Serie TV > Moonlight
Ricorda la storia  |       
Autore: Mick St John    06/02/2010    3 recensioni
Il secondo "episodio" della fanfic sulla seconda stagione di Moonlight scritta a modo nostro.
Mick e Beth stanno cercando di gestire la loro complicata relazione vampiro/umana mentre un nuovo omicidio sconvolge la quiete della comunità vampirica di Los Angeles...
Autori: Mick St. John e Lady Maeve, con la partecipazione di Daniela, Supporto grafico di Faith.
Genere: Drammatico, Horror, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Grazie a tutti coloro che ci hanno letto.  E' d'obbligo una piccola introduzione, da parte mia.
Ricordo che la fanfic è stata scritta da me, LadyMaeve che ha il suo profilo e le sue fanfic qui in EFP e con il contributo di Daniela.
La parte grafica è curata da Sara/Faith.
Spero che sia di vostro gradimento più della precedente! Faccio solo poche piccole note:
- i link che compaiono sono inventati dagli autori
- la frase contrassegnata da * contiene una citazione di Alex O'Loughlin dal film Feed
- I numeri di C.A.P. sono reali
- Le informazioni sui libri citati sono ufficiali e prelevati da Wikipedia

Ringraziamo tutti i nostri lettori che ci sostengono con il loro entusiasmo e come sempre...perdonate gli eventuali errori di battitura.

Buona lettura dell'episodio 18!



**************

Death Symphony
- ff episodio 18 -

***************

1.

Lawrence, quella sera d'ottobre, piangeva, seduto sulla sua poltrona preferita.
Tra le dita stringeva ancora il suo spartito. Si sentiva stanco, felice e triste allo stesso tempo, come non era mai stato in vita sua, e voleva rimanere solo con se stesso ancora per qualche ora, mentre ripercorreva con la mente i ricordi di una vita.
In venticinque anni aveva scoperto tante cose bellissime come l'amicizia, l'amore, la musica.
Ogni istante della sua esistenza conteneva una parte minuscola di essere che lentamente scivolava via.
Ma di una cosa Lawrence si era convinto davvero, che la musica avesse un potere incredibile, che attraversasse lo spazio e il tempo, che raggiungesse il cuore e l'anima di chiunque prestasse orecchio ad ascoltarla.
Credeva con tutto se stesso che nella musica fosse il segreto dell'immortalità.
Fin dai tempi del conservatorio aveva imparato che la vita di un uomo è cosa misera di fronte all'immensità dell'universo, paragonabile ad un battito di ciglia in confronto a quella di una stella del firmamento.
Tuttavia aveva scoperto che l'uomo, nella sua piccolezza, era in grado di creare qualcosa da poter lasciare a chi veniva dopo di lui, un'eredità eterna che poteva renderlo immortale.
Per anni aveva cercato di avvicinarsi alla perfezione, ma non si era mai sentito soddisfatto.
Non riusciva a tradurre in suoni quello che davvero gli scorreva dentro, fino a che non aveva incontrato Jeremy, il quale aveva aperto i suoi occhi, mostrandogli una nuova via.
A passi incerti, si era lasciato trasportare da lui in una dimensione mai esplorata e lì, Lawrence, aveva trovato qualcosa di impensabile.
Aveva finalmente ascoltato la musica del suo cuore e poteva tentare di riportarla su un pentagramma.
Nota dopo nota.
Fu allora che si alzò a fatica, impugnando il suo violino e portandoselo sulla spalla, intonò la meravigliosa sinfonia che aveva appena composto.
Più la suonava, più si rendeva conto di non avere mai dato vita a nulla di più bello, mentre le lacrime gli rigavano il volto, raggiungendo le labbra, serrate in un sorriso appena accennato.
Non capiva perchè i suoi vicini si fossero già presentati una volta a chiedergli di smettere di suonare.
Il signor Brown, in particolare, avvolto nella sua vestaglia scozzese, lo aveva rimproverato duramente.
Quella gente non era in grado di apprezzare la sua arte, era dura d'orecchio alla più alta forma di armonia e la disprezzava.
Questo tormentava l'animo sensibile di Lawrence, mentre di nuovo qualcuno stava bussando alla sua porta per rinnovare certamente la precedente richiesta.
Lawrence aprì con decisione, innervosito dalla forzata interruzione e sempre più convinto di dover perseverare nel suo intento, anche perchè, pur volendo, non riusciva proprio a smettere di suonare e ascoltare la sua musica.
Ma quando spalancò la porta, l'ultima cosa che rimase impressa sulla sua pupilla non fu il volto corrucciato di Mr Brown.


