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Autore: Lele_91    08/02/2010    6 recensioni
Volteggiano gli schizzi come orli di ampie gonne sollevate dal vento. Scricchiolano le ossa, urlano le gole. Fragili. Troppo fragili. La lama affonda così facilmente.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dance macabre

Volteggiano gli schizzi come orli di ampie gonne sollevate dal vento.
Scricchiolano le ossa, urlano le gole.
Fragili.
Troppo fragili.
La lama affonda così facilmente.


Danzano alla corte dello Zar.
Uomini e donne per mano invadono l’immenso salone, volteggiano i colori delle vesti, riecheggiano le risa delle signore e gli apprezzamenti dei gentiluomini.
Sorride lo Zar, insieme a sua moglie, insieme alle figlie.
Osserva con fiera solennità la sua corte, riempiendosi le orecchie del ticchettare di scarpe lussuose sul pavimento marmoreo, dell’allegro vociare e della musica che avvolge il palazzo.
Sulle note di una bella canzone camminano i nobili. Su un’armoniosa melodia si muovono le loro vite.
Ma non esiste solo questo.
Fuori il popolo ha freddo. Fuori il popolo ha fame. Fuori il popolo muore. Fuori il popolo vive su uno spartito sporco di polvere da sparo e sangue, il cui pentagramma contiene le note dei colpi di baionetta.

Non è giusto.


Un uomo alto, dagli occhi freddi e violacei guarda il salone.
Ha punito i rivoltosi, ma pagheranno coloro che sulla morte dei propri cittadini danzano in cori di festa.
Perché questa è la giustizia di Madre Russia.
Una figura piccola e sottile si erge al suo fianco. Ha il volto pallido e magro, dai lineamenti delicati e finissimi, ma congelato in un’espressione senza sentimento.
Sempre, in queste danze, un uomo è accompagnato da una donna.
Sempre la Morte, nella sua danza, è affiancata dall’effimera essenza della Bellezza.
L’uomo, da seduto quale era, si erge in tutta la sua grandezza e muove i primi passi verso la folla danzante.

Che il vero ballo abbia inizio.


Urla.
Pietà! Perdono! Perché?
L’uomo non li ascolta. L’uomo spara.
La sua lunga e vecchia sciarpa si macchia.
Una sciarpa regalatagli da bambino, quando ancora splendeva nei suoi occhi la luce dell’ingenuità.

Potrò ancora indossarla, adesso che non sono più innocente?


Un coltello, una lama affilata.
Basta veramente poco per uccidere un uomo.
La donna affonda la sua arma nella carne e concede alle proprie vittime il dono di guardare per l’ultima volta la bellezza di quel volto gelido e etereo.
E’ splendida ed elegante, mentre balla nel suo vestito nero, una tinta profonda che l’avvolge, facendo apparire ancora più chiara la pelle diafana, ancora più freddi gli occhi di ghiaccio: l’unico abito così scuro nel vortice di colore che si appresta a spegnersi. [Un vago presagio, forse?]
La gonna nera volteggia.
I suoi orli di pizzo bianco, soliti a sollevarsi in danze d’amore, ora macchiati di rosso, si agitano in questa inarrestabile danza di sangue.
Nero, bianco e rosso sono i veri colori della festa. I veri colori della Russia.
L’uomo cammina tra i morti, si avvicina al trono.
Non li calpesta, evita accuratamente di farlo.

Se possono i corpi morti provare ancora dolore, portiamo loro il giusto rispetto.
Hanno già sofferto abbastanza.


E’ sempre più vicino allo Zar, che assiste immobile, spaventato, tradito.
Completamente inerme, mentre gli viene puntato addosso il fucile.
“Vanya… perché?” Furono le sue ultime parole.
E fu l’ultima volta che l’uomo venne chiamato Vanya.

