Videogiochi > Kingdom Hearts
Ricorda la storia  |      
Autore: Liberty89    05/02/2010    2 recensioni
Il sole mi riscalda la schiena, coperta da una giacca di pelle nera, il vento agita con violenza i miei capelli, che sventolano fuori dal casco, mentre la moto sotto di me ruggisce come una fiera leonessa nel suo territorio. Accelero ancora e lei fa sentire il suo imponente richiamo nel placido silenzio che abbraccia la Route 66. Sono in viaggio con il mio migliore amico verso le assolate strade della California.
Una one-shot sulla coppia di amiconi che preferisco, ambientata in America, durante un viaggio sulla famosa Route66. Presenza di linguaggio colorito.. ma che ci si può aspettare da Xaldin e Xigbar? XD
Genere: Demenziale, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Demyx, Larxene, Xaldin, Xigbar
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccomi con una delle mie ultime trovate per festeggiare il secondo esame passato u.u A voi non frega nulla del mio esame, ma fatemi contenta XD Una song-fic, sulle note di "Born to be wild" degli Steppenwolf, gruppo e canzone probabilmente poco conosciuti, ma fa niente! xD Saranno presenti un linguaggio un pò colorito (ecco il perché del rating giallo) e un piccolo accenno di shonen-ai, ma nulla di che u.u Buona lettura!!!

Disclaimer: i personaggi di questa fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo di lucro.

_: Born to be wild :_


Il sole mi riscalda la schiena, coperta da una giacca di pelle nera, il vento agita con violenza i miei capelli, che sventolano fuori dal casco, mentre la moto sotto di me ruggisce come una fiera leonessa nel suo territorio. Accelero ancora e lei fa sentire il suo imponente richiamo nel placido silenzio che abbraccia la Route 66.
Sono in viaggio con il mio migliore amico verso le assolate strade della California.
Ormai stufi del plumbeo e triste cielo dei bassifondi di Chicago, abbiamo raccolto tutto ciò che avevamo e siamo partiti alla ricerca di una nuova vita e di nuove avventure.

Get your motor runnin'
Head out on the highway
Lookin' for adventure
And whatever comes our way
Yeah Darlin' go make it happen
Take the world in a love embrace
Fire all of your guns at once
And explode into space

