Anime & Manga > Captain Tsubasa
Ricorda la storia  |      
Autore: AlexVT    13/07/2005    4 recensioni
Che cosa ci fa Holly Hutton davanti ad una vetrina del centro? Ve lo racconterà lui in persona, Sempre che non lo abbia già fatto... Scusatemi, la mia prima fic riveduta e corretta...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vetrine'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È oramai quasi un’ora che cammino avanti e indietro di fronte a questa vetrina…

Ciao ciao,

come va?

Oggi, presa da una crisi di noia e malinconia, nonostante fossi quasi sepolta da quintali di pratiche da sistemare (ma non ditelo a nessuno) stavo per caso rileggendo con nostalgia le fic che avevo pubblicato quando avevo ancora un mucchio di tempo da perdere… e con mio sommo orrore mi sono accorta che alcuni dialoghi erano stati tagliati per un mio tremendo errore di grafica!

Scusatemi tantissimo!!!

Ora, a casa, con calma, mentre mi scervello sulla mia prossima “opera”,  ho pensato di correggere la gaff.

Così vi rilascio un’altra volta alla mia prima fic su CT, sperando che vi piaccia ancora e che piaccia anche a chi non l’aveva  mai letta.

Ovviamente tutte le critiche e  i commenti sono più che ben accetti.

Ciao ciao

Alex 

 

 

 

VETRINE…

 

 

Oramai è quasi un’ora che cammino avanti e indietro di fronte a questa vetrina…

Devo decidermi una volta per tutte, o entro o me ne torno dritto in albergo. Ho raccontato al mister che avevo alcune commissioni da sbrigare in centro per potermi allontanare dal ritiro ma non posso certo perdere tutta la giornata qui in piedi come uno stupido. Mi ha concesso alcune ore di permesso senza fare storie, in fondo sono appena tornato dal Brasile dopo quasi tre anni di assenza ed è normale che abbia alcune questioni da sistemare…non ne ho, ma mi è sembrata la scusa più plausibile. Mi ha creduto, questo basta.

Fatto sta che ora sono qui e che se non mi fermo inizierò a scavare una trincea davanti a questa maledetta vetrina…a meno che qualcuno non venga ad arrestarmi prima…

Guarda come mi fissa quella vecchietta neanche fossi un criminale…in fondo però come darle torto…l’aria un po’ sospetta ce l’ho…

Vabbè, vado a fare un giro, così ho il tempo di spiegarvi cosa diavolo faccio io, Oliver Hutton, capitano della nazionale giovanile giapponese, da quasi un’ora davanti alla vetrina di un negozio del centro. Magari poi mi date un consiglio…

 

Tutto è iniziato alcuni mesi fa in Brasile, tutto per colpa di quel maledetto Pepe!!! Beh, magari non proprio solo per colpa sua… comunque se non fosse stato per le sue “grandi idee” a me non sarebbe mai nemmeno passato per l’anticamera del cervello tutta questa faccenda ed io ora me ne starei a correre dietro ad un pallone beato e ignaro come sono sempre stato… forse…o forse no….

Comunque, dicevo che tutto è iniziato in Brasile qualche mese fa, anzi no, molto prima.

 

Vi ricordate di Patty, la dolce manager della New Team? Quella con in capelli neri lunghi fin poco sopra le spalle, due grandi occhioni nocciola, la pelle candida come la neve, le labbra rosse come fragole mat…Certo che ve la ricordate. Comunque, prima di partire le avevo confessato che ero innamorato di lei, che però non avrei potuto portarla con me in Brasile e che nemmeno potevo rinunciare al mio sogno di diventare il numero uno del mondo rimanendo in Giappone accanto a lei.

Mi capì, pianse e non disse nulla, l’amai ancora di più per questo; avrei voluto così tanto abbracciarla, stringerla forte a me e …ma con la precedente dichiarazione, sebbene sembrassi così sicuro, avevo finito tutta la dose di coraggio concessami per i successivi dieci anni…così non feci nulla.

 

Presto venne il giorno della partenza, le telefonai per salutarla, non sapevo se sarei riuscito a prendere quel maledetto aereo se l’avessi vista di nuovo. Lei però venne ugualmente alla fermata dell’autobus. Quella ragazza è sempre stata così dannatamente testarda…

Ciò nonostante riuscii sia a partire che a non farmi vedere piangere, finendo con quell’”eroico” gesto anche tutta la mia dose di forza di volontà.

