Dopo aver salutato Diana ed i suoi genitori, Fred
s’incamminò verso casa.
Cosa mi sta succedendo… Perché voglio vedere Diana felice? Perché è così importante per me che lo sia? queste erano le domande che assillavano il povero ragazzo dacché aveva lasciato casa Barry.
Dopo quasi un quarto d’ora arrivò a casa. Entrò ed andò in
cucina: come d’abitudine, sua madre era ai fornelli.
“Ciao mamma, sono rientrato” disse dandole un bacio sulla
guancia.
“Ciao figliolo, tra un’ora si cena” disse dolcemente la
donna, dando un’occhiata alla pendola appesa al muro.
Fred guardò la madre: era una donna piccola aveva i capelli
castani e profondi occhi nocciola. Nonostante avesse appena quarant’anni, era
riuscita a mantenere una forma fisica perfetta ed invidiabile. I capelli erano
legati in una crocchia, ma qualche ciocca tendeva sempre a scapparle,
ingentilendole i lineamenti, resi severi dalla pettinatura.
I pensieri del giovane iniziarono a vorticare verso
un’altra direzione… Una casa… delle pentole sulla stufa…una ragazza con i
capelli neri come la notte e gli occhi dello stesso colore… intenta a preparare
la cena… per lui… per loro… Diana…
“Fred? Ehi Fred? Sei sicuro di stare bene?” disse la madre
apprensiva vedendo il figlio tornare in sé solo dopo numerosi richiami.
“Scusa mamma… Ero soprappensiero…” disse il giovane per
giustificarsi.
“C’è tempo per la cena… Se vuoi puoi andare a riposare… Ti
vengo a chiamare quando è pronto in tavola…” disse la donna
“Seguirò il tuo consiglio. Grazie.” disse Fred stava per
andarsene quando, osservando meglio la cucina “Ma… hai messo mano anche qui?”
chiese facendo fatica a trattenere un sorriso.
“Fredrerick Wright! Ho solo migliorato la cucina, che ti
ricordo è il mio regno!” disse la donna, assumendo un’aria battagliera.
“Va bene! Non agitarti…” si arrese Fred.
La cucina aveva mantenuto solo il tinteggio che gli era
stato dato all’inizio del trasloco. Se si escludeva l’acquaio che, per ovvie
ragioni, non era possibile spostare, il resto del mobilio era stato spostato.
Doveva ammetterlo: sua madre era riuscita a rendere ancor
più pratica una già pratica cucina.
Aveva anche aggiunto alle pareti delle mensole, sopra le
quali ci aveva messo dei barattoli contenenti spezie e biscotti, e delle
pentole in rame che davano un tocco di colore e di decoro alla sala.
“Vado in camera prima di rischiare di rimanere senza cena…
E non mi sembra il caso visto il buon odorino che proviene da quelle pentole”
disse il giovane con aria furba.
“Ti conviene giovanotto!” disse la donna minacciando il
figlio con il mestolo e scoppiando a ridere subito dopo.
Arrivato in camera, si stese sul letto e tornò a perdersi
nei suoi pensieri.
Adesso non ho più la scusa per andarla a trovare, come
farò?… sospirò il giovane.
Si avvicinò alla finestra ed osservò la casa che
s’intravedeva accanto al lago “Diana… Cosa mi hai fatto…” sussurrò.
Che sia amore? pensò Fred. Amore per una ragazza che ho
incontrato meno di dieci giorni fa… Non può essere… E se così fosse?
Un leggero bussare alla porta lo distolse dai suoi
pensieri. Andò ad aprire la porta e trovò sua sorella minore Katherine.
Katherine era l’ultima nata in casa Wright: aveva undici
anni, capelli castani, raccolti in una morbida treccia, e dolci occhi castani:
era la copia in miniatura della madre, ma, fortunatamente, non
caratterialmente. Nulla, infatti, sembrava farla arrabbiare ed era la
gentilezza fatta persona.
