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Autore: Edward the mad shrimp     15/02/2010    1 recensioni
Erano tante le cose che Alicia non immaginava. Non sapeva che quel giorno,che lei credeva come tutti gli altri, avrebbe cambiato la sua vita per sempre,nè che avrebbe rischiato la vita o, tantomeno, che sarebbe stata catapultata in un mondo sconosciuto costantemente coperto dalla neve, pieno di creature strane e personaggi ancora più singolari. Ma,soprattutto,non sapeva che avrebbe incontrato lui. Lui con quel carattere maledettamente provocante e spesso insopportabile. Ce l'avrebbe fatta a cavarsela e a tornare nel suo mondo?
Genere: Fantasy, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jaggerjack Grimmjow, Nuovo personaggio, Un pò tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ti ti tii ti ti tii Ti ti tii ti ti tii.

Alicia si rigirò nel letto, la mano tesa nel buio in cerca della sveglia.

Dopo aver tastato il comodino la trovò e la spense poi, riluttante, scese dal letto stropicciandosi gli occhi. “Perché devo andare a lavorare anche di domenica?” si lamentò, incamminandosi verso la cucina; fortunatamente l’odore del caffè le risollevò un po’ il morale facendola sorridere debolmente.

Fece in fretta colazione e si vestì; non voleva arrivare in ritardo. 

Lavorava da un anno nella libreria più antica della città insieme al signor O’Neill, professore di letteratura e filosofia ormai in pensione.

Fin da quando aveva memoria aveva sempre adorato libri e i manga, perciò lavorare in una libreria le era parso un sogno.

Essere circondata dai volumi la faceva sentire in pace, quasi come se la proteggessero.

Prima di raggiungere l’Eden lavorativo però, doveva attraversare una giungla di veicoli e smog, riuscire ad intercettare un pullman e prendere la metro, pregando ogni divinità, conosciuta e non, di riuscire ad arrivare in orario.

Dopo le quotidiane peripezie, un po’ spettinata ma indenne, era riuscita a raggiungere la sua meta.

Aprì la porta nel negozio e appoggiò la borsa in terra, con un sospiro.

Una voce le arrivò dal retrobottega “Buongiorno Cia! Anche oggi 1 a 0 per il traffico, eh?” la salutò da dietro gli occhiali un sorridente uomo sulla sessantina, occhi verdi e capelli quasi completamente bianchi.

“Giorno professore. A quali terribili torture mi sottoporrà oggi?” gli chiese con un finto tono tragico.”.

“Lavori forzati nel magazzino” le disse indicando la scala che dava al piano inferiore.

“Immaginavo”.

Risero entrambi.

“Su su, brava come sei finirai in poco tempo” cercò di rassicurarla.

“Sicuramente”.

 

L’ idea di passare tutta la giornata riordinando il magazzino non era certo delle più piacevoli, specialmente di domenica mattina, ma fortunatamente era un’incombenza che capitava al massimo due volte l’anno, quindi non si lamentò ulteriormente.

Si infilò i guanti in lattice e legò i capelli con la stessa concentrazione con  cui un vichingo affilava la sua ascia prima della battaglia, e scese di sotto.

Da quanto era riuscita ad appurare l’anno prima, il magazzino era diviso in due sezioni: una adibita ai libri per la vendita, l’altra ai libri antichi che sempre erano stati custoditi nella libreria, un tempo biblioteca principale della città.

Decise di iniziare dalla parte moderna, svuotando una mensola alla volta e appoggiando i libri su un carrello munito di ruote, di modo che, spostare molti volumi alla volta, fosse più semplice.

 

 

 

Era sicura fossero passati anni da quando aveva iniziato a lavorare nel magazzino, tanto che, ne era sicura, una volta ritornata in superficie avrebbe visto gli alieni passeggiare tranquillamente sui marciapiedi, o forse era solo la polvere che le dava di volta al cervello.

Esausta, gli occhi che le si incrociavano, decise di concedersi qualche minuto di pausa.

Si sedette per terra appoggiandosi ad una colonna e chiuse per qualche secondo gli occhi.