 

Il primo anno che trascorsi in Brasile passò relativamente in fretta non ebbi molto tempo per soffrire la solitudine, dovetti lavorare molto per mettermi alla pari con i miei compagni di squadra e per far riconoscere il mio talento. Fortunatamente i brasiliani sono gente molto aperta e simpatica, così non mi ci volle molto per farmi tantissimi nuovi amici, tra cui Pepe, appunto.

In quel periodo ero così impegnato che smisi di pensare ogni giorno a Patty, Pepe diceva sempre “lontano dagli occhi, lontano dal cuore”…forse aveva ragione…

Iniziavo ad ambientarmi, a sentirmi parte del gruppo, non più solo il pupillo dell’allenatore, così presi un appartamento insieme a Pepe e lasciai la casa di Roberto. Mi allenavo tutto il giorno e la sera crollavo nel letto stanco morto; ero felice anche se ogni tanto mi prendeva la malinconia, saudade, la chiamano i portoghesi, nostalgia di casa, della famiglia, degli amici o forse solo di qualcuno in particolare… comunque nel complesso ero sereno…finché un giorno…

 

Mi stavo allenando con Pepe intorno allo stadio del San Paolo il resto della squadra era in trasferta in un’altra città, quando, appena entrati nel campo vero e proprio sento una voce familiare chiamarmi a gran voce. Mi volto sorpreso e la vedo corrermi incontro.

Sembrava una visione: i capelli morbidi e lucenti scompigliati dalla corsa, la bocca atteggiata in un meraviglioso sorriso, gli occhi grandi socchiusi per la luce abbagliante, le lunghe gambe lasciate scoperte da una cortissima gonna bianca…

Quei pochi attimi che mi separavano da lei mi parvero durare un’eternità. Ero pietrificato, l’unica cosa che riuscii a mormorare fu il suo nome, poi come se fossi stato travolto da un tornado me la ritrovai in lacrime tra le braccia. In quel preciso istante la mia saudade ebbe un nome e un cognome e la mia tanto decantata serenità andò in frantumi come fosse fatta di cristallo.

La strinsi forte a me e le accarezzai i capelli, le dissi qualcosa per farla smettere di piangere ma cosa potevo dirle quando anche io non riuscivo quasi a trattenere le lacrime (rimanga un segreto, mi raccomando, io sono un uomo e gli uomini non piangono!!!)?!?

Solo dopo parecchio tempo riuscii a staccarmi da lei (e non il contrario…Hei, anche questo deve rimanere un segreto, mi raccomando…) e ci sedemmo su una delle panchine a raccontarci tutto quello che ci era successo nel tempo in cui eravamo stati lontani. Io le parlai della squadra, dei miei amici, degli allenamenti, del campionato…cos’altro potevo dirle?!? La mia vita era solo quella!!! Non avevo fatto altro per tutto l’ultimo anno!!!

E lei mi raccontò di casa, della squadra, degli amici,…

Più tardi la portai a fare la turista per la città, non c’è molto da vedere a San Paolo, sapete? Comunque mi bastava stare con lei…

Partì la sera stessa, mi disse che era stata lì alcuni giorni ma che avendo io cambiato indirizzo non era riuscita a trovarmi prima. Maledetto io e il mio tempismo…

Quando la vidi superare l’ultimo controllo all’aeroporto e sparire oltre l’angolo mi parve che qualcuno mi stesse strappando il cuore dal petto e mi ritrovai solo in un enorme atrio pieno di gente.

Anche Pepe non c’era più… a proposito, dov’era Pepe? Era da un po’ che non lo vedevo…più o meno dallo …stadio…

Si, in effetti mi dimenticai della sua esistenza non appena la vidi…comunque era abbastanza grande per arrangiarsi da solo…

 

Tutto questo, comunque, lo sapevate anche voi (più o meno), ciò che non sapete invece è quello che accadde dopo.

Da quel giorno, infatti, la mia vita divenne un vero e proprio inferno: non passava una sola ora in cui non pensassi a lei, in cui non la volessi accanto, in cui non mi sembrava di scorgerla tra la folla della torçida a fare il tifo solo per me. Altro che “il tempo guarisce tutte le ferite” altra “perla di saggezza” di Pepe. Con il tempo le cose non facevano che peggiorare: la vedevo di giorno sugli spalti, per la strada, in televisione, la sognavo di notte, e non vi dico dove e come la sognavo…

Una notte poi fui svegliato di soprassalto da una cuscinata di Pepe (sembra piccolo quel ragazzo, ma ha la forza di un toro!). Non appena riuscii ad aprire gli occhi me lo trovai di fronte con le mani appoggiate ai fianchi, i capelli arruffati e uno sguardo omicida negli occhi.

