Salve a tutti!!!! Sono tornata!!! Si, non sono
un’allucinazione!! XD So che molti di voi mi pensavano
dispersa…mi dispiace moltissimo!!! Purtroppo ho avuto dei problemi personali
che mi hanno portato ad allontanarmi per un po’ dallo scrivere fanfiction, problemi che poi si sono riversati anche sullo
studio portandomi a rallentare un po’ anche con l’ università…quindi ecco
spiegato il motivo della mia lunghissima assenza!! Ma ora sono di nuovo qua!! Pronta a riprendere tutto quello che avevo lasciato in
sospeso!! Eh si, perché
questa fanfiction l’avevo già pubblicata in parte.
Alcuni se la ricorderanno forse, altri l’avranno dimentica e per altri ancora
sarà nuova!! Spero che vi piaccia in ogni caso!! Ho deciso di riprendere in mano questa storia
dall’inizio, approfittando per cambiare qualcosa della trama. Ripubblicherò
tutti i capitoli che avevo pubblicato fino al numero 14,
e dal
***
Il passato (parte
I):Prologo
“Oggi sono qui per narrarvi come storie di luoghi e tempi
tanto lontani possono intrecciarsi tra loro per merito mio.
Solo
a me esse obbediscono, solo io ne decido le sorti, il mio potere è
inimmaginabile.
Molti mi ringraziano, molti mi maledicono, molti mi temono, molti mi attendono.
Sotto infiniti aspetti posso rivelarmi ma rimarrò sempre nell'ignoto, poiché
anche se conoscono il mio nome nessuno saprà mai di
avermi incontrato.
Mi
credono un'entità effimera e illusoria eppure non possono fare a meno di
credere in me.
Perché loro hanno bisogno di credere in me.
Chi
sono io vi starete chiedendo?
Io
sono il Fato.
E
ciò che sto per rivelarvi è tutto scritto qui, in questo libro, che andrò ora a
raccontarvi partendo dalla prima pagina...”
Un enorme polverone
creatosi dalla sfrenata corsa di cinque cavalli purosangue si sollevò dalla
terra sulla quale i destrieri poggiavano instancabili i loro zoccoli, sotto la
guida di cinque giovani Cavalieri. Sembrava che il Sole gli indicasse la via da
seguire, un fascio di luce penetrato tra la fitta nebbia che pareva aprirgli la
strada per permettergli di allontanarsi al più presto da quel luogo di
malvagità, dove parole quali perdono, rimorso o pentimento non erano
conosciute. Correvano il più velocemente possibile per riuscire a sfuggire al
loro inseguitore.
Uno dei ragazzi
voltò lo sguardo indietro continuando a galoppare, mentre un mostro spaventoso
dall’aspetto terrificante li braccava.
La raccapricciante
creatura strisciava sul terreno lasciando solchi curvilinei come quelli che
lasciava sulla sabbia un serpente al suo passaggio. Dal suo corpo, squamoso e
viscido, spuntavano grandi spine appuntite, taglienti come quelle di cui erano
provvisti i gambi delle rose. Ma mentre su questi ultimi esse
erano giustificate dalla bellezza del fiore, sul mostro non c’era nulla per cui
potevano essere giustificate. Era un demone, orrendo in ogni particolare.
All’estremità
anteriore del corpo la bocca spalancata metteva bene in evidenza la doppia fila
dei denti aguzzi, da cui colava un liquido verde e schiumoso, velenoso per
chiunque fosse stata la sua preda. Non aveva occhi, era il suo olfatto sviluppatissimo a vedere per lui.
E non era solo. Insieme
a tre suoi fratelli, identici a lui, rincorreva i
fuggiaschi, non perdendoli di vista neanche per un attimo, quasi quell' essere avesse un sistema nervoso
paragonabile a
quello di un qualsiasi animale
predatore.
-Ci sta
raggiungendo!- urlò il guerriero mentre si alzava sulle staffe, tenendo le retini strette nelle mano sinistra e sfoderando la spada
con la destra, preparandosi a combattere. Rallentò la cavalcata, seguito dai
suoi compagni, ormai l'unica possibilità che avevano di salvarsi era
combattere.
Cosa che non attardò
a verificarsi, il demone infatti arrivò a loro
circondandoli con l’aiuto dei suoi fratelli.
