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Autore: GilGalahad    07/02/2010    2 recensioni
la maschera di ferro - è una storia che mi perseguita da anni, mi sono sempre domandata se in quella fatidica cella Filippo avesse scelto di rimanere fedele al suo re, anzichè andare con Aramis, se il re lo scoprisse? e se non fosse così cattivo come si vede nel film? il racconto parte da quando i carcerieri vogliono sbarazzarsi del prigioniero...
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ancora a stressare con un nuovo capitolo, spero vi piaccia, ringrazio le persone che hanno inserito la mia storia fra i seguiti e le preferiti, spero che questo capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative, spero d’ora in poi di riuscire ad a

Eccomi ancora a stressare con un nuovo capitolo, spero vi piaccia, ringrazio le persone che hanno inserito la mia storia fra i seguiti e le preferiti, spero che questo capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative, spero d’ora in poi di riuscire ad aggiornare più frequentemente visto che ho finito gli esami J!!!

:-D eccovi il nuovo capitolo vi prego ditemi che ne pensate, sono curiosa anche di sentire critiche e suggerimenti, non si migliorerebbe mai senza quelli, buona lettura e fatemi sapere!!

 

La porta si aprì con un leggero click metallico, non era necessario sapere chi era, Marie si alzò dalla poltrona e dopo aver gettato uno sguardo  al suo assistito si inchinò, aveva notato che stranamente il re non arrivava mai con il ricco seguito, e fu così anche questa volta, le passò davanti senza guardarla per andare a fianco del letto di Filippo gli toccò la fronte e dopo aver constatato l’assenza di febbre, rivolse la sua attenzione alla ragazza:

“Ebbene Marie, mai avrei immaginato di trovarti abbigliata in tal modo.”

“Eppure sire dovevate pur aver previsto tale evenienza se avevate fatto preparare questi abiti.”

“Avevo chiesto ad Ughette di preparare qualcosa nel caso in cui avessi superato l’esame, ci speravo in realtà…” a quelle parole la ragazza alzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi, il re sentì una stilettata trafiggerlo e si sentì in dovere di precisare: “Ordinando a quelle quattro arpie di non sottoporti all’esame, ti avrebbero tolto di mezzo in qualche modo, voi donne ne sapete una più del diavolo in queste cose, ti avrebbero fatto passare per una strega e sarebbe stata la tua fine. Con cinque minuti di paura ti sei guadagnata il diritto di assistere lui e delle alleate, la verginità è un bene prezioso più dell’oro in certi ambienti. Alzati, mi secca abbassare lo sguardo per parlare con te. La ragazza riabbassò lo sguardo e si alzò,

“Da come mi aveva descritto la situazione Ughette, sembrava dovesse morire da un momento all’altro, hai fatto davvero un buon lavoro

“Grazie per la vostra gentilezza” sussurrò Marie quasi arrossendo

“Non ti rendi conto di quale immenso servizio mi hai fatto, se fosse morto non me lo sarei perdonato per il resto della vita e la regina non lo avrebbe fatto mai

“Non è stata colpa vostra, non avete scelto voi di essere re, ne tantomeno di avere un fratello.”

Un leggero colpo di tosse fece interrompere la conversazione:

“Marie…” ad un lieve cenno del re la ragazza si avvicinò, “Ben svegliato, dormito bene?”

Filippo annuì con un sorriso: “C’è qui qualcuno per voi” a quelle parole, subito l’uomo tentò di mettersi seduto, ma le sue braccia, deboli e ferite, non erano di molto aiuto, la giovane gli circondò le spalle e lo tirò su sostenendolo con due cuscini, poi si riavvicinò al re che le disse: “Esci, voglio parlargli da solo.” Con una riverenza la ragazza uscì e scese in cucina, erano circa dodici ore che non consumava un pasto decente e la fame cominciava a farsi sentire, salì pochissimo tempo dopo con qualche boccone nello stomaco, dovette aspettare ancora tranquillamente, appoggiata al muro accanto alla porta della camera.

Dopo un tempo interminabile, la porta si aprì, ne uscì il re: “Vieni” le disse “Parliamo, un po’

“Certo sire” camminando un passo dietro al re la ragazza percorse gli eleganti corridoi con timore; passo dopo passo, osservando l’eleganza di quella bellissima dimora, gli stucchi, i fregi dorati con balze di nastri e fiori fantasiosi, Marie non potè astenersi dal pensare all’ingiustizia che si stava consumando, da una parte il re in questa specie di paradiso dorato, dall’altra la gente comune costretta a vivere in casupole con il tetto di paglia, quante volte aveva portato latte a madri che non ne avevano per i loro figli, come la avevano colpita quelle magre figure di donne, con una frotta di bambini al seguito che chiedevano cibo attaccati alla loro gonna, in quelle penose scene lei non vedeva dei bambini, ma solo vampiri aggrappati all’unica persona che si occupava di loro, ma come poteva dare torto anche a loro? Quando la fame si faceva sentire, ben poche cose contano, ed ora vedere tutta questa eleganza, i sorrisini delle dame fasciate in abiti damascati, le faceva ribollire il sangue nelle vene e i suoi occhi avrebbero incenerito se non li avesse tenuti rigorosamente incollati al pavimento.

