Capitolo
1
Aprile
era stato particolarmente tiepido quell’anno già
dai primi giorni e l’ultima
domenica del mese faceva così caldo che Barbara aveva potuto
indossare il suo
bel vestito rosa a cui aveva abbinato una giacca grigia fattasi
confezionare da
Olga Ferri. Stava davvero bene anche perché la recente
gravidanza non le aveva
affatto rovinato la figurina snella, anzi, le aveva dato una
rotondità di forme
rendendola ancora più seducente. In lei invece era
peggiorato notevolmente il
carattere, ma questo Robert lo attribuiva alla grande preoccupazione
che dava
ad entrambi la piccola Neve che non cresceva come avrebbe dovuto. Per
questo motivo
lui cercava di essere sempre dolce e paziente con la sua ombrosa
consorte nei
confronti della quale provava oramai un profondo affetto.
Anche
quella mattina, mentre insieme si recavano in calesse a casa dei
Bradley per un
invito a pranzo, le stava parlando con tutta la dolcezza possibile
cercando di
far scomparire il broncio dalle sue belle labbra dello stesso colore
del piccolo
crocifisso di corallo che oramai non toglieva più dal collo
e con il quale
anche adesso stava giocherellando
nervosamente.
-
Andiamo, cara, non fare così – le diceva cercando
di rabbonirla – neanche a
Pasqua ci siamo andati ed oggi era davvero importante che accettassimo
quest’
invito, lo sai.
-
Sai
quanto me ne importa dell’ospedale e dei
parenti arrivati! Figurati! Se sono dello stesso stampo
della vecchia
odiosa c’è davvero da stare allegri! Ma lo sai
cosa le ho sentito dire l’ultima
volta che è venuta a farci visita mentre guardava la bambina
e pensava che non
la capissi? “Questa cosina somiglia davvero ad un ragnetto
peloso!” Non so come
ho fatto trattenermi dal prenderla per un braccio e buttarla fuori, la
tua
amata zietta!
Per
tutta risposta Robert si fece una bella risata, guadagnandosi uno
sguardo
furente della moglie a cui disse,
cercando di buttarla sullo scherzo:
-
Lo
vedi che stai incominciando a capirlo bene l’inglese?
-
Forse
a te non interessa che quella brutta megera disprezzi tua figlia, ma a
me sì,
se permetti, e non vedo perché devi costringermi ad andare a
pranzo da lei. Ti
giuro che questa è l’ultima volta che ti
accontento, non lo farò mai più!
L’uomo,
che invece adorava la tenera figlioletta, la guardò con un
sorriso e per
l’ennesima volta provò a spiegarle.
-
Tra
qualche giorno ci sarà l’inaugurazione
dell’ospedale ed è venuto ad avviarlo un
loro cognato, Sean Hopkins,
che ha
portato con sé due giovani medici. Inoltre è
venuto ad Ingurtosu per fare
pratica nella conduzione di una miniera anche Leonard Farewell, il nipote di lady
Margaret. Sir Paul mi ha
chiesto espressamente di farteli conoscere tutti. Come facevo a dirgli
di no?
-
Glielo dicevi chiaro e tondo che non mi fa piacere conoscere altri
parenti. Cosa
ho da spartire con loro? Continuali da solo i rapporti con la famiglia
del tuo
principale!
-
Tanto
per cominciare i due medici non li conosco neanche io e poi, se
è pur vero che
Leonard è spocchioso e antipatico, Sean è una
persona amabilissima. È il vedovo
della sorella minore di Margaret,
Henrietta, ed
anche se non ho
avuto il piacere di conoscerla di persona,
Julie mi diceva sempre che era una donna molto diversa dalle sorelle.
Trovavano
tutti che avrebbe potuto essere lei sua madre tanto le rassomigliava in
bellezza ed in dolcezza.
-
Che
bella famiglia ti sei trovato per imparentarti!
– commentò lei, acida –
Angeli del Paradiso pieni di ogni virtù o serpi
velenose. Una via
di mezzo non era
possibile, eh?
Robert
sorrise e non raccolse la provocazione anche perché erano
nel frattempo
arrivati a varcare il cancelletto d’ingresso della
proprietà dei Bradley.
Giovanna stava venendo loro incontro per accogliere Barbara. Da quando
l’aveva
aiutata la sera del parto, la ragazza nutriva per lei una gratitudine
sconfinata
e con molta naturalezza la baciò affettuosamente sulle
guance mentre il marito
si allontanava per andare a portare il calesse nella scuderia.