Si trattava di
demoni di origine vegetale, di livello inferiore. I giovani Cavalieri non
avrebbero dovuto faticare troppo per sconfiggerli, loro che avevano affrontato
ben altro, loro che erano i cinque Cavalieri Sacri del regno di Saal.
Sguainarono le armi
bianche e si getteranno intrepidi nella lotta che si risolse, come prevedibile,
con la loro vittoria. Le loro lame penetrarono i mostri riducendoli a
brandelli, rimanendo
perfettamente integre e ancora più solide, poiché si rafforzavano dopo ogni
combattimento, come narrava la leggenda legata alle Armi Sacre. Ognuna di esse,
di cui quei ragazzi erano i legittimi proprietari, portava uno stemma
sull'elsa, così da rendere facilmente distinguibile la loro casta. All'interno
di una circonferenza era raffigurato un animale mitico, a seconda
del suo possessore: un drago azzurro, che traeva il suo potere dall'aria
dei venti; una tartaruga nera, nata dall'acqua degli oceani; una tigre bianca,
simbolo della concreta terra; un'aquila rossa, originatasi dalle ardenti fiamme
del fuoco; e un drago dorato, che nella luce trovava la sua forza.
La nebbia si diradò
lasciando il permesso alla vista di scorgere la strada che conduceva verso il
loro regno, dove tornavano reduci da un'ennesima missione. Anche quella volta portata
a termine con successo. Quei guerrieri erano stati addestrati fin da piccoli a
combattere, faceva parte del loro destino, erano i
discendenti, ormai gli unici rimasti, dell'antica stirpe dei Cavalieri Sacri,
per il resto completamente sterminata.
Il loro era un mondo
in cui esistevano solo due regni, entrambi molto estesi: Saal,
la loro terra natia, il centro del bene, illuminata dagli dei; e Moor, il centro del male, retto dai demoni. In guerra tra
loro, l'ingenerata e celebre lotta tra bene e male, luce e ombra, speranza e distruzione.
Si avvicinarono ad
un ruscello d'acqua fresca e scesero da cavallo, volendo far riposare i
destrieri prima di riprendere il cammino. Uno dei guerrieri volse lo sguardo
indietro verso l'impervia montagna appena percorsa, sulla cui cima sorgeva Moor. Si
tolse l'elmo scotendo la testa, lasciando che la sua massa di capelli biondi
gli ricadesse scompigliata sugli occhi cerulei. Rimase qualche altro secondo in
contemplazione del regno del male, da cui adesso si trovavano ben distanti,
prima di spostare l'attenzione sui suoi compagni.
Il loro leader stava
porgendo dell'erba raccolta sulla riva del fiume al suo purosangue,
accarezzandogli dolcemente il muso, mentre accanto a lui un ragazzo dai lunghi
capelli neri tenuti fermi in una coda, osservava curioso
il loro amico più giovane, poco più di un bambino, che beveva assetato. L'unico
in disparte era il Cavaliere che possedeva lo stemma dell'Aquila Rossa, in
piedi fissava rigido, con le braccia incrociate al petto, la direzione per Saal, accanto al suo cavallo che sembrava rispecchiare in
pieno il carattere del suo padrone: solitario, orgoglioso, indomabile,
probabilmente non era un caso che il suo pelo fosse nero, completamente nero, contrariamente al colore più chiaro, dal marrone al
bianco, degli altri animali. Solo le retini rosso fuoco contrastavano quel
colore di tenebra.
-Finalmente vi ho
trovato!- un ragazzo sbucò da dietro agli alberi, facendosi spazio tra i
cespugli e cercando intanto di togliersi di dosso i rami che si erano
impigliati al suo vestito.
-Ciao Kappa!-
esclamò il biondo avvicinandosi a lui.
-Ciao Max- rispose quello fermandosi per riprendere fiato. Erano
ore che li cercava, preoccupato che non li vedeva tornare aveva deciso di
andargli incontro. Sfortunatamente per lui però non possedeva un cavallo perché
non era un Cavaliere e quindi aveva dovuto farsi tutta la strada a piedi.
Essere l'osservatore di cinque discendenti di una stirpe tanto nobile e
importante non era affatto semplice, nonostante fosse un onore per chiunque.
Effettivamente le sue capacità di guida erano notevoli, e anche lui aveva alle
spalle generazioni di osservatori, dalle quali aveva ereditato quel delicato
compito.