************************************

2.

Aprii come mio solito il frigo, per recuperare il mio A+, ma qualcosa non era al suo posto.
Ne ero sicuro, perchè avevo finito le fialette da iniettarmi in vena e non ero ancora stato da Guillermo per recuperarne altre.
Al contrario, ne vedevo due, solitarie, ma ben in vista, troneggiare al centro del portaprovette.
Mi guardai intorno un po' stranito, non riuscendo a capire come avessero fatto a sfuggirmi.
Così istintivamente, allungai il braccio per prenderne in mano una e la annusai. I poteri vampirici tornano utili quando assapori un certo gusto e lo stesso vale per un determinato odore. La probabilità di errore in quel caso era decisamente scarsa.
"Beth?"
Ero certo che fosse suo, quell' A0 negativo.
Lo stupore mi aveva fatto dire il suo nome ad alta voce, mentre corrugavo la fronte. Ero incuriosito, ma decisi di aspettare che fosse lei a parlarmene.
Così richiusi lo sportello e versai il mio nutriente drink in un bicchiere pulito. Mentre sorseggiavo, rifocillandomi lentamente, il mio Iphone squillò e lo afferrai immediatamente, pensando che fosse Beth.
Aveva passato la notte da me, ma la mattina presto era tornata a casa per lasciarmi libero di riposare nel mio congelatore e per cambiarsi.
Ma mi sbagliavo, non era lei.
Sul display si visualizzava la scritta "anonimo".
Aspettai un secondo squillo, poi al terzo risposi.
"Mick St. John?"
La voce che mi chiamava era una voce femminile, dal tono freddo, quasi metallico.
"Sono io." La comunicazione era disturbata e a tratti si interrompeva.
"Mick, mi senti?" Mi sembrava di riconoscerla, ma non riuscivo ancora ad associarla.
"Si... Chi parla?"
"Mick, sono la pulitrice."
Per qualche secondo non riuscii a muovermi.
Non era una pulitrice, era la pulitrice.
E solitamente, la pulitrice non chiama i vampiri, sono i vampiri che chiamano la pulitrice.
"Che cosa è successo?" Domandai e mi resi conto solo dopo della mia voce bassa e insicura.
Pensavo a Beth.
Non so spiegarmi il perchè, ma pensavo a lei.
"Mick abbiamo un problema. Puoi presentarti al magazzino prima possibile? E' una questione molto seria. Ci serve la tua consulenza investigativa. E vieni solo." Si raccomandò con decisione.
"Ci sarò." Le assicurai io con tono fermo, ma faticavo a contenere l'ansia che minacciava di serrarmi la gola.
Quando attaccai, sentii suonare alla porta.
Raggiunsi rapidamente l'ingresso e, alzando lo sguardo sul videocitofono, vidi Beth farmi l'occhiolino con uno dei suoi sorrisi dispettosi. Sospirai di sollievo, vedendola.
Sulla soglia, Beth si giustificò, quasi avesse capito che la stavo aspettando.
"Scusa se ci ho messo tanto..."
In effetti anche lei aveva bisogno di tornare a casa e sistemare un po' di cose. Aveva un aspetto molto più composto e rilassato, e io mi sentivo meglio dopo essermi rinfrescato.
Ogni volta che mi alzavo dal letto, sciogliendomi dall'abbraccio di Beth, provavo una voglia irrefrenabile di ributtarmi tra le lenzuola.
Era un chiaro segno che le cose stavano andando bene, per il momento.
E da quello che leggevo sul suo viso, anche lei era serena, per il momento.
Quando incontrai il suo sguardo, non potei fare a meno di sorridere compiaciuto.
"Ehi... Stavo giusto pensando di venire a cercarti, Beth. Tutto bene?"
Allungai un braccio per afferrarle la mano e invitarla ad entrare.
Beth ricambiò il mio sorriso, accentuando di più il suo.
"Si. Mi mancavi."
"Anche tu, mi mancavi... ma solo un po'." Feci in tempo a risponderle, fingendo inutilmente una certa scostanza.
Poi Beth mi gettò le braccia al collo per baciarmi e io ricambiai con trasporto, accarezzando con le mie labbra il suo splendido sorriso.
Stringendola a me, la sollevai, facendo qualche passo indietro, giusto il necessario per portarla dentro e poter richiudere la porta.
Una volta in casa, la lasciai andare lentamente, senza però smettere di tenerla tra le braccia.
"Non ti ho baciata subito per discrezione... Stavo pensando che sarebbe meglio per te che noi due evitassimo effusioni qui fuori e nei posti che frequentiamo di più."
Ero molto serio, in quel momento e la fissavo negli occhi per farle capire che era davvero importante per me.
La amavo troppo per farle correre dei rischi inutili.