Dalla
terrazza del primo piano i coniugi Bradley avevano assistito alla scena
in
compagnia del nipote Leonard che
chiese stupito:
-
Ma cosa
fa? Bacia la serva?
-
Gente
di qui! – commentò con disprezzo la zia,
meritandosi un’occhiataccia del marito
il quale a volte non sopportava l’atteggiamento di palese
superiorità usato dalla
moglie con il prossimo. Lui invece si alzò per andare ad
accogliere i due
giovani seguito da Leonard che anche da notevole distanza aveva notato
quanto
la signora Forrest non fosse per niente male.
Farewell era un giovane di una
trentina d’anni, decisamente di bell’aspetto. Non
aveva un fisico massiccio, ma
ugualmente la sua figura era proporzionata ed elegante. Sul bel viso
giovane,
sotto le sopracciglia piacevolmente all’insù,
spiccavano due occhi di un blu
profondo ed un sorriso simpatico dai denti perfetti. Era accuratamente
sbarbato
però in compenso portava i capelli di un biondo caldo
piuttosto lunghi e ben
pettinati in una foggia molto alla moda. Le ragazze impazzivano per lui
che non
mancava occasione per esercitare il suo fascino da dongiovanni. Decise
di farlo
anche con la moglie di Robert perché,
ora che la vedeva da vicino, aveva modo di
apprezzarne ancora di più il visino grazioso,
la bella bocca piena e gli
occhi di un nocciola così chiaro
e
luminoso da ricordare l’ambra. Con galanteria le prese tra le
sue la manina inguantata
e se la portò alle labbra mentre lo zio faceva le
presentazioni e Robert si
avvicinava.
-
Ecco, finalmente ho
l’onore di conoscere
la famosa moglie dell’ingegnere Forrest
- le disse.
-
Famosa? E perché famosa? – gli chiese lei
guardandolo con diffidenza.
-
Oh,
non immaginate quanto si sia parlato di voi in famiglia! Tutti si
chiedevano
come avesse fatto questo signore a dimenticare in così poco
tempo la mia dolce
cuginetta Julie. Ora io vi ho veduta e ho capito che nessun uomo
normale
avrebbe potuto resistere a tanta grazia e bellezza!
-
Smettila! – gli disse secco Robert a cui
quell’individuo dava sui nervi peggio
della zia e trovando veramente inopportuno che si mettesse a fare il
cascamorto
proprio con sua moglie. Ma quest’ultima proruppe in una
risata divertita e
ritirando la mano che ancora l’altro tratteneva tra le sue,
gli disse
scherzosa:
-
Davvero sarebbe bene smetterla, signore, se non altro per il bene di
vostra
zia: non sopporterà che suo nipote, sangue del suo sangue,
possa farmi dei
complimenti per quanto falsi e cortesi
possano essere!
-
Falsi? Ma se non sono mai stato così sincero in vita mia!
-
Attenzione allora, perché rischiate grosso. Mostrate di
trovarmi brutta e
deficiente se volete farla contenta, non è così
sir Paul?
-
Barbara, smettila anche tu per favore – la
rimproverò il marito notando lo
sguardo imbarazzato dell’anziano nobiluomo.
Presala
per un braccio, la condusse in salotto dove li aspettavano gli altri.
-
Spero
che quello sconsiderato di Sean si decida a tornare in tempo per il
pranzo –
disse l’anziana signora dopo avere presentato loro i due
giovani medici ed aver
fatto un po’ di conversazione – È uscito
a cavallo per andare a vedere la
miniera più di un’ora fa!
-
Non
ti preoccupare, mia cara, ha promesso di rientrare in tempo e Sean le
promesse
le mantiene sempre, lo sai – le rispose il marito.
-
Insomma, non capisco proprio perché ti sei intestardito
tanto a far venire
Sean Hopkins ad
aprire il tuo ospedale! Non
ce n’era assolutamente bisogno con questi due bravi
giovanotti.
Dal
suo
tono si capiva chiaramente come tra lei ed il cognato non dovesse
correre buon
sangue. Uno dei due medici, un giovane di nome Peter O’Connor
tanto biondo e
lentigginoso da sembrare quasi un albino, si sentì in dovere
di prendere le difese
dell’assente mentre con imbarazzo si puliva le spesse lenti
in un fazzoletto.
