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Autore: Adelhait    14/02/2010    4 recensioni
Freddo e caldo.
Odio e amore.
Bianco e nero, come i tasti di questo strumento meraviglioso…il pianoforte.
Opposti che si attraggono, ma che alcune volte si respingono.
Dita affusolate che danzano veloci sull’avorio, ma che cadano sull’ebano.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sinfonia d'Amore







Freddo e caldo.
Odio e amore.
Bianco e nero, come i tasti di questo strumento meraviglioso…il pianoforte.
Opposti che si attraggono, ma che alcune volte si respingono.
Dita affusolate che danzano veloci sull’avorio, ma che cadano sull’ebano.
Avorio ed ebano.
Uomo e donna.
Suono meraviglioso che lega due anime, ma che per dispetto divide.
Perché?
Atroce dilemma che, avvolge la mia mente, mentre poggio le mie dita sui tasti.
Questi freddi oggetti che, inevitabilmente mi fanno pensare al tuo carattere così freddo e scostante.
Tu hai sempre mostrato questo modo di fare distaccato, mentre io ero solare.
Ti odiavo.
Mi odiavi.
Ti detestavo.
Mi detestavi.
Ogni volta che ti vedevo, non ti salutavo, anzi mi allontanavo da te.
Mi dava fastidio quel tuo essere superiore.
Quel tuo essere il migliore.
Migliore?
Che parola fastidiosa. Tu per me non eri nulla.
Eri solo una persona fastidiosa, che aveva il dono di rendere quel momento di lezione odioso.
Tu eri lo studente anziano che al piano incatenava la gente con la sua musica.
Mentre io ero la sconosciuta.
La nuova promessa che faceva danzare la musica.
Tu univi gli animi, mentre io li liberavo.
Eravamo nemici.
Volevo batterti. Distruggere quel tuo essere superiore.
Riuscire dove, gli altri avevano miseramente fallito.
E invece…ho perso…oppure no.
Tutto è accaduto in un giorno di pioggia, misto a neve.
Ero lì, da sola nella grande sala a suonare, non c’era nessuno. Tutti erano andati via perché preoccupati che presto le strade si sarebbero ricoperte di neve, invece io ero rimasta.
“No, non timore della neve. Vai e non badare a me”.
Dissi a un mio collega che, gentilmente si era proposto di accompagnarmi. Ma io avevo garbatamente rifiutato.
E ora ero lì, sola a suonare.
Nessuno mi ascoltava, ma non m’importava, anzi mi sentivo libera…eppure dentro di me una vocina mi diceva del contrario.
“Rin, non sei del tutto libera. Sei legata a un essere chiamato Solitudine”.
Già, la solitudine.
Suonavo ignara che una persona era accanto alla porta ad ascoltarmi. Era entrato silenzioso e si era poggiato con la schiena al muro.
Aveva incrociato le braccia al petto, aveva chiuso gli occhi e mi ascoltava suonare.
Io continuavo a danzare sulla tastiera, quando sbagliai.
“Hai commesso un errore”.
Mi arrestai di colpo. Avevo riconosciuto la sua voce. Così distaccata.
Alzai il viso dal piano e mi voltai.
Lo vidi, era poggiato al muro e mi guardava.
“Sesshoumaru?”.
Domandai incredula. In quel momento ebbi la sensazione che fosse una visione, ma non era così… era reale.
Si staccò dalla parete e si avvicinò a me, intanto io lo guardavo rapita.
“Hai commesso un errore”.
Ripeté, mentre si accomodava accanto a me. Io continuai a guardarlo. Non capivo.
Non comprendevo il suo gesto.
Lui mi guardò, ma poi volse lo sguardo sulla tastiera del piano e iniziò a suonare.
Era bravo. Tremendamente bravo.
Mi rapì. Le sue mani diafane volavano sui tasti. Le osservavo incantata.
Erano meravigliose.
D’un tratto le mie mani ricominciarono a danzare accanto alle sue, così perfette.
“Ecco è qui che hai sbagliato”.
Mi disse. Io annuii.
Continuammo a suonare. Eravamo un unico essere. Un’unica musica.
Ma d’un tratto il fragore di un tuono mi fece sobbalzare e inevitabilmente la mia mano finì sulla sua.
Arrossì violentemente. Scostai la mano, ma lui con un gesto rapido la rapì.
Io la allontanai di nuovo, ma lui nuovamente la rapì.
La sua mano era grande.
Era forte, come la sua musica.
Tremai.
Mentre il mio cuore batteva frenetico nel petto. I miei occhi erano persi nei suoi, così magnetici.
Così belli…eppure così tristi.
Fu lì, che compresi che non era superiore…ma che era solo.
Tremendamente solo.
Solo come me. Non so come, ma feci anch’io la stessa cosa…afferrai la sua mano libera.
La mia piccola mano ora teneva stretta la sua, così grande.
Piccolo e grande.
Sorrisi, ma un altro rombo mi spaventò. Veloce mi lanciai sul suo petto.
Avevo paura. Strinsi gli occhi, mentre i vetri tremavano.
Lui mi strinse a sé. Mi proteggeva.
Aprii gli occhi e alzai il viso, così vicino al mio. Era bello. Dannatamente bello.
Non seppi come, ma avvenne, le sue labbra si poggiarono sulle mie.
Un leggero bacio.
Un legame eterno.
Un sigillo che il destino spezzò.
Le nostre strade si divisero…ma ciò restò fu un’ Eterna Sinfonia d’Amore.



Fine.




________________
Beh, erano mesi che non scrivevo una shot. Ebbene sono tornata, con vostro sommo dispiacere lo so u_u.
Ma era da tempo che volevo scrivere un qualcosa di nuovo, e ora è qui XD.
Un bacio e buon San Valentino.

   
 
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