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Autore: Harira    08/02/2010    2 recensioni
Come avrete supposto dal titolo, anche nella Seiretei è arrivato il giorno di San Valentino.
Byakuya si è svegliato di ottimo umore, ignorando che cosa è in agguato per lui proprio oltre la soglia del suo ordinatissimo ufficio.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Byakuya Kuchiki, Renji Abarai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Perché? Perché io, Byakuya, devo sostenere, sopportare, subire tutto questo? Perché la follia delle persone che mi stanno attorno deve, inevitabilmente, ricadere su di me con forza e violentissimo chiasso? Perché il mio Tenente non può starsene buono alla sua scrivania invece di studiare continuamente nuovi metodi per mettermi in imbarazzo?

Tutto quanto era cominciato un giorno di Febbraio. Quella mattina, un sole piuttosto deciso splendeva fuori dalla finestra della mia stanza da letto ed io, per una volta, mi ero alzato di ottimo umore. Dopotutto, la primavera era vicina, la fioritura dei ciliegi oramai questione di settimane. Avrei dato la consueta festa della fioritura nel mio giardino, mangiato dolcetti di riso ed intrattenuto gradevoli rapporti sociali con gli altri Capitani, a parte Zaraki, ovviamente.
Forte del mio umore perfettamente sereno mi ero alzato, vestito, avevo fatto colazione e mi ero recato in ufficio dopo il consueto saluto all’immagine di mia moglie.
Seduto alla mia scrivania, presi a leggere i soliti moduli assaporando il silenzio del mio ufficio, rotto soltanto dal rumore del lavoro fuori dalla finestra.
Dato che la sera prima ero rimasto in ufficio fino a tardi per portarmi avanti con il lavoro, quel giorno avrei avuto relativamente poco da fare. Forse avrei potuto occupare il pomeriggio facendo visita ad Ukitake per informarmi riguardo a Rukia ed ai suoi progressi, forse avrei semplicemente preso un pomeriggio di riposo. Dopotutto, me lo meritavo.
Perso in questi pensieri non mi accorsi dei passi rumorosi lungo il corridoio che un istante prima che si aprisse violentemente la porta del mio ufficio ed un agitatissimo Abarai entrasse al mio cospetto.
-Renji, posso sapere che cosa…?-
-Capitano! Capitano vi ho portato un regalo!- gridò il mio Fuku Taicho esibendo un pacchetto sospetto che stringeva nella mano destra.
-Non fare tutta questa confusione- risposi meccanicamente mentre mi stupivo di tanta gentilezza da parte del mio Tenente.
Renji, accaldato dopo quella che doveva essere stata una corsa ingiustificatamente sfrenata dal cancello che conduce al mondo reale fino al nostro ufficio posò il pacchettino sulla mia scrivania e sorrise spavaldo.
-Buon San Valentino, Capitano!-
-San Valentino?- domandai.
-E’ una festa del mondo reale, Capitano! La festa degli innamorati!- GRIDO’ Renji ad un volume che mi parve abbastanza forte da strappare la carta sottile degli shoji.
Lo fissai attonito.
Renji sbiancò velocemente e si portò entrambe le mani a sigillarsi la bocca, cosa che faceva con evidente ritardo.
-Abarai- sillabai, osservando il mio umore meraviglioso gettarsi giù dalla finestra –Come ti saltano in mente certe cose?-
Renji, arrossito, abbassò lo sguardo.
-Capitano io… io… io… è tantissimo che… Capitano…-
-Hai perso completamente il lume della ragione? Urlare una cosa simile in una giornata come questa, con le finestre spalancate e tutta la Sesta Divisione con le orecchie tese dopo la tua entrata spettacolarmente rumorosa!- lo rimproverai sussurrando.
Renji mi fissò ancora più assurdamente. Evidentemente, il suo cervello non riusciva a registrare quale fosse il problema.
Lo fissai severamente e presi in mano il famoso pacchettino incriminato.
-Capitano… forse voi non… forse non è il caso che…- tentò di pronunciare il mio Tenente.
-Lascia almeno che lo apra, dopo tutto questo chiasso, che almeno veda di che cosa si tratta.- replicai perentorio.
-No… no Capitano… forse è meglio che voi non…-
Troppo tardi. Avevo tolto la carta regalo, avevo aperto la scatolina ed, oramai, avevo piena cosicenza di quale fosse il contenuto.
Chiusi gli occhi di fronte all’imbarazzo suicida di Renji.
