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Autore: Janeisa    16/02/2010    2 recensioni
" -Isabella! Carissima guarda chi sono riuscita ad invitare. - Mi voltai al suono di quella voce odiosa e mi preparai col mio miglior sorriso. Quando i miei occhi incontrarono i suoi, sentì il mio cuore perdere un battito, mentre il suo volto non mostrava segni di sorpresa, ma nei suoi occhi lessi delusione e sconforto, mentre cominciavaa pensare che sicuramente la nostra era stata solo una bugia. - Ben - bisbigliai, mentre lo vedo avvicinarsi prendere la mia mano destra e portarla alle labbra. - Principessa - quella parola sulle sue labbram l'avevo sentita, altre volte, ma mai con quella voce priva di sentimento. Sapevo di averlo perso prima ancora che lui si voltasse e scomparisse nella folla, mentre la mia matrigna mi fissava gongolante della sua vittoria. Strinsi le mani intorno al vestito e con molta grazia uscì fuori al terrazzo, mentre la maledicevo con tutto il cuore"
Isabella Romano D'Aquila, due mesi e mezzo ai suoi ventun'anni, l'età legale per riconquistare ciò che è suo per diritto, vive e studia a Londra, con le sue due migliori amiche, Alice e Rossella. Ha costretto suo padre ad acquistarle una casa per lei e le due ragazze come risarcimento del fatto che la matrigna non la vuole tra i piedi e inoltre ad aiutare economicamente le due amiche per permetterle di tenerle con sé. Ha perso sua madre in un incidente d'auto appena fuori Roma, da quel momento crede di poter dire addio al suo cuore. Suo padre si è risposato con una donna che non la vuole in casa,invidiosa di tutto ciò che lei avrà e consapevole che potrebbe avere tutto per sé, se lei non esistesse. A Londra per un fortuito incontro scontro conosce Ben, ne resta completamente travolta, ma evita di dirgli la verità, condannandosi a dover lottare per mantenere il giovane con se.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ben Barnes, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Principessa? No, grazie.

Salve!

Prima di tutto le presentazioni, mi chiamo Giovanna. Volevo dire solo poche cose, prima che si tratta di una storia che ho sognato, direi un bel sogno dato la presenza di Mister Barnes,e che ho deciso di mettere su carta questa mattina, secondo che non scrivo da tanto quindi credo di aver perso la mano, quindi siate clementi se notate dei piccoli errori, se me li fate notare sarei molto contenta così da modificare e rendere la lettura molto più tranquilla. Quindi il mio è un tentativo di riprendere il ritmo e spero che riesca bene. La trama ce l'ho in mente ma non è detto che non decida di fare un colpo di genio ^^. Ah, inoltre avrei in mente anche dei possibili volti (a parte il caro Ben, lui il volto già ce l'ha e glielo lasciamo con nostra grande gioia =D. Linkerò le foto nel prossimo post, così da farvi abituare ancora un po' ai personaggi.

Ecco ora vi lascio a loro............

[Disclaimers]

Tutti i nomi riferiti a marche e società esistenti appartengono ai rispettivi proprietari.

A.A.A. Principe Azzuro Cercasi

La prossima volta, lo prometto, guarderò dove metto i piedi.

- Sì, si certo. Andrò a ritirare quel vestito - dissi alzando gli occhi al cielo e pregando Dio che quella tortura finisse presto. Per la precisione che quei due mesi e quindici giorni che mi separavano dalla maggiore età legale e che mi avrebbe permesso di accedere ai soldi di mia madre passasserò come un battito di ciglia.Chiusi di colpo il telefono, mentre le mie due più care amiche mi lanciavano occhiate comprensive ma silenziose. Sapevano che dopo aver ricevuto una chiamata da quell’arpia, non era proprio aria.  Allungai lo sguardo oltre i visi di Alys e Rose concentrandomi sulla sala che mi circondava.

Ci trovavamo nella sala studio della LSE, l’università che da circa un anno e mezzo aveva ospitato me e le due mie migliori amiche, che mi avevano seguito oltremanica solo per non abbandonarmi, dopo che..avevo detto addio ad una parte di me

Il solo pensiero mi rattristava e mi faceva imbufalire allo stesso tempo.

- Bells? - sentì la voce gentile di Alys richiamarmi sulla terra dal mio pianeta "Uccidiamo quella donna che mi sta rovinando la vita". Non risposi, ero ancora profondamente e inesorabilmente imbestialita, solo qualche minuto, mi ripetei. Mi serve solo qualche minuto, ma la mia cara Alys non conosceva il concetto di qualche minuto, perchè utilizzò l'unica parola che riusciva a ridestarmi, in male. - Principessa? - disse ancora, con un tono di voce troppo alto per i miei canoni.

Voltai torva il viso verso di lei, fulminandola sul colpo e affermando a denti stretti - Principessa? Vuoi morire giovane cara De Santis? -. Continuai a fissarle e mi resi conto di quanto in effetti tutto quello che ero, era solo grazie a loro, alle mie più care amiche.