Erano arrivati nel frattempo nei pressi di una sala il re entrò e si sedette su una delle poltrone facendo segno anche a Marie di farlo, la ragazza si accomodò e poggiò le mani con deferenza sui braccioli:

“Da quello che hai visto, che ne pensi della mia umile dimora?”

“Penso che definirla umile è un azzardo, in più  pensavo non fosse questo l’argomento della conversazione.”

“Hai ragione, era mia intenzione condurre la corte in una battuta di caccia al cervo, che ne pensi?”

“Penso che sebbene mi dispiaccia per quel povero cervo, ne ricaverei una certa utilità.”

“Questa volta la tua naturale perspicacia non ti aiuta…

“Al contrario, potrei approfittarne per far uscire vostro fratello, e ne ricaverebbe una certa utilità la regina vostra madre se riusciste a persuaderla a rimanere.”

“Centro, come al solito… la farò rimanere, potrà parlare con lui con calma.” L’uomo parve riflettere per poco poi:

“Voglio ricompensarti Marie.”

“Sua maestà sa che non chiedo compensi.”

“Questo non potrai rifiutarlo, voglio assegnarti un maestro, voglio che tu sappia leggere e scrivere

“Sua maestà arriva tardi, so già fare tutto questo.”

Il re si aggrappò ai braccioli della sedia e fu Marie che si sentì in dovere questa volta di fornire precisazioni: “Il mio mestiere come sa è molto delicato, se non sapessi scrivere e leggere non riuscirei ad identificare facilmente tutte le erbe, la maggior parte dei miei colleghi dice di riuscirci con l’olfatto o con segni sulle bottiglie, ma trovo la scrittura più comoda e molto più versatile.”

“Bene, allora dovrò pensare a qualcosa d’altro per te.”

“Oltre a questi vestiti?”

“Questi non sono un regalo, non mi piace avere straccioni attorno a me, ed anzi ti manderò Ughette per farti fare un bel bagno, poi lo farai fare anche a Filippo, capisco che le dame, ad eccezione della mia adorata, non vogliano lavarsi per paura dei malanni, ma mi aspetto che tu non dia credito a certe credenze.” Marie si chiese chi mai fosse la adorata del re, ma non erano affari suoi

“Naturalmente, sire, appunto volevo chiederle se verso sera potevo far portare una tinozza con dell’acqua calda in camera di vostro fratello.”

“Ma certo… puoi andare ora, ho dovuto dirgli tutto, non so in che stato lo troverai

Marie uscì e attraversò i corridoi, quasi in modo affannoso, qualcosa le diceva di essere la nel più breve tempo possibile, inciampò nell’elegante gonna di alcune signore, ma non se ne avvide, sebbene il loro sguardo, di fronte ad una simile mancanza di rispetto volesse disintegrarla.

Arrivò alla porta ed entrò, qualcuno si era premunito di posare sul tavolino vicino alla porta un vassoio con po’ di cibo, la ragazza lo sollevò e lo portò dietro i paraventi.

“Ciao Marie” disse Filippo sorridendo “Salve, come state?”

“Molto bene” lo sguardo del giovane non la sorprese più di tanto, era scosso, meno di quello che si aspettava in realtà ma c’era qualcos’altro una sorta di forte sentimento, imbrigliato e incatenato, celato in fondo all’animo, il cui unico punto di sfogo erano gli occhi: “Che avete?” “Assolutamente niente, perchè?”

“Non siete bravo a mentire” disse la ragazza con un sorriso

“Cosa ti fa pensare che menta?”

“I vostri occhi, si vede che avete qualcosa che vi rode e morite dalla voglia di dirmelo  ma avete paura, mi sbaglio?”

“Ma che vai a pensare?” disse l’altro visibilmente alterato, facendo capire a Marie di avere fatto irrimediabilmente centro

“Aggiungerei anche che voi non volete darmi in mano armi da cui non sapreste come difendervi.”

“Qualcosa di simile, effettivamente.” Cedette, all’inevitabile verità

“Cosa potrei mai farvi? Sono solo una donna” disse lei con una punta di sarcarsmo

L’uomo capì al volo l’allusione e sorrise, distolgliendo lo sguardo:

“Comincia a far freddo, vi prendo un'altra coperta.”

“Non disturbarti, non sento freddo”

La voce di Ughette si fece sentire:

“Marie, è pronta l’acqua calda, si può entrare?”

“Certo, signora, grazie!”

Subito la donna entrò con dell’acqua e con dei panni bianchi, li posò vicino alla ragazza e attizzò il fuoco

“Il vino è qui.” disse la signora indicando un punto imprecisato della stanza e Filippo si chiese a che mai servisse del vino a una ragazza, così posata come sembrava essere Marie.