Li aprii un istante per sincerarmi di aver visto bene.
Li richiusi.
-Abarai Renji- dissi, sforzandomi di rimanere calmo –Tu non…-
In quel momento, dimenticandosi completamente della necessità di bussare, entrò nel mio ufficio quel piccolo essere insignificante con le sopracciglia tatuate, quel ragazzino che non ha niente di meglio da fare che copiare il mio Tenente in tutto e per tutto, come se fosse un buon esempio.
-Kuchiki Taicho, perdonate ma dovrei informarla che…-
Ovviamente, il ragazzino ammutolì, e sarebbe difficile dire se più per il mio sguardo, per lo stato di estrema vergogna di Renji o per l’oggetto che tenevo in mano.
In ogni casò, sbiancò completamente.
-Io… informarla… Shoutaicho… qui…-
Mi alzai dalla sedia di scatto.
-Mi stai dicendo che lo Shoutaicho è qui?- domandai velocemente.
Il ragazzino annuì in stato catatonico fissando con un misto di terrore ed orrore quello che tenevo in mano.
Mi affrettai a richiudere l’oggetto incriminato nella scatola che lo aveva contenuto fino a poco prima, mettendolo così al sicuro dagli occhi di chiunque.
-Abarai- dissi, deciso.
-Ca…Capitano?...-
-Lo Shoutaicho è qui per parlare con me, evidentemente. Accompagnami e fai sparire dal tuo viso quell’espresisone ebete, sono stato chiaro?-
Renji annuì e si ricompose seguendomi fuori dall’ufficio mentre congelavo il ragazzino con lo sguardo.
Se avessi potuto cancellare quanto aveva visto dalla sua memoria, lo avrei fatto senza nessuna esitazione. Anche uccidelro, in quel momento, mi sembrava un’alternativa estremamente valida, eppure non potevo farlo, perciò mi limitai a censurare la sua bocca con uno sguardo che dovette risultare a dir poco omicida.
Quando vidi Yamamoto ed il suo Tenente, chinai rispettosamente il capo sperando che Renji, alle mie spalle, stesse come minimo facendo altrettanto.
-Buongiorno Yamamoto Shoutaicho-
-Buongiorno Kuchiki Taicho, Abarai Fuku Taicho. Sono venuto personalmente ad informarvi che questa sera si celebrerà il compleanno di Soifon Taicho-
Lo fissai sbalordito. Per cose di quel genere di solito usavamo le farfalle, al massimo un messaggero, non certo il Capitano Generale.
-Non sorprenderti che sia io a darti questo messaggio, Kuchiki Taicho, si tratta del compleanno di qualcuno che considero la mia protetta, quindi sono felice di dare io la notizia a tutti. In questo modo, inoltre, posso approfittarne per una piccola ispezione nelle sedi delle varie Divsioni-
Ispezione. Una parola che normalmente associavo ad un avvenimento positivo. Dopotutto, non avevo mai avuto nulla da nascondere, no? In quel momento però, precisamente sulla mia scrivania, c’era un oggetto inciminato dentro ad una scatola apparentemente innoqua. Quella scatola, come qualunque altra, non avrebbe dovuto essere lì, e se Yamamoto fosse entrato nel mio ufficio, si sarebbe di sicuro disturbato a domandare che cosa contenesse.
Il Tenente Sasakibe, dietro a Yamamoto, notò il lieve cambiare della mia espressione e si guardò attorno, come a voler identificare immediatamente che cosa ci fosse di sbagliato che non desideravo mostrare a Yamamoto.
Se persino Sasakibe se ne era accorto, di certo Yamamoto lo aveva notato. Istintivamente tentai di riprendere il controllo dei miei muscoli facciali.
Non dovevo aver cambiato espressione di più di un millimetro, eppure chissà che cosa aveva fatto il volto di Renji dietro di me. Pregai perché stesse mantenendo un minimo di decoro.
-Bene, Yamamoto Shoutaicho, è sempre un piacere avervi in visita. Prego, tutti gli uffici della Sesta Divisione sono, ovviamente, a vostra disposizione.- recitai.
-Ottimo, Kuchiki. Comincerò dal vostro.-
Dannato vecchiaccio! -Certamente, Shoutaicho. Seguiteci, per favore.-
Detto questo, mi incamminai simulando un andamento perfettamente sicuro verso il mio ufficio.