Alice De Santis è la mia migliore amica da sempre, in pratica. Alta quanto basta, Capelli castani e leggermente mossi che lei si ostina a lisciare inconsapevole di quanto siano belli al naturale, occhi leggermenti verdi - ghiaccio, carina quanto basta, quando continuamente le ripetiamo di smettere di sminuirsi. Rossella Amato, meglio conosciuta come Rose, è invece un piccola barbie in miniatura, con un cervello grande quanto un iceberg. Alta, capelli biondi e occhi azzurri, il classico sogno di ogni ragazzo. Lei è bella, sa anche di essere bella quindi non tende mai a sminuirsi ma è molto modesta.

E ora tocca a me, io sono Isabella Romano D'Aquila, alta nella norma, anche a volte mi sento un vero tappo, fisico longilineo e temprato insieme a Rose da anni di danza, capelli castano chiaro e occhi che vanno da un azzurro cielo ad uno strano azzurro-verde. Se mi chiedono quale sia il punto di forza non so mai cosa rispondere, alcuni dicono sia la mia parlantina sicura, altri invece sostengono che sia il mio cervello, altri ancora si fermano a quello che definiscono bell'aspetto.

Alys e Rose mi conoscono bene, sanno come farmi innervosire e se c'è una parola che non sopporto è quella: Principessa. Si, perchè c'è un piccolo particolare di me che non ho mai voluto rivelare se non alle due testa di bruxelles che avevo in quel momento davanti. Mio padre, Massimilliano Romano D'Aquila, è quello che viene definito Principe e quindi io sua figlia principessa, ma non è un particolare rilevante quindi lo trascuro.

Una lieve vibrazione al cellulare fece distogliere i miei occhi in quel momento color ghiaccio dalle mie due amiche, e si poggiarono sul mio cellulare. Un messaggio recitava il display.

Stizzata lo lessi, mentre il mio sistema nervoso collassava. - Ditemi - cominciai a dire - che non si viene punti per omicidio - continuai guardando le mie amiche con un sorriso tirato dovuto alla vicenda. - Con questa dannatissima festa mi sta stressando ancora di più, oltre a scialacquare il patrimonio di famiglia. - mormorai passando una mano tra i miei lunghi capelli castani. Fortunatamente il messaggio mi aveva fatto notare l'orario, erano quasi le quattro, orario di apertura dei negozi della  "Rodeo Drive" londinese. - Io devo andare ragazze. Devo ritirare quel fantastico vestito che indosserò alla MIA festa - tendevo a ribadire a me stessa che era la mia festa e non della spocchiosa figlia della mia matrigna, che con cervello malefico aveva ben pensato di trasformare il mio 21 compleanno nella festa di debutto della sua figlia diciasettenne.

Schioccai un bacio sulla guancia alle due, mentre uscivo di fretta dalla sala.

 

Guardai l'orologio al mio polso e sospirai, era arrivata perfettamene in orario all'apertura della boutique, e ringraziavo mentalmente la vicinanza della mia università con la via dello shopping. Entrai nel negozio, respirando il buon profumo che proveniva dall'interno, immediatamente si fece avanti una giovane sulla trentina che mi sorrise chiedendomi in cosa poteva essere utile. Risposi dicendo il mio nome e precisando che dovevo ritirare uno solo dei vestiti, mentre gli altri dovevano essere inviati alla boutique romana di Chanel.

La giovane sbiancò al sentire il mio cognome, e scattando velocemente sull'attenti, corse, con molta grazia, nel retro boutique a prelevare il mio abito, che arrivò ricoperto da una sacca blue con sopra il marchio dell'ateiler. Porsi velocemente la mia carta di credito e pagai tutto, i vesti e le spese di spedizione in Italia. Non vedevo l'ora di allontanarmi da lì, ogni volta che entravo in uno di quei negozi dovevo trattenere le lacrime. Io vi ero cresciuta in quello scintillio, ma ogni volta che poggiavo lo sguardo su un insegna o su un abito mi ricordavo di lei, e di come era stata infelice e felice in quel mondo lucente e di come quello stesso mondo stesse ora rovinando la mia vita, poco prima di uscire dal negozio notai su di un lato una fila di ritratti raffiguranti le più grandi celebrità che si erano servite del marchio Chanel. Immediatamente sentì il mio cuore balzare e feci fatica a trattenere le lacrime, molte delle fotografie raffiguravano lei, la donna più bella del mondo. Strinsi la mano attorno al cordoncino della busta e mi precipatai con molta grazia fuori dal negozio, mentre i miei occhi venivano offuscati dalle lacrime. Il capo chino e le lacrime agli occhi mi impedirono di vedere dove andavo e morale della favola finì sgraziatamente su di un giovane che passava di lì in quel momento. Ruzzollammò in terra entrambi, mentre dall'ateiler usciva allarmata una delle commesse. - Signorina Romano, sta bene? A bisogno di qualcosa? - scossì il capo, mentre notavo con disappunto di essermi fatta male al polso, il dolore da prima lieve si fece sempre più forte, mentre cercavo di recuperare mobilità al polso contuso. D'un tratto notai una mano tesa ad aiutarmi, l'afferrai senza complimenti con la mano sana e una volta in piedi spolverai i miei abiti. Solo allora alzai il volto sul malcapitato, era un giovane bello, anzi bello era un eufemismo, perchè da quello che riuscivo a scorgere oltre gli occhiali e l'assurdo cappellino dei Boston Socks che aveva in testa, si trattava di "un vero figo" usando un'espressione rosselliana. Le commesse erano ancora lì a fissarmi allarmate, preoccupandosi che non fossi ferità, un lieve sorriso servì a calmarle e a farle rientrare, mentre risalutavano ossequiosamente. Riportai lo sguardo sul bel sconosciuto. - Scusami davvero, sono uscita senza guardare dove andavo e... -