-
Il
dottor Hopkins è un medico di grande esperienza, milady. Io
ed il mio collega
Hawnks non sapremmo neanche da dove cominciare per mettere su un
ospedale.
-
Anche
voi siete due valentissimi medici – intervenne sir Paul
– ma certo mio cognato
è la persona giusta. Ha lavorato tanti di quegli anni in
India in condizioni
così precarie che adesso l’ospedale di Ingurtosu
gli sembrerà altrettanto bello
del Royal London Hospital!
-
Sarà,
ma adesso si è fatto tardi e noi ci mettiamo a tavola con
lui o senza di lui –
affermò acida la padrona di casa conducendo gli ospiti nella
sala da pranzo
dove c’era una tavola apparecchiata con cura.
Si
erano accomodati da pochissimo quando finalmente arrivò il
ritardatario.
Barbara l’osservò attenta e ne rimase colpita. Non
era giovane, poteva avere
circa sessant’anni, ma aveva il fisico ancora asciutto e
prestante. Benché
abbastanza calvo e con la barba molto brizzolata, sotto le sopracciglia
ancora completamente
nere splendevano due occhi scuri pieni di intelligenza e
d’ironia che insieme
al sorriso simpatico e tutto fossette, gli donavano un aspetto davvero
molto
giovanile.
Anche
con lui furono fatte le presentazioni e per dire qualcosa la ragazza
commentò:
-
Forse
avrò qualche difficoltà a comunicare
perché mi sento decisamente in minoranza:
sono l’unica italiana tra tanti inglesi!
-
Inglesi?! – le rispose Sean fingendosi scandalizzato
– Signora mia, non
cominciamo con queste parole, per favore. A questo tavolo è
degnamente
rappresentato il Regno Unito di Gran Bretagna. C’è
il signor O’Connor che è un
irlandese, vostro marito che, come sapete, è un gallese e,
modestia a parte, il
sottoscritto, che è un fiero scozzese puro
sangue….
-
Non
cominciare tu con queste solite polemiche, per favore. Sei noioso
– lo
apostrofò la cognata, infastidita.
Lui,
senza darsene per inteso, continuò:
…poi
ci
sono gli inglesi, quelli sopportabili come Paul ed il dottor Hawnks e
quelli
che invece rompono le scatole a tutti, vedi mia cognata e suo nipote
Leonard.
Quest’ultimo
rise beffardo e provocò lo zio:
-
Intanto ve le abbiamo suonate a tutti!
-
Non è
detto che sarà sempre così, figliolo, non
è detto!
Le
battute sembravano scherzose, ma per paura di aver introdotto senza
volere un
argomento sgradito, Barbara intervenne ancora, senza rendersi conto di
peggiorare la situazione.
-
Conosco perfettamente la storia e la geografia,
ma pensavo che dopo tanti anni avreste dovuto superare le
vostre antiche
differenze anche perché almeno su una cosa vi trovate tutti
d’accordo.
-
E
quale sarebbe questa cosa, sentiamo? – le chiese Leonard.
-
Per
usare un’espressione del dottor Hopkins, andare a rompere le
scatole al resto
del mondo con l’imperialismo!
Un
silenzio imbarazzato cadde sulla tavola e tutti la guardarono un
po’
scandalizzati per un attacco tanto inaspettato al Grande Impero. Solo
Sean
proruppe in una risata divertita ed alzando verso di lei un calice
colmo di
vino, con un sorriso simpaticissimo, affermò:
-
Brindo a voi, figliola, che in due semplici parole avete riassunto anni di
esperienza fatta dal sottoscritto in Sudafrica e in India. Ma andateci
piano a
ferire il patriottismo dei miei connazionali,
“God save the King”, prima di tutto.
-
Tu
sei una persona strana ed
insopportabile, ma hai fatto sempre il tuo dovere per la
Patria per cui
ti concedo di parlare. Piuttosto è intollerabile che le
critiche alla nostra
politica debbano venire da una ragazzetta ignorante che non si
è mai mossa
da un paese selvaggio come questo –
commentò davvero irritata la padrona di casa, poi, rivolta
all’incauta, le
disse duramente - Non
vedo come possiate
permettervi di tranciare certi giudizi, cara mia.