Abarai mi seguiva ad un metro di distanza. Potevo avvertire l’agitazione della sua reiatsu, avrei potuto anche se fossi stato addormentato.
Perché quell’essere non sapeva controllarsi, dannazione? Perché ero costretto ad avere a che fare con certi incompetenti?
Arrivammo nel mio ufficio e la scatola del regalo di Abarai mi sfidò con la sua presenza sulla scrivania. Sarebbe stato inutile tentare di nasconderla, il mio movimento, per quanto veloce, sarebbe stato notato da Yamamoto ed avrebbe preteso di studiare nei minimi dettagli quell’oggetto che intendevo nascondere al suo sguardo.
L’unica speranza era che Yamamoto giudicasse la scatola chiusa un oggetto la cui presenza è perfettamente plausibile su di una scrivania e non desiderasse esaminarne l’interno.
Speranza vana, è vero, ma mi ci aggrappai con tutto me stesso, cosa che sembrò fare anche Renji, irrigidendo notevolmente i muscoli del collo.
Yamamoto abbracciò la stanza con lo sguardo.
-Non c’è che dire, come sempre non ti smentisci in fatto di ordine, Kuchiki. Oh, certo, come sempre il tuo Tenente ha qualcosa da imparare in proposito, non è vero?-
-Entrambi ci impegnamo per migliorare le sue qualità, Yamamoto Shoutaicho- risposi servile osservando Renji diritto nei suoi stramaledetti occhi rossi.
-Ottimo- commentò brevemente il Capitano Generale.
Sasakibe, maledizione a lui, si avvicinò alla mia scrivania e lo vidi puntare con lo sguardo la scatoletta incrimanta come un cane da caccia lasciato libero in un bosco.
-Bene- commentò Yamamoto –Possiamo andare Sasakibe-
Osservai con aria vincente il Tenente della Prima Divisione. Questi celò piuttosto male un’espressione delusa. Non poteva tuttavia dire qualcosa come “Capitano, guardiamo questa scatola”. Se Yamamoto aveva ritenuto sufficiente l’ispezione fatta, Sasakibe non poteva contraddirlo in nessun modo.
A quel punto, il pericolo per me era finito. Ero certo che negli altri uffici non avrebbe potuto esserci più confusione che sulla scrivania di Abarai. Conoscevo i membri della mia Divisione, sapevo perfettamente che lavoravano con esattezza, prendendomi ad esempio. Dopotutto, ad ogni membro era chiaro che, in caso contrario, lo avrei gettato fuori dalla Divisione prendendolo a calci nel posteriore.
Quando Yamamoto fu uscito dal nostro ufficio assicurandomi che potevo tornare al lavoro, che non era necessario che lo accompagnassi ed un paio di ulteriori formalità, Renji crollò pesantemente sulla propria sedia.
-Capitano… sono così…-
-Idiota- terminai al suo posto –Come hai potuto pensare di consegnarmi un oggetto simile nel mio ufficio? Anzi, come hai potuto pensare di regalarmi un oggetto simile! Renji, non capisco, ti comporti come se non mi conoscessi-
Renji teneva lo sguardo basso, terribilmente afflitto dalla mia invettiva.
Sospirai e mi sedetti alla mia scrivania.
-Che cosa dovrei farci con queste ad ogni modo?- domandai estraendo di nuovo l’oggetto incriminato dalla scatola.
Renji si lasciò andare ad un sorrisino.
-L’ultima volta non le avevamo, Capitano, ed io ho pensato che potesse essere divertente… insomma, avete capito, no?-
Sospirai.
-Renji, Renji, Renji… ti meriteresti ben di peggio. Eppure, sono talmente magnanimo che esaudirò il tuo desiderio.-
Il mio Tenente sorrise soddisfatto.
-Allora vi piacciono?-
-Sono… interessanti, diciamo- risposi.
Renji rise.
-Buon San Valentino, Taicho- sussurrò con sguardo languido.
Osservai le manette che mi aveva regalato.
-Buon San Valentino, Renji-.

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Ahaha! Mi ha fatto molto ridere pensare che potesse succedere qualcosa del genere, e poi ci tenevo a scrivere qualcosina su San Valentino che non avrebbe fatto venire follie omicide nei miei confronti a coloro che non sono fidanzati.
E’ un periodo molto difficile quando si è single, ahimè!
Beh, insomma, eccola qua, spero che vi sia piaciuta questa piccola One-shot che non si prende sul serio nemmeno un po’, esattamente come me.
  
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