-Come mai sei
arrivato fin qui? Sai che è pericoloso, siamo distanti da Moor
ma è meglio essere prudenti- gli disse il leader dei Cavalieri.
-Lo so, Takao- rispose. -Ma ero preoccupato per voi, non vi vedevo
tornare-
-Preoccupato di cosa?
Sai benissimo che noi riusciamo sempre a cavarcela!- assicurò il più giovane
del gruppo, Daichi, non senza vantarsi.
-A dire la verità
sono venuto anche per un altro motivo- aggiunse. Il mentore si sedette su un
tronco di un albero caduto e prima di continuare il discorso prese un profondo
respiro. Sembrava dover dire qualcosa di molto difficile.
-Il Profeta ha previsto che molto
presto una grande sventura si abbatterà su Saal-
pronunciò solenne, serio come non mai.
-Cosa ha predetto?-
domandò il Cavaliere dai lunghi capelli neri, Rei, preoccupato. Quando il
Profeta prevedeva qualcosa la maggior parte delle volte era qualcosa di
catastrofico.
Kappa prese una
strana palla di vetro dalla tasca della sua tunica, porgendola ai ragazzi che
la osservarono incuriositi.
La sfera si illuminò
di un colore arancio a intermittenza, si spengeva per poi riaccendersi subito
dopo, e sembrava quasi invitare i presenti ad avvicinarsi. Anche Kai, fino ad allora rimasto in disparte, si accostò al
gruppo, contemplando in silenzio quello che la loro guida aveva da mostrargli.
Improvvisamente il paesaggio intorno a loro cambiò, non c'era più il ruscello
dall'acqua cristallina, non più alberi e cespugli o la radura che li aveva
avvolti fino a poco prima. Al loro posto c'era tutt'altro.
…Il buio, una città
distrutta sotto le tenebre, in cielo né pianeti né stelle, e intorno solamente
un cumulo infinito di macerie. Le strade erano deserte, o per la precisione deserte di esseri umani. Camminavano per le vie schiere di
demoni, quasi andassero a formare uno squadrone, un intero esercito di migliaia
di membri e dalle loro facce sembravano proprio essere stati loro gli artefici
di tutta quella desolazione.
E poi in un attimo
un altro frammento, un'altra scena, un uomo inginocchiato a forza davanti ad uno
di quei mostri. L’essere gli teneva una mano sulla fronte. Sulle loro teste
levitava un cristallo nero che, nonostante le sue modeste dimensioni, imponeva
pesantemente la propria presenza.
L'uomo urlava
straziato chiudendo gli occhi dal dolore ma quando li riapriva essi diventavano
neri, quasi impossibili da distinguere dalla pupilla e la sua espressione cambiava,
diventava malvagia come quella di chi lo aveva ridotto in quello stato…
E poi...una luce
improvvisa e di nuovo i ragazzi si ritrovarono nel luogo in cui prima si erano
fermati a ristorarsi. Si guardarono intorno stupiti, ciò che gli era apparso davanti
agli occhi non c'era più da nessuna parte.
-Ma...che è successo?- domandò Takao,
confuso.
-Il Profeta ha detto
che dovevate vederlo con i vostri occhi- spiegò il loro osservatore accennando
alla sfera che teneva ancora stretta tra le mani. Sospirò e la rimise in tasca.
-Stai dicendo che quello che abbiamo visto è quello che in realtà ha visto
anche il Profeta? Era una sua previsione?- chiese Rei.
-Esatto- annuì l’altro.
-Ma è terribile-
commentò Max ricordando ancora quelle scene drammatiche. Era terribile ma
soprattutto senza senso, non riuscivano a comprendere come potesse accadere
tutto quello. Il loro mondo sarebbe stato ridotto così dai demoni se qualcuno
non fosse intervenuto a fermarli. Avevano imparato infatti
che le visioni del Profeta erano il futuro che sarebbe potuto sopraggiungere in
caso nessuno fosse intervenuto a cambiarlo. Quindi c'era ancora qualche
possibilità di impedire che ciò accadesse, il problema era sapere come fare.
Erano immersi nelle
loro riflessioni quando un fruscio attirò la loro attenzione. Immediatamente gli
sguardi dei Cavalieri saettarono in direzione dei cespugli alle loro spalle,
mettendosi in allerta. Erano abbastanza lontani da Moor
ma c'era comunque la possibilità che un demone li avesse seguiti e si
preparasse ad attaccarli. Senza attendere oltre sguainarono le loro spade,
pronti a difendersi se qualcuno avesse provato a colpirli.