Alle
parole sprezzanti della nobildonna, Barbara sollevò
orgogliosamente il viso ed
apparve ancora più bella mentre con gli occhi che le
lampeggiavano rispondeva:
-
Forse
perché ci ha pensato mio padre a crescermi con gli ideali di
Diderot e di
Voltaire, forse perché mi ha insegnato a non accettare la
sopraffazione ed il
militarismo. Anche se non mi sono mai mossa dalla Sardegna, vi assicuro
che ho
studiato abbastanza da dare
punti a
tante signorine di buona famiglia cresciute nei migliori collegi con la
convinzione che gli unici loro doveri siano imparare a ricamare e
scodellare
figli perché diventino carne da macello al comando del primo
tiranno a cui
verrà la voglia d’inventarsi un’altra
guerra.
Margaret
Bradley fece un sorriso acido e rivolta a Robert gli disse, prendendolo
in
giro:
-
Hai
visto come sei stato fortunato ad aver trovato in questo buco sperduto
una
moglie così saggia ed illuminata? Peccato tu non
l’abbia fatto prima! La povera
Julie si poteva anche risparmiare di morire a vent’anni per
colpa tua!
A
quelle parole tutti guardarono l’ingegnere Forrest che aveva
un’espressione di
un tale imbarazzo sul viso da fare addirittura pena.
Barbara
fu molto addolorata nel
vederlo
incolpare con così tanta perfidia.
-
Colpa? Robert avrebbe la colpa della morte di vostra nipote?- si ribellò - Ah no, mi dispiace, se
davvero ci fosse stata
la colpa di qualcuno per questa orribile cosa, allora sarebbe stata
soprattutto
di vostra sorella!
La
vecchia si irrigidì e batté un pugno sul tavolo.
-
Come
vi permettete di dire una cosa simile! - l’apostrofò
irritata.
-
Mi
permetto perché se i genitori avessero rispettato la scelta
della figlia e non
l’avessero cacciata di casa, forse non sarebbe
stata costretta a venire in questo posto dimenticato da
Dio e dagli
uomini e, delicata com’era, avrebbe potuto fare una vita
più consona a quella a
cui era abituata.
-
In
pratica state dicendo che anche se Robert non era del rango di mia
cugina
avrebbe dovuto
godere i privilegi di
aver spostato un’aristocratica senza che i miei zii facessero
nulla per
impedirlo? – obiettò Leonard mentre Maggie
sembrava pietrificata.
-
Non
sto dicendo questo. Robert non sarà un baronetto, ma ha
dimostrato ampiamente
di non aver spostato Julie per interesse. Qualcuno avrebbe potuto
offrirgli
un’opportunità migliore per lavorare e mantenere
sua moglie con più agiatezza
di quanto non abbia potuto fare sir Paul che è stato
l’unico ad aiutarli.
Pensateci, milady, se soltanto la vostra nobile sorella avesse agito
come ha
fatto vostro marito, forse adesso Julie sarebbe ancora viva!
-
Questo
giovanotto non è il tipo da accettare aiuti: non vedete con
quanto spregio ha
rifiutato che Ilary si prendesse cura di suo nipote? – le
fece di rimando la
signora.
-
Prendersi cura? Ma se voleva portarglielo via! E voi questo me lo
chiamate
aiuto? Togliere ad un padre il figlioletto? Avrebbe potuto magari
proporgli una
occupazione a Londra, oppure offrirgli di
pagargli, con le sue notevoli possibilità
economiche, la
migliore delle istitutrici, insomma
avrebbe avuto tanti altri modi per aiutarlo senza costringerlo a
risposarsi in
tutta fretta.
-
Costringerlo a risposarsi! Ma non fatemi ridere, ragazza!
-
Barbara, adesso smettila.
La
voce
di Robert risuonò forte ed aspra nel rimproverare la moglie,
ma lei lo guardò
come in preda ad un’ansia che tutti gli astanti, imbarazzati
da una simile
discussione, notarono.
-
Perché devo smetterla? Non sto dicendo forse la
verità? Tu adoravi tua moglie e
mai e poi mai avresti pensato di risposarti se non fosse stato per tuo
figlio.
Credi che non lo abbiano capito tutti che per te non sono degna neanche
di camminare
sul suolo calpestato dalla tua Julie? Non ti sei accorto che poco fa
Leonard mi
ha addirittura presa in giro?
-
Non
dite così – intervenne questi chiamato in causa
– io non volevo affatto! Però,
se siete convinta di questo, mi spiegate allora perché
l’avete spostato se
sapevate che amava ancora mia cugina?