"Non voglio farti correre pericoli nel caso in cui qualcuno dovesse prendermi di mira... Sai com'è, no? E' meglio essere prudenti, non ti pare?" L'accarezzai delicatamente sul viso, cercando di rassicurarla. "Griderei al mondo intero di amarti, Beth. Ma ho paura per la tua vita, cerca di capire."
Lì per lì mi guardò senza nemmeno tentare di nascondere la delusione.
"Ma..." Cominciò, sentendo già che discutere sarebbe stato inutile.
La mia richiesta l'aveva rattristata, lo capivo benissimo.
"Beth, credi che per me non sia un grande sacrificio? Ma non voglio che accada quello che è successo con Josh.
Io devo proteggerti. Sai bene quanto ti amo... E mi sto rendendo conto che mi sto comportando da incosciente, perchè sono molto preso da questo rapporto. E così non va bene. " Mi passai una mano tra i capelli per nascondere la mia preoccupazione.
La telefonata della pulitrice mi aveva fatto realizzare quanto rischiassi di coinvolgerla nei miei guai ogni minuto di più e di quanta paura mi prendesse al solo pensiero di un suo coinvolgimento, specialmente sapendo che il mio nome era sulla lista di qualcuno ancora non ben identificato.
Sarebbe stata dura, ma dovevamo almeno provarci.
Solo che, prima che potessi resistere ancora a quella sua espressione delusa, mi trovai a cedere completamente al mio istinto.
L'attirai di nuovo a me e la baciai, stavolta con più passione, con più vigore, premendo con forza la mia bocca sulla sua perchè capisse quanto adoravo perdermi in lei.
L'attrazione che c'era tra noi era sempre stata molto forte, ma ora che avevamo completamente tolto i freni inibitori, mi sentivo pieno di adrenalina, in caduta libera.
La cosa più preoccupante era che cominciavo a capire Josef, a comprendere cosa lo avesse spinto ad abbracciare Sarah. Per questo dovevo pormi dei limiti prima che fosse troppo tardi.
Quando le nostre labbra si separarono, mi sentivo meglio, quasi rassicurato da quel nostro legame.
"Questo non significa che smetta di dimostrarti quanto amore provo per te." La rassicurai.
"Mick, io sono sicura che tu sapresti proteggermi in ogni caso, ma..." Beth si fermò per un istante, pensierosa."Va bene, faremo come vuoi, o almeno ci proverò."
Poi mi sorrise di nuovo beffarda.
"Ma sia chiara una cosa St. John. Ti toccherà faticare il doppio in dimostrazioni d'affetto!"
Ricambiai il suo adorabile sorriso e le risposi con assoluta convinzione.
"Bene Miss Turner, mi metta alla prova, allora... Farò del mio meglio per essere all'altezza delle sue aspettative! Vedrà che non la deluderò."
Sfiorai il suo naso col mio e poi allentai la presa sui suoi fianchi.
"La mia Beth..." Le sussurrai, maliziosamente.
Non volevo rovinare quel momento di tenerezza, ma avevo una certa urgenza e il mio dovere veniva prima del piacere.
Così intrapresi quel discorso tanto difficile che ci separava ancora una volta, contro la nostra volontà.
"Vorrei passare tutta la giornata con te, ma ho ricevuto una telefonata inaspettata e devo uscire..."
Beth alzò gli occhi per fissarmi, incuriosita e colsi subito la scintilla che le illuminava le pupille.
"Hai una nuova indagine in corso? Posso aiutarti!" Propose con ovvietà.
"Non in questa." E la mia decisione la deluse, per la seconda volta.
"A questo caso devo lavorare da solo, Beth."
Quel broncio, su un viso tanto caro come il suo, mi fece ancora più male, ma per fortuna Beth lo capì quasi subito e si riprese come sempre.
"Roba da vampiri, eh? Okay, non ti chiederò altro. Lo so che di queste cose non vuoi parlare." Mi rassicurò ulteriormente con un nuovo sorriso, lasciandomi una carezza sulla guancia.
"Non preoccuparti, Mick. Pensavo di passare ancora qualche ora con te, ma ne approfitterò per andare da Ben."
Il discorso non faceva una grinza e in quel momento recepii tutta la potenza di quell'involontario colpo basso.
"Mi ha chiesto di raggiungerlo in centrale per esaminare alcuni effetti personali di una persona scomparsa. Vuole che lo aiuti a trovare delle tracce..."
Rimasi per qualche secondo a fissare un angolo della libreria. Quel nome, Ben, era diventato una vera e propria costante e anche se cercavo di non pensare, non ci riuscivo.
Mi voltai allora di nuovo a guardarla, cercando di sopprimere in me quel senso di fastidio che mi corrodeva dentro.
Allungai il braccio per avvicinarla a me e, senza smettere di guardarla negli occhi, quasi la implorai.
"Beth, non metterti nei guai... e ricordati che ti amo."