-Chi c'è?- domandò
il leader dei Cavalieri riducendo gli occhi a due fessure, concentrandosi su
ogni minimo rumore.
Una giovane fanciulla
venne avanti, uscendo dall'ombra e rivelando il suo volto colpito dai delicati
raggi del sole ormai al tramonto, che lasciavano un puro colore rossastro nel
cielo sempre più buio. Indossava una lunga veste bianca scollata, stretta in
vita da una sottile fascia color oro annodata sul fianco destro, e che le
lasciava le spalle scoperte sulle quali ricadevano morbidi i suoi capelli
castani, lo stesso colore dei suoi occhi, grandi e profondi.
-Chi sei?- Takao le si avvicinò per poterla
guardare più da vicino ma qualcosa non glielo permise. La mano del suo compagno
Rei gli si era posata su un braccio e stringeva la presa quel tanto che bastava per impedire al ragazzo di accostarsi ulteriormente.
-Guardala
attentamente- gli suggerì.
L'attenzione del
guerriero fu catturata da uno strano simbolo, un piccolo segno sul petto della
sconosciuta, tra il seno e il collo. Rappresentava due rose i cui steli si intrecciavano tra loro mentre le due corolle sbocciavano
sotto la luce di una corona.
-
-I cinque Cavalieri
Sacri...ed il loro osservatore- concluse la ragazza rivolgendo lo sguardo al
ragazzo bruno, più bassino, e che non era in
armatura.
-Perché siete qui?
E' pericoloso- la avvertì Max rimettendo la spada nel fodero, seguito dai suoi
compagni.
-Il re, mio padre, vuole parlarvi- rispose lei in tutta la sua eleganza.
-Il re? E cosa
vuole?- le domandò Kappa, sorpreso che il re volesse vederli. La giovane alzò
appena lo sguardo verso il cielo prima di rispondere.
-Vi sta aspettando...andate prima che il sole tramonti- fu l’unica cosa che
aggiunse.
I Cavalieri si
consultarono con lo sguardo, decidendo poi di fare come gli era stato detto,
capendo che
-Tu non vieni?- la
sua voce profonda e virile fece volgere gli occhi della fanciulla verso chi le
aveva posto quella domanda.
Hilary si avvicinò a
Kai, fermandosi solo quando gli fu di fronte,
osservando le sue iridi ametista. Si alzò in punta dei piedi avvicinando il
viso a quello dell'altro avvertendo il suo respiro caldo sulla pelle.
-Ci rivedremo
Cavaliere- sussurrò a due centimetri dalla sue labbra,
prima di indietreggiare e voltarsi per poi sparire di nuovo nell'ombra, allo stesso
modo in cui era comparsa.
“Dall'intreccio del mio filo
dipendono tanti destini; cosa sarebbe il mondo senza di me?
Un mondo senza speranza.
Un
mondo senza attesa.
Un
mondo senza dolore.
Un
mondo senza gioia.
Un
mondo senza futuro...”
***
Ed eccoci alla fine di questo primo capitolo!! E’
da molto tempo che non scrivo quindi mi farebbe
davvero piacere sapere una vostra opinione in proposito…a dire la verità mi
sento un po’ arrugginita, spero di fare meglio nei successivi capitoli!!
Ringrazio davvero tutte le persone che mi avevano già sostenuto in
questa storia, spero di ritrovarvi ancora!!!^^ Le
vostre recensioni mi hanno dato la spinta di ritornare a scrivere, grazie!!!
Avrei voluto ringraziarvi uno per uno ma eravate tantissimi!!!^^ Dal prossimo
capitolo però prometto di rispondere personalmente ad ogni vostro commento, e
sarò ben felice di accettare qualche critica e consiglio, se servono per far
migliorare questa storia!! Grazie davvero a tutti!!!
In questo capitolo abbiamo visto i nostri amati bladers
in una versione un po’ “insolita”. Nel prossimo
ritorneremo a quelli che conosciamo noi!! Ma non anticipo
altro!! Eheh!!!^^
Prima di lasciarvi voglio ancora dirvi che non mi sono dimenticata
dall’altra mia fic più recente “Chimera”. Non mi
piace lasciare le cose a metà, perciò presto tornerò ad aggiornare anche quella
storia!!^^