-
Perché? Perché sono una donna e a noi non
è dato scegliere autonomamente o lavorare
per poter fare anche a meno di sposarci per vivere.
Aveva
risposto con gli occhi bassi ed un rossore che le si era diffuso sul
viso, ma
un po’ più calma. Approfittandone per cambiare discorso, il dottor
O’Connor le chiese:
-
Lavorare? Sentiamo, quale lavoro vi sarebbe piaciuto fare? La maestra
forse?
-
No,
dottore, mi sarebbe piaciuto fare il vostro. Mio padre, che era un
valente
medico anche lui, per anni provò ad inculcare in mio
fratello la sua stessa
passione, ma dovette rinunciare. Ricordo che diceva sempre che ero io
quella
portata per gli studi e la medicina
e che
sarei stata un ottimo
medico.
Lady
Bradley scoppiò in una sonora risata ed anche se si era
sentita abbastanza
soddisfatta dall’ammissione di Barbara di non essere
all’altezza della nipote,
ugualmente non seppe trattenersi dal prenderla in giro.
-
Una
donna medico! Non si è mai visto!
-
Non
l’hai mai vista tu, cara cognata – intervenne a
questo punto Sean Hopkins calmo
calmo – l’Università di Zurigo accetta
anche studenti di sesso femminile ed
ormai numerose ragazze diventano medici.
-
Peccato allora essere nata in questa terra selvaggia e non aver avuto
mezzi! –
sospirò la ragazza guardandolo con i suoi begli occhi tristi.
-
Certo, peccato, signora Forrest. Anzi, se vivevate a Londra avreste
potuto
anche seguire Emmeline Pankhurst che ha fondato
“L’Unione nazionale sociale e
politica delle donne”. Non è così zio
Paul, non ce la vedi la signora Forrest a
militare tra le
suffraggette? – commentò
ancora molto ironico Leonard sollecitando lo zio che per tutto il tempo
della
spiacevole conversazione se ne era stato zitto e contrariato.
Invece
gli rispose Barbara:
-
Lo
avrei fatto e non tanto perché m’interessa la
politica o il voto alle donne, ma
perché trovo insopportabili le continue vessazioni a cui
vanno sottoposte, come
il non poter esprimere mai le loro capacità lavorative.
Notando
che oramai la giovane era sull’orlo di un collasso nervoso
dal modo in cui si
passava la mano
tremante tra i riccioli
della nuca, Sean intervenne in suo soccorso:
-
Sono
perfettamente d’accordo con voi. Nella mia lunga vita ho
avuto modo di
apprezzare tante volte le enormi capacità femminili e devo
confessarvi di avere
la convinzione che come medici a volte le signore sarebbero molto
più sensibili
ed attente di noialtri uomini.
-
Quale
sciocchezza! Le donne svengono ad ogni nonnulla! –
obiettò il giovane nipote
dei Bradley.
-
Io ho
visto delle semplici suore assistere imperterrite alle operazioni
chirurgiche
più cruente e medicare le ferite più ripugnanti
con il massimo sangue freddo –
testimoniò il dottor Hawnks.
-
Ma le
suore non sono donne! – rise il giovane.
La
discussione si fece più generale e Barbara ne
approfittò per starsene un po’
zitta a riprendersi senza però osare di alzare lo sguardo sul
marito il quale se
ne stava silenzioso ed irritato.
Alla
fine
del pranzo, Robert si rivolse ai padroni di casa e agli ospiti per
prendere
congedo perché la loro bambina doveva essere allattata.
-
A
proposito come sta la piccola? – chiese sinceramente
interessato sir Bradley.
-
Bene,
grazie.
-
A me
non è sembrato che stesse tanto bene. Scusate se ve lo dico, ma non la vedo crescere
molto – intervenne la
moglie, desiderosa di ferire ancora la ragazza.
-
Vi
sbagliate invece, sta benissimo – la contraddisse questa.
L’altra
però, senza dar peso a quelle parole, continuò
rivolta al cognato.
-
Sean,
dovresti andare a farle una visita. Chissà quanti bambini
denutriti hai visto
in India ed in Sudafrica. Un tuo consiglio potrebbe essere prezioso.
-
Non
ce n’è bisogno, grazie –
obiettò ancora Barbara molto offesa, ma impallidì
quando Robert intervenne a sua volta.
