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Autore: Jiuliet06    07/02/2010    1 recensioni
Vi dico una sola parola: sovrannaturale. Nel corso della storia incontrerete molti personaggi da me ideati. Spero vi piaccia questo mia racconto.
Genere: Romantico, Fantasy, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appoggiata al palo dello «stop» che accostava la strada di casa mia,osservavo il paesaggio, sotto l'effetto dei minuti che passavamo velocemente.

«Ma non arriva più ?» fece una voce spazientita alle mie spalle. Lenia, una delle mie cinque sorelle, era in bilico, con il gomito appoggiato alla buca delle lettere e i piedi accavallati. I suoi capelli, color onice, svolazzavano al leggero vento che soffiava. Gli occhi, blu oltremare, osservavano la strada. Sbatteva il piede a tempo, forse per scandire i secondi che passavano.

«Non ti so dire, Lenia. Le avevo detto di trovarci qui verso le 14.50 . E poi lo sai che Jane non è mai stata puntuale.» le risposi, alzando il viso verso il cielo celeste. eravamo a maggio, un mese prima dell'arrivo tanto desiderato dell'estate. Chiusi ghli occhi, per non permettere che i raggi solari si riflettessero nelle mie pupille, provocando il solito bruciore. Mia sorella sbuffò, scocciata dal ritardo che stava aumentando.

Maledetta Jane, pensai. Odiavo i suoi ritardi. Per dirla tutta, non mi era mai stata simpatica. Ma dovevo un favore a Lenia. Forse più di uno.

Ero la mezzana di sette figli. Quel pover uomo di mio padre ebbe solo un maschio, il mio fratello maggiore, Kal. Sette bambini poi futuri adolescenti,nel bel mezzo delle crisi dell'omonima età. Avevo diciassette anni allora, Lenia ne aveva due in più di me.

Questo la faceva diventare autoritaria nei miei confronti, sempre severa in alcuni momenti. Jane era la sua migliore amica, se così si poteva chiamare. Mi scostai dal palo, avvicinandomi a Lenia. «Kirby, ti giuro che se non viene finisco per trasformarmi...» fece lei, con un rantolo che arrivava dal petto.

Avere discendenza, dalla parte di mio padre, di lupi, forse non era il massimo. Leny aveva ereditato da quella parte. «Lenia, non scaldarti tanto.»indugiai, allontandomi di appena qualche passo da lei. Se si fosse trasformata in quel momento,ci avrei rimesso il viso. Sospirò, rillassando di poco il viso.

Poi vidi una figura correre verso di noi. «Eccola lì!»gracidò Lenia,incorciando le braccia. La figura si avvicinava,i dettagli si fecero più nitidi. I capelli biondi ballavano in mezzo alla brazza provocata dallo spostamento del corpo, gli occhi verdi erano secchi, senza la solita luce che piaceva a Lenia. I vestiti ormai estivi lasciavano intravedere la patina di sudore che grondava dall' attaccatura del collo.

«'cusate...il 'itardo...» ansimò, portando le mani alle ginocchia e soporgendosi in avanti con il busto. Osservai Lenia. Gli occhi avevano cominciato a scintillare, come se una fiamma da dentro ardesse e bruciava il blu maestoso dei suoi occhi. Era piuttosto arrabbiata. Non c'era ombra di dubbio.

«Jane, lo sai come odio i tuoi ritardi...»fece mia sorella, con un tono di voce piuttosto cupo e tenebroso. Jane aveva il solito sguardo implorante, grondante i goccioline lucide, che non riuscivo a distinguere: stava piangendo o era solo sudore? «Scusatemi tanto. 'Sta volta è per una buona causa.» disse,prendendo altro fiato.

«Spara.»ordinai, con la mia voce gutturale, consumata dal caldo pazzesco di quei giorni. «Beh ecco... Berth è stato attaccato da un animale.»gemette. Ansimava di nuovo, segno dello sconforto. «Di nuovo Phrodo...»sussurrò Lenia. Phrodo era il suo migliore amico maschio. «No, questa volta è un altro animale. Non sembra un lupo o un orso. Sembra piuttosto un...»non finì la frase che le lacrime scesero lievi sulle guance color vermiglia e il fiato si spezzò.

«Che altro potrebbe essere? Nello stato di Washington quanti animali possono esserci?» riflettè Lenia, pensosa. «Vorrei ricordarti che lo stato di Washington è piuttosto grande sorellona. Prova a ridurre lo sapzio, considerando solo la nazione in cui viviamo.» le ricordai. Grugnì, disprezzata dal quel ragionamento apparentemente giusto. «Tua sorella ha ragione, Lenia. Comunque l'ho portato dal Dottor Masen.»continuò Jane.«Ha detto che nel giro di qualche giorno starà meglio.» Lenia sospirò e incrociò le braccia.
  
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