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Autore: Lele_91    09/02/2010    1 recensioni
La ragione è una delle massime qualità dell’uomo. Noi non possiamo negare di averne fatto largo uso.
Genere: Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reason.

La ragione è una delle massime qualità dell’uomo.
Noi non possiamo negare di averne fatto largo uso.
Abbiamo scovato principi e contraddizioni dell’una e dell’altra ideologia, abbiamo cercato di scardinarla con orazioni politiche e iperboli filosofiche,
abbiamo deciso di metterci l’uno contro l’altro secondo una ragionevole rivalità.
Abbiamo preso a nostro servizio laureati di economia e mercato per sotterrare nella polvere il nome dell’avversario di fronte alla propria gloria finanziaria.
Abbiamo pagato i migliori scienziati per creare la migliore delle armi possibili, perfezionata di volta in volta con lo scopo di distruggerci a vicenda,
abbiamo costruito una città di prova per testare la potenza delle bombe, studiato il raggio del fungo e del cratere, equiparato la rovina delle case provvisorie con il ragionevole sfacelo delle costruzioni di Washingon DC o di Mosca e la volatile polvere degli animali sacrificati con la combustione di corpi russi o americani.
Abbiamo esercitato i soldati ad agire in un campo appena colpito da un’esplosione con rapidità, precisione e compostezza organizzativa.
Limite della ragione: talvolta non considera alcune cose a patto che non le abbia osservate.
Gli scienziati e i soldati morivano per effetto delle radiazioni.
La ragione ha fatto tesoro dell’esperienza ed abbiamo preso precauzioni riguardo a questo problema, abbiamo munito i nostri uomini di strumenti migliori e tute isolanti.
Abbiamo iniziato a lanciare le bombe nell’oceano, evitando l’inutile spreco di soldi e denaro della costruzione di un’altra città-test.
Abbiamo potenziato le forze militari ed abbiamo cercato il maggior numero di alleati che ci appoggiassero,
abbiamo imposto il nostro regime, creando due mondi diversi su uno stesso globo: capitalista o comunista.
O bianco o nero.
Non era ragionevole pensare che ci fossero vie di mezzo.
Abbiamo stabilizzato il potere in mano a despoti che contrastassero possibili insurrezioni avversarie in altri paesi.
Abbiamo costruito navi con una capienza di armamenti mai vista prima di allora; missili a lunga gittata, sottomarini in grado di solcare interi oceani senza essere individuati dai radar.
Parlarono di “reciproca distruzione assicurata”: logico pensare che se uno avesse attaccato, l’altro non avrebbe esitato a fare lo stesso.
Allora abbiamo spostato il piano della battaglia, se eravamo statisticamente paritari nelle forze armate e in economia, la lotta sarebbe proseguita nell’universo, costruendo astronavi, satelliti navicelle per essere i primi a conquistare lo spazio…

Il sole era debole ed offuscato da nubi gelide e sottili.
America ci mise un po’ per individuarlo, nel grigiore di quel mattino di inverno, e nel luogo in cui si trovava, quella stagione regnava assoluta. Il solo immaginare quanti pochi gradi potessero esserci là fuori lo fece rabbrividire. Spostò lo sguardo dalla finestra alla cucina che ormai conosceva a memoria: semplice, essenziale, ma di buon gusto e sicuramente più ordinata della sua. Al tavolino rotondo situato al centro della stanza, sedevano lui e il suo compagno. Osservò Russia che si accingeva a finire il suo caffè, prima che si freddasse. Aveva lo sguardo perso nel vuoto, assorto in chissà quali pensieri.
Era stato difficile ricominciare tutto da capo.
Appoggiò la tazzina sul tavolo con un rumore sordo e abbandonò la mano di fianco ad essa. Non dovette aspettare molto prima di sentire il calore delle dita di America insinuarsi tra le sue.
Mattinata piatta, milioni di pensieri che vorticano nella testa e nessuna parola è in grado di esprimerli. Ci sono tante cose che vorrebbero dirsi... o forse nessuna. Non c'è più nulla da dire, in fondo.
America abbozzò un sorriso mentre stringeva più forte la mano di Russia: un sorriso non infantile o beffardo, quanto consapevole. Tristemente consapevole che le cose erano molto lontane dal sistemarsi.
Si alzò, circumnavigò il tavolo e si adagiò sulle sue gambe. Russia lo avvolse con le braccia e lui poggiò il mento sulla sua spalla.
Chiusero entrambi gli occhi e rimasero in silenzio.


Il sonno della ragione genera mostri.*
L’abuso della ragione genera mostri di peggior specie.
Abbattetela, fermatela.
Il profumo dei tuoi capelli è molto più buono di quello del fumo delle bombe.


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*Cit. Francisco Goya.



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Note dell'autrice

Sono convinta che chi mi segue da un po' abbia notato una certa differenza in questa shot rispetto alle altre, anzi, in realtà, è stata una persona a me molto cara ad avermelo fatto notare: il paragrafo che precede le ultime frasi, è schietto, scarno, non c'è pathos.

Vero.

E la cosa strana è che quando ho ripreso in mano quella parte, l'ho resa ancora più scarna di come lo era prima.

"Cosa strana" forse non è l'espressione più corretta, è stata infatti un'operazione voluta, che mi ha trattenuta dal postare questa fanfiction insieme con le altre. Tuttavia, alla fine ho pensato che il mio labor limae dovesse arrestarsi qui. Se avessi continuato, avrei rischiato di raschiare via tutto e di rendere completamente nichilistico il messaggio che vi si cela. Spero che lo si possa cogliere, non è altro che un'infarinatura, ma l'infarinatura di qualcosa che penso.

Mi rendo conto, per quel poco che ho scritto di Hetalia, e soprattutto su questi due personaggi, che potenzialmente li carico di cose che vorrei dire io ed allora mi fermo, mi trattengo, "sono solo fanfiction, ragazza, smettila. Meglio non lasciarsi trasportare".

Meglio non lasciarsi trasportare.

  
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