**********
3.

"Vieni con me, Mick... Abbiamo un serio problema."
La pulitrice, stretta nella sua attillatissima tuta di pelle, mi aspettava nel punto dove mi aveva dato appuntamento.
La seguii all'interno di un magazzino dove si occupavano dello smistamento dei rifiuti.
Dal 2000 era necessario fare una raccolta differenziata, mi spiegava lei mentre cercavo di non guardarmi troppo intorno, preferendo rimanere all'oscuro dei metodi poco ortodossi del servizio di pulitura.
La mia guida mi fece strada verso la parte interna dell'edificio, passammo in uno stretto corridoio in linoleum verde, davanti a diverse porte chiuse, fino a che non arrivammo davanti all'unica aperta.
Stavo per varcarne la soglia quando rabbrividii, sentendo un lamento provenire dalla stanza antistante.
Era un vampiro che piangeva.
La pulitrice mi fece segno di entrare per nulla scomposta, senza dare il minimo peso a quei singhiozzi forti.
Per un attimo pensai che stessero torturando qualcuno e non mi azzardai a domandare nulla.
Notai invece l'interno della stanza. Era semplicemente una sala adibita alle autopsie.
Lo capivo dall'odore di morte del cadavere che non facevo fatica ad immaginare sotto al lenzuolo sopra al tavolo operatorio, affiancato da due scatoloni.
La pulitrice si avvicinò e mi guardò per un istante, prima di scoprire il corpo.
Era sempre stata di una freddezza ineguagliabile e credevo che nulla potesse sconvolgere creature abituate ad essere spietate, come le pulitrici.
Quando sei addetto al lavoro sporco per il bene della tua comunità, cominci a pensare che forse sei nato per quello, perchè lo fai al meglio.
E che tanto, se non lo fai tu, lo farà qualcun altro.