Per la prima volta non sapevo cosa dire, quel giovane dalla presenza misteriosa mi impediva di parlare anche solo guardandolo.

Chi sei?

Mi domandai mentalmente, mentre mi chinavo a raccogliere la busta leggermente ammaccata e massaggiai il polso contuso. - Ehi! ma ti sei fatta male! - esclamò lo sconosciuto mentre si avvicinava, ecco perchè non parlava, per evitare che a me venisse un infarto con quella sua dannatissima voce. - Fai vedere - ordinò prendendo il mio polso e rigirandoselo tra le sue mani. Respirai a fondo prima di perdere definitvamente i sensi, dovevo allontanarmi da quel giovane, che con un paio di gesti sapeva mettere K.O. una ragazza in due minuti. - Dovresti fare una fasciatura - asserì dopo qualche istante, allontandosi di un paio di passi.

Recuparato un po di dignità riuscì a rispondere - Ma no guarda, non è niente è solo una leggera contusione e tra l'altro la colpa è mia, dovevo guardare dove andavo -. Riuscì ad abbozzare anche un sorriso, notai allora che si era graffiato un braccio e per riparare dissi la prima cosa che mi saltò in mente - Sentì per scusarmi ti posso offrire un caffe, qualcosa così cerchiamo anche un cerotto per quel graffio -

- Eh? - lo sentì mormorare mentre abbassava lo sguardo sul leggero taglio che copriva il suo braccio. Si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, o qualcuno, probabilmente la sua ragazza, pensai , la mia solita sfortuna, sarà impegnata in qualche negozio di lingerie nelle vicinanze. Invece notai che alzava un braccio in direzione di un bestione in nero che lo guardava dall'altro lato della strada, fece un segno con la mano e poi tornò a prestarmi attenzione. - Accetto volentieri, ma se è possibile vorrei allontanarmi da qui - mi rispose sorridendo. Ecco dovevo impedirgli di sorridere, un pezzo di schotch da imballaggio faceva proprio al caso mio. Solo allora mi accorsi che un po' di gente lo fissava bisbigliando, mentre notavo alcune ragazze più in là sgranare gli occhi. Ma con chi cavolo stavo parlando?? - Va bene. - biascicai avvicinandomi e dicendo sotto voce - perchè tutti ti guardano come a volerti mangiare? -

Quasi rise della mia similitudine e senza farsi vedere abbassò leggermente le lenti scuri permettendomi così di fare la figura dell'idiota. La mia bocca assunse una singolare forma ad O, mentre lui ridendo come un matto, mormorava - Per favore non farti vedere con questa faccia, mi lincerebbero vivo per tagliarmi un pezzo di vestito. -

Annuì con forza, mentre pensavo che avrei pagato per un pezzo di vestito. Raccolse da terra la mia tracolla e alzando un braccio richiamò l'attenzione di un TAXI. Quando montammo, senza che sapere dove andare, disse solo all'autista - La prego. Parta! -

Una volta in moto, e lontano da quelle ragazzine che appena eravamo saliti avevano cominciato una strana corsa verso il taxi nero, potei finalmente voltarmi a fissarlo e poi tornare a fissare la strada, e di nuovo il ragazzo. Stavo per aprire bocca, quando il suo cellulare squillo nell'abitacolo lui rispose.

- Al, si sentì seguì il TAXI, ci rivediamo si a Camden. Ciao ciao. - Una volta chiusa la chiamata si limitò a sospirare e a togliersi le lenti scure. A quel punti, la mia bocca riprese la forma di O spingendolo a ridere nuovamente e più forte di prima.

- Ora - cercai di rimediare un po' di self-controll - O sei una persona straordinariamente somigliante a lui o sei lui -

Sorridendo e voltandosi verso di me, così da essere faccia a faccia disse - Sono lui. Ciao, mi chiamo Benjamin, ma puoi chiamarmi Ben -

Strinsi la mano che mi tendeva - Isabella, ma le mie amiche mi chiamano Bells. - e mentalmente mi dissi La prossima volta guarderò dove vado a finire, lo prometto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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