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Autore: Odranoel    17/02/2010    2 recensioni
In una Terra del futuro, una parte dell'esercito americano, rimasto uno dei più influenti sul piano mondiale, sta attuando un progetto che mira a rivoluzionare tutte le guerre. In un centro di ricerca situato nelle Montagne Rocciose, si stanno raccogliendo soggetti ignoti per fini di studio. Il colonnello Hevery è il primo personaggio che incontriamo: buono o cattivo?
Genere: Sovrannaturale, Science-fiction, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Indigo", prologo Il corridoio sotteraneo era illuminato da lunghe e pallide lampade al neon, che gli donavano una luce vivida e fastidiosa, alla quale tutti i soldati erano oramai abituati, mentre i nuovi arrivati, tempo due settimane e si sarebbero abituati a loro volta. La prima volta, davanti al lungo corridoio di entrata, gran parte delle persone rimanevano sbigottite e cadevano in panico e shock, persino quelli dalla costituzione più robusta, per uno strano effetto del candore accecante delle lampade e per l'aria pesante che si respirava; l'infermeria, per questo, era spesso gremita e nel candore immacolato della stanza, tra lattice e siringhe, sostavano regolarmente circa dieci persone ogni giorno.
Porte di stanze si affacciavano, una ogni due metri, su questo tunnel: porte blindate, con una lastra di acciaio spessa venti centimetri, pressochè inamovibili, la cui apertura era controllata dall'esterno tramite l'inserimento di una tessera magnetica in dotazione ai gradi più alti del corpo militare.
Dunque di una prigione si trattava. Un'immensa prigione sotterranea costuita nel cuore di una montagna, con livelli sovrapposti e in ordine crescente dall'alto verso il basso, formando una gigantesca spirale fin giù in profondità. Ascensori e passerelle connettevano un livello ad un altro, un settore ad un altro e così via; tutto era controllato da guardie armate fino ai denti in gruppi da cinque con l'ordine di fare fuoco a vista su chiunque non facesse un gesto di riconoscimento; una difesa spropositata per una prigione nella quale vi erano all'incirca solo cinquecento detenuti, distibuiti equamente nella struttura e mai posti troppo vicini gli uni agli altri. Sul livello più basso, l'ultimo, era stato costruita una struttura semisferica in funzione di centro di addestramento per i soldati e sala di tortura per i peggiori elementi, sorvegliata da telecamere a circuito chiuso e da androidi, posti sul perimetro di metallo.

Il colonnello camminava lentamente lungo la passerella del quinto livello, passando dal settore H al settore G, per poter prendere l'ascensore verso la superficie e finalmente, dopo due settimane in quel luogo infernale, avere un corto periodo di relax con la sua famiglia nella casa in campagna vicino a New Manatthan. Fece un gesto di saluto verso la squadriglia di guardie che gli si fermò di fianco, tacchi uniti e mani sulla fronte, proseguendo verso l'uscita.
I ripetitori installati nei primi cinque livelli fecero il loro dovere e il suo cellulare cominciò a squillare.
- Pronto? - La voce era stanca, priva di sfumature.
- Colonnello, forse abbiamo delle novità riguardo il futuro soggetto 538. Può passare nel centro di ricerca, prima di uscire? Vorremmo la sua opinione sul da farsi. - Il ricercatore gli chiuse la comunicazione in faccia, lasciando intendere che non era ben accetto un rifiuto. In quella struttura non erano i soldati a comandare, bensì la massa di cervelloni che costituiva il cuore pulsante della prigione, che in realtà era un centro di sperimentazione con cavie umane, affiliato all'esercito; questo fatto non era stato ben accettato dai militari, ma ben presto si dovettero piegare di fronte all'enorme rivoluzione che i corpi speciali avrebbero ottenuto in seguito al lavoro di quegli scienziati.
Il colonnello Hevery si passò una mano sulla barba ispida, affondando il telefono nella tasca dei calzoni, e gettando uno sguardo verso l'alto, la luce dell'entrata che gli dava sempre un leggero senso di leggerezza da quando era entrato a far parte dell'apparato di quel luogo. Entrò nell'ascensore e premette il pulsante del primo piano, guardando le porte di ferro chiudersi davanti a lui. L'ascensore cominciò a salire.
Chissà se sua moglie Monique gli aveva preparato lo stufato che tanto gli piaceva, se suo figlio Alan aveva passato l'esame universitario che aveva la settimana prima. Con la testa, Hevery era ormai già fuori da quel posto orrendo, ma la faccia del ricercatore che lo aveva chiamato, comparsa davanti a lui all'apertura delle porte dell'ascensore, lo riportò al presente. - E' riuscito a venire, Hevery. La ringrazio. - Gli rivolse un sorriso tanto amabile quanto digustoso. - Come se avessi avuto scelta, vero Robert? - La sottile ironia colse impreparato Robert Earthford, che sbiancò leggermente, ma si riprese subito. - Bene, mi segua. - Il rivolgersi con il voi alle alte cariche militari era un vizio che i ricercatori non avevano perso, abituati a lavorare come sottoposti dell'esercito. C'era qualcosa di snervante nel fatto che, pur comandando, continuassero a rivolgersi a loro in quel tono aulico. A Hevery, specialmente, dava un gran fastidio.
Earthford lo condusse di fronte ad una larga schermata piena di volti anonimi, tutti soggetti in stato di analisi che si presupponeva contassero qualcosa per il progetto. Battè qualche dito sulla tastiera del computer laterale e, sulla schermata, si fece più nitida e ingrandita l'immagine di una di queste persone. Di fianco all'immagine, dati su dati scorrevano come un fiume in piena. Una "x" rossa di fianco al nome del soggetto lo contrassegnava come prossimo obiettivo.
- Ne sei sicuro, Robert? - chiese Hevery.
- Assolutamente, colonnello.
  
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