Probabilmente era già passata mezza giornata e le mancava ancora la parte antica “Voglio morire, perché deve essere cosi maledettamente enorme questo posto?!” si lamentò guardandosi attorno.

Il sotterraneo era enorme e completamente occupato da scaffali zeppi di libri. Il soffitto, le colonne e i muri erano in mattoni rossi, come si addiceva ai vecchi palazzi.

Una porta in legno di mogano era l’unico divisore tra la parte nuova e quella antica, una targhetta in metallo recava la scritta:

 

ZONA RISERVATA

VIETATO L’ACCESSO AI NON AUTORIZZATI

 

 

 

Alicia sbuffò rialzandosi, voleva finire il prima possibile e restare seduta non le avrebbe fatto aumentare la voglia.

Prese il mazzo di chiavi che aveva in tasca e aprì la “sezione proibita”, come amava chiamarla.

Un odore intenso di chiuso e polvere le colpì le narici.

Sapere che quella sezione conteneva anche libri vecchi di cento anni la metteva in soggezione.

Senza preoccuparsi di che ore fossero né del perché il professor O’Neill si fosse dimenticato di lei, si mise al lavoro.

Ma arrivata a metà del primo scaffale si bloccò. Il libro che aveva tra le mani era sicura di non averlo mai visto, eppure si ricordava quasi tutte le copertine di quei libri grazie alla sua memoria fotografica.

Soffiò sul libro per togliere lo strato di polvere che lo ricopriva e lo esaminò.

Era rilegato in pelle nera, senza titoli apparenti, né alcun nome di un possibile autore.

“Wow ho trovato un death note!” scherzò iniziando a sfogliarlo.

Le pagine erano ingiallite dal tempo, le parole quasi completamente cancellate se non per qualche lettera sparsa. Analizzandolo meglio si accorse che era scritto in una lingua straniera che non aveva mai visto. “Sarà una roba tipo russo” ipotizzò.

Mentre cercava di stabilire che lingua fosse, il libro le cadde e la copertina si strappò.

“Oh cazzo! Il professore mi ammazzerà!” pensò mentre raccoglieva il libro e la sua copertina ormai sbrindellata, sicura che la sua testa avrebbe presto fatto la stessa fine.

Mentre cercava di ricomporre il cadavere si accorse di un particolare. Sulla copertina originale del libro,visibile attraverso lo strappo, si vedeva il disegno di un paesaggio invernale e uno strano simbolo sormontato da cinque lettere.

“ Ma che...?”.

Guardandosi attorno per sincerarsi che non arrivasse nessuno iniziò a esaminare la scritta, il naso a pochi centimetri dal volume, cercando di decifrarne il senso.

“N…t…e…r…e…? Ntere? Che vuol dire, non ha senso?! Che sia l’anagramma di qualcosa? Vediamo…Nrete, no…mmh…neert? Nemmeno….erten? manco, uffaaaaaa!!!” si lamentò afflitta, la voglia di scagliare il libro per terra sempre più forte.

Ormai dimentica del suo lavoro, si dedicò completamente alla scritta. Prese un foglio e una matita e iniziò a scriverci tutte le combinazioni possibili.

Dopo qualche minuto lanciò un grido di soddisfazione.

“Ce l’ho fatta! Chiunque tu fossi signor scrittore,ti ho fregato!” disse esultante.

 Poi riprese il libro, guardò il simbolo e lesse in ordine “ E…n…t…e…r. Enter! Visto non era così difficile? Anche se non capisco che senso abbia scrivere entra su un disegno…” .

Non fece in tempo a finire la frase che la stanza iniziò a tremare.

“Un terremoto!? Ma non è possibil…ahi!”. Alicia si tenne la mano, il libro era diventato improvvisamente bollente e il simbolo si era acceso come una lampadina.

“No buono” disse guardando il libro, mentre lo strano simbolo si allargava dalla copertina al pavimento, arrivandole sotto i piedi.

Alicia cercò di allontanarsi ma non fece in tempo, l’ultima cosa che vide, prima della sensazione di cadere nel vuoto, fu un bagliore rosso.

  
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