L’unico sogno dell’uomo era quello di poter vivere in un luogo caldo, circondato da girasoli.
Esiste, un campo di girasoli in Russia: una distesa di fiori che si espande fino a coprire i limiti dell’orizzonte.
Il loro giallo acceso colora la terra spenta e dona calore agli occhi di chi guarda incantato quello spettacolo della natura, il loro profumo delizia le narici dei bambini che s’inoltrano nella distesa, giocando a nascondersi tra gli alti gambi.
Girasoli eterni, che non appassiscono mai, che seguono il sole fino al suo tramonto e non si accasciano alle tenebre della notte.
Ma durante le bufere, quando il cielo è oscurato e il Generale Inverno sferza i campi e le foreste, tra i fiocchi vorticanti l’occhio non distingue più i bei colori e le fattezze dei girasoli da macabre facce di uomini morti.
Teschi che osservano.
Urlando in silenzio chi erano in passato.
Ricordando che cos’è successo.
Se vengono estirpati gridano e sanguinano dalle radici* e laddove le gocce bagnano la terra, non cresce più nulla.
Ogni volta che un uomo viene ucciso in Russia, nel campo sboccia un girasole.
L’uomo è solito osservare quel campo senza allegria, senza sentire realizzato nemmeno in minima parte il sogno di sempre: sa, che quasi tutti quei fiori sono nati per lui.
Cogline uno e donalo alla tua donna.
Sorriderà appena, lo porterà vicino al viso, assaporerà il suo odore riempiendosene i polmoni e forse qualche petalo le sfiorerà le labbra.
Tingendole di rosso.


Porge il palmo alla sua dama, inchinandosi lievemente, l’altro braccio piegato e le nocche adagiate dietro la schiena, come si usa per invitare una donna a ballare.

Mi concede l’onore di questo ballo, Natasha?


Lei lo osserva, le sue labbra tremano impercettibilmente, come per un mancato tentativo di sorridere. Solleva il polso sottile [troppo sottile per essere quello di un’assassina] e avvicina la mano pallida e affusolata a quella guantata di lui, l’altra stringe ancora vicino al ventre [fecondo] la lama che ha strappato alle vittime di quel salone il loro ultimo respiro.
Appoggia delicatamente le dita sul guanto e lui le stringe la mano. E’ così piccola, chiusa nella sua.
Adagia l’altra sulla vita sottile della donna, la tira a sé e seguendo le note di una canzone ormai morta inizia a farla ballare.
Danzano quasi in punta di piedi, calpestando quei pochi centimetri di pavimento rimasti vuoti da sangue e vesti disordinate.

E’ chi non ha rispetto per i girasoli che rende sterile il terreno, in Russia.


Lei appoggia la testa di capelli dorati sul suo petto e socchiude gli occhi [Fredda. Bellissima. Gelida.], lasciandosi andare a quella danza.
Una danza macabra.
Non sa nemmeno lui perché balla, ci sono tante cose che non sa spiegarsi.
In particolare una domanda lo assilla, gli martella la testa fino a fare male, ma non riesce a pensare a nient’altro.

Dove ho sbagliato?


Lei riapre gli occhi e lo guarda in viso, staccandosi da lui, fermando il moto altalenante del loro ballo.
“Andiamo via, Ivan.” Dice.
Ivan, non più Vanya.
L’innocenza è solo il ricordo che sfuma in un nome mai più pronunciato.
Si scioglie da quell’abbraccio e si sofferma ad ascoltare il silenzio del palazzo deserto un’ultima volta.
La danza è ora finita.
Ma fuori continuano a ballare i fiocchi di neve e con loro nei ricordi dell’uomo continueranno a ballare i nobili in festa, continueranno ad urlare i poveri in rivolta.
Perché nel suo cuore nessun girasole viene dimenticato.
Non si può dimenticare di aver dovuto distruggere tutto ciò che si era creato.
Se ne va, tenendo per mano la sua donna.
Sempre più schiavo del dolore e della follia.

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*Chiara citazione a Dante, ispiratosi a sua volta dal passo di Polidoro nell'Eneide Virgiliana

-Al termine della rivoluzione, la salita al potere di Stalin farà sbocciare altri 11 milioni di fiori nel campo di girasoli.
  
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