-Ora basta, non se ne può più! Devi fare qualcosa!- mi disse.

-Di cosa diavolo stai parlando? Sei impazzito?-

-Ti voglio bene Holly, ma di certo non mi fa piacere se ti avvinghi a me e cerchi di…accidenti a te, mi fa così orrore che non riesco neanche a dirlo!!!-

-Ma che cavolo?!?!-

-Non provare ad avvicinarti di un solo centimetro, pezzo di idiota, o giuro che questa volta ti ammazzo!-

Non smetteva di urlare e io non capivo una sola parola di quello che stava farneticando quel pazzo e pensare che stavo facendo un sogno così bello: io e la mia splendida Patty abbracciati in riva al mare al tramonto, lei che mi guarda e io che mi chino verso di lei per…

-Oh mio Dio…- un momento di lucidità e tutto divenne chiaro nella mia testa.

-Scusa Pepe io beh.. ecco…io dunque…-

-Accidenti a te e a quella guida idiota che è riuscita a rimediare solo stanze matrimoniali in questa maledetta città dimenticata da Dio, che cavolo sono venuto a fare qui ? Chi me l’ha fatto fare di giocare una stupida amichevole in questa stupido posto?!?!?-

Caspita quella volta me la vidi proprio brutta…mi ci volle quasi un’ora per calmarlo…per non parlare dell’imbarazzo…comunque alla fine sembrò capirmi…anche se non volle assolutamente che mi avvicinassi a lui per tutta la settimana.

Fu proprio quella notte che Pepe ebbe l’idea geniale che mi ha portato qui oggi. Ora che ci penso non è che per caso l’ha fatto per vendicarsi?!?

 

-Non puoi stare lontano da lei e non vuoi rinunciare al calcio per tornare a casa? Dove è il problema? Chiedile di venire a vivere qui con te. Così almeno te la spassi con lei e mi lasci in pace.- Mi disse con tutta la semplicità del mondo.

-Hei, guarda che da noi non funziona mica così, voi brasiliani la fate facile, ma non lo è affatto…prima di tutto ci si sposa e poi bi…-

-Allora sposala- concluse voltandosi dall’altro lato e rimettendosi a dormire.

A quel punto io rimasi imbambolato a fissare il cuscino che aveva posizionato come divisorio tra di noi, chiedendomi come mai non ci avessi pensato prima…

 

Quella notte non chiusi occhio e la passai ad immaginare la mia vita insieme a lei: la vedevo in cucina che preparava i suoi deliziosi manicaretti solo per me, la vedevo sul divano del salotto sdraiata su di me mentre guardavamo un programma divertente in televisione, la vedevo giocare con i cani in giardino, la vedevo per strada con il passeggino e la sera accanto a me in un enorme lettone.

Quando mi alzai la mattina successiva ero un’altra persona: avevo preso la mia decisione e nessuno mi avrebbe più fatto tornare indietro.

 

Presto sarebbero iniziate la eliminatorie per i mondiali under 23 e io sarei tornato dai miei amici in Giappone, l’avrei rivista e una volta vinto il mondiale le avrei chiesto di diventare mia moglie. Tutto era deciso, tutto era assolutamente  perfetto.

 

Niente invece era perfetto…

Mano a mano che si avvicinava il giorno del ritorno migliaia di dubbi spuntavano come funghi nella mia testa: siamo ancora troppo giovani, come diavolo faremo a mantenerci? Sarò in grado di provvedere ad una famiglia? Ci sono mille responsabilità, sapremo affrontarle? Eccetera eccetera. Ma la peggiore di tutte era sempre la stessa: e se mi dicesse di no?

Altri mesi infernali…forse anche peggio dei precedenti…

 

Ed ora eccomi qua, sono tornato davanti a questa maledetta vetrina a guardare quel maledetto anello, il terzo da destra sul secondo ripiano, semplice, elegante e perfetto, proprio come lei. Costa parecchio, ma per lei voglio il meglio e poi in fondo guadagno molto, moltissimo per un ragazzo della mia età, abbastanza per comprare quell’anello, per mantenere me, una moglie e un bambino, anzi due, no, tre bambini…anche di più se lei vorrà…tutto quello che lei vorrà.