-Xaldin! Muovi quel culo!- urla il mio amico, dopo aver rallentato per affiancarmi.
-Deficiente si può sapere perché hai tutta ‘sta fretta?!- gli rispondo, senza distogliere i miei occhi viola dal grigio asfalto.
-Ho fretta perché Larxene ci aspetta allo svincolo per Joplin* alle cinque!-
-E allora?-
-Allora?!- sbraita lui, per poi farmi il verso. -Lo sai che se arriviamo tardi quella ci fa il culo!-
-Xigbar rilassati! Siamo in largo anticipo e poi nemmeno io voglio arrivare tardi!- spiego. -Il pensiero di Demyx da solo, in compagnia di quella pazza non mi piace per niente!-
-Ehi! Ti ricordo che quella pazza è la mia donna!-
-Appunto…-
-Che cazzo hai detto?!-
-Niente! Ora chiudi quella fogna altrimenti si riempirà di moscerini!- urlo di rimando, prima di aumentare la velocità e distanziarlo di un paio di metri.
-Brutto figlio di…!-
Scuoto la testa, trattenendomi dal ridere, e mi chiedo dove diavolo fosse il destino quando ci siamo incontrati… probabilmente stava tenendo d’occhio una partita di baseball, dimenticandosi di questo povero disgraziato e di me.
Me lo ricordo come se fosse ieri, quel giorno di ormai dieci anni fa, quando ero ancora un pischello di diciassette anni.
Vivevo da solo, perché i miei avevano ben pensato di lasciarmi appena nato, e a quei tempi mi guadagnavo il pane lavorando in un pub della periferia di Chicago.
Quel lontano pomeriggio di fine giugno, fece il suo silente ingresso un bizzarro e curioso soggetto che doveva avere pressappoco la mia età: vestito con dei normali jeans e una maglietta bianca, mostrava senza vergogna e una scintilla di orgoglio, una larga cicatrice sotto l’occhio sinistro, dalla sottile iride dorata. Mi guardò con sufficienza e si sedette al bancone, proprio di fronte a me, ordinando un boccale di birra e solo allora notai i suoi lunghi capelli per metà neri e per metà bianchi, raccolti in una coda bassa.
Lo fissai per un po’, mentre asciugavo un bicchiere, rendendomi conto di quanto sembrasse più vecchio di quel che era, ma lui se ne accorse e appoggiò con forza il boccale sul bancone, facendone oscillare il contenuto.
-Che cazzo hai da guardare?- mi chiese tranquillo.
-Di certo non il tuo…- replicai io, con altrettanta tranquillità.
Il tipo strano ghignò divertito e compiaciuto dalle mie parole. -Mi piaci amico, comunque lo so che stavi guardando questa.- disse con orgoglio, indicando la cicatrice.
-Veramente stavo guardando la tua testa.- ammisi. -Non ti credevo tanto vecchio!-
-Non sono vecchio!- sbraitò lui. -I miei capelli sono sempre stati così.- spiegò, tornando alla sua birra.
Il soffocante silenzio di quella giornata afosa ricadde su entrambi, che riprendemmo a farci i cazzi nostri.
Passarono però, pochi minuti, che un poderoso rombo si fece sentire forte e chiaro all’esterno del pub. Lo riconobbi immediatamente e capii che non era uno solo. Ben cinque moto, con i loro proprietari, stavano lì fuori a fare chissà che. I motori si spensero e dopo qualche istante, fecero il loro maestoso ingresso cinque energumeni vestiti di pelle nera e jeans scuri.
Si mosse in avanti quello che doveva essere il capo e si avvicinò al mio futuro migliore amico, fissandolo dalla testa ai piedi e fermandosi alla sua destra.
-Allora avevo ragione! Il cesso parcheggiato qua fuori è tuo! Mi sembrava di averlo già visto!- annunciò con una grassa risata. -E’ tanto che non ci vediamo Xigbar!-
L’interessato sollevò il boccale in segno di saluto, senza voltarsi. -Da quando tu mi hai sfregiato la faccia e io ti ho quasi ammazzato per vendicarmi.- rispose calmo. -Però vedo che sei riuscito ad aggiustare il tuo brutto muso, Mark. Hai minacciato il chirurgo plastico per caso?-
-Non scherzare col fuoco, tu sei solo e noi siamo in cinque!- minacciò, stringendo i pugni.
-E in cinque andrete all’ospedale, che problema c’è?- domandò lui, sfidando il gigante. -Certo che se volevi menar le mani potevi inventarti di meglio…- sospirò, alzandosi in piedi e rivelandosi non molto più basso dell’altro.
Ebbi solo il tempo di sbattere le palpebre che davanti a me si scatenò un vero e proprio inferno.
Mark chiamò i suoi compari, che si gettarono addosso al loro avversario, il quale nel frattempo si era messo in guardia coi pugni alzati. Io mi feci indietro e li lasciai fare, in fondo la prima regola per sopravvivere era di farsi gli affari propri.
Guardai con interesse Xigbar che metteva al tappeto gli scagnozzi con tre pugni ben assestati. Quando poi si girò per affrontare il capobanda non lo avvertii in tempo perché si ritrovò a terra con la mano destra a coprire il rispettivo occhio, da cui copioso iniziava a uscire il sangue. Quel bastardo invece, rideva come un bambino al massimo del divertimento, mentre buttava sul pavimento i resti del boccale di vetro.
A quel punto, scavalcai il bancone, ramazza alla mano, e colpii con forza le ginocchia di quella feccia, che cadde come un sacco vuoto. Ne approfittai, quindi, per oltrepassarlo e mettermi tra i due, mentre rientrava il mio capo dal giro di consegne.
-Così impari a giocare sporco!- esclamai, stringendo il bastone davanti a me, pronto a difendermi.
-Che diavolo sta succedendo Xaldin?!- urlò rabbioso, quel santo uomo che mi dava lo stipendio, osservando la scena.
-Succede che si stavano menando e io li ho lasciati fare, ma poi ‘sto stronzo ha preso il boccale e l’ha tirato in faccia a questo qui!- spiegai, indicando il ragazzo alle mie spalle, ormai a terra, con il viso immerso in una pozza cremisi.
-Ma… Xigbar!- esclamò, riconoscendolo, per poi rialzare lo sguardo d’ambra su di me. -Portalo dal medico pazzo che abita qui di fianco! Digli che ti mando io e non ti farà pagare un centesimo! Muoviti!-
-Agli ordini Xemnas!- scattai, abbandonando la ramazza, per poi sollevare il ferito di peso perché privo di sensi.
Quel giorno, Xigbar ci rimise l’occhio destro e da allora porta una benda nera su di esso, sembrando un pirata e scoprimmo di avere molto in comune: la passione per le moto in primis, i gusti in fatto di musica e altre cose ancora, tra cui però non rientravano le preferenze sessuali. Nonostante questo, il mio amico bello sguardo non me ne fece una colpa.
Certo, inizialmente mi prese in giro, ma poi la faccenda divenne una cosa normale. Lui si ritrovò con la classica bionda isterica che sogna Hollywood e io con il classico biondino ingenuo e dolce come un barattolo di miele.