Io avevo già visto molti cadaveri, alcuni ridotti davvero in condizioni terrificanti, ma non avevo mai visto un cadavere come quello.
Si trattava di un ragazzo poco più che ventenne ed era morto con sembianze umane.
Tuttavia riconoscevo l'odore del vampiro in lui.
"Lawrence Flown, 25 anni, un musicista. Un violinista, per la precisione... è stato trasformato solo ieri. Lo hanno ucciso, in modo definitivo, tra le 23:00 di ieri e l'una di stanotte. Nella stanza di fronte c'è il suo sire, quello che hai appena sentito piangere.
Sai come sono strampalati, gli artisti... La maggior parte di loro è bisex e pare che tra loro due ci fosse del tenero.
E' stato lui il primo a vederlo. Lo stiamo interrogando per capire cosa sia successo e se può darci qualche informazione, ma non fa altro che piagnucolare e dire cose che hanno poco senso. E' sotto shock e dubito fortemente che possa esserci utile."
La pulitrice sembrava piuttosto scocciata da quell'argomento. Era chiaro quanto ritenesse debole questo sire innamorato.
Io invece non smettevo di guardare quel corpo e capivo perfettamente il suo dolore.
"Lo sarei anche io, se avessi trovato la mia donna in questo stato..." Esclamai, indicando la gola del ragazzo.
La testa era stata posizionata accanto al corpo, ma era stata troncata di netto di certo con un'arma da taglio molto affilata.
"Aspetta Mick, non hai ancora visto la parte migliore."E si lasciò andare ad una smorfia di disgusto. "Spero che tu non abbia fatto colazione."
Si chinò di nuovo sul corpo per mostrarmi la parte del dorso, abbassando ulteriormente il lenzuolo.
Notai subito il foro all'altezza del cuore e usai i miei poteri per ricostruire la scena, basandomi sul sangue della vittima.
"E' stato un paletto a fargli questo buco... ma come è possibile che la ferita sia rimasta completamente dilatata?"
Potevo vedere il tavolo verde attraverso il corpo. Era trapassato da parte a parte.
"E' stato possibile con questo."
Mi rispose, porgendomi il vassoio di metallo. Dentro c'era la punta di un paletto.
"Non toccarla. E' d'argento."
Annuii con decisione, mentre lo sguardo ricadeva sul corpo martoriato di Lawrence, e con orrore capii finalmente a cosa alludesse la pulitrice.
"Le sue mani..."
Cominciai cercando di mantenere salda la voce, fissando le braccia mutilate.
La pulitrice mi fissò di nuovo in silenzio, comunicando solo con lo sguardo vitreo.
Mi voltai seguendo il movimento dei suoi occhi e vidi che erano state riposte a parte, in uno degli scatoloni.
A quel punto non potei fare a meno di darle le spalle per qualche secondo, passandomi una mano sul viso, mentre trattenevo il respiro nel tentativo di controllare la mia espressione disgustata.
Approfittai di quel momento di debolezza anche per ricapitolare tutto quello che avevo visto.
Un paletto nel cuore, con la punta d'argento capace di rendere impossibile una qualsiasi minima recicatrizzazione dell'epidermide, il capo reciso di netto da un'arma affilata e l'amputazione delle mani.
Era troppo anche per me.
"Chiaramente, non vogliamo che la cosa diventi di dominio pubblico... Ora hai capito perchè ti ho chiamato, Mick St. John?"
La pulitrice si avvicinò a me come un gatto, accarezzandomi la spalla e io mi massaggiai il collo, cercando di riprendermi dall'orrore che avevo visto.
Avevo paura di avere compreso fin troppo bene.
"Direi di si. Dammi ancora qualche minuto per dare un'altra occhiata."
"Fai pure. Il resto te lo comunicherà chi ha fatto il sopralluogo con noi."
Dovevo controllare meglio il corpo, perchè ad un primo esame poteva essermi sfuggito qualcosa.
E così mi avvicinai nuovamente al tavolo, cercando di mantenere lo sguardo lontano dai moncherini.
Quel Flown era un musicista e coloro che gli avevano fatto quelle amputazioni lo avevano fatto per lanciare un chiaro messaggio alla nostra razza.
Per quel ragazzo, le mani rappresentavano il tesoro più grande e qualcuno si era accanito ferocemente su di loro.
Annusai di nuovo il corpo per rivedere parte di quella terribile scena che era stata già ricostruita fedelmente.
Sentivo l'odore di due umani ed ero certo che avessero agito insieme. Questo mi sorprese ancora di più.
"Che cosa ne pensi?"
Mi domandò allora con impazienza la pulitrice.
"Chiunque gli abbia fatto questo, aveva un arsenale antivampiro. E quella punta d'argento... Beh, è la loro firma.
Una pratica così antica, così classica... Una pratica decisamente studiata per intimorirci."Conclusi io.
E ci stava riuscendo benissimo, a giudicare dalla tensione che leggevo sul viso della pulitrice.
Mentre ne parlavo, si era oscurata in volto ancora di più.
"Non girarci intorno, sono preparata. Dillo e basta."
Mi rimproverò e io andai dritto al punto.
"Per quello che ne capisco, e non mi era mai capitato prima, è molto probabile che stiano giocando a fare i cacciatori. Mi metto subito al lavoro."Provavo a rassicurarla, puntando sulla mia professionalità che tante volte aveva cacciato dai guai la nostra comunità vampirica.

