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Autore: vaffanson    14/02/2010    0 recensioni
Quanto può durare una vita? Alcune volte meno di quanto uno possa immaginare!
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Triste, stanco, giacca scura, cravatta scura, appoggio il cappotto scuro sulla sedia e mi avvicino alla televisione. Prendo un dvd, lo inserisco e mentre il meccanismo si sta richiudendo dall’altra stanza una voce tuona: “Lo sai che è tardi, non ti metterai certo a vedere la tv?”.

Mi volto per risponderle, ma non ho né la forza né la voglia. Il filmato parte alle mie spalle ed io posso vederlo anche senza guardarlo, ormai lo conosco a memoria.

“Ok, raccontami in questo giorno speciale tutta la tua vita!”. E’ mio padre, fissato con la telecamera che mi riprende per l’ennesima volta.

Inizio a raccontare la mia vita “Oggi è un giorno particolare, dato che è anche il mio compleanno. Sono nato nel ….”

Mio padre mi interrompe: “Non partire da così lontano, raccontami le parti salienti della tua vita, non voglio una biografia!”.

Devo pensare a far contento mio padre e così riparto: “Questo giorno ha una costante nella mia vita. In questa data nel corso dei vari anni sono successe tante cose. A dodici anni ci siamo trasferiti, proprio nel giorno del mio compleanno ed abbiamo festeggiato praticamente dentro il camion del trasloco. L’anno successivo ho ricevuto come regalo il mio primo bacio, ti ricordi di Silvia Mazzocchetti la figlia della nostra vicina di casa?. Qualche anno dopo, sempre nello stesso giorno, ho volato per la prima volta in aereo per andare a Londra a trovare Gianni. Poi, incredibile ma vero, sempre nella stessa data mi sono laureato e …”.

Mio padre è formidabile a interrompermi: “D’accordo, questi sono i primi anni, ma poi cosa è successo dopo? I telespettatori sono curiosi, raccontaci la tua vita dopo la laurea”.

Rimango un attimo basito, come può farmi queste domande? Mio padre con la telecamera che mi tormenta da quando ero piccolissimo, ogni compleanno, Natale e in ogni occasione possibile.

Devo accontentarlo e quindi mi fermo un attimo a riflettere e poi inizio a raccontare la mia vita. Spero di renderlo felice.

“Dopo la laurea mi sono preso una bella vacanza. Ero stanco e così tu papà mi hai finanziato un viaggio di tre settimane in America. La vacanza più bella della mia vita. Quando sono tornato ho iniziato a cercare lavoro. Hai provato in tutti i modi di farmi lavorare nell’azienda di famiglia, ma nonostante le tue insistenze sono riuscito a farti capire, con sforzi non indifferenti che non era quello che volevo e così alla fine sono riuscito a convincerti che era giusto per entrambi che me ne andassi. Proprio nella fatidica data del mio compleanno ho trovato il mio lavoro definitivo. Mi sono dovuto trasferire in un'altra città dove ho incontrato Veronica. Ti ricordi quando l’hai conosciuta? Ti ho fatto sicuramente una bella sorpresa. Era la prima ragazza che portavo a casa e oltre tutto senza avvertirti. Ma l’hai capito subito che era quella giusta e ti è subito piaciuta. Eri talmente entusiasta che hai pagato quasi tutto il matrimonio. Quella è una delle poche volte che ti ho visto piangere di gioia, di solito era la mamma che singhiozzava ai matrimoni, ma quella volta l’hai proprio battuta.

Per qualche anno il lavoro è stato impegnativo e così ci vedevamo per le feste. Il Natale è sempre stata la nostra festa preferita. Come ogni anno tornavo a casa e continuavamo a fare gli stessi riti di sempre. Comprare l’albero, addobbarlo, preparare il presepe, la messa di mezzanotte e le foto che tieni dentro il tuo baule dei ricordi.

Poi per la prima volta ho dovuto prendermi cura di te. Mi hai fatto spaventare a morte, quando sei stato ricoverato all’ospedale. Dannato testone, la mamma ti diceva in continuazione che non eri più un ragazzino e non ti potevi permettere di bere e fumare a quel modo. Per fortuna la paura l’hai avuta anche te e quindi sei stato bravissimo nello smettere di fumare e grazie soprattutto a mamma ad iniziare una dieta ferrea per diventare il figurino che sei. Da quel momento ho deciso di smettere di fumare anche io. Ho iniziato a ridurre le sigarette, da prima ho mantenuto le più buone, quelle del dopo caffè, poi mi sono permesso di fumarne un paio dopo i pasti per finire, guarda caso, proprio nel giorno del mio compleanno quando Veronica mi ha comunicato che era incinta. Mi ricordo che eri anche tu all’ospedale quel giorno e sembravi più ansioso di me. Non importa che tu stessi per diventare nonno e io babbo, tutti e due per la prima volta, ma l’emozione e la gioia l’abbiamo condivisa come se fossimo la stessa persona. Mi ricordo ancora il tuo sguardo quando sono uscito a dirti che era un bel maschietto di quattro chili è stava benissimo. Per un attimo abbiamo pensato entrambi di fumarci una bella sigaretta o un bel sigaro, ma fortunatamente abbiamo resistito e ci siamo permessi un brindisi con un prosecco. Insieme alla mamma ci siete sempre stati vicini. All’inizio vi siete trasferiti a casa nostra. Pensavate che un bambino fosse troppo impegnativo per dei neo genitori e quindi su insistenza della mamma avete cercato di alleggerire i nostri problemi. Non è stato facile farvi capire che alla lunga la vostra presenza iniziava a pesare e che ce la saremmo potuta cavare benissimo da soli. Ho dovuto prenderti in disparte e parlarti per quasi due ore per farti capire che era arrivato per voi il momento di tornare a casa. Non so come sei riuscito a convincere la mamma, tanto velocemente, ma nel giro di un giorno eravate già andati via. Abbiamo dovuto discutere per mesi sul nome di mio figlio. Volevate assolutamente il nome di nonno, anche se è assurdo e arcaico. Io e Veronica non avremmo mai potuto avere un figlio di nome Duilio, e quindi abbiamo dovuto mediare inserendolo come secondo nome. Sei in tutte le foto dei compleanni di tuo nipote. Non so come potessi trovare il tempo di essere sempre presente. Il lavoro era impegnativo anche per te, fino a quando hai fatto la scelta di ritirarti dagli affari e vendere tutto. Forse anche perché l’offerta era tale da poterti permettere più che una pensione dignitosa, una vita da nababbo per tutto il resto della tua vita.

Ma adesso dammi a me la telecamera è l’ora di invertire le parti….”

A questo punto mi volto, vedo delle immagini confuse, molto veloci che non inquadrano nessuno. Anche se non le vedo so che ci sono quattro mani che stringono il piccolo giocattolo tecnologico che continua a riprendere, ora il cielo ora la terra, e in sottofondo si continuano a sentire queste voci che litigano per chi deve riprendere ed essere ripreso.

Alla fine dopo un attimo di silenzio le immagini riprendono ad essere ferme. Viene finalmente inquadrato un uomo di circa cinquanta anni che sembra alquanto imbarazzato.

“Adesso tocca a te parlare, papà. Raccontami della tua vita?”.

Spengo il Dvd è inizio a piangere.

Mia madre mi chiama dall’altra stanza e mi ricorda che dobbiamo andare al funerale. Come se non lo sapessi.

Mi sono laureato da meno di una settimana e ieri mio padre è morto, ma almeno adesso sento di averlo salutato degnamente.

  
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