,
sussurrò avvicinandosi a lui; ormai nulla poteva avere più importanza: non
importava che posto fosse quello, o quanta sofferenza ci fosse voluta per
arrivarci; la sola cosa che contava era che fossero insieme, ed ormai insieme
per l’eternità. Così, lontani dalla vita, ma insieme.
Le
loro labbra si sfiorarono, le mani intrecciate le une nelle altre, mentre i
loro corpi cominciavano a svanire in minuscoli frammenti luminosi.
Sheelfel
osservò il corpo di Gourry che giaceva immobile nel letto dell’ospedale dove
l’aveva portato dopo averlo raccolto svenuto sul ciglio di una strada. Una
volta Lina le aveva raccontato che era lì che aveva incontrato Gourry per la
prima volta.
Si
girò di spalle, asciugandosi gli occhi col dorso della mano, e si incamminò
verso i corridoi bui, a mala pena illuminati dalla fioca luce della luna che
penetrava dalle larghe finestre, mentre da una camera vicina si sentiva l’urlo
di una madre; odore di sangue, ed il primo vagito di un bambino.
THE END
Nota dell’autrice: questa fanfic mi è venuta in mente mentre stavo
rileggendo per l’ennesima volta RG Veda, quindi non me ne vogliate se la scena
in cui Gourry ritrova Lina ricorda quella in cui Ashura-o vede suo figlio in
sogno. Tempo fa, è nata una discussione con Luna Drag in merito all’identità del bambino che nasce
nella scena finale. Anche se ho cambiato alcune frasi, ho deciso di lasciare
quella parte. In realtà non so bene nemmeno io chi sia. Ma forse non è lì a
caso. Fate voi. Volevo ringraziare Mistral, per aver letto e corretto questa
fanfic.