 

Ok, entro, lo compro.

La commessa è gentilissima, deve avermi riconosciuto, quando però le dico, o meglio, farfuglio che sono lì per acquistare l’anello in vetrina, per un attimo sembra cambiare umore.

-Un anello di fidanzamento, eh? Quindi anche il grande campione ha una ragazza?!? Potrei vendere lo scoop a qualche giornale…-

Sbianco all’istante al sentire la parola fidanzamento. Lei se ne rende presto conto e scoppia a ridere, scusandosi per la battuta. Impacchetta la scatolina di velluto blu e lo mette in una borsetta dello stesso colore e, mentre io le porgo la carta di credito, mi consegna quel tesoro, accompagnandolo con un dolce sorriso e con i suoi migliori auguri.

 

E così l’ho comprato, il peggio è passato, ora devo solo darglielo e chiederle di sposarmi…una bazzecola per un uomo di mondo come me, no?!?

Oh, mio Dio…

E ora che faccio?!?!

Al massimo lo do alla mamma…

Ma si, tra un po’ è il suo compleanno…

Non è possibile!!! Non sono ancora uscito dal negozio e sono già riassalito da tutti i dubbi del mondo: come farò a chiederglielo? Quando? Cosa le dirò? Ma ancora …sempre…il peggiore…e se mi dicesse di NO?

Al diavolo, non importa come, quando, dove, l’importante è chiederglielo e poi…si vedrà…magari una volta vinto il campionato del mondo under 23 sarà così orgogliosa di me che non riuscirà a dirmi di no…

-Ma cosa diavolo sto farneticando?!?!- esclamo spalancando la porta -…se mi dicesse di no sarebbe la mia fine...- concludo poi mugugnando imbronciato, mentre esco dal negozio a la testa bassa.

 

-Holly?!?! Ma cosa ci fai qui?-

 

Una voce alle mie spalle, la voce più melodiosa e inconfondibile che avessi mai udito. Mi volto e me la trovo davanti come un’apparizione: i capelli un poco più lunghi dell’ultima volta che la vidi, gli occhi ancora più dolci e luminosi, la pelle d’avorio e le labbra rosse. Vorrei stingerla a me, baciarla e chiederle immediatamente di sposarmi. Mi è bastato vederla per cancellare ogni pensiero negativo che avevo nella testa: niente più dubbi, incertezze, ripensamenti, niente di niente; solo una voglia matta di mettere un sigillo su quello splendido angelo, per poter urlare al mondo che è solo mio e di nessun altro. Ti amo piccola dolce Patty, ti ho sempre amato e ti amerò per sempre.

 

Ovviamente però sono il solito, vecchio, timido e impacciato Holly e quindi non spiccico una sola parola di tutto quello che vorrei dire, mentre riesco solo a farfugliare un timido -Ciao, ecco…io… sono arrivato questa mattina e… sono andato subito al ritiro con gli altri, il mister mi ha dato un permesso di alcune ore per …ecco…alcune …commissioni…si…commissioni….- 

-E cosa hai comprato di bello?-

Susy!?! C’è anche Susy e ora che guardo meglio c’è anche Eve, ops, non le avevo notate…

-Niente!!!- tento di nascondere alla belle e meglio dietro di me il pacchetto che ho tra le mani, diventando rosso più di un peperone.

-Gioielli? Wow e chi è la fortunata?-

Perfetto…sono morto…

-Tra poco è il compleanno di tua madre, non è vero Holly? Sarà il regalo per la signora Hutton, Susy- Mi salva in corner Patty, senza nemmeno rendersi conto di aver detto la più bella delle verità.

-Già…- concordo tornando a respirare normalmente e chiarendo -… spero il più bel regalo che la signora Hutton possa ricevere…- Sorrido enigmatico guardando il mio amore dritta negli occhi mentre lei ricambia sia lo sguardo che il sorriso.

 

Niente più dubbi, mai più. Vincerò il mondiale, ti chiederò di sposarmi e, se tu vorrai, ti porterò via con me e vivremo per sempre felici e contenti, come nelle favole.

Ti amo signora Hutton, Patricia Gatsby Hutton.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: AlexVT