I like smoke and lightning
Heavy metal thunder
Racin' with the wind
And the feelin' that I'm under
Yeah Darlin' go make it happen
Take the world in a love embrace
Fire all of your guns at once
And explode into space

Il tempo è passato lento e inesorabile, il sole è già davanti a noi, che si getta a ovest, mentre la strada sempre uguale scorre veloce sotto le gomme delle nostre moto.
È il mio adorabile e placido amico a risvegliarmi dal mondo dei ricordi e farmi segno di accostare a destra. Più avanti, infatti, c’è un cartello sgangherato tinto di verde, su cui spicca la scritta “Joplin” in bianco e due figure in piedi, di cui una che si sta sbracciando in modo esagerato.
-Quel Demyx…- penso divertito, mentre comincio a rallentare per avvicinarmi a bordo strada.
-Xaldin!! Mi sei mancato!!-
Non faccio in tempo a spegnere il motore, che quella specie di molla del mio ragazzo mi salta addosso per abbracciarmi e spaccarmi i timpani, urlando il mio nome.
-Demyx, non c’è bisogno di farmi diventare sordo…- dico divertito, mentre in un attimo di pace riesco a sfilarmi il casco. -Mi sei mancato anche tu.- aggiungo, lasciandogli un bacio sfuggente sulle labbra. -Hai preso tutto quello che ti serve?- chiedo. -Lo sai che non si torna indietro.-
Il mio angelo dagli occhi verdi m’indica la sua sacca e la custodia della chitarra appoggiata a essa. -Ho portato il necessario e l’importante.-
Sorrido compiaciuto nel vedere la determinazione in quelle iridi preziose come gemme. Una determinazione molto simile alla mia e a quella del mio strambo compare, impegnato in attività adatte a ben altri luoghi. Il solito pirla.
-Mi dispiace interrompervi, ma abbiamo ancora molti chilometri da fare e non ho intenzione di dormire all’aperto!- rimprovero, scendendo dalla moto per sistemare i bagagli di Demyx.
-Sempre che rompi! Non eri tu quello che non aveva fretta?- replica Xigbar, dopo aver lasciato di malavoglia le attraenti labbra rosse come il fuoco della sua ragazza.
-Non avevo fretta alle dieci di questa mattina ma ora che sono praticamente le sei di pomeriggio sì. Presto sarà buio e lo sai che non mi piace viaggiare di notte.-
-Che palle che sei Xaldin…- sbuffò Larxene, assicurando la sua unica valigia sul retro della moto del mio amico.
-Dai pupa non ci pensare! Xaldin è così di natura!- esclama lui. -Salta su che ripartiamo!-
-Cosa sarei io?- chiedo, risalendo con Dem già alle mie spalle.
-Un rompi coglioni!- grida come il deficiente che è, dando gas e lasciando una scia nera dietro di sé.
-Che deficiente…- penso, prima di lanciarmi a tutta birra sulla strada per raggiungerlo e sentirlo urlare come un forsennato.
Ma è anche questo che mi piace di lui.
Nonostante sia un demente di prima categoria, sa molto bene cosa significa essere un vero figlio della natura e di questo mondo marcio, in cui ci tocca vivere.

Like a true nature’s child
We were born, born to be wild
We can climb so high
I never wanna die

Un mondo schifoso sì, ma che mi ha donato tante piccole gioie, come lo scricciolo attaccato alla mia schiena, che amo con tutto me stesso e quel cretino del mio amico che mi capisce più degli altri, perché come me è un selvaggio.
Un selvaggio che deve cavarsela come può nella giungla in cui viviamo, colma d’insidie.
Tuttavia, noi ce ne facciamo un baffo delle avversità.
Lancio uno sguardo rapido alla moto accanto a me e i miei occhi viola incrociano quello dorato del mio compagno di ventura, pieno d’orgoglio e voglia di spaccare tutto.
Rido come un imbecille e accelero, seguito a ruota dal mio amico, che aggiunge la sua risata rauca alla mia.

Siamo due anime selvagge, alla ricerca dell’avventura e del nostro destino, che se ne fregano del mondo e delle sue fottute regole!

Born to be wild
Born to be wild





*Joplin è un città degli Stati Uniti, che ha un'uscita sulla Route 66, la famosa autostrada che attraversa da est a ovest tutto lo stato.

Lo so, non è quel chissàche di fic, ma mi è piaciuto scriverla ed era un'idea che avevo in mente da un pò di tempo quando la scrissi! ^^ Spero che nonostante tutto, sia piaciuta anche a voi ^^
See ya!!!
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Kingdom Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Liberty89