-
Davvero Sean, mi farebbe piacere se venissi a vederla e ti sarei grato
se dessi
uno sguardo anche a mia moglie: è molto stanca e nervosa
negli ultimi tempi e
forse ha bisogno anche lei di una cura.
Notando
che la giovane era diventata rossa come una fiamma, il buon medico gli
si
rivolse con un sorriso gentile.
-
Eh
già, Robert, capita spesso alle giovani mamme!
D’altronde mettere
al mondo un bambino non è cosa da
poco e noi uomini, così come le donne che non hanno mai
avuto figli, non
possiamo neanche immaginare quale dispendio di energie fisiche e
psichiche
comporti.
Poi
si
rivolse alla giovane e prendendola per un braccio, la invitò
a seguirlo.
-
Venite con me, adesso vi darò qualcosa. Vedrete, vi
sentirete subito meglio!
Per
non
offenderlo con un rifiuto e provando un’enorme gratitudine
per lui perché aveva
preso le sue difese sia con la vecchia odiosa che con quel cretino del
marito,
Barbara lo seguì, pur sapendo che non avrebbe preso
alcunché.
Nel
frattempo Robert stava salutando gli altri. Quando si
avvicinò a Leonard,
questi gli rivolse uno dei suoi sorrisi migliori ed alzando le
sopracciglia
ironico, gli
sussurrò per non farsi
sentire dalla zia:
-
Certo
che dopo mia cugina tutta rossori e sentimento deve essere una bella
fatica un
peperino simile, non è vero?
Però,
accidenti, che fuoco quella donna! Complimenti, mi piace molto lo sai?
Quasi
quasi cerco di rubartela.
Leonard
aveva voluto solo scherzare ma la risata soddisfatta sulla sua faccia
da
schiaffi finì per far montare su tutte le furie Robert.
-
Riesci sempre ad essere sgradevole ed inopportuno! - gli disse a denti
stretti
e con uno sguardo pieno di indignazione.
In
quel
momento per fortuna Barbara ritornò insieme a Sean che le
stava facendo delle
raccomandazioni e dopo aver salutato anche lui, si allontanarono.
In
silenzio risalirono sul calesse e ripartirono però dopo un
poco l’uomo le si
rivolse con la collera per così tanto tempo trattenuta.
-
Insomma si può sapere cosa accidenti ti è preso?
– le urlò.
-
A me?
Cos’è preso a me? E tu che mi hai fatto passare
per pazza davanti a tutti?
-
Perché non è da pazza il modo come ti sei
comportata? Che bisogno c’era di dire
tutte quelle cose spiacevoli a lady Margaret?
-
Una
volta tanto mi sono presa la soddisfazione di cantargliene quattro e
poi non ho
fatto altro che dire la verità.
Senza
accorgersi nella sua agitazione di stare imprimendo alla cavallina che
tirava
il calesse un’andatura troppo sostenuta, lui la
guardò con sdegno.
-
Già e
guarda caso la verità è venuta fuori proprio
oggi. Non è piuttosto che volevi
farti notare dai tre bei giovanotti seduti a quella tavola? Almeno uno
in
particolare deve averti colpito al punto tale da
indurti ad incoraggiare le sue avances
dichiarando pubblicamente perché ci siamo
sposati.
-
Che
stai dicendo!? – replicò la donna davvero stupita
ed offesa – Mi dispiace, ma non
mi conosci affatto se pensi questo di me.
-
Infatti, non ti conosco. D’altra parte ho conosciuto e
sposato una donna
completamente diversa da ciò che sei diventata adesso. Io
sto cercando di avere
pazienza, Barbara, ma ti assicuro, sei diventata davvero insopportabile.
-
È
cambiato qualcosa da allora.
-
Certo, è nata Maria Neve, ma non puoi accusarmi di non
esserti vicino nelle
difficoltà che stai incontrando con lei. Forse se la
smettessi con questo
atteggiamento astioso nei miei confronti, potremmo affrontare le cose
con più
calma.
Barbara
non replicò nulla e si limitò a girare la testa
fingendo di guardare il
panorama. Era tutto inutile: Robert continuava a ragionare con la sua
mentalità
egoistica prettamente maschile. Aveva perduto la testa per lei poco
meno di un
anno prima, l’aveva desiderata ed avuta, punto e basta. La
loro bambina era
stata una conseguenza di quell’episodio casuale, ma siccome
era un galantuomo,
si prendeva cura di loro così come aveva promesso. Neanche
lo sfiorava l’idea
che era andata con lui perché se n’era innamorata,
non pensava alla sua delusione
quando le aveva detto chiaro e tondo che quanto c’era stato
tra loro non era
molto diverso da un rapporto occasionale avuto con una qualsiasi altra
donna,
magari anche solo una prostituta. Era questa la cosa che la faceva
stare male e
che, unita alla preoccupazione per la salute della bambina e al suo
stato
psicofisico, l’aveva fatta diventare acida e bisbetica.
