14/02/2010
1 recensioni
Inghilterra, 16/1/1445
Caro Antonio,ti scrivo perché ho bisogno di te. Ti scrivo perché la mia storia con te non era nulla eppure mi manchi. Quando ti ho baciato, quando ti ho posseduto, quando ti ammiravo steso accanto a me, lo avevo fatto solo per dimostrare la mia supremazia. Supremazia ottenuta a fatica, usando metodi subdoli che, lo ammetto, non mi fanno onore. Ho passato anni avendo te come unico e potente rivale; ricordo i tuoi sguardi di sfida aldilà del mare, quei verdi occhi splendenti d'orgoglio e il giorno in cui ti ho sconfitto. Eri mio. Eri il mio rivale ed il mio premio. Volevo fare mio quel sorriso, volevo estrarlo stilla dopo stilla da te ed imprigionarlo, fino a prosciugarti del tutto, volevo te, volevo il tuo corpo, il tuo viso, la tua essenza, la tua sicurezza, la tua forza. Volevo anche la tua flotta, se possibile. Per me non sei mai stato nulla di più di un desiderio. E continui ad esserlo. Eppure, quando penso al tuo profilo che si allontana via da me, le tue spalle voltate, il tuo passo deciso. Il tuo sorriso -quello che non sono riuscito a rubare –, il tuo portamento di quel giorno... Non posso fare a meno di sentire la tua mancanza. Dopo averti sconfitto, per vederti totalmente arreso a me, ti avevo costretto a vivere qui, a casa mia. Ricordo che, nei momenti di vaga libertà in cui ti lasciavo girare per il giardino, io e la mia tazza di buon té ci ritiravamo aldilà della finestra e io ti osservavo. Di solito a quel punto ero abbastanza sazio di te oppure ero stanco di continuare a giocherellare attorno al tuo corpo. Eppure, quando il tuo sguardo si soffermava sulle rose del giardino o sulle timide piante di pomodori attorno a te, sorridevi. E il tuo sorriso era magnifico. Mi chiedevo a cosa -a chi- stavi pensando, perchè non potevo essere io quel qualcuno, perché doveva esistere, perché non potevo possedere quel sorriso che tanto ammiravo. Ogni volta che ero sicuro di avere estratto ogni stilla di quel sorriso da te, di averti piegato e posseduto fino in fondo all'anima, ricompariva a ricordarmi quanto poco sapessi di te e la mia smania di possessione ricominciava. Mi manchi. Mi manca la mia ossessione perversa di te. Non ti amo, non l'ho mai fatto. Non ho mai provato alcun sentimento positivo nei tuoi confronti ma mi manchi. Senza di te le giornate qui sulla mia isola sono più vuote e spaventosamente lunghe. Mi sembra di avere ancora davanti la tua espressione quando, alla fine, ho dovuto lasciarti andare. Perché eri così felice, quel giorno? Stavi forse tornando da qualcuno che ti conosceva meglio di quanto io potrò mai fare? Ti voglio. Prima o poi ti riavrò, anche se per ora ho dovuto lasciarti andare. I miei sentimenti per te erano una voragine vorticante ed autodistruttiva. Non potevano continuare le mie giornate incentrate su di te-sulla mia ossessione perversa-, sulla mia mania.
Mi manchi.
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Arthur Kirkland
Arthur guardò disgustato e stizzito la lettera appena scritta poi sbuffò e la getto nel fuoco.
Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo qui con una fanfiction nuova di zecca.
Prometto solennemente di finirla, anche perché i capitoli sono pochi
e li ho già scritti tutti e tre.
Auguratemi buon fortuna e magari lasciatemi un commentino!
Eccomi di nuovo qui con una fanfiction nuova di zecca.
Prometto solennemente di finirla, anche perché i capitoli sono pochi
e li ho già scritti tutti e tre.
Auguratemi buon fortuna e magari lasciatemi un commentino!