"Ma non da solo, Signor St. John. "
Una voce femminile molto suadente alle mie spalle richiamò la nostra attenzione e la pulitrice si voltò per presentarci.
"Mick, questi sono Cindy Morrigan e Roger Kale, ti affiancheranno nelle indagini."
Strinsi la mano ad entrambi con un sorriso a metà.
Lei si qualificò come un'esperta profiler di New York. Dallo sguardo sorprendentemente azzurro e un corpo mozzafiato, notai io.
Lui invece, era un agente dell'FBI con la mascella pronunciata e un corpo massiccio da orso, ed ebbi l'impressione che volesse stritolarmi la mano.
La ragazza fu certamente di modi più gentili.
"Piacere di conoscerla, Mr. St. John... E mi chiami pure Cindy. Se vuole seguirmi, le mostro gli effetti personali del signor Flown."
Mi portò vicino agli scatoloni in cui erano raccolti gli "elementi" inerenti alla vittima, rinvenuti sul luogo del delitto.
"Il corpo è stato ritrovato nell'appartamento in cui viveva. Dall'esame balistico abbiamo accertato che è stato preparato accuratamente nella posizione in cui lo abbiamo trovato."
"E' strano che non si sia trasformato prima di morire... deve essere stato preso di sorpresa." La interruppi per un istante.
"Giusta osservazione, signor St.John. Probabilmente non si è nemmeno accorto che lo stavano impalando. Poi lo hanno accuratamente decapitato. Infine gli hanno tagliato le mani. Le amputazioni sono state effettuate con precisione chirurgica, oserei dire. Il paletto, invece, è stato piantato ancora più a fondo nel cuore solo dopo che era morto. Come se fosse stato..."
"Inchiodato?" Azzardai.
L'agente Morrigan fece un sospiro sofferto.
"Credo che quella parola renda bene l'idea."
"Dunque gli assassini volevano farci trovare il corpo in questo stato."
"A noi è sembrata una evidente dichiarazione di guerra, Signor St. John!"
L'agente Kale mi fissava silenzioso e preoccupato, mentre mi inginocchiavo accanto alla scatola dei reperti, imitato dalla profiler.
"Chiamatemi pure Mick... E se non vi dispiace, voglio tirare fuori questa roba."
Ero telegrafico nell'esprimermi e non riuscivo a nascondere il mio disappunto per il fatto che mi avessero affiancato quei due. Ancora di più lo ero perchè sapevo che Beth non poteva aiutarmi e di conseguenza avrebbe passato più tempo a contatto con Talbot.
Tuttavia, essendo un professionista, sapevo di dovermi controllare e mi sforzavo di riuscirci nel modo migliore possibile.
"Fa' pure."
Cindy mi porse un paio di guanti usa e getta, mentre si accucciava accanto a me, noncurante della mia leggera ostilità.
Non c'era molto a parte gli abiti, il cellulare e una penna con uno spartito.
"Tutto qui?"Domandai stupito.
"Il servizio di pulitura ha dovuto fare il suo lavoro..."
La pulitrice strinse i pugni con rabbia, serrando i denti a quelle parole di precisazione.
"Non solo hanno ucciso uno dei nostri, infierendo sul suo corpo in modo indecoroso, ma ci hanno anche chiamato dal suo cellulare per la pulitura." Aggiunse Cindy a voce bassa.
"Praticamente gli abbiamo fatto un favore. Maledettamente astuti."Commentai.
Cindy annuì con decisione e si alzò, mentre io tiravo fuori i vestiti.
"Non ci sono impronte, a parte quelle della vittima e del suo compagno, però c'è una cosa che dovresti ascoltare appena hai un minuto."
Presi dalla sua mano la custodia dell'audiocassetta che mi porgeva e gli diedi un'occhiata, prima di mettermela in tasca.
Sopra c'era un'etichetta bianca e, a penna, era segnata un'iscrizione. Probabilmente il titolo del componimento:
La voce degli angeli.
"E' la trasposizione delle note sullo spartito che c'è lì dentro. Flown aveva appena composto una nuova sinfonia e a mio parere è un'opera d'arte unica. Tienila pure, noi ne abbiamo un'ulteriore copia."
Intanto avevo sbustato i vestiti e li avevo stesi sul pavimento.
La camicia azzurrina indossata da Flown al momento dell'omicidio era imbevuta di sangue talmente tanto da avere cambiato colore quasi del tutto, come anche il pantalone di lino.
Ma in mezzo a tutto quel rosso, qualcosa attirò la mia attenzione.
"Cos'è questa?"
"Questa, cosa? Mi domandò lei, meravigliata.
"Questa macchia chiara, qui."
Il sangue, raggrumandosi, lasciava intravvedere una macchia più chiara sul bavero della camicia del ragazzo.
"Quella... io... non l'avevo neanche vista." Annusò e vidi la sua espressione d'entusiasmo smontarsi.
"Sembra gesso. Non mi sembra molto importante."
Senza aspettare che mi dicesse altro, annusai anche io, identificando subito la sostanza.
"Mi serve la testa."
Sentenziai, alzandomi e rivolgendomi alla pulitrice.
"Posso prenderla, vero?"
Lei mi fissò per un istante, compiacendosi della mia determinazione e poi, facendo spallucce, annuì.
Leggevo nei suoi occhi la piena fiducia in me e una profonda stima da quando avevo trovato il modo di consegnare loro Emma, limitando notevolmente i danni alla comunità.
"Se ci tieni... Posso lasciartela per 24 ore, ma non di più, Mick."
E senza farmelo ripetere, la imbustai per portarla via, sotto lo sguardo incredulo dei due agenti.

