Cercando
la verità
Huddy
. A Capitoli . G . Spoiler Stagione 6
CAPITOLO
1 (Novembre 2009)
House
POV
Sono
passati solo alcuni giorni da quando ho lasciato
l’appartamento di Wilson. Ora
sono seduto al mio piano, che non suono da tempo. Un leggero strato di
polvere
giace sulla superficie liscia e lucida delle chiavi bianche e nere. Un
bicchiere di Bourbon è nella mia mano, mentre con
l’altra tolgo la polvere. Il
mio piano. Mi era mancato a casa di Wilson; le lezioni di cucina erano
servite
a distrarmi, ma il mio piano rimaneva la mia passione, oltre ai
puzzles. Il mio
amore, in un certo senso. Guardo fuori dalla finestra mentre la gelida
aria
delle notti invernali spazza le strade. Mi ritrovo a suonare una
melodia che
avevo composto tempo fa. Sorrido tra me e me, ricordando per chi
l’avevo
scritta. La luce dei fari di una macchina illumina il salone.
Cuddy
POV
Non
vedo House da giorni. In ospedale mi evita, manda il suo team per ogni
richiesta. Beh, almeno adesso chiede il permesso prima di aprire il
cervello
dei pazienti. Scaccio questo orrendo commento dalla mia testa. Non so
perché,
ma la mia auto continua a portarmi dove non voglio, o forse
è dove voglio
andare. Percorro il viale di appartamenti dalle porte identiche, e
così anonimi.
Mi fermo davanti a quell’appartamento che ho cercato di
evitare per troppo
tempo. Ho passato la serata in un bar. Lo stesso bar dove ho rivisto
Lucas dopo
mesi.
-
flashback - Fine Maggio
2009
“Dottoressa
Cuddy! Che piacere vederla di nuovo!”
Lucas
si avvicina, mi stringe la mano e mi bacia la guancia. Non mi ricordavo
fosse
così carino.
“Buona
sera signor…Scusa non mi ricordo il tuo
cognome…”
“Puoi
chiamarmi Lucas”
“Scusami
ancora Lucas. Sei solo?”
“Sì…sto
tornando da un appostamento nella via adiacente”
“Ah
è vero. Sei un investigatore privato…”
“Hey,
non dirlo ad alta voce. Potrebbero scoprirmi e darmi la
caccia!”
Strizza
l’occhio. Non mi ricordavo fosse anche così
spiritoso. Si siede in parte a me e
per tutta la serata non facciamo altro che parlare.
Un
drink di troppo e mi ritrovo a parlargli di tutto ciò che
era successo dopo il
suo licenziamento. E mentre parlo, piango. Mi trovo ad un bancone, un
drink in
mano e il braccio di Lucas intorno alle mie spalle.
“Credo
di dover andare da mia figlia. La Baby-sitter stacca tra pochi minuti.
E’ stato
bello poter parlare con te”
“Non
c’è problema. Se hai bisogno chiamami”
Mi
porge il suo biglietto da visita, sorridendo.
“Grazie!”
“Di
niente Lisa, è stato un piacere. Un po’ di
compagnia non fa mai male”
- fine
flashback -
CUDDY
POV
Parcheggio
e spengo la macchina. Comincio a camminare verso il portone, mentre mi
accorgo
che le luci sono spente. Ma non mi fermo, perché devo
sistemare le cose con
House. Dopo la conferenza non ci siamo parlati, se non uno scambio di
saluti
per i corridoi. Lui mi cerca e io lo evito. Io lo cerco e lui mi evita.
E’
esasperante. Ma ora nessuno dei due può scappare, non ora. Ormai sono sugli scalini e
il portone verde
smeraldo sembra enorme. Lo apro. Entro nel lungo corridoio buio e mi
fermo davanti
alla sua porta, ma rimango immobile. Non riesco a muovere un muscolo.
Fisso la
porta come inebetita, fino a quando il rumore di un giro di chiavi
nella toppa
mi fa tornare alla realtà.
House
POV
Le
apro la porta. So già che Cuddy è qui fuori, ho
riconosciuto la sua auto. La
trovo che sta fissando la porta per poi spostare lo sguardo su di me.
Le faccio
cenno di entrare, mentre mi risiedo al piano e le indico di accomodarsi
sul
divano. Continua a fissarsi le mani.
E’
nervosa.
“Non
avevi nessuna intenzione di bussare?”
“Come
facevi a sapere che c’era qualcuno alla porta?”
“I
fari dell’ auto.”
“Ma
come…”
“I
fari della tua Lexus sono più chiari, il motore ha un suono
meno forte rispetto
al catorcio di Wilson.”
“Ah…”
Lei
rimane a fissarsi le mani, mentre io fisso il bicchiere ancora pieno.
“Vuoi
da bere?”
“Sì…grazie”
Mi
alzo. Prendo un bicchiere e glielo porgo delicatamente. Lei lo prende e
ringrazia.
“Cuddy…perché
sei qui?”
“Dobbiamo
parlare”
“E
di cosa dobbiamo parlare ancora?”
“House,
perché sei così ottuso?”
“Sarei
io quello ottuso? Sono diventato pazzo, non ottuso”
“Questa
l’ho già sentita. Comportati da adulto. Anzi,
comportiamoci da adulti.”
“Scusa…”
Mi
guarda come se le avessi appena dato uno schiaffo.
“Lo
sai…credo questa sia l’unica volta che tu mi abbia
mai chiesto scusa”
“Adesso
non dirmi che sei arrabbiata!?”
“No!
Non lo sono…sono solo…stupita”
“E’
da mesi che te lo dico. Sono cambiato, ma tu sembra non voglia
crederci”
“Io
voglio crederci, ma mi è difficile. Sono 20 anni che ti
conosco e 20 anni che
mi giri intorno e rendi la mai vita un inferno”
“Mi
dispiace…”
“Anc…”
“Lasciami
parlare…”
“Scusa…”
“L’ultima volta che ti ho vista in casa mia
è stata un’allucinazione. Questa mi
ha distrutto. E sono dispiaciuto perché ho rovinato gran
parte della tua vita e
solo in quel momento l’ho capito veramente. Sono cambiato,
proprio io. Quello
che diceva le persone non possono cambiare, ma ho avuto la conferma di
sbagliare. Cuddy, mi dispiace averti dato dei problemi per tutto questo
tempo?
Passarono minuti prima che Cuddy riuscisse a parlare. Mi fissava,
mentre le mie
mani premevano delicatamente sulle chiavi del piano creando
un’armonia a lei
sconosciuta.
“E’
tutta colpa mia. L’ho sempre saputo che sarebbe stata colpa
mia…”
“Cuddy, che diavolo stai dicendo?”
“Il Vicodin, l’allucinazione, Mayfield,
è tutta colpa mia!”
“Ma che ti prende Cuddy?”
“House, la mia testa…”
Mi
avvicino a lei esitante.
“Cuddy,
cosa…?
Il
respiro affannato, mentre la vista le si offuscava. Pochi secondi dopo,
sfiorava il pavimento.
“Lisa, resta con
me!”