Perché lo era diventata
davvero, se ne rendeva conto.
Guardando
il mare in lontananza, si chiedeva dove fosse finito tutto
l’amore tenero ed
appassionato provato una volta per quell’uomo, un amore per
il quale aveva sopportato
persino di non essere ricambiata pur di stargli accanto. Ora avrebbe
preferito
mille volte rimanere da sola come era accaduto tanti anni prima con
Filippo
piuttosto che trovarsi accanto chi l’aveva ferita provando
per lui solo un
sordo rancore che le avvelenava la vita ogni giorno e la portava a
manifestargli ogni momento la sua scontentezza. Spesso si avvedeva di
stare
sbagliando, ma non riusciva a frenarsi e lo sgomento per il
comportamento sgradevole
assunto, la faceva vergognare di se stessa e provare un grande
abbattimento.
Anche adesso le stava accadendo perciò
se ne stava silenziosa e triste senza neanche guardare il marito.
Intanto
Robert si era calmato
ed aveva
trattenuto la corsa del cavallo. Sembrava quasi stessero facendo una
bella
passeggiata nel pomeriggio soleggiato e sereno, ma l’uomo
conosceva bene gli
improvvisi silenzi della moglie e quella sorta di torpore in cui si
rifugiava
quando cadeva in depressione. Sapeva che stava
attraversando un periodo molto difficile e sapeva pure di
essere stato
la principale causa del suo malessere con un comportamento del quale si
era assai
pentito. Oramai aveva la certezza di non nutrire per lei soltanto stima e
gratitudine così come
avrebbe voluto quando l’aveva sposata.
Non era stata
una cosa improvvisa,
non aveva superato alcuna linea di confine tra il suo modo di sentire
nel
momento in cui l’aveva allontanata ed ora, semplicemente si
era reso conto che
il ricordo di Julie ogni giorno di più cominciava a farsi
meno doloroso mentre
la felicità di Barbara gli sembrava sempre più
importante. Forse la promessa
fatta di non amare più nessuna altra donna era
già stata mancata ed anche se i
loro rapporti non erano mai ritornati intimi, provava per lei un
sentimento
davvero profondo. Se fosse rimasta
la
creatura solare e serena che per un momento aveva riportato la gioia
nella sua
vita desolata, avrebbe cercato un riavvicinamento, ma Barbara era molto
cambiata. Ora mostrava quasi di detestarlo e non faceva nessuno sforzo
per
instaurare con lui un rapporto più sereno. Avrebbe voluto
trovare il coraggio
di parlarle, chiarirsi, chiederle almeno perdono, ma anche lui aveva un
carattere chiuso e difficile e spesso riusciva persino a peggiorare le
cose. Lo
aveva fatto quello stesso pomeriggio quando l’aveva accusata
di aver voluto
farsi notare dai giovani ospiti dei Bradley. Una strana gelosia era
stata la
sua prima reazione, però, ripensando alla cosa con
più calma, scorgeva nella
calorosa difesa di Barbara la sua naturale ribellione nei confronti
della
perfidia di lady
Margaret. Forse avrebbe
dovuto addirittura ringraziarla per questo.
Intanto
erano arrivati a casa ed era sceso dal calesse per aiutarla a scendere
a sua
volta.
-
Che
hai, non ti senti bene? – le chiese con la massima dolcezza
possibile e poi,
quasi in un soffio, aggiunse – Scusami per prima, sono stato
assai ingiusto con
te.
Lei
lo
guardò e gli
disse con un sorriso amaro:
-
Non
ti preoccupare, ingegnere, va tutto benissimo, è tutto sotto
controllo.
Robert
oramai detestava quella frase che gli ripeteva sempre più
spesso per chiudere
ogni possibile forma di comunicazione. La consapevolezza di non essere
nulla
per lei se non un estraneo a cui manifestare disprezzo, lo feriva
profondamente
ed ancora di più lo portava a chiudersi in sé.