“La cena è pronta” disse sorridendo, ed insieme
s’incamminarono al piano di sotto.
Tutti fecero onore alla cena. La signora Wright però
osservava, senza farsi troppo notare, il figlio. Era da qualche giorno che lo
vedeva strano, migliorava solo a sera. Ne aveva dedotto che, a farlo felice,
era qualcosa che accadeva nel pomeriggio, ma cosa? si domandava la donna
apprensiva.
Ormai la cena era finita. Mentre stava rigovernando le
stoviglie, iniziò a pensare al figlio ed al suo strano comportamento.
Fred era il classico figlio perfetto, ovviamente aveva
combinato anche lui le sue marachelle da piccolo, ma crescendo era diventato un
ragazzo dolce e premuroso.
Era alto, fortunatamente non aveva preso dalla sua
famiglia, ed aveva i capelli castani, come i suoi, gli occhi erano color
nocciola, aveva un viso squadrato ma ciò non gli toglieva fascino anzi. Poteva
essere di parte, in quanto era sempre la madre, ma a Charlottetown le era
capitato spesso di sentire brusii di ammirazione rivolti all’indirizzo di suo
figlio e, come madre, ne era orgogliosa.
Eppure da qualche tempo era cambiato… E più precisamente
dal giorno in cui suo marito era andato a presentarsi al reverendo di Avonlea…
Che ci fosse dietro una ragazza? Anche a Charlottetown Fred aveva avuto delle
simpatie ma nessuna l’aveva ridotto così. E se fosse una crisi passeggera,
dovuta al trasloco? Magari il cambiamento dalla città ad un paese l’aveva reso
malinconico… Meglio lasciar passare ancora qualche tempo. Già, solo il tempo le
avrebbe dato ragione o torto…
Fred, dopo essersi preparato per la notte, osservò
un’ultima volta casa Barry “Buonanotte Diana” disse mettendosi a letto. Fisso il
soffitto per un po’, dicendosi che non poteva essere amore, in quanto l’amore a
prima vista non esiste e se esiste non dura. Con questi tristi pensieri scivolò
in un sonno profondo.
Diana non se la passava molto meglio di Fred. Purtroppo,
con il suo lavoro, non le sarebbe stato facile trovare il modo d’incontrarlo.
Una bella amicizia già finita, pensava tristemente la ragazza mentre aiutava
sua madre a rigovernare la cucina.
Un aiuto insperato venne dalla signora Barry “Diana, stavo
pensando… Se non hai impegni, domani pomeriggio potremmo passare dalla famiglia
Wright, sai sono nostri vicini, ed ho saputo, giusto oggi dalla signora Lynde,
che hanno ultimato il trasloco… E poi Fred è stato così gentile con te! Pensa
che è venuto a trovarti ogni pomeriggio questa settimana…” disse la signora
Barry guardando la figlia.
“Certo! Per domani non ho impegni” disse la giovane, ed un
meraviglioso sorriso le illuminò il viso.
“Potremo andare verso le 15.00 cosa ne pensi?” propose la
madre.
“Benissimo!” disse felice.
Finito di riordinare augurò la buonanotte ai suoi genitori
ed andò in camera sua a prepararsi per la notte. Si avvicinò alla finestra ed,
anziché volgere il suo sguardo verso il Tetto Verde, com’era sua abitudine
dacché Anna era andata all’accademia, guardò verso la Casa sul Fiume: così ai
tempi era chiamata casa Hamilton.
Perché si sentiva così strana, pensava la ragazza cercando
di fare chiarezza nel suo cuore, ogni volta che accanto a me c’è Fred… mi sento
così… bene. Ho la sensazione che mi ascolti davvero e con interesse. Beh! Come
dice la signora Allan… Se sono rose fioriranno! pensò fissando la casa di Fred.