"Mick, ti spiace far capire anche a noi?"
Roger sembrava urtato, mentre li distanziavo a passo svelto lungo il corridoio che conduceva al retro del magazzino.
Mi voltai con lo sguardo inflessibile, solo per un secondo.
Ero decisamente preoccupato per il fatto che due agenti additati tra i migliori si fossero lasciati sfuggire una traccia così importante.
"Avete mai visto uno di quei modelli di gesso che hanno la qualità di riprodurre fedelmente la dentatura di una persona?"
La domanda era stata posta con tono greve, mentre mi fissavano stupiti e annuivano contemporaneamente.
"Per ottenere dei modelli accurati come quelli, un dentista deve rilevare dalla bocca del paziente l'impronta dentale, attraverso l’impiego di una formina, contenente un impasto di gesso, con cui si ottiene una copia perfetta e speculare della dentatura."
Detto in quel modo e tutto d'un fiato, sembrava decisamente complicato.
Sfortunatamente avevo imparato quella pratica in guerra.
Talvolta i medici erano costretti ad utilizzare quel metodo per effettuare un calco ed identificare, attraverso le arcate dentali, un soldato dall'aspetto altrimenti irriconoscibile.
Avrei potuto aggiungere "Elementare Watson!"
Invece li salutai mentre Roger mi urlava contro.
"Allora, mentre io chiamo il dipartimento federale per ottenere la lista di tutte le chiamate effettuate da Flown, tu dove diavolo stai andando con quella testa?"
"Vado da un amico a vedere se posso trovare tracce di questo impasto che ho in mente. Vi chiamo appena ho novità."
"Wow... è davvero in gamba questo Mick St. John!" Esclamò Cindy, tirando un pizzico al braccio di Roger e sorridendo divertita.
"Anche troppo." Le rispose lui, rigido come fosse imbalzamato.
"Diamoci da fare, non lascerò a lui tutto il merito della svolta nelle indagini! Abbiamo un dentista da rintracciare."


  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Moonlight / Vai alla pagina dell'autore: Mick St John