Era strano vederti seduto lì. Quella sedia non ti era adatta, troppo piccola e scomoda.
Gli uomini accanto a te non mi dicevano niente.
La lussuria ti accarezzava il petto, ti baciava il collo morbido.
La gola lasciava che il cioccolato ti scivolasse addosso, per poi leccarlo avidamente, aiutato dall’influenza dell’Avarizia, che lo spingeva a non darne a nessuno.
La superbia sembrava volerti stare sulla testa, schiacciandoti, rendendoti arrabbiato, mentre l’ira sogghignava all’espressione del tuo viso, pronta ad esplodere.
Ma su di te faceva pressione l’accidia, che ti impediva di muoverti, permetteva che loro ti facessero tutto questo. E io, sapevo che l’invidia stava giocando con me. Perché al posto di quei uomini, vorrei esserci stata io. Avrei voluto accarezzarti il petto, baciarti, morderti e godermi il tuo corpo, non ne avrei dato a nessuno; Mi sarei sentita sopra tutti, avendo te. E mi sarei arrabbiata nel vederti stare immobile.
Ma alla fine me ne sono andata. I vizi sono dentro di noi, e non potevo combatterli da sola.