“Buonanotte Fred” sussurrò Diana prima di infilarsi sotto
le coperte ed addormentarsi.
Un raggio di sole svegliò Diana che, lentamente, aprì gli
occhi: oggi l’avrebbe rivisto! pensava felice.
Si vestì e si preparò a scendere al piano di sotto a fare
colazione con i suoi genitori.
Aiutò sua madre nelle faccende domestiche.
“Portiamo un dolce ai Wright questo pomeriggio? Magari
potrei preparare una crostata di fragole” ricordando quanto accaduto qualche
giorno fa, in occasione del picnic.
Mary Anne aveva interrotto la loro conversazione per
portarle dei fiori selvatici ed aveva detto che Diana era buona come la
crostata di fragole che faceva sua madre… Fred non aveva replicato, ma l’aveva
guardata senza capire.
“Per questa crostata ti dovrai accontentare di marmellata
anziché di fragole fresche caro Fred” disse un po’ dispiaciuta Diana stando
attenta a non farsi sentire dalla madre.
Era molto brava in cucina, specie nel preparare i dolci, e
poco dopo aver trovato tutto l’occorrente, iniziò ad impastare gli ingredienti.
Quando la crostata fu pronta, riordinarono e prepararono il
pranzo.
“Non stancare troppo il piede Diana. Finisco io qui” disse
la madre dopo pranzato.
“Va bene allora. Ne approfitto per andare a prepararmi” le
rispose
Salì in camera e si avvicinò all’armadio, pensando a cosa
mettersi: voleva essere bellissima per Fred quel pomeriggio.
Passò in rassegna l’armadio da cima a fondo per ben due
volte senza decidersi, poi optò per un vestito rosso, regalo di zia Giuseppina,
ed iniziò a prepararsi con cura.
Si pettinò e si acconciò i capelli, come al solito,
cambiando solo il colore dei due nastri, che si intonavano con il vestito.
Si mise gli stivaletti e si osservò con occhio critico allo specchio: era perfetta.
Scese al piano di sotto, dove sua madre sembrò approvare
l’abbigliamento della figlia.
“Stai davvero bene Diana!” disse sua madre con trasporto.
Quando furono pronti, salirono sul calesse e si diressero
verso la Casa sul Fiume.
Cosa
ne dite di questo capitolo? Mi raccomando fatemi sapere. Non pensate che la
storia sia già al temine, perché ne accadranno ancora delle belle.
Ringraziamenti (in ordine alfabetico):
Daphne: grazie stellina! Non ti preoccupare, lascia un commentino
quando puoi, magari fammi sapere cosa ne pensi anche delle altre mie storie. Il
capriccioso dovrebbe essere Robbie Pie: sta sulle scatole anche a me, ma ad
Avonlea ci sono parecchi Pie e non potevo non metterne qualcuno a tormentare la
dolce Diana. Però ho anche messo Fred a difenderla. Penso che quella risposta
si farà parecchio attendere… Povero Fred… come sono cattiva con lui… Ma sappi
fin d’ora che farà grandi cose in questa fanfiction. Non aggiungo altro per non
svelare di più… Ciao stellina!
Nisi Corvonero: grazie a te che mi lasci costantemente un commento e mi
correggi dove sbaglio, ho riletto il capitolo incriminato e l’ho corretto:
spero di non aver fatto altri danni. Non so se per la Montgomery Fred era un
diminutivo o meno. Io l’ho fatto diventare tale. Fammi sapere cosa ne pensi di
questo. Ciao bella!
Zebrona: ciao tesorino, mi fai arrossire! Addirittura due recensioni
una dopo l’altra. Wow! Cosa dirti se non GRAZIE!! Magari fammi sapere cosa ne
pensi delle altre mie storie. Aggiorna presto anche la tua fanfiction: voglio
sapere cosa succede e se anche gli altri sogni si avverano… O se è stato un
semplice caso… Ma mi sa tanto di no… Ciao tesorino!