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Autore: Mikaeru    11/02/2010    1 recensioni
“Guarda, guarda, che bello che è! Mica ce l’avevo da armatura, eh! Guarda, è tondissimo e morbido, waaah!”
“Sì, Al, è bellissimo…”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pane, frutta, acqua, luce: un elenco banale di parole, niente di particolare, piccoli pezzetti di una vita qualunque. Era straordinario come tutto avesse un sapore diverso a seconda di chi lo masticasse, come tutto avesse più colore se a guardare il mondo fossero due occhi incredibilmente nuovi, incredibilmente puliti e limpidi. Alphonse percepiva ogni aspetto della sua vita ora vera con lo stesso stupore di quando era bambino – ma non lo stadio in cui l’innocenza si era mescolata con la scura consapevolezza (la neve con l’inchiostro che scriveva il destino), ma quello in cui lo spettacolo più bello è vedere un agnellino muovere i primi passi e brucare la prima erbetta, quella dalle mani del bambino eccitato e commosso; quella in cui si è così piccoli che è divertente scoprire il proprio ombelico.

“Guarda, guarda, che bello che è! Mica ce l’avevo da armatura, eh! Guarda, è tondissimo e morbido, waaah!”

“Sì, Al, è bellissimo…

Quando Edward sbuffava di noia pareva sempre fosse arrabbiato col mondo, e il solco tra le sopracciglia diventava profondissimo, ed era una di quelle caratteristiche che ad Al non passavano di certo inosservate; ma, insomma, era così eccitato e distratto dalle proprie, grandiosa scoperte, che Ed passava istantaneamente in secondo piano.

“Aah, e guarda, che belle le mie braccia, e  le gambe! Sono lunghissimeeee…

“Sì, Al, sì, sono bellissime e lunghissime.”

E quando ficcava il punto, lì, alla fine della frase – ecco, così Alphonse non aveva proprio scuse per non capire.

Uff, niisan, sono solo contento, è da così tanto che non avevo un corpo…

Ed era tutto nuovo e tutto bello, anche la cosa più stupida, come anche solo dormire e svegliarsi. E svegliarsi e aprire gli occhi e lì, lì davvero, Edward ronfava e nel sonno borbottava il suo nome.

“Sì, lo so…

Ed era la dannazione di Edward, quel suo avere di nuovo la carne e mostrarla, anche troppo.  Adorava la sensazione del vento sulla pelle bagnata – ed ecco che Edward lo aveva trovato nel giardinetto di casa loro tutto nudo dopo la doccia, come quando lo aveva scoperto a scavare nel terreno molle come un cagnolino, perché voleva assolutamente sentire la terra sotto le unghie. Tutto lo faceva sentire vivo, lui voleva più di tutto sentirsi vivo: a volte si fermava, nel mezzo della stanza, e si ascoltava il cuore che batteva e mormorava “Ehi, Alphonse, sei davvero vivo.”

 Uff, sei noioso, niisan! Andrò da Alcibiade a vantarmi di quanto bello e ben fatto sia il mio corpo!”, e un po’ arrossì quando il suo fratellone scoppiò a ridere per la palese matrice femminile che aveva quell’affermazione.

“Dai, stupido, vieni qui…

Edward, che si era finora limitato a guardarlo dalla poltrona con un libro tra le mani (milleduecento pagine, e le finirà entro la prossima nottata), strinse le dita attorno al braccio e fece accomodare con mala grazia il suo niichan sulle gambe. Avvolse la vita con le braccia, appoggiò il mento sulla spalla.

“Niisan, com’è che sei così affettuoso? Ti senti in colpa?”, con un calore che si espandeva rapido e felice. Sentì le labbra prendere lembi di pelle e tirarli piano, per poi succhiarli, e udì le proprie risate, ed era fantastico sentirle così cristalline, e così la voce allegra del fratellone.

“Metto in atto il proibitissimo incesto fraterno, non sei contento?”

  
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