“Grazie. Non è che mi potrebbe fare un favore, già che mi viene in mente?

“Dimmi”

“Potrebbe far portare una brocca di latte? Sempre se per lei non è di disturbo.”

“Te la faccio portar su subito”

La donna uscì lasciandoli di nuovo soli, la ragazza non perse tempo, afferrò le coperte e le lenzuola che stavano sul letto e iniziò a ripiegarle su loro stesse, per scoprire il corpo del suo paziente.

“Se riuscite, tiratevi su, per favore”

Il giovane sebbene a fatica, riuscì a piegarsi di quel tanto da permettere alla ragazza di tirargli via la camicia che indossava, sapeva di avere addosso fasciature, ma non credeva così tante, a quanto pare era stato fortunato, molto fortunato; ma era alquanto imbarazzante pensare alle mani di quella giovane sul corpo, visto e considerato che l’unica donna della sua vita era stata una giunonica signora di circa una cinquantina d’anni che gli aveva fatto da nonna più che altro.

“Non sentitevi imbarazzato, vi prego, non è la prima volta che vi vedo nudo, ed ora dovrete stringere i denti, vi farò molto male.”

Dapprima l’uomo pensò che scherzasse, che fosse più che altro un’allusione maliziosa, ma si sbagliava di grosso, il vino sulle ferite bruciava e molto, sentiva fitte dolorose in corrispondenza delle lesioni e l’odore forte del vino nelle narici, dopo quello che sembrò un secolo, Filippo sentì la ragazza dirgli:

“Tutto finito ora passerò a lavarvi con dell’acqua calda, cercate di dormire, vi prego

Ma come fare a dormire con tutte le domande che gli ronzavano in testa, ma nel frattempo il panno caldo tra le mani della ragazza passava sulle ferite con delicatezza, rinfrescandole, chiuse gli occhi,  e per non indulgere in pensieri impuri immaginò fosse una vecchia piena di bozzi e bitorzoli, non l’angelo che continuava a vedere sotto le spoglie di quella mesta e umile ragazza che gli stava facendo tanto del bene.

La tortura finì presto, si sentì ricoprire con le coperte, aveva ancora gli occhi chiusi, sentì Marie che afferrava la sua mano, la sentì sedersi e spalmare sull’ estremità in questione, ferita per alcuni proiettili di striscio,  un qualcosa di fresco e di profumato che alleviava il dolore e rilassava, non si era mai sentito tanto bene in tutta la sua vita, tutti i problemi sembravano lontani, facevano parte di un altro mondo. Sentiva Marie cantare la stessa melodia di prima, mentre si affaccendava a sistemare le lenzuola

“Dormite, domani volevo portarvi fuori. Sempre se avete voglia”

Annuì semplicemente e scivolò definitivamente in un dolce torpore.

Il giorno dopo, il sole sembrava avere in serbo il più bello spettacolo mai visto fino ad allora da quelle parti, la luce che filtrava dalle finestre era variegata dall’ombra di bizzarre nubi bianche che si stagliavano verso l’orizzonte, l’alba tingeva tutto di rosa ed in quel castello, che di giorno era popolato da chiacchiere e da risate, regnava la calma, intervallata di tanto in tanto dal rumore di qualche uccello che cantava, i raggi del sole creavano strane figure sulle pareti di quella lussuosa dimora, dandole un che di artefatto,  come lo era tutto in quella casa, a cominciare dai comportamenti delle persone.

Marie uscì di prima mattina, sentendosi fresca e felice, come non lo era da tantissimo tempo, il giorno prima dopo aver curato il suo protetto ed averlo fatto addormentare era passata Ughette, che dopo quello che era successo la notte prima, sembrava intenzionata a diventare sua amica, nonostante tutto, l’aveva condotta di nuovo nella sala da bagno e l’aveva aiutata a lavarsi ed acconciarsi i capelli, raccontandole vari aneddoti della vita di corte, l’aveva poi assistita nel preparare tutto l’occorrente per l’uscita di Filippo. La regina diceva Ughette era particolarmente in ansia, all’idea dell’incontro con suo figlio la terrorizzava, si tormentava nel dubbio di essere una cattiva madre e che una volta faccia a faccia l’avrebbe incolpata di tutte le sofferenze patite, Marie le aveva risposto che da quello che aveva potuto intuire non ci sarebbe stata nessuna scena del genere, le due continuavano a discutere e si era fatta l’ora di cena e Marie si sedette con lui a parlare, non aveva mai avuto occasione di parlare con lui, ad eccezione delle poche battute che si erano scambiati la sera prima, scoprì con piacere che era un interlocutore arguto e sensibile, cosa che non si sarebbe detta di primo acchito, quando lo aveva trovato in quello stato pietoso quella notte in cui suo fratello l’aveva mandata a chiamare, quanto aveva voglia di rivederlo, il suo François, il primo uomo che l’aveva protetta e su cui aveva potuto fare affidamento anche quando da piccola si infilava nel suo letto perché aveva paura dei fulmini.

 

  
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